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Autore: J_Ari    21/10/2014    1 recensioni
Yoochun alza lo sguardo, spostandolo dai piccoli cubetti di ghiaccio che sta facendo roteare sul fondo del bicchiere a Jaejoong, seduto su di uno sgabello di fianco a lui.
«Sei strano ultimamente», afferma l'amico osservandolo. Si sporge leggermente in avanti piegando appena la testa di lato come se volesse evitare di essere udito dal barista o dalle due ragazze sedute poco più in là che di tanto in tanto lanciano degli sguardi ammiccanti nella loro direzione. Yoochun se ne è accorto a malapena e, anche se potrebbe concludere qualcosa con una delle due, non gliene può interessar di meno.
Non dorme da giorni, non riesce a chiudere occhio. Qualcosa nella sua testa continua a ronzare e a ronzare come una mosca fastidiosa che non trova pace e che lui non riesce ad acchiappare in nessun modo. Ma il problema non è acchiappare, ma COSA acchiappare. Cos'è che lo disturba fino alla nausea? Che stia impazzendo?
Genere: Angst, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jaejoong, Junsu, Yoochun
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Qualcosa non va?»

Yoochun alza lo sguardo, spostandolo dai piccoli cubetti di ghiaccio che sta facendo roteare sul fondo del bicchiere a Jaejoong, seduto su di uno sgabello di fianco a lui.

«Sei strano ultimamente», afferma l'amico osservandolo. Si sporge leggermente in avanti piegando appena la testa di lato come se volesse evitare di essere udito dal barista o dalle due ragazze sedute poco più in là che di tanto in tanto lanciano degli sguardi ammiccanti nella loro direzione. Yoochun se ne è accorto a malapena e, anche se potrebbe concludere qualcosa con una delle due, non gliene può interessar di meno.

Non dorme da giorni, non riesce a chiudere occhio. Qualcosa nella sua testa continua a ronzare e a ronzare come una mosca fastidiosa che non trova pace e che lui non riesce ad acchiappare in nessun modo. Ma il problema non è acchiappare, ma COSA acchiappare. Cos'è che lo disturba fino alla nausea? Che stia impazzendo?

«Me ne vado a casa», afferma svogliato afferrando le chiavi dell'auto dal bancone in legno, anche se l'idea di tornare alla propria casa, di provare a dormire, gli fa domandare se non gli convenga ubriacarsi, bevendo fino a perdere i sensi. Forse, sarebbe una valida alternativa all'insonnia.

La mano di Jaejoong si posa sul suo braccio, gentile ma ferma, appena sotto il risvolto della manica arrotolata fino al gomito. Yoochun può sentire le sue calde dita premere sulla propria pelle, e già conosce il significato di quel tocco e le parole che seguiranno: il discorso non è chiuso.

«Me ne puoi parlare, Yoochun.»

Parlare? Come può parlarne se neanche lui sa che cosa lo sta facendo impazzire?!

Lo guarda negli occhi, fissa per qualche attimo quei grandi occhi espressivi che gli stanno parlando silenziosamente. È preoccupato per lui Jaejoong, glielo legge in faccia, non ci vuole un genio per capirlo.

«Ti chiamo presto», replica infine scostando lo sguardo e sottraendosi alla presa dell'amico, percependo immediatamente una sensazione di freddo. In realtà vorrebbe stare ancora lì, con lui, e parlare e parlare fino alle prime luci dell'alba. La sua presenza e la sua vicinanza è una delle poche cose che lo fa sentire bene. Ma scende semplicemente dallo sgabello e si fa strada verso l'uscita dopo aver abbandonato una banconota vicino al bicchiere vuoto.

Non ha voglia di raccontare dell'insonnia, delle paranoie, e tanto meno ha voglia di sentirsi in colpa per il suo migliore amico che implicitamente lo accusa di non voler parlare dei propri problemi con lui.

La verità?

Non ne ha il coraggio.


 

Yoochun si sveglia urlando. Il sudore gli scende dalla fronte in piccole goccioline, il corpo è scosso dai tremiti nonostante non faccia affatto freddo nella piccola camera. Si porta una mano alla bocca cercando di trattenere i conati.

Prima non riesce a dormire, ora gli incubi. Corre in bagno non riuscendo più a trattenere la nausea, mentre gli torna alla mente l'incubo che l'ha stravolto: ragni. Grossi ragni neri e pelosi sono usciti dalla sua bocca. Ha potuto sentirli muoversi dentro di sé, li ha percepiti agitarsi nel suo stomaco, risalire aggrappandosi lungo la sua trachea fino ad arrivare in bocca e riempirgliela.

Ha un altro conato, gli occhi gli si riempirono di lacrime. Non riesce a togliersi di dosso quella terribile sensazione troppo vera per essere solo un incubo. Guarda le proprie mani e le vede tremare. Seduto a terra, se le porta allo stomaco stringendosi in un abbraccio mentre avvicina contemporaneamente le ginocchia al petto appoggiandovi contro la fronte.

Perché! grida la sua mente sempre più esausta.

Affonda le unghie nelle braccia cercando anche per un solo secondo di essere distratto da quel breve ma intenso dolore momentaneo, ma niente riesce a sostituire il terrore per ciò che la sua mente ha elaborato senza il suo consenso.

Si impone di respirare più lentamente, prende dei grandi e profondi respiri riempiendo i polmoni d'aria, ma niente sembra farlo stare meglio.

Jaejoong, ha bisogno di lui, del suo migliore amico, vuole sentire la sua voce che lo tranquillizza, che gli dice che non c'è nulla che non va, che è stato tutto frutto della sua immaginazione.

Si alza a fatica e torna in camera, trova il telefono sulla scrivania e lo chiama. Lui gli risponde al quinto squillo, assonnato ma subito allarmato per la sua chiamata in piena notte.

«Hyung, ho bisogno di aiuto», sussurra ancora tremante.


 

«Perché non me ne hai parlato prima?»

«Il primo incubo l'ho avuto stanotte, almeno che io ricorda», borbotta Yoochun guardando ovunque tranne che Jaejoong in viso.

Dopo che lui è arrivato a casa sua, quello che è successo sembra improvvisamente un ricordo lontano, inconsistente perfino. Il suo abbraccio durato diversi minuti e la sua voce gentile che più volte gli ha detto che tutto andava bene, hanno avuto il potere di tranquillizzarlo. Il freddo che sentiva si è tramutato nuovamente in calore.

Per un attimo ha sentito gli occhi pizzicargli, ma ha fatto di tutto perché le lacrime non uscissero e gli rigassero il viso, non voleva piangere di fronte a Jaejoong.

«Mai che ti abbassi a chiedere aiuto. Mi hai fatto preoccupare un sacco, pensavo ce l'avessi con me per un qualche motivo.»

Yoochun scuote la testa. «Scusami. Sono stato un po' troppo concentrato su me stesso», afferma passandosi una mano lungo il braccio.

«Scuse a parte, quand'è iniziato tutto?»

«Due settimane fa.»

«Ah! Ma bravo!»

«Quanto hai finito di farmi la paternale avvisami, grazie.»

Jaejoong lo guarda assottigliando lo sguardo, ma poi sospira e prende il telefono. «Chiamo Junsu.»

«Non azzardarti nemmeno.»

Jaejoong preme due volte sul display e si porta lo smartphone all'orecchio.

«Hyung!» gli inveisce contro Yoochun cercando di fermarlo, ma Jaejoong si sposta di qualche passo e gli impedisce di raggiungere il telefono frapponendo un braccio tra loro due.

«Junsu, ciao. Scusa per l'ora, ma Yoochun non sta affatto bene.»

Yoochun torna a sedersi sul bordo del letto borbottando ancora, pentendosi di aver chiamato Jaejoong. Doveva immaginarsi che sarebbe andata a finire in quel modo.

Sa di aver bisogno d'aiuto, sa perfettamente che Junsu può dargliene uno più che valido, ma è sempre stato restio a chiudere aiuto agli altri, forse un po' per orgoglio, forse un po' per la supponenza di essere in grado di risolvere qualsiasi problema sempre da solo. In ogni caso, stavolta, non potrà far altro che mettersi nelle mani dei suoi due amici.

«Sì, appena puoi. Perfetto, a tra poco», conclude Jaejoong chiudendo la chiamata. «Arriva tra dieci minuti», afferma cercando uno spazio libero sulla scrivania per appoggiarvi il telefono.

«Vuoi scomodare ancora qualcuno?» chiede Yoochun ironico.

«No. E ora smettila di preoccuparti.»

«Non sono preoccupato.»

«Sì, lo sei», afferma Jaejoong sedendosi accanto a lui e dandogli una spallata che Yoochun contraccambia subito. Continuano a punzecchiarsi per qualche minuto, come se tutto fosse a posto e il malessere di Yoochun acqua passata, finché non sentono suonare il citofono. Junsu ha fatto più veloce del previsto.


 

«Ecco, sapevo io», afferma Yoochun sospirando. Scuote la testa infastidito. Jaejoong ha messo velocemente al corrente Junsu di tutto quello che è accaduto, e ora Junsu si trova di fronte a lui col tipico sguardo da medico a cui è stato sottoposto un nuovo caso interessante e degno di essere studiato attentamente.

«Yoochun, non sto scherzando. Dobbiamo capire la causa scatenante, o non ne verremo mai a capo.»

Yoochun guarda Junsu dritto in viso. «Capisco la tua mentalità da dottore, ma...»

«Non sono...»

«Sì, okey. Da tirocinante di medicina. Ma ti giuro che non ho idea di quale possa essere la causa.»

«Be', abbiamo tutta la notte per fartelo venire in mente», replica Jaejoong serio. «E puoi pur star certo che non ce ne andremo da qui finché non avremo capito che cos'hai.»

«Junsu domani lavora.»

«Ma io no. Non ti libererai di me tanto facilmente.»

Yoochun sospira ancora una volta ben sapendo che contro di lui non può averla vinta. Quando si mette in testa qualcosa è impossibile fargli cambiare idea.

«Torniamo a due settimane fa», riprende Junsu serio portandosi una mano sotto il mento. «Stavi lavorando, immagino. Non avevi la scadenza di Long Way in quei giorni?»

Yoochun si alza in piedi e si avvicina al calendario a muro facendo scorrere l'indice lungo il susseguirsi dei giorni.

«Esatto. Il ventitré ho fatto la consegna alla casa editrice e la notte del ventiquattro è iniziata l'insonnia e questa merda di... Non lo so nemmeno io», borbotta gesticolando nervosamente. «Non puoi semplicemente prescrivermi un sonnifero più potente di quello che prendo?»

«Così curiamo gli effetti e non la causa. Non puoi andare avanti a sonniferi.»

«Magari mi passa.»

«Voglio un resoconto del ventiquattro, da quando ti sei alzato a quando sei andato a dormire», si intromette Jaejoong incrociando le braccia contro il petto.

Yoochun vorrebbe semplicemente dire ad entrambi di andarsene, ma è stato proprio lui a chiamare Jaejoong e per quanto vorrebbe fosse il contrario, sotto sotto sa che ha bisogno di aiuto. Collaborare è l'unica cosa che può e deve fare.

«Ho dormito fino a tardi, e...»

«Fino a che ora?»

«Le dieci e mezza. Poi il solito. Mi sono alzato, doccia, colazione...»

«Cos'hai mangiato?»

«Sembra un interrogatorio.»

«Lo è», replica Jaejoong.

Yoochun torna a sedersi ormai rassegnato. I suoi due amici incombono di fronte a lui più convinti che mai ad arrivare a capo della questione.

«Una tazza di caffè e basta. Se mi stai chiedendo se ho mangiato qualcosa di diverso dal solito, no, non è accaduto. Né a pranzo, né a cena.»

«Okey, continua.»

«Caffè, poi...» Yoochun sembra pensarci un po' su. Effettivamente gli è tornato alla mente un dettaglio che aveva completamente rimosso. «Avevo la tazza in mano e stavo avvicinandomi alla finestra del salotto quando ho sentito il telefono squillare e voltandomi sono inciampato nel tappeto. Diciamo solo che ho fatto un bel volo e ho sbattuto la testa contro il tavolo prima di finire lungo disteso a terra.»

«Quanto forte!?» quasi grida Junsu.

«Cioè, non chiedermi se mi sono fatto male, ma quanto forte ho...»

«Yoochun, è importante!»

«Parecchio. Voglio dire, ho visto nero per una decina di secondi anche se non credo di aver perso i sensi.»

Vede Jaejoong pronto a dargli un calcio -era davvero così importante come informazione?-, ma Junsu si para di fronte a lui più velocemente e gli chiede il punto preciso dove ha sbattuto.

Yoochun si volta leggermente mostrando la nuca. «Più o meno qua», afferma toccando il piccolo bernoccolo che ormai è quasi scomparso del tutto.

Junsu sembra pensarci un po' su. «Non vorrei dire una cavolata, ma...» Si interrompe.

«Sì?» lo sprona Jaejoong.

«Se non erro potrebbe aver colpito la parte relativa alla memoria.»

Tutti e tre rimangono in silenzio per qualche attimo.

«Mi stai dicendo che la botta...»

«Sì. Potrebbe aver risvegliato una parte di ricordi che hai rimosso.»

«Ma ti pare che io abbia mai mangiato dei ragni?»

«No», fa Junsu paziente. «Ma potrebbe essere avvenuto un episodio spiacevole che hai rimosso dalla tua mente relativo proprio a dei ragni. Ma deve essere stato qualcosa di grosso, gli effetti che stai avendo sono troppi grandi per essere un semplice trauma.»

«Tipo?»

«Ah, non ne ho idea.»

I tre amici rimangono in silenzio meditando su ciò che hanno appena scoperto. Yoochun passa velocemente in rassegna decine e decine di episodi della sua vita tentando di utilizzare la parola “ragno” come filtro. Ma, se fosse un computer, sullo schermo comparirebbe vicino alla parola “ricerca” solo un “nessun file trovato”.

Niente gli sembra relativamente importante. E l'aver pestato o schiacciato qualche ragno gli pare cosa di poco conto.

«Credo sia meglio tornarcene tutti a letto. Comunque io rimango per la notte, sia chiaro», dice Jaejoong irremovibile prendendo in mano la situazione.

«Io invece fuggo, domani mi aspetta un turno massacrante», afferma Junsu stiracchiandosi. «Tenetemi al corrente della situazione.»

«Sicuro», risponde Jaejoong.

«Grazie», borbotta Yoochun sottovoce veramente grato ad entrambi ma sempre troppo orgoglioso per essere capace di esternare la sua gratitudine.


 

Dopo aver accompagnato Junsu all'uscita, Yoochun torna a sedersi sul letto, a gambe incrociate.

«Un pigiama pulito lo trovi nel cassetto in basso a destra, asciugamani in bagno. Be', non serve ti dica altro, con tutte le volte che sei rimasto.»

«Infatti. Tu torna a dormire, arrivo subito», conclude Jaejoong sparendo in bagno.

Yoochun si distende con un braccio sotto il capo osservando il soffitto.

Sapere che Jaejoong rimarrà per la notte da un lato lo conforta, ma è ovvio che è solo una situazione temporanea, non rimarrà per sempre. E tra l'altro non è neanche una garanzia che non faccia più nessun incubo.

Prima non riesce a dormire, ora ne ha il terrore.

Non sa cosa sia peggio.

Chiude gli occhi, sperando solo di riaprirli e di trovare la stanza illuminata dal sole del mattino.


 

Qualcosa lo desta dal sonno.

Yoochun spalanca gli occhi di colpo, mentre il cuore gli batte furiosamente nel petto come volesse schizzargli fuori da un momento all'altro. Un rumore non identificato, ma che il suo cervello ha registrato e le sue orecchie hanno ben udito, lo hanno gettato in un'angoscia impossibile da placare.

Si mette a sedere restando in ascolto.

Accanto a sé scorge la sagoma di Jaejoong, e se ciò da un lato lo tranquillizza, dall'altro le dita ancora artigliate al lenzuolo e i battiti accelerati del cuore fanno intendere che è ancora ben lontano dall'essere calmo.

Prende un bel respiro e si alza.

Appoggia i piedi a terra sul freddo parquet, sempre con le orecchie tese a captare ogni minimo suono, sperando di essersi sbagliato, pregando perché sia stato tutto frutto della sua immaginazione. Ma quello, il suono, arriva.

Un lamento.

Il sangue gli si gela nelle vene.

Si blocca trattenendo il respiro, i peli gli si rizzano sulle braccia. Bisbiglia il nome di Jaejoong una, due, tre volte, ma nessun suono vuole saperne di uscire dalla sua bocca. Non ha il coraggio di distogliere lo sguardo dalla porta aperta di fronte a lui, nera ed oscura come una grotta inviolata. È sicuro che ne verrebbe inghiottito anche se provasse ad oltrepassarla di un solo passo.

Ed improvvisamente il lamento si ripete ancora, stavolta più vicino.

Yoochun si porta una mano al petto, terrorizzato, aspettando da un momento all'altro di scorgere qualcosa in quell'oscurità. Il tempo sembra dilatarsi, i secondi diventano minuti, i minuti, ore. I suoni sono amplificato al massimo. Ogni senso è allerta.

E poi succede.

Il volto di una bambina appare, cereo come la luna; indossa quella che sembra una divisa scolastica ed è scalza, davanti a lui. I capelli lunghi e neri le ricadono sulle spalle, un'espressione triste le incornicia il volto scarno, le braccia scoperte sono alzate dritte davanti a sé.

Verso di lui.

Oh mio...

Un brivido doloroso gli corre lungo il collo e la schiena facendolo tremare.

«Mi hai abbandonato», gracchia la bimba.

Un respiro gelato vicino all'orecchio gli fa improvvisamente sbarrare gli occhi.

Yoochun non osa voltarsi. Jaejoong è ancora a letto, può vedere un suo piede spuntare dal bordo del lenzuolo.

«Perché?», chiede la bimba tristemente.

Yoochun scosta lo sguardo dalla bambina per spostarlo alla sua destra, senza voltare il capo del tutto, cercando di vedere con la coda dell'occhio chi o cosa si muove dietro di lui.

Codardo.

Deve voltarsi, è un imperativo farlo, per avere la sicurezza di avere dietro di sé solo un muro. Non gli sfiora neanche l'idea di porsi la domanda del perché una bambina è in casa sua. Tutta la fonte del terrore che lo attanaglia è in quel preciso momento dietro di lui.

«Perché!» grida la bambina sull'orlo del pianto.

Yoochun sente qualcosa di freddo scivolargli lungo il collo e poi le vede: sono mani di donna, bianche come la pelle della bambina.

Percepisce un corpo femminile premere contro la sua schiena. Le bianche braccia si chiudono attorno al suo collo come per abbracciarlo, mentre le dita sottili scivolano tra i suoi capelli accarezzandogli la cute.

«Ti volevo bene...» sussurra la voce femminile al suo orecchio. «Così tanto...»

La sua voce è come una melodia triste, così triste che Yoochun sente un groppo formarsi alla base dello stomaco. Smette di respirare, o forse ha perfino dimenticato come si fa.

Terrore. Terrore puro lo pervade.

«E tu mi hai lasciato morire», conclude la donna freddamente. Una frase che tramutata in oggetto sarebbe una lama affilata piantata dritta nel suo stomaco, nel suo cuore, in ogni lembo di carne, col solo intento di procurargli dolore e sofferenza.

E Yoochun urla, con tutto il fiato che ha in gola. Si porta le mani alla testa, chiudendo gli occhi, sperando ingenuamente che tutto quello che ha visto e sentito sparisca nel nulla. Desidera svenire.

Codardo! urla la sua testa.


 

«Yoochun!»

Uno schiaffo in pieno viso lo desta di colpo. Spalanca gli occhi di scatto trovandosi di fronte il volto di Jaejoong spaventato a morte.

«È solo un incubo!» gli urla contro scuotendolo ancora.

Yoochun riprende a respirare, è totalmente nel panico.

«La donna!» grida. «Dov'è andata?! Hyung, dimmi dov'è!»

«Quale donna?!»

«La donna! La bambina!» gesticola sul punto di scoppiare a piangere un'altra volta. Si mette a sedere continuando a ripetere le stesse parole come un mantra.

Jaejoong l'abbraccia ancora e più forte di prima, e ciò permette a Yoochun di dissociarsi dall'irrealtà, di rendersi conto di aver vissuto solo un altro e terribile incubo.

«Jaejoong, non ce la faccio più.» Le lacrime iniziano a fluire impetuose. «Cosa mi sta succedendo? Sto impazzendo?»

Passa le braccia intorno al collo dell'amico, nascondendo il viso nell'incavo del collo, aggrappandosi a lui come fosse la sua unica ancora di salvezza.

«Com'era la bambina?» gli chiede Jaejoong gentilmente, tentando di nascondere l'ansia che inevitabilmente traspare dalla sua voce.

«Aveva i capelli lunghi e neri. Una divisa scolastica. Era scalza», afferma Yoochun a fatica fermandosi fra una frase e l'altra.

Sente Jaejoong stringerlo un po' più forte.

«Era solo un incubo», afferma lui accarezzandolo dolcemente sulla schiena.

«Lo so, ma poi una donna, una ragazza forse, mi ha abbracciato da dietro dicendomi che mi voleva bene. Ed era tutto così terribile, mi sentivo soffocare. Ha detto che l'ho lasciata morire. Che senso ha?!»

Yoochun percepisce il corpo di Jaejoong irrigidirsi contro il proprio.

«Hyung?»

Lui non risponde.

Yoochun si stacca dall'abbraccio e cerca i suoi occhi, mentre Jaejoong abbassa il capo sottraendosi al suo sguardo inquisitore.

Lo afferra per le spalle. «Cosa...» Si morde un labbro. «Se sai qualcosa...»

«Non ora, sei troppo scosso.»

«Come?» chiede Yoochun con un filo di voce. «Troppo scosso?» Cerca di dare un senso logico alle proprie parole, ma queste escono incoerenti dalle sue labbra.

Jaejoong scuote ancora la testa.

«Cosa sai?» chiede deglutendo a fatica. Con un dorso della mano tenta di asciugarsi come meglio può le lacrime.

«Domani.»

«Ora.»

Jaejoong si morde un labbro a propria volta. Nella sua espressione c'è ansia, angoscia perfino.

«Hyung, parla.»

Jaejoong tenta ancora una volta di scrollarsi da dosso il suo sguardo, ma Yoochun non ne vuole sapere di lasciar perdere. Ora, più che mai, vuole sapere.

«Quando eravamo piccoli...»

Si blocca.

«È meglio se ne parliamo domani.»

«No. Ora parli», afferma Yoochun ostinato. Ciò gli permette di concentrarsi su qualcosa di nuovo, di distogliere in parte l'attenzione dall'incubo tanto reale che ha appena avuto.

Jaejoong chiude gli occhi e inspira profondamente prima di riaprirli.

«Non avresti mai dovuto ricordare.»

«Cosa è successo?! Parla!» grida Yoochun scuotendo l'amico. È così scosso che non sa più se ciò che sta provando è terrore, rabbia, incredulità, o tutte le emozioni messe assieme.

«Quando avevamo sei anni, in prima elementare, eravamo tanto amici, ricordi?»

«Certo.»

«Con noi c'era sempre una bambina, Junhee. Era una bambina tanto graziosa, gentile, ma aveva anche un caratterino ribelle. Era un po' come noi.»

«Non me la ricordo.»

«Lo so.» Jaejoong si passa una mano tra i capelli, frustrato.

«Cosa stai cercando di dirmi?»

«Un pomeriggio, dopo essere usciti da scuola, stavamo tornando a casa tutti e tre assieme e decidemmo di percorrere la strada di ritorno lungo la riva del fiume.»

Jaejoong si zittisce. Yoochun intuisce che sta per arrivare la parte più difficile, così lo sprona a proseguire col racconto.

«Con dei soldi che avevamo racimolato assieme avevamo comprato un grosso ragno di gomma per fare uno scherzo a Junhee, che ne era spaventata a morte. Che stupidi.» Scuote la testa abbassandola. Non riesce più a guardare Yoochun in viso, anche il tono di voce si è abbassato.

«Così tu lo tirasti fuori dallo zainetto, e mentre io la distraevo tu lo lasciasti cadere a terra. Poi la chiamasti, e quando Junhee lo vide iniziò a strillare terrorizzata. Fu in quel momento che scivolò lungo la riva del fiume.»

Il viso di Jaejoong si contrae, una smorfia di dolore appare sul suo volto mentre le mani cadono sul lenzuolo e vanno a stringerlo.

«Abbiamo fatto di tutto per salvarla.»

Yoochun si porta una mano alla bocca, cercando di elaborare l'informazione.

«Morì?» chiede in un sussurro.

«Sì», afferma Jaejoong impercettibilmente.

Rimangono in silenzio. Yoochun è senza parole.

«Perché non ricordo nulla?»

«Finisti in ospedale per diversi giorni. Eri fuori di te prima che qualcuno venisse ad aiutarci. Credo che il dolore per quello che era successo fu così forte che il tuo cervello decise di rimuovere quello che era accaduto come forma di autodifesa.»

«E la bambina dell'incubo? Credi fosse lei?»

«Presumo.»

«E i ragni...»

«Sono collegati.»

«La donna?»

Jaejoong rimane in silenzio e lo fissa. La risposta la conosco entrambi, ma nessuno dei due ha il coraggio di dirla a voce alta. Una risposta irreale che va contro ogni logica: Junhee.

«Ha detto che l'ho lasciata morire.»

L'affermazione cade nel vuoto. Nessuno sa cosa dire o fare. Sono così scossi che dormire sarebbe impossibile, continuare a discuterne ancora troppo doloroso.

«Il corpo? L'hanno trovato?» chiede infine Yoochun.

«Su una sponda del fiume, ad un chilometro di distanza.»

«Oh», è tutto quello che riesce a dire. Abbassa lo sguardo.

Troppe emozioni, troppe informazioni, e tutto sembra così assurdo.

«Credo che...» Si porta le mani alla testa, le dita tra i capelli, chinandosi leggermente in avanti. «Non so cosa fare», dice con voce strozzata mentre sente sopraggiungere un'altra ondata di lacrime. Si sente vulnerabile e ha la sensazione che i ricordi stiano pian piano tornando.

Vede delle immagini confuse.

Un bambino e una bambina che ridono vicino ad un fiume, Jaejoong e Junhee probabilmente.

Un grosso ragno tra le proprie mani.

Un urlo e poi un tonfo.

Una mano che emerge dall'acqua, altre urla, delle grida strazianti d'aiuto.

Yoochun si sente soffocare.

Si piega in avanti, stringendo i denti, mentre un'ondata di dolore puro inizia a sommergerlo.

Non sa cosa fare per fermare tutto ciò, nemmeno Jaejoong che lo sta di nuovo abbracciando può fare nulla.

Le immagini si susseguono, i singhiozzi lo scuotono.

«Junsu, devi tornare subito, per favore. Servono dei sedativi.»

Yoochun sente a fatica le parole dell'amico, accorgendosi a mala pena che ha il telefono in mano e che non lo sta più stringendo tra le proprie braccia. Lui continua a parlare, ma Yoochun non riesce più a cogliere il senso delle sue frasi.

Desidera svenire ancora, come gli è successo nell'incubo. Lo desidera con tutte le sue forze.

La bambina, Junhee, l'ha lasciata morire, non è riuscito a salvarla. La sua amica è morta per uno stupido scherzo che lui stesso aveva ideato.

Più ci pensa e più le immagini di quello che è accaduto si fanno nitide e il senso di colpa cresce fino a farlo soffocare come i ragni del suo sogno.

L'unica cosa che gli è chiara è che dovrà fronteggiare i fantasmi del passato, e nel suo caso, non è solo un modo di dire.

Sedativi o meno.


 

 

Due settimane dopo...

Gli incubi sono svaniti, l'insonnia anche.

Il senso di colpa no, quello è rimasto. Seppur abbia elaborato quello che è accaduto tanti anni prima, Yoochun sa che non riuscirà mai a dimenticarlo del tutto.

Inginocchiato, sposta con una mano due foglie posatesi sulla tomba di Junhee e osserva la foto della bimba per qualche attimo. È proprio lei, la stessa dell'incubo, e ogni dubbio se potesse essere lei o meno si è dissipato non appena ha abbassato lo sguardo su quel piccolo loculo.

Alza lo sguardo verso Jaejoong. Lui è lì vicino a lui, in piedi, con le mani in tasca. Gli sorride tristemente.

Yoochun vorrebbe ringraziarlo, dirgli che senza il suo aiuto non ce l'avrebbe mai fatta a superare tutto da solo. E lo farà.

«Andiamo?»

«Andiamo», replica Yoochun alzandosi in piedi e dando un'ultima occhiata fugace alla foto prima di seguire Jaejoong sul terreno umido.

Il sole fa capolino dallo spessa coltre di nuvole mutando, anche se di poco, l'aspetto dell'ambiente circostante, rendendolo un po' più luminoso. Sembra un invito ad essere meno triste.

«Ho una nuova storia da scrivere.»


 


 

 

Okey. Vi chiederete come mi sia uscita una storia del genere.

Non lo so bene nemmeno io.

Avevo voglia di scrivere qualcosa di diverso, e a dirla tutta ero partita con l'idea di non pubblicarla (infatti è rimasta accantonata per almeno due mesi). Poi però l'ho fatto e... Se vi è piaciuta o meno non lo so. A scriverla io mi ci son divertita un sacco, ma questo perché la tipologia rientra tra i miei generi preferiti xD
E visto che è pure periodo, buon halloween a tutti!!

Bye~~

   
 
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