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Autore: draconianApathy    19/10/2014    4 recensioni
Venerdì 17.
Quale altro giorno migliore per rimanere nei propri alloggi a gustarsi un tè col latte fumante, evitando le varie intemperie e problematiche che si sarebbero potute riscontrare in un giorno proprio come quello, ma soprattutto come quello.
Ad essere sinceri, in Inghilterra la popolazione è quasi completamente superstiziosa e perché non anche l’Inghilterra stessa? Anzi, non vi era persona più superstiziosa di Arthur Kirkland, un nome, una firma.
SAALVE, è la mia prima FanFic su questa sezione, spero vi piaccia. :3
Avrebbe avuto più effetto se l'avessi pubblicata Venerdì che era appunto il 17, but who cares? uwu
HASTA LA PASTA!
[UsUk]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Superstizioni - Venerdì 17 

Venerdì 17.
Quale altro giorno migliore per rimanere nei propri alloggi a gustarsi un tè col latte fumante, evitando le varie intemperie e problematiche che si sarebbero potute riscontrare in un giorno proprio come quello, ma soprattutto come quello.
Ad essere sinceri, in Inghilterra la popolazione è quasi completamente superstiziosa e perché non anche l’Inghilterra stessa? Anzi, non vi era persona più superstiziosa di Arthur Kirkland, un nome, una firma. Il Fato, in contrario a ciò che si sarebbe aspettato egli, volle che – pur essendo lui all’interno della sua abitazione, completamente solo e senza brutti presentimenti – quel dì gli portasse discordia e confusione.

La mattinata era già cominciata male, con una sveglia alle sei e trenta della mattina per colpa del citofono il quale campanello suonava insistente già da un quarto d’ora: Inghilterra aveva provato più e più volte ad ignorarlo, tappandosi ambo le orecchie servendosi del proprio cuscino, ma nulla avrebbe fermato un Ivan Barginski con delle intenzioni “benevole” in quanto alla pubblicizzazione del proprio … tubo del lavandino?  L’unica cosa che il nostro protagonista si ricordava era che aveva pietosamente dato di matto alla sua vista, svenendo due volte; il tutto aveva portato via un’ora del giorno peggiore della vita di Arthur, che era riuscito dopo il suo secondo risveglio a cacciare Russia dalla propria casa.

A dormire il proprio cervello non ci pensava per nulla, perciò egli prese l’iniziativa di svegliarsi con un caffè … o almeno ci provò; la caffettiera era totalmente impazzita fino a che questa non scoppiò schizzando caffè ovunque, quindi la seconda opzione era ovviamente una bella tazza di tè. Certo, se solo non fosse scivolato sul caffè in terra e rotto sia la teiera che un paio di tazzine.
Aveva cercato di imporsi calma e tranquillità, ma aveva solo una gran voglia di urlare dallo stress.

Rassegnato, aveva optato per restarsene calmo sul divano a leggere qualche libro fantasy, senza che nessuno lo potesse disturbare e nessuna disgrazia sarebbe accaduta se non nel racconto, ma – come ben sapeva – era soltanto un testo, nessuna realtà imminente. Così trascorse parte del proprio pomeriggio a imparare nuovi incanti e restarsene nel mondo magico che nessuno avrebbe capito a parte se stesso, il quale aveva già intrapreso conversazioni con fatine, maghi e unicorni.
Tutto stava procedendo con armonia, fino a quando il suo amato campanello non suonò di nuovo, strappando Kirkland dalla lettura e interrompendo quell’atmosfera che si era creato stando da solo, ma chi poteva mai essere in un giorno come quello alle tre del pomeriggio?

<< ARTHUR! È arrivato il tuo Hero! >> … Appunto.
Una chioma bionda spuntò dalla porta, mettendo in mostra il resto del corpo del diretto interessato, mentre due occhi azzurri spiccavano dagli occhiali dalle lenti rettangolari: Alfred Jones.
Issava fieramente due sporte stracolme di cibo del McDonald’s, al solo vederle all’inglese venne quasi il voltastomaco “Come può cibarsi soltanto di quelle cose?!”. L’americano sgranò gli occhi alla vista della cucina completamente a soqquadro (il quale, per la cronaca, era entrato senza alcun invito e senza tante cerimonie), poi squadrò il proprio ex Big Brother che vestiva ancora di un pigiama a righe verdi ed era munito di uno strano mantello che solitamente portava quando doveva fare magie o cose strane, come le chiamava Alfred.

Quest’ultimo scosse il capo e rise divertito << Tu hai bisogno di aria fresca, bro, cambiati che usciamo! >> esordì con fin troppo entusiasmo, il che spaventò Inghilterra abbastanza da pensare che fosse Ivan travestito da America; dopo una breve discussione sul fatto che quel giorno era troppo sfortunato e l’inglese non aveva nessuna voglia di uscire a essere colpito da discordie ogni due minuti, i due lasciarono il lotto per farsi una sana passeggiata all’aria aperta, nei pressi dell’ancor vivace Hyde Park, pur essendovi una stagione autunnale.

Difatti varie foglioline stavano iniziando a cadere con l’ausilio di un vento che le trasportava per tutte le stradine del parco, stranamente quel giorno il cielo era sereno, munito di un sole abbagliante che si nascondeva alla vista dei due grazie alle fronde degli alberi attorno a loro.
Alfred spronò il compagno a raccontargli il motivo della sua brutta cera, perciò egli iniziò partendo dal fatto di Russia, che irrompeva in casa sua senza creanza per uno stupido tubo da negoziare, per poi passare alla caffettiera pazza e al proprio set da tè completamente in frantumi, mentre finì con la peggior disgrazia che – secondo Arthur – era l’arrivo di America.

Quest’ultimo non si scompose, anzi, sorrise lieto di far parte del racconto dell’altro.
Mentre Alfred ascoltava le varie peripezie del povero amico, non poteva che perdersi nei suoi occhi smeraldini ai quali nessuno avrebbe potuto resistere perché, diciamocelo, un colore così vivace era raro perfino tra i popoli più a nord del pianeta Terra, era più bello dei Sette Mari messi insieme, degli alberi di quel parco come per quelli di Central Park, di qualsiasi cosa fosse verde al mondo.

Avrebbe perfino potuto rischiare di inciampare da qualche parte e finire in strada e … beh il Fato volle che anche quella supposizione, ahimè, si avverasse: si stavano avviando verso l’uscita dell’Hyde Park quando America inciampò sul marciapiedi e rischiò di finire in strada, se non fosse stato per Inghilterra che lo recuperò in tempo prima che potesse venire investito da una macchina che stava per passare giusto in quel momento.
Arthur diede di matto, di nuovo.

<< Baka! Ma dove hai la testa? Ti rendi conto che avresti potuto essere … Ah, non ci voglio pensare! È il giorno peggiore della mia vita! >> gli urlò per un buon quarto d’ora, mentre lo scrollava per il giubbotto da aviatore e Alfred lo lasciò fare, doveva pur sfogarsi.

<< Calmati, sono ancora vivo. >> cercò di rassicurarlo l’americano, ma questo commento provocò più confusione.
<< Se non ci fossi stato io- >> l’inglese si bloccò quando l’altro lo prese per le spalle rivolgendogli un’occhiata eloquente.
<< Appunto. >> guardò Inghilterra nelle iridi per quelle che gli parvero ore, gli sembrava quasi che il tempo si fosse fermato; Arthur abbassò lo sguardo lievemente arrossito.

<< Baka, baka, ba- >> non fece in tempo a terminare la frase che le labbra del giovane americano si posarono su quelle del compagno, il quale inizialmente sgranò gli occhi, per poi lasciarsi andare e circondare il collo di America con le proprie braccia.
“Sei la miglior disgrazia che mi sia mai capitata.”

 

 

1072 Words

  
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