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Autore: Siria Lilian Black    19/10/2014    5 recensioni
E seppi che non sarei più stato lo stesso quando vidi quel pezzo di stoffa chiara riemergere dall'acqua. Galleggiò fino ai miei piedi e stranamente fu facile trattenere le lacrime stringendo quel vecchio trench tra le dita.
[...]
«Perché non ti decidi a buttarlo.»
La mia risposta era sempre la stessa:
«Troverà il modo di tornare, quel bastardo.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Fallen for a Human Being'
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Fallen for a Human Being - And he was gone

And then he was gone...

Fallen for a Human Being




Ho perso.
Quelle parole continuavano a suonare vuote nella mia mente.
Recuperare Sam non fu difficile, nonostante fosse perso nell'illusione che lui e Lucifero avevano contributo a creare. Lo strappai a essa e lo riportai nel nostro mondo; ultimamente sembrava essere diventato quello il mio secondo lavoro. Cercavo di non pensare. Cercavo di allontanare da me la consapevolezza di ciò che quelle parole portavano. Cercavo di allontanare il dolore, come sempre, perché lo avevo già visto morire due volte quel giorno e non avrei potuto sopportarne una terza.
Ma il mio cuore impose alle mie gambe di muoversi e cominciai a correre.
Attraversai il corridoio consapevole di ciò che avrei potuto incontrare seguito da Sam e Bobby. Speravo di sbagliarmi, speravo di aver sognato il resto, speravo che tutta quell'esperienza non servisse ad altro se non a guadagnare una buona dose di scazzottate giornaliere; ma quando attraversai il parco e spalancai il cancello lo vidi: immerso fino alla vita in quello specchio d'acqua.
Vidi le sue spalle tremare al contatto con l'acqua gelata e la testa scomparire sotto la superficie.
Vidi l'acqua svanire nello stesso punto nel quale egli era svanito e allo stesso modo sentii qualcosa svanire dentro di me. Cercai di ignorare quella sensazione per innerzia, nella speranza di rivederlo ancora spuntare con uno dei suoi mezzi sorrisi, nella speranza che in un modo o nell'altro fosse riuscito a prenderci in giro.
Pregai, lo ammetto. Pregai Dio affinché ciò che i miei occhi stavano vedendo fosse solamente un sogno, un'allucinazione -avrei preferito quelle a ciò che avrei sentito altrimenti-, qualunque cosa non fosse vederlo sparire per l'ennesima volta. Qualunque cosa non fosse dover esistere senza di lui. Perché in tutto quel mare di merda l'unica cosa della quale ero davvero certo era che non ero ancora pronto a vivere senza quell'idiota di un Angelo.
Ma Dio non era lì.
Quel gran pezzo di merda ancora una volta non rispose.
E seppi che non sarei più stato lo stesso quando vidi quel pezzo di stoffa chiara riemergere dall'acqua. Galleggiò fino ai miei piedi e stranamente fu facile trattenere le lacrime stringendo quel vecchio trench tra le dita. Avrebbe potuto darmi ascolto, avrebbe dovuto darmi ascolto, ma era testardo... in fondo lo era sempre stato. Lo ripiegai con cura e lo chiusi nel cofano dell'Impala e con esso cacciai i ricordi. Li nascosi a fondo nella mia anima assieme a tutta quella mole di cazzate che odiavo e rimpiangevo della mia esistenza e continuai a camminare.
Avevo Sam di cui occuparmi. Era ancora vivo ed era molto più importante.
Passarono i giorni e quell'ennesima ferita sembrò cicatrizzarsi, ma non appena riaprivo il cofano quelle parole tornavano a colpirmi.
Avevo perso... avevo perso tutto.
E ogni qualvolta Bobby o Sam leggevano quelle parole marchiate a fuoco nei miei occhi, domandavano:
«Perché non ti decidi a buttarlo.»
La mia risposta era sempre la stessa:
«Troverà il modo di tornare, quel bastardo.»
Sapevo di avere torto, ma chiudere il cofano e continuare ad aggrapparmi alla speranza  era l'unico modo per non cadere. L'unico modo per ricordare a me stesso che avevo ancora un compito da svolgere sulla terra. L'unico modo per impedirmi di realizzare di aver perso l'unica persona della quale mai mi fossi veramente innamorato.
Dio...
Io, Dean Winchester innamorato di un Angelo.
Altro che Apocalisse, il mondo stava proprio cadendo a pezzi.






Dei, mi ero ripromessa di non scrivere alcuna troiata riguardante Supernatural al fine di preservare la mia a quanto pare svanita sanità mentale, ma temo che i miei sforzi siano stati vani.
Non ho potuto fare a meno di soffrire nel profondo vedendo quel trench riemergere e non ho potuto impedirmi di pensare a ciò che Dean ha dovuto passare... ed eccolo qua. Nero su bianco, la trascrizione della mia follia.
Vorrei premettere ('postmettere' semmai) che nulla di ciò che ho scritto è stato riletto o corretto in alcun modo, perciò chiedo perdono per gli errori che sicuramente avrete trovato e vi invito a farmeli notare, magari allegando il vostro disgusto per ciò che precede questo angolo autore.
Per quanto riguarda il pezzo centrale della storia, vorrei precisare che non è la sottoscritta a parlare, bensì Dean, il quale si è guardato bene dal limitarsi nell'insultare il superiore di Cas. Questo per farvi comprendere che non è mia intenzione offendere in alcun modo una fede religiosa, ma solamente raccontare il pensiero di un personaggio che non la condivide appieno.
Detto questo...
La grafica fa schifo, la sintassi pure e l'idea è da bruciare.
Beh, credo di aver detto tutto.
Alla prossima (spero per voi di no),
Siria.

Storia partecipante al contest Alley's Awards for your One Shot

   
 
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