Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Itsakira    20/10/2014    0 recensioni
Per la prima volta nella storia dell'umanità, Dio decide di dare una seconda possibilità a un ragazzo morto in un incidente di nome Edwyn. Questo, ormai angelo, potrà tornare umano solo se, nella mezzanotte esatta della notte del suo compleanno, quindi prima di invecchiare ancora, riuscirà a baciare la donna che, se non fosse stato investito, avrebbe fatto parte della sua vita. Il problema è, quindi, trovarla. Liz entra apparentemente per caso nella sua vita, e da quel momento iniziano a capitarle cose molte strane, avvenimenti paranormali. Qualcuno cerca di ucciderla. Gli inferi si sono ribellati, i dannati e i demoni sono pronti a combattere per impedire che Edwyn sfrutti una possibilità che a loro non è stata data. La guerra tra i mondi inizia quando capiscono che ucciderli non è semplice. Dove porterà tutto questo?
Il cielo si fece scuro, il vento mi scompigliava i capelli. Guardavo, dal punto più alto della collina, il mio campo di battaglia. Lo aspettavo, con lo stomaco aggrovigliato, pronta a combattere. Non sapevo se il mio cuore avrebbe retto all’impatto. Poteva una ragazza, fragile e umana, uccidere un demone, per salvare un angelo, di cui era innamorata?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattro – Antidoto e veleno

Vedevo i corridoi scolastici, ma camminavo lenta come uno zombie. Avevo dormito solo due ore. Due fottutissime ore. E, come se non bastasse, quelle due ore erano state frutto di un orrendo incubo. Sono qualcosa di strano, gli incubi, frutto della tua immaginazione ma molto reali e quando ti svegli la paura e l’angoscia continua ad abitare dentro di te come se avessi davvero vissuto quello che hai sognato. La tua mente sa che, razionalmente, è solo immaginazione.
Irrazionalmente, la paura di Adam Gustin non era cessata.
« Ehi, Liz. » mi salutò Marie. Sopraffatta com’ero dal sonno, non mi ero accorta che si era avvicinata e camminava con me. « Anche tu hai un’aria stanca. Io non ho dormito stanotte. »
Un campanello d’allarme mi fece scattare. Mi girai verso di lei con tutta la forza che avevo. Non aveva occhiaie come le mie –probabilmente le aveva coperte con del correttore- ma la conoscevo e potevo facilmente intuire che era stanca. Ma non era questo quello che avevo notato nelle sue parole. Avevo un sospetto. Un terribile sospetto.
« Perché? » chiesi.
« Ti ho sognata, Liz. Ho fatto un incubo pazzesco. E dopo che mi sono svegliata non sono più riuscita ad addormentarmi. »
Deglutii, mentre le gambe mi tremavano. « Raccontamelo. »
Mentre Marie cercava di ricordare l’incubo, ebbe un fremito. Poi parlò, lenta.
« Eravamo andate a trovare Adam Gustin, per non so quale motivo. Di colpo ci siamo ritrovate in una casa disabitata, e lui si era avvicinato a te. Diceva di volerti nel suo gruppo, ma aveva un tono di voce inquietante, uno sguardo strano. Come se volesse stuprarti, o peggio, ucciderti. Tu avevi paura, e sei scappata, ma non hai aperto la porta, ci hai sbattuto sopra. Volevo aiutarti, aprire la porta e scappare, ma due amici di Adam mi bloccavano le braccia, non riuscivo a muovermi … Mi sono svegliata con le tue urla … »
Il viso di Marie era segnato dal terrore.
E anche il mio.
Mi ricomposi, ma la mia amica aveva già notato quell’espressione prima che la cancellassi.
« Che succede, Liz? » domandò.
« Niente » risposi subito. « Io non ho dormito per semplice insonnia. »
Ma il mio tono di voce non convinse nemmeno me. A Marie bastò, per quel momento, e non aggiunse nulla.
Mi accompagnò fino all’aula di disegno artistico. Camminai stanca verso il mi banco, e mentre mi sedetti notai l’espressione infuriata di Edwyn. Incredibile. Aveva veramente saputo che ero stata con Adam?
Un momento.
Ci ero stata sul serio?
Al primo pensiero sorrisi tra me e me, compiaciuta; poi, alla mia domanda silenziosa, trasalii.
Edwyn si mosse, teso, come se cercasse di contenere rabbia e preoccupazione e di non esplodere e urlare “Te l’avevo detto!”.
« Ciao » disse, tutto d’un fiato.
« Ciao Edwyn » lo salutai.
Per quanto potesse mostrarsi teso e arrabbiato, irradiava tranquillità e buon umore. Sedermi accanto a lui non era poi così male, anzi, si era rivelato utile. Era come un amuleto personale, qualcosa che, quando ti è vicino, schiarisce la mente e distende gli animi. Avrei giurato che potesse calmare una rissa con una parola, o forse con la sua sola presenza.
Non ricordavo più la stanchezza di qualche momento prima, non m’importava più dell’incubo di quella notte. Era sgradevole e superfluo.
« Dobbiamo parlare. » disse dopo qualche istante di silenzio, mentre il professore iniziava la lezione.
« Dimmi. »
« Non qui » fece una smorfia. « Fuori dalla scuola. »
Fremevo dalla voglia di parlare con lui, la sua voce era così bella, calda, perfetta. Entrava nelle vene e sconvolgeva i flussi sanguigni, li rilassava e li accelerava allo stesso tempo. Ma il battito frenetico del mio cuore era quasi piacevole. Non era paura, era impazienza di stargli vicino. Non volevo sprecare un secondo di più in silenzio.
E, soprattutto, quel giorno la scuola mi appariva irreparabilmente troppo stretta.
Feci l’occhiolino. « Lascia fare a me »
Mi alzai e avanzai lenta verso il professore, ricordandomi improvvisamente della stanchezza. Come se l’influenza benefica di Edwyn fosse svanita con la sua lontananza.
Cavolo, ne avevo bisogno.
La stanchezza, però, giocava a mio vantaggio.
« Professore, non mi sento molto bene. Ho la nausea. Posso andare in infermeria? » Finsi di avere una vertigine. « Ah! »
Il prof mi studiò per qualche secondo. « Fatti accompagnare da qualcuno, signorina Breeze. »
« L’unico che conosco è Edwyn » piagnucolai.
« Swift, per te va bene? »
Di spalle non vidi la sua reazione, ma lo immaginai mentre annuiva.
Il professore riprese a spiegare non appena Edwyn mi raggiunse e cercò di aiutarmi a camminare cingendomi la vita con un braccio. Io abbandonai il mio braccio al suo collo caldo e accogliente.
Dopo aver percorso qualche metro, camminai come se nulla fosse e lasciai libero il suo collo. Lui non smise di cingermi la vita con il braccio –quasi volesse proteggermi da qualcosa- e questo, stranamente, non mi infastidiva. Non appena mi si era avvicinato, la stanchezza fisica e mentale era scomparsa di nuovo.
« Seguimi » gli dissi e aumentai la velocità dei miei passi.
I corridoi erano vuoti, l’ora di lezione era appena iniziata. Ma per noi non sarebbe stato lo stesso.
Mi fermai, e mi arrampicai veloce sulla finestra.
Edwyn mi guardò con aria allarmata. « Cosa stai facendo? Se ci vedessero … »
« Chiudi il becco e salta, Ed » risi.
Non sapeva quante volte ero scappata da quella finestra.
Obbedì e fuggimmo dalla struttura bianca prima che qualcuno potesse vederci e denunciare la nostra assenza.
L’erba del cortile scrosciava leggera sotto i passi veloci dei miei piedi. L’aria rigava il mio volto e spazzava via incubi e paure. Le mie labbra erano distese in un sorriso ampio e sereno. Il mio cuore era grande, e io ero libera.
Era una sensazione spettacolare.
E poi c’era lui.
Correva accanto a me e sentivo il suo sguardo addosso, le sue risate sommesse, che non coprivano le mie, anzi, le aspettavano, le studiavano. Ero concentrata su me stessa, ma ora in me stessa c’era qualcosa che, in qualche modo, riguardava lui. Perciò, non mi dispiaceva che mi fosse accanto.
Corremmo fino al parco, dove ci addentrammo fino a quando le nostre gambe non chiesero pietà.
Mi sedetti su una panchina, mentre Edwyn restava in piedi, silenzioso. Probabilmente stava preparando il discorso da farmi.
« E’ nuvoloso » osservai, storcendo il naso. Odiavo le nuvole che coprivano il sole e non regalavano pioggia. Seduta vicino a un grosso Cedro, poi, la luce scarseggiava. Quanto avrei voluto una giornata soleggiata.
Edwyn aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito. Sembrava indeciso o incerto su come iniziare.
Risi. « Avanti, dimmi tutto. Non mordo »
Edwyn si sedette a gambe incrociate sull’erba umida.
« Sei stata con Adam » disse. Non era una domanda, era un’affermazione, forte, sicura e grave. Non risposi, sperando che lo considerasse un sì senza che dovessi confermarlo ad alta voce. Una fitta lontana di paura mi annodò lo stomaco: si riferiva sicuramente alla nostra breve conversazione dopo le lezioni, il giorno precedente. Giusto?
« Non devi mai più uscire con lui » ordinò.
Quindi sapeva.
Quindi non era stato un incubo.
Non capivo.
Com’era possibile?
Un’altra ondata di paura mi invase lo stomaco.
Il solo pensiero che Adam mi abbia sfiorata con un accendino in mano e offerto di entrare nel suo ‘gruppo di amicizie’ mi faceva trasalire. A questo s’aggiungeva il non sapere come fossi arrivata dal lungo mare alla casa abbandonata, dalla casa alla mia stanza, nel mio letto. Il fatto che Edwyn sapesse anche se non era presente e anche se le uniche due persone ad averlo vissuto, oltre a Adam e ai suoi amici eravamo io e Marie era la ciliegina sulla torta del panico che mi assaliva.
Non riuscii a dire cosa mi passava per la testa, ne a descrivere le mie paure. Ma Edwyn aspettava una risposta e il mio silenzio, di certo, non era gradevole.
Deglutii. « Perché? » riuscii a dire, ma non rispose alla mia domanda.
« Ti prego, raccontami cosa è successo. »
Parte del panico svanì. Non sapeva nulla, quindi, solo che ero uscita con lui. Edwyn chiedeva di sapere, il suo volto svelata impazienza e preoccupazione.
Un fiume di parole sgorgò dalla mia bocca senza fare alcuna pausa. Dopo aver descritto la serata inspirai violentemente. Edwyn non sembrava stupito dei miei racconti, nemmeno del fatto che mi fossi ritrovata in un posto senza ricordarmi di esserci arrivata.
Lui analizzò a mente tutte le parole, durante una breve pausa di silenzio. Poi, con la mano, mi indicò di sedermi accanto a lui. Obbedii, e tutte le paure e i nodi allo stomaco scomparvero all’istante. Di quelle sensazioni avvertivo solo un’eco sordo lontano, poco importante.
« Perché è pericoloso » sussurrò, rispondendo alla mia precedente domanda.
Di nuovo serena, sorrisi. « Qualsiasi cosa è pericolosa. Camminare lo è, per esempio, potresti inciampare e sbucciarti i ginocchi e strappare i jeans. Anche innamorarti, anche in quel caso potresti farti male. Magari anche tu potresti essere pericoloso. »
Sorrise anche lui, e qualcos’altro, diverso dalla paura di qualche istante prima, mi sconvolse lo stomaco. « Beh, sì, io lo sono. Potresti entrare nella mia vita e non uscirne più. »
« E’ una minaccia? »
Alzò le spalle. « Non so se ti andrebbe di sopportarmi sempre »
« Forse resisterei alla tortura »
Il suo sguardo, che nel frattempo si era posato altrove, tornò su di me. « Sul serio? »
« Ho detto “forse”. » Ridacchiai. « “Sempre” è un periodo lungo. Adesso verrebbe da chiedersi se tu mi sopporteresti tanto. »
« Non avrei problemi »
« Ah,no? »
Edwyn esitò, tornando serio. Mi guardò intensamente, che quasi credetti potesse spostare i filamenti ghiacciati dei miei occhi chiari e toccare la mia anima. « No »
Appoggiai la schiena al tronco dell’albero e lui fece lo stesso, accanto a me. Quasi istintivamente abbandonai la testa sulla spalla di Edwyn, che si spostò e mi fece cadere sulle sue gambe.
Avevamo parlato poche volte e di matite e disegni, mentre quel discorso aveva preso una piega inaspettata. La sua vicinanza era calma e tempesta allo stesso tempo. Antidoto e veleno.
Tremavo, e non era a causa del freddo. Il motivo era qualcosa di sconosciuto, che si sforzata di venir fuori e di restare dentro di me allo stesso tempo.
La mia mente era un accumulo di contraddizioni, sinestesie, ossimori. Non riuscivo a pensare ad altro, ma non rischiavo di scoppiare, anzi. Ne volevo ancora.
Edwyn prese ad accarezzarmi i capelli.
« Non hai paura? » chiese, cauto.
« Di cosa? »
Un tuono in lontananza si fece sentire, come se chiedesse il permesso.
« Del futuro »
La domanda mi colse di sorpresa. Riflettei, senza fretta.
« No » ed era la verità. In quel momento non avevo paura, nulla sembrava così minaccioso da irrompere la mia determinazione, la mia quiete, la mia forza.
Una parte di me suggerii che non avrei mai avuto paura, se lui sarebbe rimasto accanto a me sempre. Continuava a irradiare sensazioni benevole, allontanando tutte quelle che non lo erano. Persino i dubbi e le indecisioni si schiarivano in sua presenza. Era una cosa che avevo notato da un po’, ma la differenza tra ‘paura’ e ‘sollievo’ quando mi era lontano e quando, invece, mi era vicino non era mai stata così abissale.
Mi sentivo coraggiosa, ma non ero abbastanza temeraria da aggiungere altro.
« Nemmeno di Adam? » chiese.
Anche quella domanda mi sorprese. Ricordavo la paura, ma non la ragione. Adam era lontano dai miei pensieri, ma a causa di quella domanda fu costretto a tornare. Questa costrizione mi provocò un breve e leggero mal di testa.
Prima che potessi formulare una risposta, Edwyn riprese a parlare.
« Dicevo sul serio, prima. E’ pericoloso. Non immagini quanto. Potrebbe farti del male »
« Tu come lo sai? »
Esitò prima di rispondere, chiuse gli occhi come per concentrarsi, scegliere e dosare le parole.
« Fidati di me »
« Prima che mi ritrovassi nella mia camera ho sentito la tua voce » confessai, rendendomi conto all’istante dell’assurdità delle mie parole. « Mi gridavi di scappare, e ho obbedito. »
Fissai le mie unghie distrutte, aspettando che rispondesse.
« Non mi stupisco » rispose, sorridendo. « Sono la tua coscienza. »
Ridacchiai. « Beh, grazie coscienza »
La sua capacità di distrarmi dal vero problema e di farmi ritornare il buon umore era molto forte.
Ma non mi importava.
Per chissà quanti secondi, minuti, ore, restai a nuotare in quegli occhi blu oceano e a farmi accarezzare i capelli dalle sue mani.
Chi se ne importa se il tempo passava, con lui aspiravo all’eterno.

ANGOLO DELL'AUTRICE
Da quando ho cominciato a scrivere di Liz ed Edwyn, mi sono innamorata di loro due. Anyway, spero che gli strani fatti che capitano ai protagonisti vi incuriosiscono, perchè al posto vostro io ne sarei stata ossessionata.
Sarebbe carino, un giorno, vedere un po' chi shippa Edwyn e Liz e chi Adam e Liz, e magari trovare un nome per le coppie. Tipo Ediz/Liwyn, Adiz/Liam o giù di lì. Io shippo Liwyn. E voi?
Recensite, recensite, recensite.
Itsakira.
  
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