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Autore: Pechka    22/10/2014    1 recensioni
Un uomo adulto e vaccinato viene costretto dalla madre ad uscire ogni tanto invece di rimanere rinchiuso in casa tutto il giorno, per poi scoprire che magari il mondo esterno non è poi così noioso.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Sai, dovresti uscire ogni tanto, incontrare gente...”

“Sì, mamma, sono un adulto ormai, sono andato a vivere da solo proprio per non sentirti più-”
“Sono comunque tua madre, mi preoccupo. Non stai tutto il giorno a disegnare rinchiuso in casa, vero?”
Ci fu un attimo di silenzio. Posò il cellulare di fianco al foglio che stava riempendo di motivi colorati in attesa di un lampo di ispirazione, come faceva ogni volta che non si sentiva particolarmente ispirato ma aveva comunque voglia di lavorare. Mise in viva voce.
“Certo che no. Disegnare è la mia passione, ma di certo non spendo tutta la giornata a farlo... Esco spesso...” disse un po' esitante.
“Tipo quanto spesso?” fu la risposta scettica di sua madre.
“Quando devo andare... a fare la spesa... o quando vado a consegnare i miei lavori...”
Un'altra pausa.
“...Mamma?”
“...Luca, non ti dirò cosa fare ma almeno una passeggiata ogni tanto...”
Un'altra spirale gialla apparve sul foglio, seguita da un sospiro.
“D'accordo. Esco ora. Sei contenta?”
“Contentissima!” disse con tono davvero molto allegro per poi riattaccare.
Alzò gli occhi al cielo come risposta all'entusiasmo della madre e si alzò per andare a darsi una sistemata. Se proprio doveva uscire doveva almeno farlo bene. Avrebbe potuto incontrare la sua anima gemella o qualcosa del genere, dopotutto.
Ma poi, perché la gente dovrebbe avere voglia di uscire così, senza motivo? Era stancante, e non aveva nessun posto dove andare a passare il tempo. In più si era recentemente trasferito e non conosceva nessuno.
Raccolse cappotto, portafoglio e chiavi e uscì.
Fuori l'aria era fresca, dopotutto era finalmente iniziato l'autunno, e in più stava iniziando a farsi sera.
Iniziò a passeggiare sul marciapiede, ogni tanto guardandosi in torno alla ricerca di qualcosa da fare e ogni tanto pensando a nuove idee per i suoi quadri. O forse avrebbe potuto iniziare un fumetto. Sembrava più interessante.
Passò davanti a quella che sembrava una fumetteria. All'inizio pensò di entrare a dare un'occhiata. L'ultima volta che l'aveva fatto era ancora nella sua città natale e ultimamente aveva preso l'abitudine di ordinare quello che gli interessava direttamente su internet.
Fece per entrare, ma non ebbe nemmeno il tempo di fare un passo dentro che subito vide una folla di giovani impegnati a discutere di carte e disporsi in tavoli.
“Dovevo capitare proprio durante un torneo?” imprecò sottovoce. Non si sentiva a suo agio con le folle, quindi rinunciò ben presto al suo piano.
Fece dietrofront e continuò a camminare senza meta, mentre il cielo iniziava a scurire e i negozi a chiudere. La sua mente si svuotò nel tentativo di memorizzare i paesaggi della città per utilizzarli successivamente come modelli, ripetendosi che avrebbe fatto meglio a farlo ora poiché la sua piccola gita si stava rivelando molto noiosa e probabilmente non si sarebbe ripetuta molto presto, maledicendosi per non aver portato la sua fotocamera.
Improvvisamente sentì delle urla rabbiose alle sue spalle, che scoprì appartenere a due uomini evidentemente ubriachi appena usciti da un bar e che avevano tutta l'intenzione di iniziare una rissa. A quanto pare Uomo A affermava con determinazione che la torta margherita era la più buona di tutte le torte e Uomo B continuava a sbraitare tutte le qualità della torta al cioccolato che la rendevano la torta migliore del Reame delle Torte.
Luca per un breve momento a concordare con l'Uomo B, per poi correre a cercare di dividerli.
“Come hai oshato hic mancare di rispetto hic alla torta regina?!” disse uno degli uomini con rabbia.
“Non ti sarà arrivata hic la notizia... hic MA È APPENA AVVENUTO UN COLPO DI STATO!” rispose l'altro con aria di trionfo.
“Ehi, ragazzi, ragazzi, calma, non c'è bisogno di ricorrere alla violenza!” si intromise Luca.
“Ma tu chi sei? Hic! Da che parte stai?!”
“Già, non dirmi che sei dalla parte hic della sette veli!”
“Cosa? No! Io odio la sette veli! Mangio solo torta al cioccolato!”
“COSA?!”
“POTERE AL CIOCCOLATO!”
“Ops...”
“Hai chiamato rinforzi, eh?! Bene! Sistemerò hic lui per primo!” esclamò il fan della margherita.
“Cos-”
Non fece in tempo a finire che il pugno dell'ubriacone si schiantò con violenza sul suo naso, facendolo collassare per terra.
Beh, non mi ero di certo aspettato una cosa del genere. Non dirò mai più che la vita è noiosa...
Si toccò il viso con una mano per calcolare i danni mentre il suo aggressore cercava di riprendere l'equilibrio, perso a causa della troppa enfasi inserita nel pugno.
“Ehi, è abbastanza! Andatevene via da qui prima che chiami la polizia!” gridò una voce proveniente dal bar. Tutti e tre si girarono per vedere quello che sembrava esserne il proprietario. Nonostante tutto i due ubriaconi sembravano abbastanza lucidi da filarsela, mentre Lui cercava di rialzarsi in piedi e contemporaneamente fermare l'emorragia al naso.
“Ehi, giovanotto, stai bene? Vieni, entra, che diamo un'occhiata a quella ferita”
“Uhm... d-d'accordo... grazie” entrò nel bar barcollando. Diede un'occhiata in giro. Il locale era molto affollato, pieno di gente di tutti i tipi. Alcuni giocavano ai tavoli da biliardo, altri guardavano la partita nella piccola TV attaccata alla parete, altri cercavano di convincere qualcuno a passare il resto della serata in un posto più appartato, a volte fallendo, a volte riuscendo. Sembravano divertirsi un po' tutti. Sentì una piccola fitta d'invidia.
Seguì il barista in uno stanzino, che lo fece sedere su uno sgabello e recuperò un kit di pronto soccorso.
“Mi dispiace per quei ragazzi” iniziò “di solito non lascio che arrivino a quel livello.”
“No, è colpa mia...” farfugliò Luca “Avrei potuto starmene buono a casa, non ricordo più nemmeno perché mi sono messo a girovagare...”
Sussultò all'improvviso ripensando ai modelli della città che stava cercando di memorizzare e corse a controllare le condizioni della mano destra, il suo strumento di lavoro. Sospirò di sollievo nel notare che oltre a qualche graffietto causato dalla caduta non vi erano danni che gli avrebbero impedito di lavorare.
Questa sequenza non passò inosservata agli occhi del barista.
“Sei un musicista? O un artista?”
“Come? Io... Sì, signore, sono un artista...”
“Sembravi davvero preoccupato per le tue mani. L'ho notato da lì. Lo fa spesso anche mio figlio, suona il violino” sorrise un po' al pensiero. “Eri in giro a cercare materiale?”
“Non esattamente...” farfugliò.
Il barista lo squadrò per qualche secondo, poi disse, senza guardarlo negli occhi:
“Beh, se mai ti servirà un modello per disegnare un bar sei il benvenuto, figliolo. O anche se senti solo il bisogno di una birra e un po' di compagnia!” aggiunse.
Si sentì improvvisamente più felice di quanto avrebbe mai pensato che sarebbe stato per una cosa del genere.
“D-Davvero? Pensavo proprio di disegnare un bar come questo per il mio prossimo quadro, sa...? È davvero una coincidenza fortunata, eh? E poi...”
Iniziò a divagare mentre il barista lo osservava ridacchiando e pensò che, magari, uscire una volta ogni tanto non gli avrebbe fatto tanto male alla fine.





 
Angolo autrici
 


Salve a tutti, sono Nadia, dal duo Pechka!
Aaah, quanto tempo che non pubblicavamo qualcosa. Beh, pubblico, dato che questa storia è stata completamente scritta da me. Made in Nadia 100%
In teoria non era questa la storia che avrei voluto scrivere. Ho solo letteralmente chiesto a Monica (la mia altra compara) di scrivere la storia di un tipo che va a fare una passeggiata per convincerla dei dilemmi che mi affliggono ogni volta che tento di buttare su carta (elettronica) qualcosa. Alla fine però ho scritto io. Ma io volevo parlare di supereroi sfigati...
E quindi boh, niente, è una cosa scema fatta tanto per farla, Monica dice che è carina quindi l'ho pubblicata. Tutto qua. Stay tuned.



Ehilà!! Sono Monica, dal duo Pechka!
Stavolta io non ho contribuito proprio, nemmeno un'ideuzza. Però mi piace far aumentare l'ego di Nadia per cui le ho consigliato di pubblicare questo prologo. E comunque pure io ho scritto una storiella. Sicuramente più corta di quella di Nadia. E' stata la prima volta che scrivevo qualcosa di completamente mio con solo un piccolo input (tizio che passeggia che incontra gente), se non contiamo i temi in classe. Se volete leggetela pure, è subito dopo la frase: " Keep calm and follow Pechka! "


 
Extra: Monica's story
Il passeggio non è qualcosa da sottovalutare


Il passeggio non è qualcosa da sottovalutare
Sono pronto. Manca poco ormai, è l'ora. Metto le scarpe, prendo le chiavi, il portafoglio e il cellulare.
E' il momento di scendere il cane.
Sono le undici di sera, per le strade della mia città non c'è nessuno.
E' l'ora ideale per scendere il bastardo.
Un pitbull, Rocky, di 30 Kg che ringhia ad ogni essere vivente che gli si avvicina. Adesso che sto scendendo le scale mi accorgo di quanto, in realtà, voglia uscire.
Ho bisogno di aria fresca... Già.
Ma allora perchè sto fermo dietro il portone senza aprirlo?
Ah, giusto. Perchè c'è la Signora Boldini con il suo piccolo, dannato, chihuahua. Mi tocca far stare fermo Rocky per evitare che si mangi quella sottospecie di cane e soprattutto per non far lamentare quella maledetta vipera. Scherzavo, si è già lamentata.
Prova tu a tenere a bada un bestione del genere, vecchia.
Finalmente riesco ad uscire dal palazzo, respiro una boccata d'aria fresca e vengo tirato da Rocky. Dovevo aspettarmelo, è lui quello che smania di più per uscire. Mi è venuta voglia di sigarette, raggiungo il distributore automatico, infilo i soldi e premo il bottone.
Prendo le sigarette.
Eh? Ho detto che prendo le sigarette.
Ma, dove sono?! Ecco, lo sapevo. Il distributore si è mangiato i miei 5 euro. Aaah, dovevo capirlo prima, oggi è "Venerdì 17".
Niente da fare, torno a casa. Tanto Rocky ha finito i suoi bisogni e ha camminato abbastanza. Mi avvio verso casa, sono quasi arrivato, esco le chiavi e apro. Ormai sono dentro l'edificio, manca poco. Entro nell'ascensore, parte. Ma si ferma, al secondo piano. Federica, l'unica mia vicina decente, è lì a sorridermi. O meglio, a sorridere a Rocky. Cerco di fare un po' di conversazione ma non ho molta fortuna.
Ormai sono arrivato al mio piano. Esco, la saluto ed entro nel mio appartamento.
Mentre mi dirigo verso il frigo comincio a pensare a quello che ho fatto oggi. Ho lavorato, ho pulito casa e ho fatto la lunga passeggiata serale di Rocky, in cui ho avuto uno scontro fra cani e ho perso 5 euro. C'è da dire... che a volte passeggiare non è per niente uno scherzo.



 
  
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