Il
vuoto e l'abisso.
Manuela ha messo
suo figlio a letto dieci minuti fa.
Simone stringe il bicchiere
in modo morboso e le poche volte che lo lascia gioca con le sue mani
in modo quasi autistico.
Alessandra fuma. Fuma nervosa, fuma
isterica, fuma arrabbiata. Fuma. Alessandra fuma.
Giorgio
controlla lo smarphone un minuto sì e l'altro pure, non si
comprende
se aspetti qualcosa o desideri ardentemente che qualcosa non arrivi.
Alice, che è sempre stata mezza matta come l'Alice della
canzone
di De Gregori, gioca con i suoi capelli come quando era ragazzina,
acconciandoli ogni dieci secondi in un modo diverso.
Luca e
Giulia si baciano come adolescenti in preda agli ormoni, ma quando
hanno proposto di giocare a carte lui ha rifiutato e lei gli ha
sorriso baciandolo in un modo diverso dal solito.
É la sera
di Capodanno ma sul tavolo della cucina di casa di Manuela non ci
sono dolci, cotechino, lenticchie, spumante.
Non c'è nulla che
possa lasciar intendere che giorno sia.
Loro sei sono amici, ex
compagni di liceo che si sono trovati per passare l'ultima sera
dell'anno non da soli.
Sì, non sono insieme, sono diversamente
soli.
Ed è da anni che non si vedono in modo regolare, che non
condividono le loro vite.
Se hanno organizzato questa serata è
stata per idea della padrona di casa, che scorrendo la bacheca del
suo Facebook ha visto la mancanza dei piani degli altri e li ha
chiamati.
Cibo ce ne è.
Non è cibo da Capodanno, è vero, ma
qualcosa c'è.
Quando andavano al liceo non facevano gruppo,
per nulla.
Anzi, i tre ragazzi – Giorgio, Simone e Luca- nei
cinque anni delle superiori erano arrivati alle mani più di
una
volta.
Le ragazze invece si parlavano raramente, a parte al
terzo, quando per caso si erano trovate a dormire insieme durante la
gita e avevano passato due notti totalmente insonni a raccontarsi
tutto il possibile.
Erano rimaste amiche fino all'estate, poi
tornati a scuola a settembre era come non si fossero mai conosciute.
Anche il viaggio di maturità l'avevano fatto tutti
separatamente, ognuno col pezzo della classe con cui andava
d'accordo.
Poi s'erano del tutto persi di vista, tranne
ovviamente Luca e Giulia, fino alla telefonata di Manuela.
Questo
Capodanno è il loro ultimo Capodanno da ventenni, nel giro
dei
prossimi dodici mesi compiranno tutti trent'anni, e se fanno due
conti è molto diverso dal Capodanno che separò i
diciannove anni
dai venti, il Capodanno successivo alla maturità.
Erano diversi,
avevano voglia di fare di uscire, di divertirsi.
Non sentivano
addosso nessun peso, nessuna responsabilità, nessun dovere.
Erano
anzi convinti che per i dieci, sì, proprio dieci, anni
successivi
non si sarebbero trovati davanti a nessuna vera
responsabilità.
Credevano che tutto sarebbe cambiato nel momento in cui avrebbero
compiuto trent'anni, proprio come prima credevano nel gran
cambiamento dei diciotto.
Illusi.
Illusi e delusi da una vita
che non li voleva, che non è mai stata dalla loro parte.
Perché
altrimenti non sarebbero qui, in questa triste cucina guardandosi
negli occhi e domandandosi che senso abbia tutto questo.
-
Questa nostra cena mi ricorda Immaturi,- Dice a un certo punto
Manuela. - quel film di quel gruppo di liceali che si rincontra dopo
anni perché deve rifare la maturità.-
Alice scoppia a ridere. -
Hai totalmente ragione! Ho sempre adorato quel film, soprattutto la
fine, quando passano con sessanta e, non sapendo i nuovi metodi di
valutazione, credono di aver preso il massimo.-
- Ridere? Una cosa
del genere ti fa ridere?- Commenta sarcastico Giorgio. - Cosa
c'è da
ridere? Voglio dire, se uno di quelli fosse entrato
all'università o
nel mondo del lavoro perché uscito dal liceo con un certo
voto a
quel punto avrebbe dovuto riconsiderare da capo la sua vita, se
quella fosse stata la realtà e non un film.
Non c'è niente che
faccia ridere in tutto questo.-
- Giorgio rilassati, Alice
scherzava. - Risponde Giulia.
- Ma lui è sempre stato così, fin
dalle superiori, quando era preciso in tutto e per tutto.- Ricorda
Alessandra.
- Simo a che pensi? - Fa Luca al ragazzo notando
che è come assente.
- Ai nostri altri compagni, a come stanno
passando il Capodanno loro.-
- Uh, allora. Federica Biletti ha tre
figli e un marito, lo passa in famiglia. Adriano invece è
single e
si diverte a fare il Dongiovanni, quindi deve essere in giro a con
amici. Gli altri hanno praticamente tutti amici o parenti con cui
stare, almeno quelli che ho rintracciato su Facebook.-
Gli altri
cercano nella loro memoria chi sono i due che la padrona di casa ha
nominato.
Lei è l'unica che li ha cercati, ma forse dovrebbero
ringraziarla.
Senza di lei che li ha portati ad unire le loro
solitudini questo Capodanno sarebbe stato anche peggio.
Non che
più solitudini unite siano un vero e proprio gruppo, ma
è meglio di
niente di sicuro.
- E quindi siamo gli unici che non si sono
realizzati nella vita?- Domanda Giorgio.
- Ma se è tutta la sera
che guardi lo smartphone, come fai a dire di non esserti realizzato?-
Chiede Luca.
- Faccio lo schiavo in un'azienda che mi chiede di
essere reperibile anche l'ultima sera dell'anno, come fai a chiamarla
realizzazione?-
- Sapete cosa c'è? C'è che siamo caduti
tutti nel vuoto abissale della vita dopo il liceo. Abbiamo lottato, e
questo lo ricordo bene, per anni pur di non farci bocciare,
perché
non volevamo rimanere tra le mura di quell'edificio un solo giorno
più del necessario, e adesso capiamo che, forse, quello era
l'unico
e l'ultimo posto sicuro che avremmo mai incontrato nella nostra
vita.-
La frase seria, serissima, di Alice stupisce tutti e tutti
la sottoscrivono tacitamente.
Tutti meno Simone, che replica alla
ragazza.- Sì, sì hai ragione ma non parlare per
ossimori, è una
cosa che mi ha sempre dato fastidio.-
- Quale ossimoro, scusa?-
-
Vuoto abissale. Dai, l'abisso non è vuoto neanche in senso
fisico,
quando parliamo dell'abisso del mare, figurati in senso astratto.-
-
Sono d'accordo.- Dichiara Giulia. - Ma penso che abisso e vuoto,
quando fai il liceo, siano una la descrizione errata dall'altro.-
-
In che senso?- Le domanda il fidanzato.
- L'abisso che ci
immaginiamo davanti a noi, fatto della vita da adulti liberi,
l'abisso che ci appare davanti alle superiori, è
completamente
vuoto. E noi lo dimostriamo bene, no?-
Dopo la frase di Giulia
sono stati tutti zitti.
L'abisso e il vuoto.
L'abisso che si
sono immaginati quando stavano per uscire dal liceo, il futuro che
sognavano ad occhi aperti, e il vuoto in cui in realtà si
sono
ritrovati.
Fanno un viaggio indietro nel tempo con la testa e si
rivedono seduti ai banchi di scuola, all'ultimo anno.
Diversi,
divisi, tutt'altro che amici, ma qualcosa gli accomunava.
Erano
gli unici ad avere già deciso del tutto la loro vita futura.
Ecco
perché erano rimasti fregati.
Avevano creduto troppo nell'abisso,
avevano trovato il vuoto.
Manuela ha messo suo figlio a letto
dieci minuti fa.
È una
madre single e il
suo stipendio è bassissimo.
Simone
stringe il bicchiere in modo morboso e le poche volte che lo lascia
gioca con le sue mani in modo quasi autistico.
Ha
avuto problemi di alcol e non vuole ricaderci.
Alessandra
fuma. Fuma nervosa, fuma isterica, fuma arrabbiata. Fuma. Alessandra
fuma.
Sua madre sta morendo
di cancro ai
polmoni e, paradossalmente, solo fumare la rilassa.
Giorgio
controlla lo smarphone un minuto sì e l'altro pure, non si
comprende
se aspetti qualcosa o desideri ardentemente che qualcosa non arrivi.
Fa lo schiavo in
un'azienda che gli chiede
di essere reperibile anche l'ultima sera dell'anno e non vuole che lo
chiamino.
Alice, che è sempre stata mezza
matta come l'Alice della canzone di De Gregori, gioca con i suoi
capelli come quando era ragazzina, acconciandoli ogni dieci secondi
in un modo diverso.
La causa di tutta
l'insensatezza dei suoi gesti e della sua vita è ed
è sempre stata
l'insicurezza, anche quando era ragazzina.
Luca
e Giulia si baciano come adolescenti in preda agli ormoni, ma quando
hanno proposto di giocare a carte lui ha rifiutato e lei gli ha
sorriso baciandolo in un modo diverso dal solito.
Si
amano davvero tanto, così tanto che lui vuole smetterla di
sputtanarsi i pochi soldi degli stipendi col gioco d'azzardo per
mettere su una famiglia.
É la sera di
Capodanno, l'ultimo prima dei trent'anni.
Davanti a loro vedono
solo il vuoto.
Chissà, magari grazie a questo troveranno un
abisso.
Sun's
corner.
Nulla di
eccezionale, si tratta di una vecchia shot scritta per un lavoro su
facebook tempo fa e, ripensandoci oggi, ho deciso di metterla qui si
Efp.
Spero vi sia piaciuta e, se avete voglia, lasciatemi un
commentino :)