Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Silen    15/10/2008    5 recensioni
Iª parte: Un salto nel passato di una famiglia che doveva ancora… allargarsi.
IIª parte: Ma poi, quando il tempo ha dato i suoi frutti, la pratica sarà servita?
Epilogo: I frutti, anche se hai fatto pratica, ti portano via un sacco di tempo!
[Scritta per la "Pannolini!challenge"]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Cambi di pannolini'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CT OneShot

Questo "terzo capitolo" di questa piccola raccolta di shots su mamma e papà Wakabayashi può essere considerata una specie di epilogo del concetto di 'tempo' e 'pratica' applicati al cambio del pannolino, e il cui 'frutto' si fa già ampiamente notare…

Poco dopo, torniamo di nuovo nel passato di Inseguire un sogno, afferrare il destino


Tempo, pratica e… risultati

Tōkyō 1974

Mitsuki prese il suo bambino dalle braccia del marito e si tappò il naso. – E meno male che lo “svanito” è Tatsuo! – commentò con un sorrisetto beffardo, – Come minimo, sarà ormai da mezz’ora che Genzō doveva essere cambiato, ma tu… –

– Ero concentrato sulle scartoffie! – si giustificò Yūta interrompendola accigliato, – E, comunque, tu potevi anche avvertire di aver fatto quella grossa… – protestò sbuffando e puntando con il dito indice il moccioso, che lo fissava con quell’arietta da furbo. Sua moglie rivolse lo sguardo di pece al soffitto – Non sa ancora parlare… –

– Ma, quando gli comoda, il bastardino, ti assicuro che sa, tirare fuori voce e grinta! – la interruppe di nuovo, facendo spallucce e incrociando le braccia al petto. – Già, – ammiccò sua moglie, – chissà perché, mi ricorda vagamente qualcuno… – Yūta si alzò dalla scrivania e la strinse tra le braccia, sussurrando all’orecchio – Chi? –

Genzō, nel frattempo, aveva preso a mordicchiarsi un pugnetto, poi guardò sua madre e si mise a frignare un po', giusto per richiamare l’attenzione, che ottenne, e Mitzi lo allontanò. – Prima lasciami andare a cambiarlo, Yū, abbiamo tempo anche dopo… –

Uscì dallo studio per andare in bagno e fare ritornare il suo piccolo campione di pupù a profumare di bebè. Dopo averlo sistemato sul fasciatoio, sciolse il nodo del pannolino di stoffa e lo mise subito a lavare; all’emporio aveva visto quelli usa e getta di plastica, ma li aveva lasciati sullo scaffale. Anche se ormai non erano più con l’acqua alla gola, come appena arrivati da Odawara, da soli, ancora troppo giovani e senza un soldo, la forza dell’abitudine a non sprecare era dura a morire per entrambi.

Con gesti sicuri e rapidi, lo spogliò completamente della tutina, lo prese in braccio e si assicurò che il bagnetto fosse alla temperatura ottimale, mentre lui giocherellava con i suoi capelli, tirandoli leggermente. Immerse delicatamente il suo cucciolotto nell’acqua tiepida, solleticandogli il pancino, e lui apprezzò mostrando le gengive vuote, per poi mettersi a sgambettare felice, spargendo spruzzi e gocce ovunque.

Alla fine, bello e pulito, lo avvolse in un telo, cosparse di talco il sederino e annodò un nuovo triangolo di stoffa, mentre Genzō, per tutto il tempo, aveva gorgogliato, nel suo modo ancora incomprensibile, di approvazione, come a dire: – Il pannolino, lo cambia meglio la mia mamma! – Lo prese in braccio, cullandolo dolcemente, e annusando la sua testolina morbida e profumata, per poi sfiorarla con le labbra.

La mano si posò sul fianco, il braccio le circondò la vita, mentre l’aroma di dopobarba maschile solleticava le sue narici. – Direi che è arrivata l’ora di mettere il moccioso a dormire… – sussurrò la bocca appena accostata al lobo del suo orecchio.

Si voltò con aria studiatamente impassibile, reggendo il bimbo nell’incavo del gomito; ma furono imprigionati entrambi in una stretta risoluta, niente affatto scoraggiata dal piccolo intruso che era stato messo in mezzo all’intento di ampliamento familiare.

Con la mano libera, Mitsuki sfiorò la cravatta stropicciata e sbavata, poi arricciò il naso, disgustata – Puzza di rigurgito! – Suo marito ammiccò e sogghignò – Allora toglila! – Lei iniziò ad allentare il nodo – Facciamo così: io vado a farmi un bel bagno rilassante, mentre tu addormenti il campione… – propose, – Chi finisce prima, raggiunge l’altro. –

Poi, la mano libera di sua moglie si dedicò ai primi due bottoni della camicia, tanto per dargli un incentivo, seppur non necessario; Yūta si chinò per prendersi un anticipo sul compenso, ma il bastardino si intromise piazzando la manina sulla sua faccia, mentre emetteva una specie di borbottio di incomprensibile ma evidente disapprovazione.

Lui sbuffò, rassegnato, staccandosi riluttante dall’abbraccio e prendendo Genzō. – Sei petulante, fastidioso, e vuoi essere sempre al centro dell’attenzione! – Lei ridacchiò e fece roteare le iridi nere – Noto una certa vaga somiglianza… –

* * *

La stanza era immersa nel buio.

Il completo di sartoria nero era stato appeso con cura sull’ometto, lo yukata, invece, giaceva sul pavimento; mentre il disturbatore tascabile dormiva beatamente, come un angioletto, nella culla accanto al letto matrimoniale.

Poi, il pianto di neonato ruppe il silenzio.

– Che tempismo! – sibilò incrociando le mani dietro la nuca, – Sta mettendo i dentini, Yū… – che socchiuse le palpebre, – Io sono convinto che lo faccia apposta! –

– Magari è soltanto geloso e possessivo, proprio come qualcuno di mia conoscenza… – lo stuzzicò mentre accendeva la lampada sul comodino; poi si alzò, prese il bambino, che si calmò immediatamente, e lo portò nel lettone in mezzo a loro.

Di nuovo tra i piedi.

– Ma guardalo: se la ride pure il bastardino! – Yūta passò il braccio sotto le spalle di sua moglie, attirando entrambi a sé; il moccioso sfoggiava uno dei suoi sorrisi ancora vuoti, ma in cui un piccolo chicco di riso candido era appena spuntato.

Mitsuki osservò prima il figlio, poi il marito.

– Il mini ghigno sbieco di Genzō è già tale e quale al tuo! –



Yukata: kimono informale di cotone, spesso usato dopo il bagno.

* * *

Dedicata a eos75 e agatha, perché siete bifide, e a causa vostra ho partorito quest’ennesima scemenza!
Ma, naturalmente, anche a chi si vorrebbe sposare Wakabayashi-sama.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Silen