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Autore: PhoebeRiddle    21/10/2014    1 recensioni
- Hei ragazza, dovresti sbrigarti a salire, il treno sta partendo!
Phoebe aprì gli occhi. Rivolse alla famigliola un sorriso malinconico, gli occhi erano lucidi.
Lo so – rispose.
- E non sali?
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ancora un 1° di Settembre

 

Era il 1° settembre 2014.
Phoebe si svegliò di buon'ora, come ogni 1° settembre negli ultimi 8 anni. Scese dal letto, uscì di filata dalla camera, aprì la porta d'ingresso e a pieni polmoni inspirò l'aria di settembre. Aveva piovuto la notte e l'aria era fredda. La ragazza rabbrividì sotto il pigiama, diede un'ultima occhiata al giardino e andò a dar da mangiare ai suoi due gatti. Rientrata in casa spalancò tutte le finestre e fece colazione. 
Scrisse poi un bigliettino, lo lasciò sul tavolo, in modo che i suoi lo vedessero una volta svegli. 
Tornò in camera per prendere mantello, bacchetta e baule. Il suo gufo era già fuori che l'aspettava, impaziente. Phoebe si chiuse la porta di casa alle spalle, ci vediamo a giugno. Legò saldamente il baule alla scopa, una bellissima Firebolt regalatale al superamento dei suoi GUFO: era stata sua fedele compagna in tutte le partite di Quidditch giocate nel ruolo di battitrice dei Serpeverde.
La ragazza volava veloce tra le nuvole, il paesaggio scorreva sotto di lei, in lontananza. Era felice. Finalmente avrebbe rivisto i suoi amici, sarebbe tornata in quel luogo che chiamava tranquillamente casa: Hogwarts. 
Alle 10.30 in punto atterrò davanti alla stazione di King's Cross, non vista da occhi babbani. Trascinò il baule dentro e si fermò tra i binari 9 e 10. Lì si sedette, ad osservare. Bambini spauriti e adolescenti assonnati, ragazzi al settimo cielo e fanciulli trepidanti si susseguivano, si spingevano scherzosamente l'un l'altro per attraversare il muro. 
Alle 10.50, quando ormai erano arrivati già tutti, Phoebe si alzò e, con passo tranquillo, si incamminò verso il muro tra i binari 9 e 10. E lo attraversò.
La accolsero il fischio acuto di un treno a vapore, versi di rospi e topi e e gatti e gufi, voci di genitori orgogliosi dei propri figli, urla di bambini che si rincorrevano, pianti di undicenni spaventati, risate di ragazzi che si ritrovavano dopo l'estate.
Quanto le erano familiari quei suoni e quel posto. Ogni 1° di settembre da quando aveva 11 anni era lì, proprio sul quel treno rosso e nero e marrone.
Ora era ferma, come in attesa, il baule affianco coi colori verde e argento, sotto il cartello che diceva binario 9 e 3/4. I biondi capelli erano mossi dal vento leggero che soffiava.
Phoebe chiuse gli occhi. Si lasciò trasportare dagli odori, dai suoni, dal vento, dalle emozioni, dai ricordi. 
L'orologio segnava ormai le 11 in punto. Il treno emise un lungo sbuffo di vapore accompagnato da un forte fischio. Era ora: stava per partire.
Una donna e un uomo con una bambina di circa 10 anni le si avvicinarono.
- Hei ragazza, dovresti sbrigarti a salire, il treno sta partendo!
Phoebe aprì gli occhi. Rivolse alla famigliola un sorriso malinconico, gli occhi erano lucidi.
Lo so – rispose.
- E non sali?
- No, quest'anno no. Ho 18 ormai. Ma volevo venir qui un'ultima volta, ricordare com'era. Non dimenticherò mai quei 7 anni, quei primi di settembre che aspettavo con impazienza, i sedili di quel treno; le mura e i quadri del castello, le aule e gli insegnanti, i fantasmi e gli amici. Non dimenticherò mai Hogwarts. Non mi dimenticherò mai casa.
La bambina, una bellissima fanciulla con gli occhi color miele, le prese la mano.
- Sai – le disse – mio fratello è al sesto anno. Ma io a giugno compirò 11 anni. Se vuoi l'anno prossimo puoi accompagnarmi qui, al binario. Così ricorderai ancora com'è. E potrò anche salutarti le mura e i quadri e le aule e i fantasmi e i professori. Io ti aspetterò!
Phoebe la guardò, commossa. Si abbassò, le appoggiò le mani sulle spalle e, col groppo alla gola, disse:
- Ok. Allora ci vediamo l'anno prossimo. Mi raccomando puntuale, alle 11 il treno parte.
Rimasero lì, a guardare il treno che pian piano, sbuffando, prendeva velocità e spariva alla vista.


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