Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: hp_in_my_heart    20/10/2014    0 recensioni
Il ritorno di Astrid, secondo le linee guida del contest per cui ho creato questo personaggio. La giovane viaggia in treno per andare a trovare una zia... E se incontrasse un ragazzo che la colpisce? Cosa succederà?
[Questa storia partecipa al "White teeth teens" contest indetto da Son of a preacher man sul forum di EFP.]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore: hp_in_my_heart
Titolo: Incontro sul treno.
Rating: verde
Genere: Introspettivo, generale
Coppia: het
Nda: ecco la storia per il secondo turno. Lo so, Astrid è la vera protagonista di questa storia, ma è normale, perchè è con i suoi occhi che assistiamo all'incontro con Aleksandr. Be, spero che ti piaccia!





Incontro sul treno.

 

“Dlin dlon! Il treno per Torino è in partenza al binario sette.”
L'annuncio dell'altoparlante distolse Astrid dalle sue riflessioni. Si sentiva triste come al solito, ma cercava disperatamente un'emozione nuova, qualcosa sulle ali della quale riaprirsi alla vita. Sentiva e sperava che la sua vita fosse ad una svolta. Non sapeva se in peggio o in meglio, ma sperava in qualche risvolto positivo.
Fece appena in tempo a prendere la sua valigia e ha buttarla sul vagone del treno – perchè cavolo devono sempre fare dei gradini altissimi, divino Gesù?- e salire a sua volta prima che il treno partisse con quel rumore caratteristico. Ovviamente, erano passati almeno cinque minuti dall'annuncio dell'altoparlante, ma lei era rimasta persa nei suoi pensieri, perdendosi così anche l'elenco delle fermate. Pregò la Madonna di Lourdes che gli altoparlanti interni annunciassero ogni fermata. Forse era eccessivo preoccuparsi così tanto, doveva scendere a Torino Porta Nuova che era l'ultima fermata, ma a lei piaceva essere informata sul percorso del treno.
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Certo, sapeva già da prima che il treno era un Intercity, ma ora che la prospettiva di sedersi in uno di quei gabbiotti si avvicinava, si sentiva sempre più come un condannato a morte che cammini verso il patibolo. Odiava quei cavolo di gabbiotti. Erano da sei, ma per starci comodi, avrebbero dovuto essere da quattro. Per lei che soffriva di una forma medio-grave di agorafobia, non era una bella prospettiva passarci cinque ore filate.
Trascinò il suo trolley per mezzo vagone prima di trovare il suo gabbiotto. “Resto il tempo di sistemare la valigia, poi sparisco in corridoio. Si soffoca, qui dentro.” Pensò, guardando dentro il gabbiotto e scoprendo, con suo disappunto, che era già mezzo pieno. In fondo, però, se lo aspettava. Non poteva certo permettersi di prenotare sei posti solo per sé. “Non che in corridoio sia comodo, ma almeno ci sarà un po' d'aria.”
Stava per eseguire quello che aveva pensato, sistemando la valigia sulla rastrelliera sopra il suo sedile, quando il suo sguardo venne catturato da un ragazzo seduto, anzi quasi appallottolato, sotto il finestrino. Capelli biondi, fisico minuto, occhi chiusi, per cui era impossibile dirne il colore. Se tanto mi da tanto, però, doveva avere gli occhi chiari.
Astrid rimase immobile a fissarlo per qualche secondo, prima di scuotere la testa, come per snebbiarla, e dirigersi nel corridoio. Prima  sistemò la valigia e cercò di non pestare i piedi a nessuno mentre usciva. Speranza vana. La signora di mezza età seduta di fronte a lei che leggeva una rivista alzò la testa per freddarla con un'occhiataccia. Lei mormorò un “Mi scusi” che quasi non si sentiva prima di uscire.
Una volta fuori, fece un piccolo sospiro di sollievo. Non che fosse comodo stare in piedi per tanto tempo, ma almeno il corridoio era deserto e poteva respirare un po' meglio. E poi, c'erano sempre quei sedili incastrati nella parete di cui approfittare.
Si sistemò nel sedile appena dopo il suo gabbiotto, ma da cui poteva comunque vederne l'interno. Così avrebbe potuto osservare lo strano ragazzo che l'aveva colpita.
Si infilò la mano in tasca, tirò fuori l'Ipod azzurro -regalo per il suo compleanno da parte dei suoi genitori- e sciolse i nodi delle cuffie. Compagne indispensabili, per i lunghi viaggi. Si mise le cuffie alle orecchie e impostò la riproduzione su casuale. Le piaceva scoprire cosa le averebbe riservato la sorte; quando avrebbe dovuto smettere, però, sarebbe stata dispiaciuta per non aver potuto scoprire qual'era la canzone successiva.
Per un po' restò a guardare il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, sempre diverso, mentre la musica cullava i suoi pensieri. Si stava quasi per addormentare, quando una delle tante occhiate lanciate allo strano ragazzo la informarono che era sveglio. Sì, come immaginava aveva gli occhi chiari, di un azzurro stupendo.
Alzò lo sguardo appena in tempo per vederlo estrarre un quadernetto di legno con sopra un lupo ringhiante nero- il suo cuore ebbe un guizzo vedendo il simbolo conosciuto- e una penna a sfera blu, di quelle col corpo a strisce che conosceva bene. Erano anche le sue preferite.
Lo guardò scrivere per un po' e lui, probabilmente sentendosi osservato, alzò lo sguardo. I loro occhi si incontrarono per un momento prima che lei, arrossendo un po', distogliesse i propri. Da quel momento in poi, le sembrò che il tempo scorresse più veloce, soprattutto quando lui alzava gli occhi, ricambiando le sue occhiate.
Andarono avanti così finchè non calò la sera. Gli altoparlanti annunciarono “Torino Porta Nuova, capolinea del treno”. Astrid sobbalzò. Era così presa dalla musica e da quel ragazzo che non aveva sentito annunciare le altre fermate. Corse nel suo gabbiotto a prendere la valigia, sentendo lo sguardo del ragazzo su di sé.
Seguì il flusso di gente che scorreva verso l'uscita e, infine, sui binari. Si fermò subito, doveva aspettare sua zia che sarebbe venuta a prenderla. Stava mettendo a posto l'Ipod, delusa perchè non avrebbe mai saputo qual'era la canzone successiva, quando si sentì picchiettare su una spalla.
Si girò e si ritrovò davanti il ragazzo del treno. Per la decima volta, pensò che assomigliava a Tom Felton o a Leonardo Di Caprio da giovane. Decisamente bello, anche se un pochino efebico.
“Ciao, ho visto che prima mi guardavi e, ecco, sono curioso... Tranquilla, voglio solo presentarmi, il mio nome è Aleksandr. Anzi, volevo anche darti questo,” disse, passandole un bigliettino piegato in due.
“Scusami, devo andare,” aggiunse, sparendo tra la folla. Il tutto era durato dieci secondi scarsi, visto che il ragazzo aveva parlato a macchinetta, e lei non aveva avuto il tempo di dire neanche una parola. Lui sembrava quasi combattuto se fare quel gesto o no.
Astrid aprì il biglietto, curiosa. C'era scritto ALEKSANDR, in maiuscolo, e sotto il numero di telefono. Sorrise, mettendoselo in tasca. Salutò con la mano sua zia che era appena apparsa sul binario. Allora era vero che nascondere le braccia tagliate portava i suoi frutti.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: hp_in_my_heart