“Spero
solo che non abbia sofferto quando si è impiccata...”
piange silenziosamente la signora Marie de Soisson.
Oscar
fissa Alain, chino sul corpo morto di Diane, vestito di bianco e
inondato di rosei petali.
E
un senso di gelo le trafigge il cuore.
Dunque
questi sono i nobili che, in nome di una presunta superiorità
morale, credono di essere in diritto di spadroneggiare sull'intero
popolo francese?
E'
questa la nobiltà che ritiene suo dovere dissanguare il terzo
stato, per compiacere la sua fame di lusso e vanità?
La
parola di un nobile è la parola valida.E
per questo, essa va mantenuta.
Questo
le è sempre stato insegnato da suo padre, severo e
intransigente con gli altri come con se stesso.
Nella
sua severa onestà, lui le ha sempre insegnato a mantenere il
rispetto di se stessa, anche dinanzi a palesi manifestazioni di
bassezza umana.
Ma
cosa può dire la sua dignità, dinanzi ad una ragazza
suicida per disperazione, ad un fratello dalla mente in frantumi e ad
una madre malata e sofferente?
Cosa
c'è di vero in quello che le è stato insegnato?
Un
nobile mantiene sempre la sua parola, a qualsiasi costo.
Ma
che senso ha la parola nobile dinanzi alle lacrime di Alain e alle
sue spalle forzatamente rigide?
Anzi,
non c'è nulla di nobile nell'atteggiamento di quell'uomo.
Egli
ha promesso a Diane un matrimonio e un futuro e poi, dinanzi alla
possibilità di sposare una donna ricca, non ha esitato ad
abbandonarla, come se ella fosse un giocattolo vecchio...
Per
inseguire la chimera del denaro, non ha esitato a infrangere un cuore
gentile e delicato...
E
quella povera fanciulla, incapace di sopportare il peso della
vergogna, si è impiccata!
Nell'impeto
del suo dolore, non ha saputo comprendere la verità!
La
sua unica colpa è stata quella di fidarsi di un uomo cinico e
vile, incapace di prendersi la responsabilità delle sue
azioni.
Ha
avuto paura delle chiacchiere e dei pettegolezzi e, senza esitare, ha
deciso di porre fine alla sua esistenza.
Non
la si può condannare, se ha creduto di purificare così
il suo nome.
In
fondo, se ella fosse sopravvissuta, sarebbe stata condannata per
immoralità, mentre egli sarebbe stato un rispettabile
nobiluomo.
E
tutto questo malgrado quello che le ha fatto!
Basta
davvero solo un grado a liberare un mostro dal fango della sua anima?
Un
senso di nausea stritola la giovane comandante dei soldati della
Guardia. Le parole non bastano a esprimere il senso di disprezzo che
prova per quell'uomo, malgrado sia del suo stesso ceto sociale.
Se
lo avesse davanti agli occhi, non esiterebbe a colpirlo, in qualsiasi
modo, pur di fargli pagare quell'atto crudele.
E'
lo stesso disprezzo che ha provato dinanzi al perfido duca di
Germaine, colpevole di avere ucciso un bambino per puro
divertimento...
Come
può avere giocato con un animo tanto gentile?
Non
ha provato un minimo di rimorso mentre infrangeva il cuore della
piccola Diane?
“Prima
devo convincermi che la mia Diane non c'è più... Che
non vedrò mai più il suo sorriso... Che non sentirò
mai più quella fresca e meravigliosa risata...”
Oscar,
sentendo le parole di Alain, si scuote e lo fissa ancora.
Il
gigantesco soldato non si è mosso e i suoi occhi sono fissi
sul corpo della sua amata sorella, quasi sperasse in una sua
impossibile resurrezione.
– Per
cosa sto combattendo? – si domanda in una squallida stanza di
un povero quartiere parigino.