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Autore: _Jane_Doe_    20/10/2014    2 recensioni
Un cadavere viene ritrovato.
Sulla scena del crimine, una persona misteriosa.
Una promessa e un contratto.
Del sangue versato per proteggere una donna e un ladro di anime non proprio corretto.
Il cane da guardia della regina e il suo oscuro maggiordomo sono nuovamente chiamati a risolvere un caso.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Donne e Cadaveri: combinazione letale.


L’uggiosa Londra di fine Marzo mi provoca un senso di vuoto e malinconia.
Sospiro,
Tutti i miei impegni di oggi hanno dovuto saltare perché ho ricevuto un nuovo incarico dalla regina.
Un uomo è stato ucciso in circostanze misteriose e sospette e sua Maestà, preoccupata che questo episodio potesse spezzare l’ordine della vita dei suoi sudditi, mi ha chiesto di indagare.
È per questo motivo che sono a Londra adesso.
Arrivati sulla scena del crimine, non riesco nemmeno a vedere il corpo da quanta gente c’è.
Mi faccio spazio fra la folla fino a raggiungere il commissario Randall.
-Allora… cosa abbiamo qui? - Chiedo con un sorriso maligno stampato in faccia, mostrando la lettera di Sua Maestà.
-Conte Phantohive – Mi lancia uno sguardo truce. Starà pensando la stessa cosa di sempre: ecco, è arrivato il ragazzino che vuole portarmi via il lavoro. – La vittima si chiamava Richard Shembrun, sembra che non avesse nemici, nessun problema con la legge. Non è registrato a Scotland Yard.
L’agente Abberline fa un passo avanti verso di me – Eppure, da come hanno ridotto il corpo di questo poveretto, non si direbbe proprio.
Annuisco, assente. Guardo quello che rimane del corpo e mi viene la nausea. Tutti e quattro gli arti staccati, da cui sono state staccate a loro volta le dita e non si trovano da nessuna parte, il torace, tagliato a metà, e il cuore strappato via.
Solo la testa sembra essere intatta.
Quale mente malata potrebbe ridurre una persona in questo stato e porterebbe via il suo cuore?
Sicuramente non un essere umano o almeno lo spero.
-Bocchan – Sebastian si china verso di me, avvicinandosi al mio orecchio con il suo solito fare da diavolo.
-Che c’è Sebastian? – M’infastidisce questa sua vicinanza quando penso.
-Guardi laggiù, abbiamo visite. –Oltre la folla, solitaria, lontana da tutti, appoggiata al muro di un edificio di un nobile in questa parte della città. –Non è umana.
-Ne sei sicuro? - Continuo a guardarla. I capelli argentei imperlati dalla leggera pioggia oscillano mossi dal vento della sera che ormai sta arrivando, si stagliano come un faro nella notte sopra quei vestiti scuri da uomo.
-Fin troppo.
Sarà implicata nel fatto? Forse no.
Chiunque, anche se avesse avuto una piccolissima parte nel piano, mostrerebbe un po’ più interesse. Invece lei se ne sta fregando. Stringe i pugni come se fosse arrabbiata tenendo il viso basso sotto il cappello nero.
 
Allora, per quale motivo è qui se non è interessata a quello che è successo?
Dobbiamo tenerla d’occhio, chiunque sia.
Un attimo e lei non c’è più – Dov’è andata?
-Non lo so, ma credo si sia accorta di noi.
-Accidenti...
-Ho una certa sensazione Bocchan.
Sospiro. – E quale sarebbe? – Cerco ancora quella donna tra la folla.
-La rivedremo.
Annuisco. – Andiamo Sebastian. Torniamo a casa. – Lancio un ultimo sguardo al commissario Randall- Aiutiamo Scotland Yard a risolvere questo caso.
Sorrido mentre ci allontaniamo, tra le maledizioni di Randall che mi mettono sempre di buon umore.
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Guardo il paesaggio scorrere velocemente dal finestrino della carrozza mentre ci allontaniamo velocemente da Londra per tornare alla villa Phantomhive.
Sospiro. Quella donna…
-State ancora pensando alla donna di prima, Bocchan?
Annuisco assente.
-Sei sicuro che non fosse umana?
Se Sebastian avesse ragione, cosa di cui purtroppo sono certo, avremmo un bel problema. Che sia uno Shinigami o un demone, la cosa cambierebbe poco.
-Sapete che non posso mentirvi.
-Giusto- Non sembrava potesse essere un demone, mi ricordava più qualcun altro.
Un brivido lungo la schiena mentre mi giunge in mente un’immagine di Grell, quello strano shinigami rosso sangue.
-Siamo arrivati Bocchan.
Scendo dalla carrozza, dirigendomi subito dentro casa seguito da Sebastian. Non faccio nemmeno caso a Finny e Meyrin che mi salutano, e mi ritiro nella mia camera.
-Bocchan – La voce di Sebastian dietro la porta. – Non volete mangiare?
Apre la porta, sembrandomi anche quasi preoccupato. Cosa praticamente impossibile.
-Non ho fame. Vado a dormire.
-Va bene, allora vi aiuto a prepararvi.
Sospiro, mentre Sebastian comincia a togliermi i vestiti.
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Apro gli occhi.
Dove mi trovo?
Questa è la mia stanza ne sono certo eppure, nello stesso momento, è come se non lo fosse.
Una risata sommessa. – Chi c’è?
-Rilassati giovane conte.
Una donna? Nella mia stanza, a quest’ora di notte?
La voce proveniva da un angolo sella stanza, ma è troppo buio per riuscire a vedere chi è questa persona.
Non posso far altro che chiederlo, anche se mi sembra stupido.
-Chi sei?
-Io? – Un’altra risata – Nessuno. O forse si, qualcuno sono ma per te è troppo presto per saperlo.
Maledizione. – Quando allora?
Questo è un sogno. Deve esserlo.
Non posso certo chiamare Sebastian per una scemenza simile, non farebbe altro che continuare a prendermi in giro dopo.
-Quando ne avrò voglia, stai pronto però Ciel Phantomhive. – La donna mette la mano proprio davanti alla finestra affinché la luna la illumini. Qualcosa, su quella candida pelle, attira la mia attenzione. Un anello a forma di teschio nei cui occhi sono stati incastonati due rubini. – Quando lo rivedrai, capirai che quel momento è arrivato.
-Dammi almeno un indizio!
Ride ancora, divertita dal mio voler conoscere la verità. –Tornate a dormire giovane conte, ne avrete bisogno d’ora in avanti.
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Niente, niente, assolutamente niente.
Qualunque cosa io faccia, qualunque pista decida di seguire, non riesco ad avvicinarmi nemmeno un po’ al colpevole.
Nonostante tutti gli sforzi che faccio, non riesco a trovare nessun sospettato.
 
Butto all’aria tutti i fogli sulla mia scrivania.
Maledizione.
Mi alzo dirigendomi alla finestra.
 
…Richard Shembrun, chi ti ha ridotto così, e perché?
Sospiro.
-Bocchan, il sogno dell’altra notte vi turba ancora?
Per colpa di quella donna poi non riesco nemmeno a concentrarmi come si deve.
C’è solo una cosa da fare – Sebastian prepara la carrozza. – Se voglio capirci qualcosa devo incontrare lui, l’unico mio informatore ancora reperibile, che potrebbe aiutarmi a conoscere di più la vittima. – Andiamo da Lau.
-Yes, my Lord.
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Deglutisco. Non è di certo la prima volta che vengo qui, ma ho sempre questa strana sensazione di… non so spiegare cosa. Ma è strano.
Dopotutto, è un luogo in cui la gente troverebbe strano vedere uno come me. Agli occhi di tutti sono solo un bambino. Ma devo entrare, anche se mi crea un forte senso di nausea tutto quel fumo.
-Andiamo Sebastian.
Entriamo, aprendo una piccola porticina sul retro del magazzino di Lau, mentre una densa nube di fumo maleodorante mi investe.
Che schifo.
-Tutto bene, Bocchan?
-Il solito Sebastian. Il fumo mi dà la nausea, ma devo vedere Lau a tutti i costi.
Percorrendo la grande sala, mi guardo intorno. La creme della società inglese si trova qui a quest’ora del pomeriggio, a fumare, bere, giocare d’azzardo e spassarsela con qualche amichetta di Lau. Persone che, fino all’ora di pranzo, puoi trovare in Parlamento, nelle banche o a casa proprio a contare il denaro sporco che hanno riciclato.
Entriamo in una piccola saletta, divisa da tutto.
Lau è lì, seduto su un divano di velluto rosso, in compagnia di Ran-Mau e altre ragazze orientali.
Sorride non appena ci vede, facendo gesto alle ragazze di uscire. Anche Ran-Mau esce, lasciandoci soli in questa stanza buia.
-Buon pomeriggio conte, in cosa posso esservi utile questa volta? Il vostro ultimo caso è risultato talmente difficile che senza di me non potete proseguire?
-Ho bisogno di sapere qualunque cosa tu possa dirmi su di lui, Lau. Immagino che la mafia cinese non c’entri, ma potresti comunque avere delle informazioni.
Lau sorride in modo malato. -Pensavo foste qui per quel vostro sogno.
 
Come fa a sapere del mio sogno?
Tossisco, non devo sembrare sorpreso, credo sia proprio il risultato che vuole ottenere.
-Non credo tu possa fare qualcosa per i miei sogni, quindi.
-Ne siete sicuro?
Cos’è questa, una sfida per caso?
-Cosa sai tu?
Io e Sebastian ci voltiamo di colpo quando la porta dietro di noi si apre.
L’uomo sogghigna rispondendo alla mia domanda.
-Esattamente tutto quello che è successo.
 
Una donna entra con un passo elegante.
È la stessa ragazza che abbiamo visto il giorno del ritrovamento del cadavere.
-Ma quanto siamo impazienti – Questa voce io la conosco- Ti avevo detto che tutto ti sarebbe stato più chiaro non appena avessi voluto
Sorride scuotendo la testa.
-Tu. – Lei è anche la stessa ragazza del mio sogno, ne sono quasi completamente sicuro.
Mi si avvicina prendendomi il viso tra le mani.
Gli occhi giallo verdi fissi nei miei.
-Non avere paura di me Ciel Phantomhive.
Sebastian prende il polso della ragazza, staccando una delle due mani dal mio viso.
-Scusatemi signorina, devo chiederle di tenere giù le mani dal mio Bocchan.
Lei sorride. Colgo l’occasione per guardarle la mano.
I due rubini brillano come un fuoco scoppiettante su quell’anello.
-Sta tranquillo, non ho intenzione di fargli del male – La donna si avvicina a Sebastian dopo avermi lasciato andare, e gli sussurra qualcosa all’orecchio.
Purtroppo non riesco a sentire niente.
Inaspettatamente, Sebastian si morde un labbro.
Non ha mai avuto una reazione del genere, dovrei iniziare a preoccuparmi?
-Evelyn, bentornata!
E così Lau la conosce, e anche molto bene.
La cosa non significa nulla di buono.
 
La ragazza dai capelli argentei scivola leggermente nella stanza come uno spettro.
Si mette alle spalle dell’asiatico, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Lui annuisce appena, con una strana espressione su volto, mentre la ragazza dai capelli argentei, dopo aver lanciato l’ultima occhiata a Sebastian, sparisce uscendo da un’altra porta.
-Bocchan...
Quella ragazza è un mistero anche ben più grande del motivo dell’uccisione di Shembrun, ma come ha detto Sebastian la prima volta, la rivedremo. Ancora.
-Andiamo Sebastian – Mi volto per andare verso la porta – Non pensare che la storia si sia conclusa, Lau.
Lo sento sogghignare mentre varco l’uscio verso l’esterno
-Non l’ho mai pensato, conte.
Sebastian chiude la porta alle nostre spalle, dividendo il mio mondo con quello del cinese.
Infine, non credo che potesse sapere molto su Richard Shembrun, sappiamo tutti come è morto e, a meno che lui non lo conoscesse, cosa che dubito fortemente, non potrebbe mai conoscere la motivazione di un gesto così folle.
E allora per quale assurda ragione ho scelto proprio di venire da lui?
   
 
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