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Autore: Ambros    19/10/2014    11 recensioni
- Doveva andare così.
Lo sapevano tutti: il tempo non era infinito, e ognuno ne riceveva una parte. Era una pura casualità, e in quanto tale non si poteva far altro che accettarla.
Ma Kurt non lo accettò mai.
Vedeva i numeri sul proprio braccio tutti i giorni, e ogni volta doveva reprimere l’impulso di passarci le unghie fino a farli scomparire.
Non capiva e non voleva capire.
Non che avrebbe voluto più tempo per sé – non era mai stato egoista – ma avrebbe voluto indietro sua madre. Avrebbe voluto che il tempo fosse concesso a coloro che lo meritavano.
Ma non doveva andare così.
Kurt aveva qualche migliaio di minuti incisi sul braccio e doveva farseli bastare.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Carole Hudson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è per Elena e moglie. Vi voglio bene.



Attenzione: alla fine potreste volermi uccidere.
Non fatelo.
Plis.

 

Designed for my impossible dreams




Doveva andare così.
Lo sapevano tutti: il tempo non era infinito, e ognuno ne riceveva una parte. Era una pura casualità, e in quanto tale non si poteva far altro che accettarla.
Ma Kurt non lo accettò mai.
Vedeva i numeri sul proprio braccio tutti i giorni, e ogni volta doveva reprimere l’impulso di passarci le unghie fino a farli scomparire.
Non capiva e non voleva capire.
Non che avrebbe voluto più tempo per sé – non era mai stato egoista – ma avrebbe voluto indietro sua madre. Avrebbe voluto che il tempo fosse concesso a coloro che lo meritavano.
Ma non doveva andare così.
Kurt aveva qualche migliaio di minuti incisi sul braccio e doveva farseli bastare.


*


Rimanere in Ohio non era nei suoi piani; c’erano dei sogni che non aveva mai potuto reprimere completamente, ma vivere a Columbus non era uno di questi.
La città non era particolarmente brutta di per sé, ma non era casa. E Kurt dubitava che sarebbe mai riuscito a trovarla.
Fingeva e si ripeteva che non gli importava.
Ma quel giorno persino il caffè di fronte a lui era mediocre, e questo poteva solo significare che la giornata sarebbe stata orribile; il locale che aveva scelto quando si era trasferito a Columbus era piccolo e segregato in un vicolo secondario, e Kurt pensava che non avesse i clienti che si meritava: il caffè era decente – se si evitavano i turni di Josh, che non era davvero capace – e lo spazio era accogliente. Quando era lì, a volte riusciva a dimenticare la propria vita. Non era una di quelle volte, perché il caffè non sapeva di niente.
Contemplò per qualche secondo l’idea di abbandonare la testa sul tavolo di finto legno e aspettare che i numeri sul suo braccio diventassero una sequenza di zeri. Ma ci sarebbe voluto un po’. Forse sarebbe morto di sete prima.
Solo quando qualcuno poggiò un bicchiere di carta sul suo tavolo si accorse di essersi incantato con lo sguardo perso nel vuoto, e si riscosse con un piccolo sobbalzo; alzò il viso e la prima cosa che notò del ragazzo di fronte a lui furono gli occhi: in quel momento sembravano verdi, ma poteva intravedere delle pagliuzze dorate attorno alle pupille. Kurt aveva sempre pensato che certe persone fossero in grado di parlare usando solo lo sguardo, e si rese conto in quel momento di aver avuto ragione. Il ragazzo non poteva avere che un anno meno di lui e aveva delle labbra che sembravano fatte per sorridere – o per essere baciate. I suoi capelli erano ricci e scuri anche se aveva cercato di domarli con una modesta quantità di gel.
Era bello.
Non che a Kurt importasse.
“Posso aiutarti con qualcosa?”, gli chiese, forse un po’ più scortesemente di quanto non avrebbe dovuto.
Il ragazzo non sembrò turbato dalla cosa; spinse il bicchiere di carta verso di lui e gli rivolse un sorriso che aveva un che di paziente. “Hai l’aria di aver bisogno di un altro caffè. Uno fatto bene, intendo. Ho aspettato che Josh andasse in pausa.” Ammiccò, con un cenno del capo rivolto al bancone.
Kurt inarcò un sopracciglio, ma non disse niente; si limitò ad arrotolarsi la manica sinistra del maglione finché i numeri non furono dolorosamente visibili sul suo avambraccio e li mostrò allo sconosciuto con un’espressione eloquente. Il ragazzo non sembrò particolarmente impressionato neanche quella volta; inarcò a sua volta un sopracciglio in un’espressione interrogativa.
“Sai contare?” Gli chiese Kurt acidamente, coprendo i numeri con un movimento veloce e nervoso.
“Perfettamente”, rispose lui con una calma quasi snervante. “Un mese e una settimana. Quindi?”
Quindi?” Ripeté Kurt con una punta di incredulità. “Quindi cosa credi di fare?”
“Offrirti un caffè.”, ribatté immediatamente lui, indicando il bicchiere che aveva poggiato sul tavolo. “Posso sedermi?”
La risposta di Kurt fu gelida: “No.”
Lo sconosciuto si sedette senza fare una piega.
Kurt si abbandonò contro lo schienale della sedia con una mezza risata incredula, ma lo sconosciuto continuò semplicemente a guardarlo con un sorriso quasi furbo, accennando al bicchiere con una scrollata di spalle: “Non dovresti lasciarlo raffreddare.”
“È avvelenato?” Kurt non stava completamente scherzando.
“No”, rispose lo sconosciuto, schioccando la lingua con un sorriso più ampio. “È solo un caffè.”
Kurt gli lanciò un’altra occhiata sospettosa, ma finì col dirsi che non aveva niente da perdere; avvolse le dita attorno al calore invitante del bicchiere e se lo portò alle labbra con un sospiro; il liquido caldo e dolce gli invase la bocca, e chiuse gli occhi con un sorriso minuscolo: quello era un caffè fatto bene.
Il ragazzo lo stava osservando con un’espressione visibilmente soddisfatta, e a Kurt venne quasi voglia di alzare gli occhi al cielo. “Come fai a sapere come prendo il caffè?” Gli chiese invece, continuando a sorseggiare il liquido lentamente per apprezzarlo appieno. 
“La barista.”, rispose lui mantenendo quell’espressione sorniona. “Le ho semplicemente chiesto cosa prendi di solito.”
Kurt inarcò le sopracciglia e sorseggiò un’ultima volta il proprio caffè. “Fantastico. Uno stalker. Ora la mia vita è una barzelletta coi fiocchi.”
Il ragazzo ridacchiò a mezza voce e scosse leggermente la testa, facendo tremare i ricci sulla sua fronte: “Mi chiamo Blaine.”, lo informò, senza tendere una mano verso di lui.
Kurt lo scrutò seriamente per qualche secondo, in silenzio. “No, Blaine.” Scosse la testa e fece per alzarsi – si disse ancora un minuto. Trovo la forza e vado.
Il nome, quel nome, Blaine, aveva un sapore strano sulla sua lingua; voleva tenerlo tra le labbra e scoprire di che sapeva quel ragazzo, ma era dolorosamente ovvio che non avrebbe potuto farlo.
“Voglio solo sapere il tuo nome.” La voce di Blaine era soffice e calda, sapeva di miele.
Kurt scosse la testa e alzò silenziosamente il braccio su cui era tatuato il suo conto alla rovescia; guardò di lato e deglutì per mandare giù un fastidioso groppo che gli si era formato in gola.
“Non credo che il tuo nome sia cinquantatremiladuecentottanta.”
“È quello che è, Blaine.
“Appunto. Non è quello che sei.”
Kurt alzò gli occhi e si scontrò con lo sguardo dorato e scintillante di Blaine. A volte si sentiva infinitamente stanco di combattere.
“Perché il mio nome è quello che sono, invece?” Lo provocò con un mezzo sorriso.
Blaine apprezzò. “È un inizio.”
“Kurt. Mi chiamo Kurt.”


*


"Quindi, Kurt", Blaine si sedette di nuovo di fronte a lui con il proprio caffè, e indugiò brevemente sul suo nome, come se lo stesse testando. "Qual è la tua storia?"
Kurt emise un mezzo grugnito sarcastico, giocando con il coperchio di plastica del caffè che aveva finito. "Sono nato un po' di tempo fa, ho trascinato la mia esistenza fino a questo punto e morirò a breve."
Blaine inarcò un sopracciglio, "Però. Sembra interessante."
"Avresti dovuto provare a viverla." 
"Sei sempre così ..."
"Bello? Sì, mi viene naturale."
Blaine scosse la testa con un sorriso. "Stavo per dire attento."
Kurt avrebbe voluto avere una tazza di caffè dietro cui nascondersi, ma dovette accontentarsi di abbassare lo sguardo. "Attento?"
"Chiuso," spiegò Blaine, gesticolando nella sua direzione. "furioso."
Kurt cercò di mantenere un'espressione neutrale, "Mi hai inquadrato per bene, non è vero?"
Blaine dovette percepire l'acidità del tono con cui aveva posto la domanda, perché abbassò un po' il capo come a scusarsi, "Non voleva essere offensivo."
Kurt sospirò e passò il polpastrello sulla carta del bicchiere, "Purtroppo non lo era. Se fossi maleducato avrei una scusa per andarmene, almeno."
Blaine sollevò il viso di scatto e lo guardò negli occhi con una scintilla pensierosa nello sguardo, "Vorresti andartene?"
Kurt rimase in silenzio e lo studiò; si chiese se fosse possibile perdere qualcosa che non si possedeva. "Verresti con me?"


*


Non c'era niente di particolarmente interessante a Columbus.
Strade su strade che non portavano in nessun posto importante.
Camminare con Blaine, almeno, rendeva il percorso vagamente più intrigante dell'arrivo.
"Non ho mai incontrato qualcuno che fosse così apertamente contrario alla cosa", gli disse, indicando vagamente il proprio braccio sinistro.
Kurt storse il naso e si lasciò scappare una risata gelida, "Questo perché è inutile. Ma sono sempre stato bravo a lamentarmi, quindi ..." lasciò la frase in sospeso e scrollò le spalle con una certa amarezza.
Blaine camminò in silenzio per qualche secondo, immerso nei propri pensieri mentre studiava il profilo di Kurt, "Perché sei così arrabbiato?" Gli chiese quietamente, cercando di non scatenare di nuovo una reazione difensiva.
Kurt sapeva che quella domanda era legittima; nessuno metteva in dubbio qualcosa che era così profondamente radicato nella vita di tutti i giorni. "Non è equo", rispose a bassa voce, come se lo stesse ripetendo a se stesso.
"Per te?"
Kurt lo guardò negli occhi e vide che Blaine non l'aveva chiesto con malizia o con cattiveria; era curioso in maniera genuina. "No", rispose quietamente. "Non è equo per chi trascini sul fondo insieme a te. O per chi meriterebbe più tempo."
Blaine sembrò soddisfatto dalla risposta; annuì lentamente, come se stesse riflettendo tra sé e sé. "Ma non lo trovi confortante? Sapere quanto tempo hai, intendo."
Le labbra di Kurt si curvarono in un sorriso amaro, "Non è quanto tempo hai. È quanto tempo ti danno."
"Questione di consapevolezza."
"La consapevolezza fa schifo."
"Quindi non lo trovi confortante. Ricevuto."
Kurt si fermò, e Blaine con lui. "Come mai tutte queste domande?"
Scrollò le spalle, "Sembri interessante."
Le sopracciglia di Kurt si arcuarono in un'espressione scettica e irrisoria, "Dev'essere la mia giornata fortunata. Di solito sono una noia mortale."
Blaine riprese a camminare lentamente, le mani in tasca, "Avverto del sarcasmo?"
Kurt si indicò con espressione innocente, "Da me no di certo."
Lui in risposta scosse la testa e per un attimo ad entrambi sembrò che si conoscessero da una vita; camminarono in silenzio per qualche minuto, non troppo lontani e nemmeno troppo vicini.
"Voglio il tuo numero", disse Blaine con sicurezza, e Kurt pensò che lui non avrebbe mai avuto un coraggio come quello, di chiedere e sentirsi dire no.
Lo guardò quasi per un minuto intero, quel ragazzo strano con gli occhi grandi e troppo sinceri e quei capelli scomposti che sapevano così tanto di lui. "Vuoi davvero andare a fondo, Blaine?", gli chiese, con una sorta di mezzo sorriso triste.
"È troppo presto per dire che potrei tenere a galla entrambi?"
"Decisamente troppo presto."
Blaine abbassò la testa con un sorriso dolce e imbarazzato sulle labbra, si grattò la nuca, "È un no?"
Kurt guardò il leggero rossore che si stava diffondendo sulle sue guance, "Non voglio trascinarti con me, Blaine", gli disse, con tutta la delicatezza di cui era capace.
Blaine gli si parò davanti, lo costrinse a fermarsi e lo guardò negli occhi, "Lascia la scelta a me."
Kurt abbassò lo sguardo e sbuffò, "Non mi conosci nemmeno."
"Ho un istinto piuttosto buono."
Kurt sospirò, "Non hai intenzione di arrenderti, vero?"
Blaine gli rivolse un sorriso piuttosto soddisfatto, "Mai."
"Non osare venire a piangere sulla mia tomba, poi", lo avvertì Kurt con espressione seria, tendendo la mano in avanti col palmo rivolto verso l'alto.
Blaine gli porse il proprio cellulare senza rispondere, con un sorriso visibilmente più ampio di prima; Kurt vi inserì il proprio numero e glielo rese fingendosi esasperato.
"Molte grazie."
"Non è che tu mi abbia lasciato molta scelta."
Blaine gli rivolse un sorriso che era fin troppo furbo, "Sappiamo entrambi che saresti potuto scappare senza problemi."
Kurt lo guardò negli occhi e si sentì fin troppo vulnerabile, "Non sai quanto hai ragione."


*


Kurt era esausto.
Si lasciò cadere sul minuscolo letto e guardò la macchia d'umidità che scuriva una buona parte del soffitto. Non poteva permettersi niente di meglio, e già per poter alloggiare in quella stanza doveva lavorare nel motel fino allo sfinimento.
In momenti come quello, Kurt voleva solo che i numeri sul suo braccio si tramutassero in una seria infinita di zeri e che lo lasciassero andare.
Il cellulare vibrò due volte nella tasca dei suoi jeans; rimase immobile ancora per un attimo, contando i secondi nella propria testa, prima di trovare la forza di allungare il braccio per vedere chi gli avesse scritto.

22.03 Numero Sconosciuto
Mi è venuta un'idea.

22.03 Numero Sconosciuto
Ah, sono Blaine.

22.05
Un'idea.

22.05 Numero Sconosciuto
Sì, Kurt, un'idea.

22.06
Dovrò chiedertelo esplicitamente, vero?

22.06 Numero Sconosciuto
Già.

22.07
Blaine, luce dei miei occhi, quale brillante idea ha illuminato la tua mente?

22.07 Blaine
Ho apprezzato il sarcasmo. E il gruppo semantico.
22.07 Blaine
Comunque!
La mia brillante idea è la seguente: dal momento che non abbiamo moltissimo tempo, propongo di saltare la parte in cui fingiamo di non conoscerci. Andiamo direttamente a quella in cui siamo amici da ... Tre mesi?

22.08
Blaine, in quanto amico di vecchia data, devo sconsigliarti caldamente di bere così tanto.

22.09 Blaine
È un sì???

22.10
No, Blaine. È un "sei completamente pazzo, ho paura che mi ucciderai nel sonno".

22.11 Blaine
Che per il linguaggio degli amici di vecchia data significa sì.
Lo sapevo che saremmo andati subito d'accordo!

22.12
Buonanotte, Blaine.

22.12 Blaine
Buonanotte amico! :D



Kurt si ritrovò a fissare il soffitto con la sensazione di star cadendo in un precipizio. Ma aveva voglia di sorridere.
*


"Non so nemmeno come ci sei finito qui dentro."
Blaine gli lanciò un'occhiata entusiasta dal letto su cui era seduto a gambe incrociate, "Uhm -- Stavamo parlando nel bar --"
"E tu mi hai seguito fin qui", completò Kurt con un sospiro, stringendosi le braccia al petto, "Sei davvero uno stalker."
Blaine gli lanciò la peggior occhiata offesa di sempre, "Siamo amici di vecchia data, amico."
Kurt sbuffò e non rispose, si sedette sulla moquette consumata del pavimento e guardò la propria stanza con un po' di tristezza nel petto; Blaine stonava, lì. Blaine sembrava fatto per le cose belle.
"Posso chiederti una cosa?"
Kurt sollevò lo sguardo di scatto e notò che Blaine lo stava scrutando a fondo, in un modo che un po' gli faceva paura; scrollò le spalle e si portò le ginocchia al petto, "Me lo chiederai lo stesso."
Blaine annuì, ma aveva un'espressione stranamente seria. "Sì, in effetti è vero. Ma stavolta puoi non rispondere."
Kurt si limitò a rivolgergli un cenno col capo.
"Ce l'hai ancora quella lista che ti fanno fare a sedici anni? Quella delle cose che vorresti fare prima della fine?"
L'espressione di Kurt si fece vulnerabile solo per un istante, ma poi lui distolse lo sguardo e lo puntò lontano da quello di Blaine, "Perché me lo chiedi?"
"Curiosità", rispose Blaine con tono dolce, guardandolo a fondo, e Kurt capì che non poteva essere solo curiosità.
"Ce l'ho", rispose comunque in un sussurro, facendo scivolare solo per un attimo i propri occhi nei suoi.
"Posso vederla?"
Il capo di Kurt scattò verso l'alto in maniera quasi difensiva, "Perché dovresti? E non mi dire per curiosità."
Blaine si morse il labbro e abbassò lo sguardo, "Non so se te lo so spiegare."
"Provaci."
Blaine emise una specie di sbuffo esasperato e si scostò i capelli dalla fronte con un gesto nervoso, "È che -- Ho visto come sei. E vorrei sapere cosa ti farebbe felice. Non --", si sfregò la fronte con una mano, "Non so se sono riuscito a spiegarmi. Ora ti sembrerò persino più strano."
Kurt deglutì e lo guardò solo per un attimo. Non gli disse che a volte avrebbe voluto saperlo anche lui.
Si alzò in piedi con un movimento fluido e frugò per qualche secondo nel borsone che teneva nell'armadio della propria stanza finché non trovò un piccolo quaderno consumato e rovinato; frugò tra le pagine e trovoò un post-it scolorito.
Lo tese a Blaine senza dire niente, risedendosi immediatamente sul pavimento, le ginocchia strette al petto.
Blaine lo guardò senza fiato, come se non se l'aspettasse, e si affrettò ad abbassare lo sguardo sul foglietto sgualcito stretto tra le sue dita.
Lo fissò per un minuto abbondante, in completo silenzio.
Kurt aveva lo sguardo abbassato sulle propria ginocchia, si tormentava nervosamente le dita con uno strano nodo nel petto.
"Kurt?"
Lui alzò lo sguardo lentamente.
"Verresti via con me?"
Non è che Kurt volesse dire di sì.
È che non voleva dire di no.
Annuì.


*
 
3. Sfilare in passerella
 
"Sfilare in passerella", disse Blaine con tono appena canzonatorio, sistemando i piedi sul seggiolino di fronte a sé. Kurt li allontanò dandogli una pacca sulla gamba e gli rivolse un'occhiataccia, per poi indirizzare il proprio broncio al paesaggio che correva via velocissimo al di là del finestrino.
"Avevo sedici anni", borbottò con aria risentita.
"Non sto criticando", commentò Blaine con leggerezza, sollevando le mani in segno di resa; si sistemò meglio contro il seggiolino, incrociando le braccia sul petto, e chiuse gli occhi, "Ti conviene dormire", gli disse, "Ci vorrà qualche ora prima di arrivare alla stazione."
Kurt si limitò a commentare con un vago mmmh.
Non gli disse che il cuore gli batteva talmente forte che non ce l'avrebbe mai fatta ad addormentarsi.


*


Quando arrivarono nella hall dell'albergo, Kurt si sentì immensamente a disagio.
Deglutì e strinse la presa delle dita attorno alla cinghia del borsone, desiderando ardentemente di possedere ancora quei vestiti che tanto gli piacevano al liceo.
Spostò lo sguardo su Blaine e si rese immediatamente conto del fatto che quello fosse il suo ambiente. Ci aveva già pensato, al fatto che Blaine fosse fatto solo per le cose belle.
Si sentì ancora più a disagio.
Blaine tornò verso di lui con un sorriso smagliante, mostrandogli due chiavi magnetiche con aria visibilmente soddisfatta, "Ho le nostre camere!"
Kurt gli lanciò un'occhiata dubbiosa, prese un respiro profondo e disse: "Io non -- non posso pagare niente di tutto questo", accennò all'ambiente lussuoso attorno a sé e si sentì arrossire.
Blaine gli rivolse un'occhiata visibilmente confusa, "Non ti ho chiesto di pagare."
"Ma --"
"Kurt.", fu forse la prima volta che Blaine utilizzò un tono completamente serio, "Ho -- Parecchi soldi da parte. La mia famiglia è, uhm -- ricca? Quindi non preoccuparti. Voglio farlo."
Kurt si mordicchiò il labbro, "Nemmeno mi conosci."
Blaine gli rivolse un occhiolino e tornò ad essere il se stesso di sempre, "Forse è proprio questo il punto."


*


"Ho un amico nel campo della moda, ha detto che avrebbe dato volentieri una mano, basta non dirgli che non hai mai avuto nessuna esperienza, mi deve un favore e -- Kurt? Ma mi stai ascoltando?"
Kurt si riscosse con un sussulto, "Sì, scusa -- Mi stavo solo guardando intorno."
Blaine gli rivolse un'occhiata comprensiva, "Non sei mai stato a New York?"
Kurt scosse la testa, "Solo una volta. Con mio padre. Lui, uhm -- Cercò di --", si indicò il braccio deglutendo, "Farmi avere più tempo."
"Oh.", commentò Blaine, intristendosi un po'.
Alcuni ci provavano.
Girava voce che fosse possibile avere più tempo, che alcuni lo tenessero per sé e lo custodissero gelosamente.
Erano solo leggende.
Ma Blaine poteva capire.
Kurt si schiarì la voce, "Stavi dicendo?"


*


"Kurt, lui è Sam. Sam, questo è Kurt."
Blaine li presentò con un sorriso incoraggiante, e il ragazzo biondo e muscoloso strinse la mano di Kurt con sicurezza, "Piacere."
Kurt si sentì la lingua un po' secca. "Piacere mio", rispose con un filo di voce.
Blaine tossicchiò. Si rivolse a Sam, "Allora, credi di poterci aiutare?"
Sam studiò Kurt con un'occhiata indagatrice, "Hai qualche esperienza nel campo?"
"Qualcuna", Kurt rimase sul vago come gli aveva detto Blaine - Sam, uhm -- Non è propriamente una cima. Non farà troppe domande.
"Penso che potremo arrangiare qualcosa", annuì Sam, studiandolo da capo a piedi, "Ma non più di un completo. Non vorrei finire nei guai --", rivolse loro un'occhiata quasi di scuse.
Blaine lanciò a Kurt un'occhiata ansiosa, ma lui stava già annuendo con gli occhi più luminosi del solito, "Sì, sì, certo, sarebbe perfetto --"
Sam ridacchiò e annuì, "Allora credo si possa fare. Potresti stranamente funzionare con i vestiti di Martin -- Un piccolo stilista indipendente", spiegò in risposta all'occhiata interrogativa di Kurt, "Per questo la sfilata non sarà niente di particolarmente grande o affollata, ma comunque --", scrollò le spalle.
Blaine osservò solo il modo in cui gli occhi di Kurt stavano brillando.


*


"Ricorda: dritto fino in fondo, fai un giro su te stesso, torna indietro. Espressione seria -- anzi, non troppo, altrimenti sembra che tu stia per scoppiare a ridere --"
"Tranquillo Sam", lo interruppe Blaine con un sorriso allegro, lasciando penzolare le gambe dal tavolino su cui sono disposti tutti i trucchi che sono stati applicati sul viso di Kurt, "Ha una faccia da stronzo ammirabile. Può usare quella."
"Ehi!", protestò Kurt da dietro le tende, impegnato ad infilarsi in un paio di jeans neri e strettissimi, "Io non --"
"Oh, sì che ce l'hai.", lo interruppe Blaine senza scomporsi minimamente.
"Non è vero affatto", borbottò Kurt, scostando le tende per riemergere nella luce del camerino, "Io non ho nessuna faccia da stronzo. Ho solo la mia faccia."
Alzò lo sguardo dalla semplice maglia leggera che gli avvolgeva il busto dopo aver finito di sistemare le bretelle in modo che gli cadessero sui fianchi, aspettando la risposta pungente di Blaine, ma vide soltanto i suoi occhi dorati spalancati e le sue labbra leggermente separate.
"Però", commentò Sam con un sopracciglio inarcato, "Ripensandoci non dovrei farti andare in passerella. Rischio di perdere il lavoro."
Kurt arrossì e scosse il capo, "Non dire stupidaggini."
"Stai benissimo", soffiò Blaine, guardandolo con gli occhi spalancati, soffermandosi più del dovuto sulle sue lunghe gambe elegantemente avvolte in quei jeans assurdamente stretti.
Kurt arrossì ancora di più, pensò non lo sai che tu stai benissimo sempre, vero?, ma si riscosse subito.
Lanciò un'occhiata allo specchio accanto a Blaine e vide la persona che sarebbe potuto diventare.
Forse non era un caso che fosse accanto a Blaine.


*


Kurt lo percepì come un sogno --
I flash, le luci, la musica, gli applausi, i vestiti, sentirsi bene.
Ma non fu un sogno, non lo fu affatto.
Tornò nel backstage con il cuore che batteva all'impazzata, gli occhi lucidi e le guance rosse che facevano capolino sotto il trucco.
Trovò Blaine lì ad aspettarlo, con un sorriso luminoso sulle labbra, e si tuffò tra le sua braccia. E scoprì che ci stava piuttosto bene.


*


Aveva bisogno di una doccia e stava morendo di fame, ma quando arrivarono di fronte alle loro camere e Blaine fece per salutarlo, disse d'un fiato: "Vuoi parlare un po'?"
Blaine spalancò gli occhi per la sopresa, ma si affrettò ad annuire con il fiato incastrato in gola - era rimasto lì da quando Kurt era uscito da quel camerino. O forse da quando l'aveva visto seduto nel bar in una giornata piovosa.
Blaine si sedette automaticamente sul letto a gambe incrociate, e Kurt lo seguì più lentamente, come se stesse misurando attentamente i propri gesti. Si accomodò contro la testiera e si portò le ginocchia al petto.
Rimasero in silenzio quasi per un minuto intero, poi Kurt lo guardò negli occhi e sussurrò: "Grazie.", Blaine fece per interromperlo, ma non glielo permise, "Tu -- Non dire che non è niente, Blaine. Non ci conosciamo nemmeno e -- Non so nemmeno come ringraziarti. Non ho nulla."
Blaine deglutì, i suoi occhi brillarono, "Vuoi sapere perché lo faccio?"
Kurt lo osservò in silenzio per qualche secondo, annuì.
"Ti ho visto nel bar, quel giorno, ed eri -- tu. Con il broncio e i capelli disordinati. Eri lì, e ho pensato -- ho mancato di un soffio così tante cose. Non posso mancare anche lui.", deglutì e lasciò andare un sospiro, come se dirlo gli fosse costato fatica.
Kurt lo guardò senza parole, gli occhi spalancati e il cuore che batteva all'impazzata e pensò no, no, no, no --
Blaine si alzò lentamente, "Forse dovrei andare a dormire --"
Kurt poté solo annuire, la paura che cresceva lentamente nel suo petto.
"C'è una sorpresa per te domani mattina", gli disse Blaine con un sorriso, e poi, più dolcemente e a bassa voce: "Buonanotte, Kurt."
Kurt soffiò: "Buonanotte", e quando la porta si chiuse dietro Blaine riuscì solo a pensare non darmi un motivo per voler rimanere qui, ti prego --

3.Sfilare in passerella


*
 
2. Cantare a Broadway


"Quando hai detto che avevi una sorpresa di mattina non pensavo che dicessi così di mattina --"
"Oh, smetti di borbottare", lo rimbeccò Blaine con un sorriso divertito, "Bevi il tuo caffè. Mi ringrazierai."
"Non lo so se i miei desideri valgono le poche ore di sonno che mi restano", mugugnò lui in risposta.
Il respiro di Blaine si fece difficoltoso per un attimo. Sentì un dolore acuto al petto, ma cercò di ignorarlo.


*


"Come --? No, mi stai prendeno in giro. Non è possibile, mio dio ..."
Blaine ridacchiò e lo spinse nel teatro con gentilezza, "No, ti assicuro che è vero."
"Ma --", Kurt si voltò verso di lui con gli occhi spalancati, il respiro che usciva solo a scatti dai suoi polmoni, "Come --"
Blaine non poté fare a meno di sorridere, "Ho chiesto al custode", rispose semplicemente. Non aggiunse che gliel'aveva chiesto a suon di dollari, ma dall'occhiata che gli lanciò Kurt, non c'era bisogno che lo facesse.
"Ma --", Kurt girò su se stesso, osservò le poltrone e il palco, e anche con le luci spente sembrava tutto così magnifico --
"Smettila coi ma", lo incoraggiò Blaine con un cenno del capo, trascinandolo lungo il corridoio tra le poltrone verso il palco, "Non abbiamo tutto il tempo del mondo, su. Il tuo bigliettino diceva cantare. Canta."
"Ma -- Non -- Senza base ...? E sono anni che non --"
"Kurt."
"Mh?"
"Ci sono solo io."
Appunto.
Ma non glielo disse.
Salì sul palco lentamente, con passo reverenziale, deglutì e il cuore gli batté così forte che pensò gli sarebbe uscito dal petto.
Non era più abituato a sentire così tanto.
Si mosse lentamente, guardando le scenografie di uno spettacolo che non avrebbe mai visto, e si ricordò di quando aveva sedici anni e tante cose da sognare.
Le parole gli salirono alle labbra in un sussurro, come se le avesse chiamate – (x)

Someone to hold you too close,
Someone to hurt you too deep --


Immaginò la musica.
L'aveva ascoltata così tante volte --

Someone to sit in your chair,
To ruin your sleep,
Someone to need you too much,
Someone to know you too well,
Someone to pull you up short,
To put you through Hell --


Cantò più forte senza accorgersene, con gli occhi chiusi e le labbra che tremavano leggermente.

Someone you have to let in,
Someone whose feelings you spare --


Si voltò e aprì gli occhi, e in prima fila c'era Blaine.

Someone who, like it or not,
Will want you to share,
A little, a lot!


Lo trovò ironico, e un angolo delle sue labbra si sollevò in un mezzo sorriso un po' amaro.
Blaine lo imitò.
Forse aveva capito.

Someone to force you to care --

Ripensò alla propria vita.
Dovette di nuovo rendersi conto del fatto che stava per finire.
Guardò di nuovo negli occhi di Blaine e sentì i propri pizzicare fastidiosamente.

Someone to make you come through
Will always be there,
As frightened as you
Of being alive!

Being alive!
Being alive!
Being alive!


Una lacrima gli scivolò sulla guancia, e poi un'altra, e un'altra ancora, e vide che gli occhi di Blaine erano persino più luminosi del solito, e per un attimo desiderò così tanto d'essere tra le sue braccia che gli fece male.

Make me alive!
Make me alive!
Make me confused!
But alone, is alone --
Not alive!


Si strinse le braccia attorno al corpo e la sua voce si ridusse ad un sussurro --

Being alive,
Being alive --
Being alive!



*


Blaine si accovacciò accanto a lui sulla moquette della stanza dell'hotel.
Rimase in silenzio e lì.
Dopo quelle che parvero ore, Kurt disse: "Grazie", la voce ridotta ad un sussurro dalle lacrime che stava trattenendo.
Blaine si voltò verso di lui e disse: "Grazie a te", con un mormorio delicato.
Gli passò un braccio attorno alle spalle con gentilezza e lo avvicino a sé.
Kurt avrebbe dovuto dire di no.
Ma quella mattina aveva già perso troppe cose.
Così gli poggiò la testa sulla spalla e forse perse anche un pezzo di cuore.
 

2. Cantare a Broadway


*

4. Tornare a Lima


"Cosa c'è di così bello a Lima?", chiese Blaine, sfogliando distrattamente una rivista.
Kurt distolse lo sguardo dal finestrino con uno scatto, "Stiamo andando a Lima?", chiese in un soffio, come se tutto l'ossigeno gli fosse stato risucchiato dai polmoni.
Blaine gli rivolse un'occhiata cauta, "Uhm -- Sì, era sulla lista. Non -- Non va bene?"
Kurt deglutì e tornò a guardare fuori dal finestrino, "No, va -- Va bene. Certo."
Blaine studiò la tristezza che si era depositata nei suoi occhi e sotto la pelle del suo viso, e dovette reprimere l'impulso di stringere una sua mano tra le proprie.


*


 Kurt si guardò attorno nella stazione di Lima con aria persa.
C'erano così tanti ricordi che gli si bloccò il respiro nella gola.
"Stai bene?", gli chiese Blaine sottovoce, trascinando la propria valigia con un po' di difficoltà sul pavimento sconnesso.
Kurt si riscosse e gli rivolse un minuscolo sorriso, "Sì. Sì, sto bene."


*


Kurt bussò alla porta della stanza di Blaine con un groppo in gola.
Lui gli aprì dopo qualche secondo, i capelli scompigliati e liberi dal gel, i pantaloni del pigiama bassi sui suoi fianchi, "Kurt!", esclamò con aria vagamente sorpresa, cercando di aggiustare i ricci alla meglio, "Tutto bene?"
"Uhm --", Kurt si tormentò le dita, "Posso entrare?"


*


"C'è un motivo se ho deciso di tornare a Lima. Cioè, se l'ho -- messo nella lista."
Kurt lo disse talmente piano che Blaine dovette sforzarsi per sentirlo; si schiarì la voce e disse: "L'avevo immaginato", con tono soffice.
Kurt annuì e mantenne lo sguardo ostinatamente puntato sulle proprie dita; Blaine scivolò solo un po' più in avanti sul materasso, quanto bastava per essergli più vicino senza spaventarlo.
"Mio padre vive qui.", sussurrò Kurt. "Sono andato via di casa quando ho finito il liceo perché non volevo -- essere qui. Quando sarebbe successo", disse d'un fiato, gli occhi bassi e il petto che si alleggeriva ad ogni parola, "Si sente già così in colpa perché ha più tempo di me, e non volevo -- Così sono andato via. Sono -- tre anni."
"E vuoi vederlo di nuovo", constatò Blaine con un sussurro, lo sguardo ammorbidito dalla comprensione.
"Non lo so", mormorò Kurt, sollevando gli occhi per puntarli nei suoi, "Voglio, ma --"
Ma poi come faccio ad andare via?
Chiuse gli occhi e li strinse forte, si passò una mano sulla fronte e sbuffò, gettando la testa all'indietro.
Blaine si avvicinò facendo curvare leggermente il materasso, si sedette di fianco a lui con le gambe incrociate, "Credo che lui vorrebbe vederti", gli disse piano, seguendo il percorso di una minuscola goccia cristallina sulla sua guancia.
"Lo so", esalò Kurt, "Lo so che vorrebbe."
Blaine non resistette: gli sfiorò la guancia e raccolse sul polpastrello una lacrima che era sfuggita alle sue ciglia. Sentì Kurt tremare sotto quel tocco.
"Rimani qui", sussurrò Blaine, sforzandosi di non abbassare lo sguardo. "Dormi con me. Deciderai domani mattina."
E Kurt si disse che ormai aveva perso tutto.


*


Strinse la mano di Blaine con tutta la forza che aveva e sollevò l'altra per bussare.
Il toc toc gli rimbombò nella testa e lo fece sussultare.
Gli sembrò che Blaine stesse trattenendo il fiato assieme a lui.
La porta si aprì velocemente, e fu quasi troppo.
Gli occhi chiari di suo padre erano sempre gli stessi.
"Kurt."


*


Carole aveva trascinato Blaine in cucina con un sorriso dolce per offrirgli del tè.
Kurt si era sentito un po' perso e l'aveva seguito con lo sguardo. Non si era accorto -- era semplicemente Blaine. Non se n'era accorto.
Burt era seduto nella sua poltrona di fianco al televisore, lo stava guardando con un misto di tristezza e felicità, e forse c'era un po' di rimprovero.
"Mi dispiace, papà.", sussurrò. Era l'unica cosa che potesse dire.
Burt lo guardò con gli occhi leggermente lucidi, si schiarì la voce e si aggiustò il cappello sul capo, "Lo so, figliolo", rispose, burbero, "Ho letto la lettera che mi hai lasciato."
Kurt si limitò ad annuire, mantenendo gli occhi bassi, e improvvisamente desiderò che Blaine fosse di fianco a lui.
"Kurt", lui dovette sollevare lo sguardo su suo padre, "Credi che abbia amato meno tua madre solo perché sapevo che avrei dovuto lasciarla andare via presto? O che non avrei avuto la stessa, identica paura di amarla anche se non l'avessi saputo?"
Kurt deglutì a vuoto, "Non lo so", rispose in un mormorio rauco.
"Amare fa paura, figliolo", disse Burt con la voce più roca del solito, "Che sia per poco o per tanto tempo. Andando via -- Non hai cambiato le cose."
Kurt gli rivolse un'espressione che era senza speranza, "Speravo che -- Non lo so, che forse -- Avresti dimenticato --"
Burt scosse la testa e disse solo: "Kurt.", con un tono un po' condiscendente, un po' non dire idiozie a tuo padre.
"Lo speravo", mormorò Kurt, scrollando le spalle. "Non voglio che -- Per colpa mia --".
Ma Burt si alzò dalla propria poltrona e gli disse: "Vieni qui e abbracciami, per piacere", e Kurt capì.


*


Burt lo guardò interagire con Blaine, scosse la testa e sorrise.
Più tardi gli disse: "Hai lottato tutta la vita per non far avvicinare nessuno, e Blaine ci è riuscito senza che tu nemmeno te ne accorgessi."
Kurt guardò Blaine che chiacchierava allegramente con Carole e si disse che forse non aveva perso niente.
Forse aveva appena cominciato a trovare tutto.
Gli si spezzò un po' il cuore nel petto.

 
4. Tornare a Lima


*

5. Indossare il kilt al Prom


"Dov'è che l'hai trovato, tra l'altro, un kilt?"
"Se l'è cucito da solo", grugnì Burt dal salotto.
Blaine lo guardò con un misto di ammirazione e stupore, e Kurt continuò a cucinare con un lieve rossore sulle guance.


*


Il cuore gli rimbombava nelle orecchie.
Si sentiva quasi tremare le ossa.
Deglutì e si passò le mani sul kilt a scacchi, e scese le scale fino al salotto con le gambe che tremavano; dovette aggrapparsi al corrimano per non cadere.
Blaine era lì, dopo l'ultimo gradino.
Aveva lo sguardo basso e si stava tirando nervosamente le maniche della giacca dello smoking nero e semplice che gli calzava a pennello.
Non gli serviva nemmeno troppa immaginazione per immaginare il se stesso di qualche anno prima, un diciassettenne che voleva solo andare al ballo scolastico con il ragazzo che amava - o credeva di amare - per poter ballare tra le sue braccia.
Se Blaine fosse stato lì all'epoca, forse --
I loro occhi si incrociarono, e ad entrambi mancò il fiato.
Eccoti qui.
Sei bellissimo.



*


Il parcheggio del McKinley lo innervosiva.
Si tormentò le dita fino a farsi male, torcendole sul proprio grembo.
Blaine gli afferrò una mano con fermezza, continuando a fissare oltre il parabrezza per trovare parcheggio, e Kurt si sentì improvvisamente più al sicuro.
Blaine non avrebbe lasciato che gli accadesse niente di male.


*


La palestra non era cambiata affatto.
Forse era solo un po' più vecchia e malconcia.
Le persone cominciarono a borbottare e indicarli nel momento in cui misero piede nell'enorme sala, il brusio appena udibile al di sopra della musica, ma Blaine sembrò non farci caso: gli offrì il braccio con un sorriso radioso, e Kurt si aggrappò al suo gomito come si sarebbe aggrappato all'unica salvezza che gli era rimasta.
"Va tutto bene", sussurrò Blaine, piegandosi leggermente verso di lui, "Nessuno dirà niente."
Kurt deglutì e si sforzò di annuire, ma le sue spalle rimasero rigide per la tensione; l'espressione di Blaine si storse in una smorfia insoddisfatta, fece scivolare le proprie dita tra le sue e disse: "Balla con me."
Kurt si guardò attorno con un'espressione quasi terrorizzata, "Non so se --"
"Kurt", Blaine fissò i propri occhi nei suoi, "Balla con me." (x)
E Kurt si rese conto che non avrebbe mai potuto dirgli di no.
Gli passò tentativamente le mani attorno alle spalle, intrecciò le proprie dita dietro il suo collo e si sentì mancare il respiro.
Blaine gli poggiò le mani sui fianchi con delicatezza, le fece scorrere fino ad avvolgerlo tra le proprie braccia e gli sorrise.

We are surrounded by all of these lies
And people who talk too much,
You got the kind of look in your eyes
As if no one knows anything but us --


"Sei bellissimo", sussurrò Blaine con gli occhi pieni di qualcosa che Kurt non seppe definire.
Ma gli fece paura.
Gli fece venire voglia di correre via e rimanere tra le sue braccia per sempre.
"Non -- Blaine, non --"
"Shh", Blaine si strinse a lui un po' di più.

Should this be the last thing I see,
I want you to know it's enough for me
'Cause all that you are is all that I'll ever need --


"Lasciami scegliere", mormorò Blaine nell'incavo della sua gola, "Io --"

I'm so in love, so in love,
So in love, so in love --


"Non lo dire. Non lo dire, non lo dire."
Blaine lo guardò come se non avesse più speranza, con un sorriso un po' triste, "Ma mi sto innamorando di te."
Kurt lasciò andare un sospiro tremante, si sciolse un po' tra le sue braccia e poggiò la propria fronte contro la sua con gli occhi chiusi. "No."
Blaine gli afferrò il mento tra le dita e lo costrinse a guardarlo. "", disse con forza, e premette le proprie labbra contro le sue.
Come se potessero essere più forti del tempo.

Should this be the last thing I see
I want you to know it's enough for me,
'Cause all that you are is all that I'll ever need --

I'm so in love, so in love,
So in love, love, love, love,
So in love --


 
5. Indossare il kilt al Prom


*
1. Fare il bagno nell'Oceano


"Perché fare il bagno nell'Oceano?", gli chiese Blaine con tono soffice, scostandogli i capelli dalla fronte.
Kurt scrollò un po' le spalle e si mosse finché il suo viso non fu completamente affondato nella curva del collo di Blaine, "Non lo so. Mi sembrava qualcosa che non avrei mai potuto fare."
Blaine rimase in silenzio per qualche secondo, "Hai scelto cose che non pensavi di poter fare?", gli chiese, una lieve tristezza nella voce.
Kurt sospirò un po', "Non avrebbe fatto così male nel caso non ci fossi riuscito."
Blaine lo strinse un po' più forte e gli lasciò un bacio tra i capelli.
La città scorreva via veloce sotto le rotaie del treno.


*


"Non lo so come mai non mi sorprende che tu abbia una villa a cento metri dall'Oceano."
Blaine gli rivolse un sorriso radioso e gli lasciò un bacio sulla punta del naso, "Sono meraviglioso fino a questo punto, sì."
"Stavo per dire che sembri essere fatto su misura per i miei sogni", ribatté Kurt a bassa voce, passandogli le dita tra i ricci scompigliati dal viaggio.


*
 

1. Fare il bagno nell'Oceano


*


"Kurt?"
Blaine non aveva mai avuto un tono di voce così serio, e Kurt ne ebbe quasi paura.
"C'è una cosa che devo farti vedere."


*


"Tu --", Kurt lesse di nuovo i numeri sul suo braccio, si sentì mancare l'ossigeno e dovette poggiarsi alla parete con la schiena, perché non era possibile. "Tu -- Hai -- Hai due giorni?"
Blaine deglutì e annuì lentamente, lasciando ricadere il braccio lungo il proprio corpo.
Kurt lo guardò in silenzio, con gli occhi spalancati e traboccanti di lacrime, "No", continuò a sussurrare, passandosi le dita tra i capelli, "Non -- Non prima di me, devi avere più tempo, tu --"
Blaine gli si avvicinò e gli passò il palmo di una mano sul viso per asciugare le sue guance, "Mi dispiace, mi dispiace così tanto", gli disse in un sussurro, gli occhi incredibilmente lucidi, troppo luminosi, "Avevo così paura che te ne saresti andato, non sono riuscito a -- a trovare il momento --"
"Ma tu non --", Kurt lo guardò negli occhi, "Non puoi lasciarmi qui -- per favore --"
"Lo so", sussurrò Blaine, accarezzandogli i capelli con le lacrime che scorrevano lungo le sue guance, "Mi dispiace così tanto amore, non sai quanto -- Non voglio lasciarti --"
"Non -- non posso --"
"Sì che puoi", Blaine glielo disse con forza, prendendogli il viso tra le mani, "Puoi. Sei la persona più forte che abbia mai incontrato, certo che puoi --"
Kurt scosse la testa, "No -- È solo da quando ho incontrato te, lo sai che io avrei solo aspettato -- Non -- ti prego, Blaine --"
Dimmi che è solo un brutto sogno, ti prego, dimmi che è una bugia --
Blaine lo avvolse tra le proprie braccia e non disse niente, lo tenne stretto e lo baciò, se solo sapessi quanto sei forte.


*


Blaine si spinse lentamente dentro di lui, scostandogli i capelli sudati dalla fronte e guardando nei suoi occhi azzurri.
"Ti amo", gli sussurrò.
Kurt gli passò le braccia attorno al collo e lo baciò con le labbra che tremavano e una lacrima che gli scorreva fino alla tempia, "Ti amo anch'io."


*


Kurt gli passò un dito sul petto, lentamente, ascoltando il battito lento e regolare del suo cuore sotto la propria guancia.
"Quella che ti ho dato non è l'unica lista", mormorò.
Le dita di Blaine si muovevano leggere sulla pelle della sua schiena, "Oh.", disse, e sembrò vagamente deluso, "E cosa c'è sull'altra?"
Kurt si spostò per guardarlo negli occhi, "Innamorarmi.", rispose a bassa voce, "Ed essere felice.", rimase in silenzio per un secondo e poi disse: "Avrei potuto semplicemente scrivere il tuo nome."


*


A Kurt non era mai piaciuto assegnare un valore al dolore; ogni tanto lo fanno fare. Si ricordava che una volta da piccolo si era rotto un braccio, e l'infermiera gli aveva chiesto quanto dolore sentisse da uno a dieci. Kurt non aveva risposto; non è che non volesse rispondere, è che non aveva capito.
Com'è che, esattamente, si valuta il dolore? Quant'è uno? E dieci? Ma un cuore spezzato si valuta sulla stessa scala di dolore o ce n'è una a parte? Perché secondo lui un bel cuore spezzato può essere anche un otto. Un otto e mezzo.
Ed è una scala relativa all'età? Si sente meno dolore quando si invecchia? O forse è una scala che tiene conto anche di quanto si dimostra la presenza di questo dolore?
Ci sono troppe variabili per ridurlo ad una scala.
Ma poi ha capito.
In quel momento ha capito.
Non è la scala, il punto.
Il punto è quando provi un dolore così forte che non ti importa di nessuna variabile, quando devi chiudere gli occhi e stringerli forte perché la realtà ti fa troppo male, quando senti una pressione sulla schiena e un vuoto nel petto che ti fanno accartocciare su te stesso e pensi che non riuscirai a rialzarti mai più.
Non è la scala, il punto. Non sono i dolori nella scala, il punto, quelli per cui ancora ti puoi preoccupare delle variabili. La scala serve a capire che è un dolore ancora razionale, che fa male, ma poi finirà.
Sono i dolori fuori dalla scala, il punto.
Sono quei dolori per cui pensi che non respirerai mai più.


*


Blaine gli fece trovare un post-it vecchio e sgualcito sul comodino.
 
1. Trovare il mio pezzo mancante

*


Kurt chiuse gli occhi e strinse il foglietto al proprio petto.
Guardò i numeri sul proprio braccio.
Novantasei ore.


*
 
- Oh, eccoti qui. Ti sto aspettando da una vita!
- Oh, sta' zitto, hai dovuto aspettare solo quattro giorni.





***
The end.








 
Note:
Alla vostra destra trovate dei mattarelli di gommapiuma con cui picchiare l'autrice.
Sono una persona pessima.
Me ne rendo conto.
Devo dire che questa FF non mi è venuta per niente come me l'ero immaginata - non so se sia venuta meglio o peggio, sinceramente >.<
Mi fate sapere che ve ne è parso?
Anche se fosse per mandarmi a quel paese.
Un bacione!
 

 

  
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