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Autore: Rainie    18/10/2014    2 recensioni
Sul letto di morte, Jongdae racconta di aver fatto un sogno curioso. Liyin non lo trova divertente.
[ChenYin, 949 parole]
“Liyin non gli lascia la mano. Forse è lei che sta ancora tenendo insieme quel che resta di lui. Vorrebbe che non gli lasciasse mai la mano.”
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chen, Chen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ultimi giorni
Fandom: EXO

Words count: 949
Summary: Sul letto di morte, Jongdae racconta di aver fatto un sogno curioso. Liyin non lo trova divertente. [ChenYin]

 
 
 
 
 
«Sai, noona,» dice Jongdae, «una volta ho sognato di volare.»
Liyin alza lo sguardo dalla sua cartella clinica, guardandolo confusa. Lui ride alla sua reazione, contenendosi. Non vuole che lei cominci di nuovo a lamentarsi del fatto che si sta sforzando troppo. «È stato strano. Perché di solito non sogno mai.» Prende dei respiri profondi, ed è grato per avere una maschera d’ossigeno ad aiutarlo. «È accaduto quando sono stato ammesso all’ospedale.»
«Sono un semplice medico, Jongdae,» gli dice lei, abbassando i documenti. «Chiedi a qualcun altro per farti interpretare i sogni.»
Il giovane le lancia un sorriso che incurva le linee dei suoi occhi. «Lo so,» risponde con leggerezza, «e so anche che tu sei disposta ad ascoltarmi. – Jongdae prende un respiro – Per questo te lo sto raccontando.»
Il giovane guarda Liyin sospirare con rassegnazione e poggiare i fogli sul suo grembo, e sa già cosa gli avrebbe detto. «Jongdae, non dovresti parlare. Se non fosse per la maschera, non ci riusciresti nemmeno. Quindi risparmia il tuo fiato per qualcos’altro di più importante, dal momento che sei… così,» dice lei.
«Questo per me è importante,» ribatte Jongdae, senza mostrarsi minimamente turbato da quale altra cosa “più importante” a cui Liyin stava alludendo.
Lei lo guarda, rimproverante. «Lo sto dicendo per il tuo bene.»
«Lo so.» Gli sembra di sapere un sacco di cose.

Jongdae si volta quindi verso la finestra, dalla parte opposta a Liyin. Essendo la sua stanza al sesto piano, anche da sdraiato riesce perfettamente a vedere la linea degli edifici di Seoul che si proiettano verso il cielo, tentando di raggiungerlo. L’aria entra fresca nella stanza, facendo volteggiare le sottili tende bianche.
È una bella giornata. «Nel sogno, riuscivo a vedere tutto. Potevo andare dove volevo. Ho visitato più paesi quella volta che in tutta la mia vita,» dice Jongdae, prima di cominciare a tossire. Non vede Liyin protendere verso di lui, con lo sguardo allarmato. Prima che lei possa dire qualcosa, ricomincia a parlare. «Avrei davvero voluto viaggiare così tanto, prima di morire.»
«Non stai per morire,» ribatte prontamente il medico, in tono deciso. Ma, quando Jongdae si gira verso di lei, riceve in risposta solo un sorriso smagliante da dietro la maschera trasparente.
«Invece sì. Ci conosciamo da molto, noona. Anche se non hai voluto dirmelo, l’ho capito. Da come ti sei comportata con me. Sin da quando sono stato ammesso qui.»
Liyin lo guarda senza dire un’altra parola, rimanendo seduta rigidamente sulla sedia, a disagio. Jongdae approfitta del momento per riprendere fiato, sentendo un po’ di sollievo quando l’ossigeno entra nei suoi polmoni in abbondanza.
«Non è che non volevo dirtelo,» dice finalmente Liyin, in tono sconfitto. «È che noi medici abbiamo il dovere di curarvi, e farvi sentire rassicurati per–»
«Per farci andare nell’aldilà felicemente?» la interrompe lui. Liyin lo guarda negli occhi, triste e frustrata, scuotendo lievemente la testa. Jongdae sa di aver fatto centro. «Non sono arrabbiato con te,» le dice infine, sperando di toglierle quell’espressione dal viso – non gli piace vederla intristirsi.
Le porge la mano, che lei afferra prontamente, forse per paura che lui possa spezzarsi da un momento all’altro. Jongdae sorride al contatto, ma il suo sorriso viene velocemente sostituito da una smorfia vedendo che le sue parole non hanno fatto altro che incupire l’espressione di Liyin.
«Non hai paura dell’oblio?» sussurra lei in tono completamente non professionale, guardandolo negli occhi. Jongdae riesce a vedere i primi scintillii dei suoi occhi diventare lucidi. «Molti pazienti ne hanno paura, perché non riescono ad immaginare come ci si sente da morti. Come fai ad essere tanto tranquillo quando sai che razza di fine farai?»
Jongdae guarda le loro mani strette l’una all’altra. Con il pollice, percorre lentamente le nocche pallide della mano destra di Liyin: è un gesto che l’ha vista spesso fare quando si sentiva nervosa. Spera, in questo modo, di poterla rilassare almeno un poco. «Infatti ho paura dell’oblio,» confessa lui con estrema calma. «Non voglio morire. Voglio fare ancora molte cose.»
Non è sicuro di quale dei loro cuori sta battendo più velocemente. I macchinari vicino al suo letto continuano a registrare ininterrottamente il suo stato fisico, quasi estranei alle sue emozioni in subbuglio. «Quando chiudo gli occhi, ho paura. Di non svegliarmi più. E di non riuscire a vedere il giorno dopo. È spaventoso. Mi piace pensare di aver vissuto una bella vita. Per questo non voglio davvero. Andarmene di qui.»
Jongdae prendeva dei profondi respiri ogni volta che non ce la faceva più a parlare, lasciando frasi spezzate a metà. Ma Liyin non può far altro che ascoltarlo in silenzio, impotente. Com’è possibile che un ragazzo, altrimenti così pieno di vita, finisca in questo modo? Non riesce a spiegarselo.

«Vorrei davvero poter far qualcosa per te,» dice lei, trattenendo le lacrime e quel poco di dignità professionale che le è rimasta. Jongdae le stringe ancora più forte la mano, rassicurante.
«Lo so. Vorrei fare anch’io qualcosa per me stesso.»
«Oh, Jongdae,» sospira lei, inclinando dolcemente la testa di lato. È triste e bellissima. Jongdae vorrebbe così tanto alzarsi dal letto, stringerla tra le braccia e disegnare ghirigori sulla sua pelle per farla rilassare. Aveva sognato così tante volte di fare quel gesto, ma semplicemente non può, sapendo che non ne avrebbe le forze. L’idea che gli uomini sono le creature più fragili del mondo lo colpisce forte.
Liyin non gli lascia la mano. Forse è lei che sta ancora tenendo insieme quel che resta di lui. Vorrebbe che non gli lasciasse mai la mano.
Una brezza entra dalla finestra, scompigliandogli i capelli. Liyin allunga il braccio verso di lui e gli sposta di lato le ciocche scomposte. Jongdae le sorride con gratitudine.

 
 
 
 
 
N/A: Leopardi potrebbe o non potrebbe avermi dato alla testa, perciò ho scritto questa roba. Non ha senso, ma era un capriccio che mi stava uccidendo, quindi ecco qui la storia.
Ci saranno tipo solo 2 persone a cui piace la ChenYin, ma io sto piangendo su di loro, e solitamente non shippo persone irl. SONO BELLISSIMI SIGH CAPITEMI. All’inizio era una roba tutta innocente e rose e fiori (?) ma poi è diventato 10000000% angst e triste, così ha reso triste anche me. Sono la peggiore sob
Ho in fase di scrittura un’altra fanfiction per questo fandom, e sarà migliore di questa, lo prometto sigh
Rainie
   
 
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