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Autore: DanzaNelFuoco    20/10/2014    3 recensioni
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- - - “Non sono ridicolo.” Regulus si chinò verso di lui, bisbigliandogli in un orecchio. “Tu piaci a James Potter.”
“Lasciarmi in mutande davanti a tutta la scuola non è esattamente qualcosa che uno farebbe se gli piacessi.” Regulus si appoggiò al suo braccio, la bocca ancora vicina al suo orecchio.
“Lo sai come funziona, no? I maschi che tirano i capelli alla ragazzina che gli piace. Tu gli piaci.”
“Sì, all’asilo. I fumi delle tue pozioni mal riuscite ti fanno male.”
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter | Coppie: James Potter/Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Lost from the start
Make me a promise
That time won’t erase us
That we were not lost from the start
(still here – digital daggers)
 
Piton e la Evans erano sempre insieme, di questo James Potter se ne era accorto.
E davvero non riusciva a capacitarsi del perché gli desse tanto fastidio.
Forse perché era lo stesso Piton a fargli saltare i nervi, fin dalla prima volta che lo aveva visto.
Ma non era del tutto vero.
Il primo sentimento che aveva provato verso quel ragazzino smilzo, troppo pallido nella sua divisa nera, era stata tristezza. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura.
Era stata tristezza perché aveva visto il suo sguardo gioioso spegnersi con una frase soffocata della ragazzina seduta davanti a lui nello scompartimento.
“Non voglio parlare con te.”
James aveva pensato che fosse un peccato veder sparire un sorriso così genuino.
Poi Piton aveva aperto bocca e James aveva pensato che quel ragazzo fosse davvero strano.
“Speriamo che tu sia una Serpeverde.”
“Serpeverde? Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?”
Non aveva avuto intenzione di essere cattivo, sulle prime aveva pensato che il ragazzo scherzasse perché… insomma davvero, chi avrebbe mai voluto diventare un Serpeverde di sua spontanea volontà?
Infine il ragazzino lo aveva davvero fatto arrabbiare, perché nessuno poteva disprezzare Grifondoro, non per preferirgli Serpeverde.
“Se preferisci i muscoli al cervello…”
James era rimasto deluso e non aveva replicato sul momento. Quel ragazzino gli sembrava simpatico, più di quel ragazzino grassoccio che aveva conosciuto prima, Peter se non sbagliava. Era rimasto in silenzio e non aveva potuto fare altro che ridere della battuta di Sirius, sentendosi un po’ in colpa.
“Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento.”
Aveva avuto un moto d’astio verso la ragazzina dai capelli rossi, la Evans, e quando Sirius aveva cominciato a imitarla James si era unito a lui, senza sentirsi per nulla in colpa, questa volta, la stizza acuita quando Piton si era alzato e l’aveva seguita. Aveva tentato di fargli lo sgambetto, davvero quel ragazzo era sciocco a seguire una che l’unica cosa che aveva fatto era dargli un dispiacere. Piton si era limitato a lanciargli un’ occhiataccia e a chiudersi la porta alle spalle.
James non aveva potuto fare a meno di pensare che fosse meglio così. Se ne dispiacque un po’.
Ma, come dicevamo, questo non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
 
Eppure fu proprio quel momento a determinare l’intero svolgersi degli eventi.
Fu quella ragazzina petulante dai capelli rossi che aveva risposto male all’undicenne che voleva diventare un Serpeverde e c’era riuscito. Avrebbero potuto scegliere una qualsiasi altra carrozza e non sarebbe accaduto assolutamente nulla di quello che poi divenne Leggenda.
Invece James Potter ripensò a lungo a quanto entrambi fossero stati insopportabili e scortesi con loro. Per quel motivo diventarono i bersagli dei loro scherzi.
Scherzi che si sommavano negli anni, perché davvero prima o poi James avrebbe avuto la soddisfazione che si aspettava alla fine di ogni beffa e che non arrivava mai.
Così non aveva aperto bocca quando Sirius aveva suggerito a Piton di andare a controllare il Platano Picchiatore se voleva sapere dove andasse ogni notte di luna piena Remus. Non aveva detto una parola, né per mettere in guardia Piton, né per redarguire Sirius.
Però aveva fatto in modo di essere lì quella notte, quando il Serpeverde era uscito per scoprire la verità, perché Sirius aveva esagerato e Remus era pericoloso, davvero pericoloso, e il sangue non era il genere di divertimento che andava di moda nella famiglia Potter.
James lo aveva salvato per un motivo ben preciso, anche se non ne era decisamente cosciente. Sapeva che sarebbe stato più facile fingere di non sapere niente, la non-esistenza di Severus Piton avrebbe eliminato un sacco di problemi, come per esempio quell’orribile sensazione alla bocca dello stomaco ogni volta che lo vedeva. Eppure era stata proprio quella sensazione, quasi uno sfarfallio, a far sì che James impedisse a Remus di sbranarlo. Anche se non sopportava Piton il pensiero di vedere il suo corpo dilaniato… e quello che avrebbe passato Lupin se avesse ucciso qualcuno… James evitò di continuare a pensarci.
“Perché l’hai fatto, James? Sarebbe stato divertente vederlo affrontare il piccolo problema peloso di Lupin! Era lui quello così curioso, dopotutto!”
James lo fissò sconcertato. “Ha rischiato di morire!”
“Ha rischiato qualche graffietto!”
James aveva scosso la testa. “Non credo che tu ti sia reso conto di quanto stesse degenerando la situazione!”
“Non esagerare, James!”
E James aveva per la prima volta desiderato violentemente di picchiare Sirius.
Quando il giorno seguente Piton gli aveva rivolto uno sguardo di disprezzo e accusa, il suo stomaco aveva fatto una capriola. E la rabbia aveva preso possesso di lui. L’aveva salvato, aveva preso le sue difese, gli aveva impedito di morire e tutto quello che riceveva in cambio era quello. Disgusto.
Forse avrebbe dovuto lasciare che venisse ucciso.
Ma anche tornando indietro nel tempo non lo avrebbe permesso.
 
Regulus ghignò compiaciuto.
 “Tu gli piaci.”
Il Serpeverde si leccò le labbra sottili, consapevole di averlo messo in difficoltà.
Severus quasi si strozzò con il succo di zucca. “Cosa?”
“Tu gli piaci.” Occhieggiò Potter seduto al tavolo dei Grifondoro con tutti i suoi compagni.
“Non essere ridicolo.” lo liquidò secco, senza neanche degnare di uno sguardo il soggetto della conversazione.
“Non sono ridicolo.” Regulus si chinò verso di lui, bisbigliandogli in un orecchio. “Tu piaci a James Potter.”
“Lasciarmi in mutande davanti a tutta la scuola non è esattamente qualcosa che uno farebbe se gli piacessi.” Regulus si appoggiò al suo braccio, la bocca ancora vicina al suo orecchio.
“Lo sai come funziona, no? I maschi che tirano i capelli alla ragazzina che gli piace. Tu gli piaci.”
“Sì, all’asilo. I fumi delle tue pozioni mal riuscite ti fanno male.”
“Continua pure a negare la verità...”
Piton aveva sbuffato e alzato gli occhi al cielo, mentre Regulus gli posava l’altro braccio attorno alle spalle.
“… perché se non è vero…”
Il fiato di Regulus si infrangeva, caldo, sulla sua gota.
“… come mai mi sta guardando come se volesse uccidermi?”
Severus alzò lo sguardo in tempo per vedere lo sguardo cupo di James Potter spostarsi rapidamente da Regulus a lui e poi altrove.
Regulus si ricompose, sedendosi composto. “Non c’è bisogno di parlare con quello sciocco di mio fratello per estorcergli informazioni.” Regulus trovò a dir poco interessante l’arrosto nel suo piatto e vi dedicò tutta la sua concentrazione. “James Potter è assolutamente ossessionato da te. E tutta la sua compagnia…” sputò la parola, accanendosi contro le patate arrosto “… non può fare altro che assecondarlo.”
“Mi detestano.”
“Gli altri sì, Potter… uhm, lui no.” gli spiegò come se fosse un bambino. “Non lo ammetterà mai, ma tu gli piaci. Sono abbastanza bravo a capire le persone.”
“Tu credi di essere bravo a capire le persone.”
Regulus lo fissò con un’espressione ironica e tornò al suo piatto.
“A lui piace Lily, lo sai vero?”
“Uhm uhm.” annuì distratto.
“No, dico sul serio. Tutto quello che fa lo fa per mettermi in cattiva luce con Lily, dannato Potter.” masticò l’imprecazione.
“E lo fa per tenere Lily lontana da te o per tenere te lontano da lei?”
“Sei impossibile!”
Regulus sorrise sornione e nascondendosi dietro il calice di succo bofonchiò qualcosa che assomigliava tanto ad un “non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere”.
Severus sbuffò, ignorandolo.
“Sarebbe così tremendo?”
“È Potter! È un dannato Grifondoro! È un idiota!”
“Ed è un uomo, hai dimenticato di dirlo.”
Severus strinse le labbra. “Sì, me ne ero accorto.”
“Ma non è un problema?”
“Non ho detto questo. Sai che io…”
“… sei innamorato di Lily. Sì, lo sappiamo tutti. Da quando avevi undici anni. Penso che tu ti sia fossilizzato su di lei, ma davvero dovresti andare avanti anche perché…”
“…non mi parla più? Sì, ne sono consapevole. Ed è anche abbastanza inquietante questa cosa che ci completiamo le frasi a vicenda.”
Regulus sorrise. “Tu lo fai.” Rispose con una scrollata di spalle.
Severus sbuffò e sembrava che fosse l’unica cosa che era in grado di fare quando parlava con Regulus. “Anche tu lo fai!” alzò gli occhi al cielo.
“Beh, comunque era quello che volevo dire. Lily non ti parla più.”
“Per colpa di Potter.”
“Per merito di Potter. So che non la pensi così, ma la Evans è…” una noiosa palla al piede? Oh, eccome se lo era, ma non avrebbe potuto dirlo a Severus, non rischiando che non gli rivolgesse la parola per il resto della vita o, peggio, lo usasse per testare il suo grado di preparazione sulla nuova Maledizione Senza Perdono che gli aveva insegnato Avery qualche giorno prima. “Beh, lei non è così fantastica come pensi.” Concluse, sperando di essere stato abbastanza diplomatico.
Severus strinse le labbra e lo fissò con un cipiglio scuro.
“Non voglio dire che lei sia noiosa… o antipatica…” invece sì “ma dovresti davvero cominciare a pensare che se lei non vuole la tua amicizia dopo tutto quello che avete passato insieme… forse è più superficiale di quello che vorresti ammettere.”
“Lei non è superficiale.” La sua voce era calma e funerea.
“Non ho detto questo, sei un Serpeverde, sii sottile.”
“Io sono sottile. E ho capito benissimo quello che stai dicendo.” La sua voce era pericolosamente bassa e calma.
“Vedila così, ti farà bene disintossicarti un po’ dalla sua presenza.”
Severus lo fulminò con lo sguardo.
“D’accordo, d’accordo. Sto zitto.”
“Bene.”
Regulus posò la forchetta, pulendosi le labbra con il tovagliolo. “Comunque ho ragione, tu piaci a Potter.”
“Tu sei ridicolo.” Ribadì alzandosi in piedi e abbandonando il tavolo.
Severus non sapeva che avrebbe avuto modo di scoprire quanto si sbagliasse di lì a pochi secondi.
“Non sapevo stessi con Regulus.” La voce di Potter lo raggiunse da un angolo buio del corridoio che lui non aveva nemmeno notato, perso com’era a pensare quanto Regulus fosse ridicolo.
“Non sapevo ti nascondessi nell’ombra, Potter.” James si staccò dalla parete. “E comunque non sono affari tuoi.”
La bocca di James si tese in un mezzo sorriso e la cosa era talmente insolita da risultare inquietante.
“Forse  lascerai in pace Lily, allora.”
“Tu dovresti lasciarla in pace.”
“Non sono io il Serpeverde, qui.”
“No, hai ragione, ma sei tu che mi hai teso un agguato. Non è molto Grifondoro.”
“In effetti no. Lasciami essere sincero, allora.” Gli si avvicinò serio e Severus inarcò un sopracciglio, nell’espressione tipica che lo contraddistingueva.
“Perché dovrei?”
James ignorò la domanda, avvicinandosigli sempre di più . “Io ti detesto.”
“Il sentimento è reciproco, Potter.”
James continuò ad avvicinarglisi e Severus cercò di non retrocedere, ritrovandosi comunque con le spalle al muro.
“Io. Ti. Detesto.” scandì. Poi lo afferrò per i capelli, tirandogli indietro la testa, e gli morse con forza il labbro inferiore, strappandogli a malapena un borbottio. Gli premette il suo corpo addosso, incastrandolo contro la parete e succhiò lo stesso labbro che aveva torturato qualche secondo prima.
Piton poggiò le mani sul suo petto, spingendolo lontano.
“Cosa ti è preso, Potter?” ringhiò Piton.
James si passò una mano fra i capelli, scompigliandoseli più di quanto avrebbe mai potuto sistemarli, si umettò le labbra e se ne andò con un sorriso.
 
Si chiese a lungo cosa fosse successo in quel corridoio.
Capire non fu mai una prerogativa.
 
“Esco con Lily adesso.”
James fece passare il Boccino tra l’indice e il medio, apparentemente troppo concentrato sul globo dorato per prestargli attenzione.
Severus si limitò a fissare la figura appoggiata alla fredda parete di pietra del corridoio. “Ne sono consapevole.”
James sorrise, continuando a far scorrere il Boccino fra le dita.
“È per questo che lo fai?” gli chiese il Serpeverde. “Per venirmelo a dire? Pensi sia una competizione?”
“Nah.” Potter infilò il Boccino in tasca, alzando lo sguardo sull’altro. “Lily è carina.”
Lo sguardo di Severus fu di puro disprezzo.  “Si merita di meglio di te.”
James lo guardo con sufficienza. “Sicuramente si merita qualcosa meglio di te.”
“Quindi è per questo che mi hai chiamato qui?” Estrasse la bacchetta minaccioso. Non gli avrebbe permesso di continuare quella presa in giro. Era colpa sua se Lily si rifiutava di parlargli.
“Metti via quel bastoncino, Piton.” Gli deviò la bacchetta con un dito e Severus la ripose. Poi lo afferrò per la collottola e lo sbatté contro il muro.
“Tu,” gli soffiò a pochi centimetri dal viso, “tu, insopportabile Potter, non mi porterai via tutto.”
James sorrise. “Ma ho già vinto.”
Le labbra di Severus furono sopra le sue dure e veementi. Gli forzò la bocca, costringendolo ad aprirla in un rumore di denti che cozzavano.
Si separarono ansanti.
“Lo vedremo.” ribatté Severus. “Solo alla fine vedremo se avrai vinto la guerra o solo la battaglia.”
“Io dico tutte e due.” Se lo tirò addosso, baciandolo a sua volta. “Non hai più niente, ma non è stata colpa mia. Ti sarebbe bastato essere mio amico.”
“Non sarei mai stato tuo amico.”
“No, infatti. Sei un Serpeverde.”
Severus si allontanò di scatto. “Sì, è quello che sono.” E si allontanò dal corridoio buio senza guardarsi indietro.
 
Si incontrarono ancora – Hogwarts è grande, ma non così grande –, ma non si videro mai. Si limitarono ad ignorarsi, la consapevolezza fastidiosa della presenza dell’altro. La parte più difficile dell’andare via è non guardarsi indietro ed entrambi tenettero gli occhi ben fissi davanti a sé, ostinandosi a non vedere.
 
James se ne era accorto dopo aver baciato Lily. Le aveva preso il volto fra le mani, la fede d’oro che riluceva sotto i raggi del sole malamente filtrati dal porticato d’edera, e aveva sfiorato le sue labbra con le proprie.
Era un incanto con quel meraviglioso abito bianco. Eppure il suo sguardo era stato calamitato dalla figura nera nascosta nell’ombra di un albero al limite estremo del giardino.
Non aveva fatto nemmeno la fatica di Disilludersi.
James aveva ricevuto le congratulazioni da amici e parenti, controllando la presenza della figura nera con la coda dell’occhio e, quando Lily era stata occupata con sua madre, James si era dileguato con la scusa di dover andare in bagno.
E l’aveva raggiunto.
“Dovrei ucciderti.”
Severus sogghignò.
“Ma non lo farai.”
“Come fai ad esserne sicuro?” lo fissò.
“L’avresti già fatto. E poi tu sei uno dei buoni, no?”
James giocherellò con la bacchetta che aveva in mano, senza accennare a rinfoderarla.
“Sei qui per me o per Lily?”
“Ha importanza?”
James inarcò un sopracciglio, un’espressione dura che era diventata abituale da quando quella guerra era iniziata. “Ne ha.”
“Sono qui, no?”
James gli puntò contro la bacchetta.
“Sposta quel legnetto, Potter. Non sarai mica geloso?”
“Eravamo persi dall’inizio. Non c’è mai stato niente di cui essere geloso.”
Severus ghignò. “Ho sempre preferito Lily a te.”
“Sei un bugiardo.” Si limitò a constatare James. “Stai parlando con me, Severus.”
“Il tempo ci cancellerà, Potter. Non c’è nessuna prova di noi due. Resterete tu e Lily e il grandissimo amore che ho provato per lei quando questa storia verrà raccontata.”
“E quanto di quella storia sarà vero?”
“Poco. Tutto. Che importanza ha? Uno di noi non vedrà mai la fine di questa storia, forse nessuno dei due.”
James lo afferrò per il bavero e lo tirò a sé.
“Quanto di quella storia sarà vero?” Domandò di nuovo, scandendo lentamente le parole, e il respiro caldo si infranse sul volto di Piton a pochi centimetri dal suo.
Severus si umettò le labbra con un guizzo della lingua.
Fu un bacio duro, di bocche premute con la forza di chi strappa qualcosa. E Severus socchiuse le labbra, permettendogli di insinuarsi dentro di lui, per rispondere alla domanda di James.
“Quanto di quella storia sarà vero?”
“Dovresti tornare da tua moglie.”
James lo allontanò da sé, smettendo di artigliargli il mantello e gli voltò le spalle. Aveva già avuto la sua risposta. Si voltò a guardarlo.  “Siamo sempre noi due alla fine, no?”
Non lo rivide che nella morte. 
 
N.d.A.
Non so come mi sia venuta in mente questa cosa, non ho la più pallida idea, nemmeno lo sviluppo mi è troppo chiaro, i personaggi hanno fatto tutto da soli. Non doveva essere così nella mia testa, ma tant'è. 
Sono rimasta shockata dal fatto che ci fosse la coppia nella lista... O.o 
DNF
 
 
 

 
  
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