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Autore: gateship    20/10/2014    2 recensioni
[SG1] “Allora – O'Neill si schiarì la voce, ritirando le braccia - niente sensi di colpa, vero?”
“Non...” In attimo, gli ultimi sette anni le passarono davanti agli occhi, l'Antartide, l'interrogatorio Za'tarc, Jonah e Thera, Pete, Jack congelato nell'Avamposto Antico, Fifth. Tante cose dette con lo sguardo, tante parole, alcune così flebili da non poter essere sentite, altre mai espresse.
“Carter. Niente sensi di colpa, vero?"
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack O'Neill, Samantha 'Sam' Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N/A: Mettete una persona innamorata di tutto ciò che è Sam e Jack, aggiungeteci il fatto che la sera prima questa persona avesse visto uno episodio di SG1 e amalgamate tutto con un'ora buca... e otterrete il TAG sottostante. Avviene subito dopo Gemini (8x12).

 

Il Generale O'Neill osservò la sua seconda, ancora intenta ad analizzare i resti del Replicante. Non era colpa sua, si disse. Non era colpa di Carter se la replicante li aveva ingannati, nessuno avrebbe potuto prevederlo. O meglio, nessuno avrebbe potuto prevedere che cosa avrebbe fatto. Neanche Sam, che condivideva con lei i suoi stessi schemi di pensiero. Entrò nella stanza, prendendo automaticamente un oggetto dal tavolo di Carter e aspettando che lei lo guardasse.

“Signore!” Sam si alzò di scatto dalla sedia.

“Carter. Quante volte te lo devo dire? Non saltare sull'attenti ogni volta che mi vedi. Finirai per prenderti uno strappo muscolare.”

“Si signore.”

“Allora, come va?”

“Non bene purtroppo, signore. Essendo stati recisi i collegamenti, i resti sono inattivi, morti. Fortunatamente, perché in questo caso tenerli qui sarebbe altamente pericoloso. Ma l'unica cosa che forse potrò riuscire a capire da questi frammenti è la loro struttura. Data la nostra tecnologia, suggerirei di consegnare il tutto agli Asgard; è vero, hanno già analizzato attentamente Reese, ma in questo particolare replicatore...”

“Il punto, Carter?” chiese O'Neill leggermente spazientito dalla prolissità dell'amica.

“Mi dispiace Signore. Il punto è che la cifra che rende i replicatori immuni al disgregatore è al loro interno. Forse con studi approfonditi si potrebbe iniziare a trovare una soluzione al problema. Non sarebbe una totale sconfitta, almeno.”

“Carter...”

“È colpa mia signore. Non avrei dovuto fidarmi della replicante a priori.”

“Non potevi saperlo.”

“No. Non potevo sapere quale fosse il suo piano – ammise con riluttanza – ma avrei dovuto prevedere che non ci avrebbe aiutato. Mi sono lasciata condizionare da...” la voce di Carter si spense.

“Da?”

“Niente, Signore.” disse Sam.

“A me non sembra. Cosa è successo, Sam?”

“Niente. Se vuole scusarmi Generale, ora ho molto da fare.” Lo sguardo di Sam tornò al microscopio e dopo qualche secondo sentì la porta chiudersi. Sola. Era sola. Una singola lacrima le scese dal viso dopo qualche istante. Era colpa sua, i replicanti erano diventati inarrestabili per colpa sua. E ora a guidarli c'era una sua copia, una copia inarrestabile, che allo stesso tempo era e non era lei. Erano diverse, sotto certi punti di vita, rifletté. Lei non avrebbe mai ucciso... o forse lo avrebbe fatto? Stessi schemi mentali, stessi pensieri. Psicologicamente simili. Ne sarebbe stata in grado? Se condizionata, torturata, ci sarebbe riuscita? Sarebbe riuscita ad uccidere quell'uomo? Per la prima volta non ne era certa.

“Cos'è successo?” la familiare voce maschile la fece sobbalzare.

“Signore! Pensavo fosse uscito!”

“Evidentemente no. Cos'è successo?” ripeté.

“Signore...” Sam si morse un labbro.

“C'entra quello che mi ha detto Teal'c? Quando la replicante ti ha infilato la mano nella testa?”

“Non avrebbe dovuto dirglielo.”

“Deve aver fatto male.” Jack si sedette affianco a lei, guardandola dolcemente.

“No. O meglio, sì. Ma non era paragonabile a quello che mi ha fatto Fifth. Non voleva farmi male, voleva mostrarmi quello che lui le aveva fatto.”

“Cioè?” O'Neill strinse per un attimo la mano, desideroso di poter prendere la sua. No, è promessa sposa di qualcun altro. Piantala di fare il bambino.

“Io... lei... Fifth la ha portata in una specie di realtà virtuale. Era all'SGC e lui, lui le ha ordinato di uccidervi tutti. Ha sparato a Siler, a Daniel e poi... poi lei è entrato nella Sala dello Stargate e lei... le ha sparato signore. La ha uccisa.” Sam abbassò la testa, gli occhi lucenti di lacrime non versate.

“Sam, non eri tu. Lei è una replicante, è stata creata da Fifth per assomigliarti, ma non sei tu.”

“Questo lo so. Ma non posso fare a meno di pensare che...”

“Ti stai chiedendo che cosa avresti fatto tu se Fifth, mentre eri prigioniera, ti avesse ordinato di fare quello che ha ordinato a lei.” Era un'affermazione, non una domanda.

“Non posso farne a meno. Sarei stata in grado di sparare a Daniel, a lei? Quando Fifth mi ha tenuta prigioniera avrebbe potuto letteralmente stravolgermi la mente, se lo avesse fatto, se avesse pensato di rivoltarmi contro di voi, sarei stata in grado di resistere? Per quella Samantha Carter è stato ad ogni modo qualcosa di non reale, per me avrebbe potuto diventarlo.” Oh, al diavolo i regolamenti e Pete. La mani di O'Neill volarono in fretta a quelle di Carter, stringendole con delicatezza.

“No.”

“Come?”

“No. La Samantha Carter che conosco io non lo avrebbe mai fatto. Il Colonnello Sam non si arrende mai.”

“Ma...”

“Ti conosco da otto anni Carter. Tu non l'avresti mai fatto. Non avresti mai potuto fare del male a noi.”

“Noi?” Carter lo guardò e Jack arrossì leggermente. Aveva potuto lui stesso afferrare il doppio senso di quello che aveva detto. “Noi. Tu, io, Daniel e Teal'c.”

“Ah.” Sam annuì e lo sguardo le cadde sulle mano dell'uomo. Loro. Era così facile pensare a loro due come qualcosa di unito, inseparabile, eppure era così sbagliato. C'erano i regolamenti. E Pete, l'uomo che avrebbe dovuto sposare. Ma come si può sposare una persona che ha aspettato due settimane e mezzo per un semplice 'Sì.'?

“Allora – O'Neill si schiarì la voce, ritirando le braccia. - niente sensi di colpa, vero?”

“Non...” In attimo, gli ultimi sette anni le passarono davanti agli occhi, l'Antartide, l'interrogatorio Za'tarc, Jonah e Thera, Pete, Jack congelato nell'Avamposto Antico, Fifth. Tante cose dette con lo sguardo, tante parole, alcune così flebili da non poter essere sentite, altre mai accennate.

“Carter. Niente sensi di colpa, vero?”

“No. No, Signore.” Signore... Sam trasalì leggermente alle sue stesse parola. Erano ritornati Colonnello e Generale, non più Sam e Jack. Una linea sottile, che si poteva attraversare di rado.

“Bene. - O'Neill annuì -Torta?” E Carter nonostante tutto sorrise: alcune cose non cambiavano mai.

N/A2: Non siate timidi, recensite pure!

  
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