Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    18/10/2014    10 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione

Benvenuti! Questa fan fiction, ispirata al manga Glass no kamen, nasce dall'idea che, seguendo i fatti fino al volume 28, Masumi Hayami riesca a rivelare a Maya Kitajima di essere l'ammiratore delle rose scarlatte, prendendo così un'altra via rispetto alla trama originale.

La what...if prende spunto da quell'episodio fatidico: se la telefonata in cui venivano avvisati del malore della signora Tsukikage non fosse mai arrivata e Masumi le avesse rivelato ogni cosa, cosa sarebbe accaduto?

Lo scoprirete leggendo i 53 capitoli che vi separano da un finale conclusivo, dato che la storia prosegue oltre i fatti ancora in attesa di chiusura e fermi al volume 49.

Buona lettura!

Cecilia

 

Ultima revisione: novembre 2015


1. Rivelazioni



La musica dolce, suonata dalla pianista in abito da sera, riempiva completamente l’aria nell’elegante ristorante dove l’aveva portata. Se in passato le era sembrato ambiguo e scostante, quella giornata strana non solo aveva ribadito la sua impressione generale, ma le aveva anche fatto sorgere il dubbio che il signor Hayami fosse una persona di buon cuore. E per pensarlo lei, qualcosa doveva per forza averla colpita.

I suoi occhi… sono i suoi occhi, hanno qualcosa oggi, quando mi guarda… e anche quando non lo fa. E poi il teatro, il planetario, la fiera, il bambino che si è messo sulle spalle… Non sembra neanche la stessa persona che conosco da anni… ma solo un uomo qualsiasi… Perché ha voluto incontrarmi in questo modo?

- Cosa c’è?  È da un po’ di tempo che se ne sta in silenzio. Si annoia in mia compagnia? - ancora non riusciva a credere di essere riuscito a convincerla a trascorrere la giornata con lui. In quel teatro, quando le aveva stretto la mano, si era ritrovato calamitato dal suo calore, incapace di interrompere quel contatto. Alla fine le aveva chiesto di restare e di trascorrere del tempo con lui. Era sicuro che se ne sarebbe andata non appena l’avesse lasciata, invece lei aveva mantenuto la promessa.

- No! No, signor Hayami - la sua voce indagatrice e un po’ sarcastica come sempre, la riscosse dai suoi pensieri. Avrebbe voluto dirgli che aveva trascorso una bella giornata in sua compagnia, contro ogni previsione e abitudine, invece abbassò gli occhi, si sentiva le guance in fiamme, soggiogata da quello sguardo così malinconico e triste. Com’è possibile che la sua compagnia mi faccia sentire così disorientata…? E’ sempre stato così, dalla prima volta che l’ho incontrato...

- Meglio così - mormorò lentamente, assorto.

E ora cosa farai Masumi? Questa ragazza ha undici anni meno di te e inoltre sei la persona che più detesta… Che mi succede? Io, che vengo definito uno scaltro affarista, ora mi trovo incapace come un bambino… Anzi, ho paura della reazione di questa ragazza… del suo rifiuto se mi rivelo… Basterebbero poche parole per svelare la verità e sarebbe finita… Perché soffro così?

Maya lo vide teso, aveva acceso la sigaretta,eppure non la fumava, esitava, sembrava volerle dire qualcosa, ma restava in silenzio.

Signor Hayami, parli. Cos’è quella luce dolce che di tanto in tanto illumina i suoi occhi? E l’ombra di tristezza che li oscura quando mi guarda? Mi sveli il suo cuore, la prego!

- Il motivo per cui l’ho invitata oggi è… - fece una pausa e Maya lo fissò con occhi spalancati. Sembrava stesse per darle una sentenza di morte.

Signor Hayami, che succede? Perché mi ha invitata oggi?

-  È per mostrarle una cosa, ma non voglio spaventarla più di quanto non abbia già fatto. Per questa volta vorrei che si fidasse. Pensa di poterlo fare? - indagò lui di nuovo, la voce non più sicura, ma sempre un po’ ironica.

Fidarmi? Perché me lo sta chiedendo? Cosa vuole mostrarmi? Sì, signor Hayami, oggi penso di potermi fidare di lei…

Maya avvampò a quel pensiero improvviso che inspiegabilmente le riempì il cuore di tepore.

- Sì, signor Hayami - rispose sottovoce abbassando lo sguardo, incapace di sostenere il suo, così intenso e diverso da qualsiasi altra volta.

Masumi la osservò con un sorriso indecifrabile. Ragazzina, chissà cosa stai pensando? Ti vedo, che mi accusi di tramare qualcosa per danneggiare la signora o per la Dea Scarlatta, invece non sai quanto i miei pensieri siano lontani da tutto questo…

Si alzò in silenzio, era intenzionato a dirle ogni cosa, ma aveva cambiato idea all’improvviso sulla modalità, per ciò che aveva visto nel suo sguardo… Interesse? Curiosità? Si diresse al guardaroba seguito da lei, dimessa e silenziosa come non l’aveva mai vista.

Il viaggio in auto fu angosciante per Maya. Non sapeva che intenzioni avesse, né perché le avesse chiesto fiducia. Dove stavano andando? Perché era così strano? Lo era normalmente, ma quel giorno in modo particolare. Ogni tanto gli lanciava delle occhiate, il suo profilo, così familiare, la metteva a disagio. Erano così tanti anni che lo conosceva, eppure di lui sapeva solo i pettegolezzi che gli gravavano intorno e i terribili incontri che li avevano visti contrapposti.

Però oggi… è stranamente gentile, nonostante quel primo impatto a teatro dove mi ha… Si guardò la mano che teneva appoggiata in grembo ricordando perfettamente la sensazione della sua, più grande, che l’avvolgeva. Arrossì di nuovo e rimase immobile, gli occhi puntati in basso. Stavano uscendo da Tokyo, diretti ad una zona a sud ovest. Si voltò a guardarlo di nuovo, ma lui fissava la strada e restava in silenzio.

Masumi vide ogni suo movimento, di come lo osservasse ogni tanto, forse era spaventata anche se dalla posizione non sembrava; era arrossita, chissà perché… Restava immobile, non parlava e lui certo non le facilitava il compito. La verità era che per l’ennesima volta non aveva trovato il coraggio di confessarle ogni cosa circa l’ammiratore e le rose scarlatte, ma sapeva che ciò che stava per dirle era necessario.

Parcheggiò la macchina e scese, imitato da Maya dall’altra parte. Fuori la notte aveva preso il sopravvento, la luna brillava alta nel cielo.

Maya si guardò intorno, c’era ghiaia bianca a terra, molti alberi e profumo di incenso. Lui si incamminò verso un grande cancello in ferro battuto, che a sinistra aveva un piccolo edificio con una porta e si voltò solo una volta per verificare che lo seguisse.

Bussò e un anziano custode gli aprì la porta.

- Buonasera, signor Hayami, come mai a quest’ora?  È accaduto qualcosa? - domandò l’anziano uomo in apprensione.

- Buonasera, Hideki - lo salutò lui con la stessa voce cordiale che aveva usato al planetario. Maya lo fissò interdetta stringendo i pugni lungo i fianchi.

Tratta male solo me? Uomo odioso!

- No, è tutto a posto, vorrei solo entrare - lo rassicurò e Maya notò che quando usava quel tono la sua voce era davvero piacevole.

A differenza di quando esercita il suo potere da affarista senza scrupoli!

- Sì, certamente, le apro subito - il signor Hideki si rasserenò, uscì e aprì un altro cancello più piccolo.

Si prodigano tutti ai suoi piedi?!

- Prego, ragazzina - quando le rivolse la parola, Maya sobbalzò e lui sorrise divertito, indicando l’area buia oltre il cancello. Lei aggrottò la fronte e passò oltre, nelle fitte tenebre.

- Vi accendo le luci - aggiunse l’anziano custode, chiudendoli dentro. Maya sbatté le palpebre perplessa verso l’uscita chiusa, mentre il signor Hayami le passava accanto, l’impermeabile che svolazzava lievemente.

Le luci si accesero, Maya si voltò di scatto per vedere un lunghissimo viale, bordato di piccoli lampioni: era un cimitero. La sagoma di Masumi Hayami si stagliava, di spalle, poco più avanti.

Signor Hayami! Perché mi ha portato qui? Cosa vuole mostrarmi?



Quando lo raggiunse, lo trovò inginocchiato di fronte ad una tomba. Vederlo in quella posizione la meravigliò e il cuore iniziò a batterle inspiegabilmente. Era assorto, aveva acceso dei bastoncini di incenso e stava a testa china. Maya si spostò leggermente e vide il nome inciso: Fujimura Aya.

Di chi è questa tomba… non sarà forse…

Masumi Hayami si rialzò e interruppe il flusso dei suoi pensieri.

- Era molto tempo che non venivo qui - sussurrò fissando la tomba - Lei è mia madre - le disse con un’inedita dolcezza nella voce. Maya fece un passo indietro, sconvolta.

Non so se riuscirò mai a farmi perdonare Maya, ma devo tentare, non posso più continuare così, non sono certo di riuscire a tenere ogni cosa dentro…

Si voltò verso di lei, mantenendo la distanza e Maya fece un altro passo indietro quando incrociò il suo sguardo.

- Era da tempo che volevo scusarmi per ciò che è accaduto a sua madre - iniziò lentamente, come se facesse un grande sforzo. Maya rimase congelata, l’antico rancore le colmò il cuore immediatamente.

- Ma non ho alcuna scusante per ciò che ho fatto - le confessò fissandola, immobile di fronte alla tomba della madre. Lei si portò una mano alla bocca stupita per le sue parole.

Signor Hayami, perché mi sta dicendo queste cose? Perché ha quello sguardo così dimesso e malinconico?

Masumi si voltò di nuovo verso la tomba, riportando l’attenzione sul nome di sua madre, incapace di reggere gli occhi accusatori di lei che lo puntavano pieni di rancore.

E le raccontò ogni cosa di quell’evento, tutto, senza tralasciare niente. Maya ascoltò ogni parola e la rabbia iniziale si tramutò in comprensione quando si rese conto che lui aveva capito l’errore che aveva commesso e che ne era profondamente rattristato.

- Non avrei mai potuto immaginare che l’epilogo sarebbe stato così tragico - si voltò a guardarla di nuovo e si rese conto che i suoi occhi non erano più pieni di rabbia. Perché ha quello sguardo così limpido? Perché resta in silenzio e non mi aggredisce come ha sempre fatto?

Maya fece un passo avanti, trovando un coraggio che non credeva di avere. Quella era indubbiamente la giornata più strana della sua vita.

- Io... non credevo che lei mi avrebbe mai parlato così, signor Hayami - gli disse in un sussurro - Ma la ringrazio per avermi detto la verità -

Masumi la fissò con occhi spalancati, incerto su ciò che quelle parole volessero dire. Riesci sempre a stupirmi, ragazzina, anche in momenti come questo…

- Lei… mi ringrazia? - e scoppiò a ridere nervosamente portandosi una mano fra i capelli.

- Signor Hayami! - ringhiò Maya stringendo i pugni lungo i fianchi, gli occhi che mandavano saette. Masumi tossicchiò e riprese il controllo di sé. Quanto lo odio quando fa così!

Lui tornò a voltarsi verso la tomba della madre rabbuiandosi immediatamente e ricominciando a parlare. Maya ascoltò ognuna delle parole che lui le disse nell’ora seguente. Raggelando.

Non avrebbe saputo dire perché, ma il signor Hayami le raccontò tutto quello che era avvenuto di importante nella sua vita finché non l’aveva incontrata in quel teatro sei anni prima, mentre cercava il posto.

La sua infanzia, la morte di suo padre, l’entrata in casa Hayami, sua madre che entrò come domestica, come cambiò la sua vita da quel momento in poi con il severo padre Eisuke quando la sposò, l’educazione rigida che gli venne impartita, la scarsità di affetto che ricevette e, quando arrivò alla storia del rapimento, Maya avrebbe voluto solo andare via da lì e che lui smettesse di parlare. Com’è possibile che un padre tratti così il figlio? Perché mi sta raccontando queste cose, signor Hayami?

Così comprese la vera natura di Eisuke Hayami e di come il figlio adottivo avesse maturato un risentimento profondo per il padre, cresciuto con la morte di sua madre negli occhi durante l’incendio. Quell’evento permise a Masumi di raccontarle il collegamento fra Eisuke, la signora Tsukikage e la Dea Scarlatta. Era evidente, dai suoi occhi infuocati, quanto le parole di suo padre, che spronarono sua madre a rientrare in casa per salvare la veste della Dea Scarlatta, ancora scatenassero la sua rabbia.

- Si domanderà perché io vada raccontandole queste cose - esordì dopo l’ultima frase che riguardava l’incidente occorso a suo padre e che l’aveva costretto su una sedia a rotelle.

- No… No, signor Hayami - si affrettò Maya a rispondere scuotendo la testa, non sapeva perché, ma era consapevole che quella lunga confessione gli era costata e, nonostante l’acredine nei suoi confronti, non voleva che fraintendesse.

Ragazzina… come puoi avere quello sguardo comprensivo? E come posso, ora, dirti ciò che devo dopo che sai ogni cosa di me?

Masumi la fissò qualche istante, interdetto e Maya non avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare cosa stesse pensando in quel momento.

- La prima volta che l’ho vista recitare era Beth, in “Piccole donne”. Solo dopo ho saputo che per interpretarla era rimasta volontariamente sotto la pioggia e sul palco aveva la febbre a quaranta… - fece un passo avanti accorciando la distanza.

Maya spalancò gli occhi, il cuore che batteva freneticamente. Io non la capisco, signor Hayami… Perché oggi è così strano? Mi spaventa…

- Conoscerla e riflettere sulla mia vita è stata un’unica cosa. Lei è… - fece una pausa fissandola e Maya arrossì violentemente - Espressiva e mi sono sempre domandato dove nascondesse tutta quell’energia in un corpo così minuto - concluse voltandosi e Maya fu sicura, nonostante la scarsa illuminazione, di averlo visto arrossire lievemente.

No. Mi sono sicuramente sbagliata...

- Non avevo mai incontrato un’attrice così talentuosa - Maya avvampò nuovamente e lui sorrise - Mi è piaciuta in tutti i ruoli che ha ricoperto, le invidio la dedizione che ha per il teatro e l’estremo coraggio mostrato in certi casi, come quando è salita da sola sul palco per “Gina e i cinque vasi azzurri” oppure ogni volta che mi si è opposta -

- Signor Hayami, io… - balbettò lei insicura, la metteva sempre a disagio e anche in quel momento lui scoppiò a ridere facendole passare un lampo indignato negli occhi.

- Non deve preoccuparsi, ogni volta che l’ha fatto aveva delle ottime ragioni - ammise lui facendo un altro passo avanti. Maya rimase immobile, troppo spaventata e disorientata dal suo atteggiamento.

Ora… devo dirglielo adesso, il suo sguardo, come mi ha ascoltato, forse può accettare…

- Ma io sono un produttore teatrale e non mi è consentito esprimere alcun tipo di interesse per persone che potrebbero trasformarsi in contratti - proseguì riprendendo il tono formale da Presidente della Daito e Maya indurì lo sguardo.

- Io non avevo mai incontrato un’attrice come lei, grezza, è vero, ma dalle incredibili potenzialità che negli anni sono uscite fuori e ora sono sotto gli occhi di tutti - fece un altro passo avanti e Maya si convinse sempre più che non era lo stesso Masumi Hayami, forse un gemello, ma non l’odioso affarista che conosceva.

Perché fa così, signor Hayami? Cosa succede?

Masumi s’immobilizzò, fissandola intensamente.

- Non potevo dimostrarle pubblicamente ciò che le ho appena detto, avrà compreso ormai che tipo di mondo sia il nostro, così… - fece un altro passo avanti, colmando la distanza che li separava - … così ho trovato un altro modo per poterlo fare -

Non so neanche io perché lo sto facendo… finirà ogni cosa, la perderò…

- Signor Hayami… - sussurrò Maya sempre più stupefatta da quello strano modo di comportarsi.

Masumi mise una mano in tasca e quando la tirò fuori teneva qualcosa di piccolo fra le dita. La avvicinò a Maya che seguì il movimento con lo sguardo, incuriosita.

Quando comprese, spalancò gli occhi, il cuore le schizzò fuori dal petto, allungò le mani tremanti e prese fra le dita il petalo di rosa scarlatta.


   
 
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