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Autore: Mary_la scrivistorie    21/10/2014    0 recensioni
È per Finnick Odair il momento di commemorare una persona a lui molto cara. Una delle più care. Una donna disposta al sacrificio, che gli ha insegnato tutto. Mags.
- Questa storia partecipa al "Vuoi una zolletta di zucchero? Finnick Odair's Contest" indetto da ticci.EFP sul forum di EFP. -
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ab aeterno 

Nickname (efp, forum): Mary_la scrivistorie/MaryScrivistorie;
Titolo: Ab aeterno;
Personaggi: Finnick;
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life;
Note e avvertimenti: Nessuno;
NdA (eventuale)
Sì, eccomi qua, lo so, lo so, sono una rompibolidi e mi dispiace. Innanzitutto, benvenuti! Apprezzo molto il fatto che abbiate deciso di fermarvi a leggere la storia, aw. Significa molto per me: significa che ho qualcuno a cui (rompere i bolidi?) trasmettere ciò che intendo trasmettere. Devo dire che medito da tempo su una ff su Finnick Odair, ma purtroppo stavolta non mi sono dedicata a Long od OS particolarmente impegnativi, ma ho tentato con una OS molto breve (518 parole) - e solo Dio sa quanto io le detesti. Prima di lasciarvi alla storia, vi devo preannunciare piccoli, grandi dettagli: la storia è ambientata durante l'intervallo del secondo e il terzo volume, durante lo stato di convalescenza di Katniss, per capirci. È Finnick che racconta, in un modo un po' infantile, da bambino.
La Lei a cui il nostro amato ragazzo allude è Mags e non Annie: per carità, al momento le cose romantiche non m'ispirano abbastanza.
Un'altra nota: grazie alla giudiciA, ticci.EFP, per aver indetto questo contest meraviglioso. Spero di non aver creato un orrore e, per favore, lasciatemi qualche recensione, per capire che non ho sbagliato a scriverla. 
Ah, un'ultima cosa! Il titolo è una locuzione latina (sì, sono fissata ultimamente) che significa dall'eternità o anche da tempo immemorabile. Mi sembrava calzante. Spero che vi piaccia.


Da tempo immemorabile, quel mulino era stato abbandonato. Il piccolo campo che lo circondava era trascurato: le spighe del grano raggiungevano una media altezza umana, i fiori erano stati bruscamente strappati dal feroce vento e le foglie brulicavano di migliaia di minuscoli insetti. 
Da tempo immemorabile, quel mulino non era più in attività. Regnava il silenzio: un silenzio che traboccava di malinconia e nostalgia. Un silenzio inaccettabile, un silenzio di cui avevo sempre avuto paura.
Da tempo immemorabile, Lei mi accompagnava là ogni giovedì a cogliere qualche cereale o qualche bacca, e a riflettere sul significato di quel silenzio spaventoso.
Da tempo immemorabile, non sapevo cosa significasse per Lei quel mulino rotto. Me lo ero domandato spesso, con frustrazione e talvolta rabbia - per il fatto di non riuscire a capire -, ma non lo avevo mai chiesto espressamente a Lei.
Temevo di essere guardato in modo accusatorio: odiavo quando Lei si arrabbiava, o quando non era orgogliosa di me.
Da tempo immemorabile, ero stato il suo allievo. Lei mi aveva insegnato tutto sulla pesca e sulla vita, collegandole. La vita non è altro che una pesca: i pesci cercano le esche, i pescatori cercano i pesci. 
Inoltre, Lei aveva saputo dare un senso a quel Silenzio. Lo aveva definito come la “pace”: il momento in cui la caccia era interrotta, il momento in cui entrambe le schiere commemoravano le proprie perdite.
E io, giovane e piuttosto impressionabile, ascoltavo e memorizzavo, perché pensavo che Lei fosse la mia Salvatrice.
E lo era stata davvero. Senza di Lei, non avrei mai imparato le cose che sapevo, su tutto. Era diventata in breve tempo la Maestra, con la “M” maiuscola, perché da bambino mi piaceva trasformare cose comuni in cose importanti, degne di merito.
Anche questo lo avevo imparato da Lei: dare a ogni cosa, seppur minima, la propria e personale definizione. Lei aveva persino scritto il Dizionario: un elenco di tutte le cose importanti nella la sua vita. C'era anche il mio nome, su quella lista.
A quanto diceva mia madre - poiché mi era severamente proibito chiederLe informazioni sulle sue origini -, Lei era stata una grande amica di mia nonna.
Io non ne dubitavo: Lei era così saggia e arguta che probabilmente tutti l'avrebbero ammirata.
Mi assistette quando m'innamorai: mi aiutò a conquistarla - cosa che non mi era difficile, per via della mia “indimenticabile bellezza” -, mi aiutò ad apprezzare ogni suo difetto e a credere che ormai, amandola, mi ero preso una responsabilità eterna.
Mi disse, con parole bisbigliate appena udibili, che anche lei si era innamorata, molto tempo prima. E anche lei aveva gioito e sofferto per Amore.
Venne il momento in cui compì il Sacrificio, decidendo di salvare la mia amata piuttosto che la sua propria vita. Sapevo che lo aveva fatto per me, per evitare che diventassi ciò che lei chiamava “Niente”, ma non potei impedirmi di obbligarLa a stringere la Promessa. Le feci promettere che sarebbe sopravvissuta.
Durante quell'infernale attesa, mi recai spesso al vecchio mulino, come stavo facendo in quel momento. Perché Lei era assente, perché Lei non c'era più. E io le dovevo un Silenzio. 

   
 
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