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Autore: Hufflebubble    22/10/2014    3 recensioni
Hermione viene assunta come assistente di Severus, e durante un’uscita capiscono che forse il destino ha qualcosa di speciale in serbo per loro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Titolo: Destino
Autore/data: Hufflebubble, ottobre 2014
Beta-reader: /
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: Romantico
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: Severus Piton/Hermione
Epoca: Dopo il 7°Libro
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Hermione viene assunta come assistente di Severus, e durante un’uscita capiscono che forse il destino ha qualcosa di speciale in serbo per loro.
Disclaimer:  I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti.
La trama di questa storia è invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
 
Destino
 
Dopo poco più di un anno dalla fine della Guerra, Hermione aveva accettato subito quel posto. Era stata la professoressa McGranitt a proporglielo. Era stato un mattino di settembre, Hermione stava preparando una colazione veloce nel suo piccolo appartamento a Hogsmeade. Intanto che stava per mettere le uova a cuocere, aveva sentito un ticchettio alla finestra: un grande gufo reale marroncino stava cercando di attirare la sua attenzione. Aprì la busta che era legata alla zampa dell’animale, e vide che proveniva da Hogwarts, in particolare dalla professoressa McGranitt. Dal momento che il professor Piton aveva ripreso il suo posto di insegnante di Pozioni ma era ancora molto debilitato, a Hermione veniva proposto di diventare l’assistente di Piton.
Tutto subito la ragazza rimase sconcertata, e non troppo contenta di stare al fianco di Piton ogni giorno, ma poi pensò a quale insperabile fortuna le fosse capitata. Sarebbe tornata a Hogwarts, la sua vera casa, e avrebbe avuto di nuovo l’immensa biblioteca a sua disposizione.

 
* * *
Il professor Piton non aveva accettato di buon grado l’idea di avere tra i piedi un’assistente, non ne aveva mai avuto bisogno e certamente non la voleva ora. Ma era stata Minerva a insistere, e lui alla fine aveva ceduto per sfinimento. Doveva ammettere con sé stesso che dopo il morso di Nagini si sentiva sempre debole, e si stancava in fretta. Era stato curato e salvato al San Mungo, ma gli avevano detto che una piccolissima quantità del veleno del serpente era ancora in circolo, ed era questa la causa della sua debolezza. Ma l’arrivo di un’assistente aveva i suoi lati positivi: avrebbe avuto più tempo per studiare una pozione che eliminasse il veleno residuo.
Dopo aver saputo chi sarebbe stata la ragazza che sarebbe venuta a insegnare con lui, il suo lampo di ottimismo si spense subito. Già si immaginava quell’insolente Grifondoro a tartassarlo di domande ogni pochi minuti, così come aveva sempre fatto fin dal primo anno.

 
* * *
Era ormai passato un mese e mezzo dall’inizio della collaborazione tra Hermione e il professor Piton. Lui parlava pochissimo, e la trattava quasi come fosse una serva, chiamandola solo ed esclusivamente per cognome: le ordinava di prendere gli ingredienti, di pulire i calderoni e di far lezione al suo posto quando lui non se la sentiva. Lei sopportava senza fiatare, e quando aveva finito il suo dovere andava in biblioteca per tirarsi su il morale. Dopo un paio di settimane passate a imparare quello che avrebbe dovuto fare, i dialoghi tra lei e il professore si erano ridotti al minimo indispensabile, ma lei preferiva quella versione di Piton all’acido professore che aveva dovuto sopportare durante i suoi anni in quella scuola.
Così Hermione rimase di stucco quando, una sera, Piton le disse di raggiungerlo nel suo ufficio per discutere di una questione.
Con una leggera ansia, la ragazza raggiunse l’ufficio nei sotterranei, bussò ed entrò. Il suo superiore era seduto alla scrivania, e le fece cenno di accomodarsi sulla sedia di fronte a lui. Hermione, nervosa, si sedette in punta alla sedia, senza riuscire a mascherare del tutto la sua agitazione. Piton rimase qualche istante in silenzio, e in quel tempo la ragazza ebbe il tempo di osservarlo. Vide un volto giovane, ma segnato da diverse rughe, dovute ad anni di sofferenze e preoccupazioni. La pallida pelle era tesa, poiché era dimagrito ancora di più dopo il morso del serpente. Teneva la testa appoggiata a una mano, e così i capelli corvini gli ricadevano sul volto, disordinati. La ragazza si stupì di non aver mai notato tutti quei dettagli, nonostante l’avesse visto a scuola quasi ogni giorno per sei anni di seguito. E si sorprese anche di vedere che dietro a quella maschera impassibile si celava un uomo sensibile e in fondo fragile, ma che aveva trovato una grande forza per riuscire a superare tutto ciò che gli era successo.
Interrompendo improvvisamente il flusso dei suoi pensieri, Piton iniziò a parlare, dicendo che stava lavorando a una pozione molto importante e che aveva bisogno di un’erba rarissima che cresceva solo in una determinata foresta a nord della Scozia. Se fosse stato in buona forma fisica ci sarebbe andato anche da solo, ma visto che era così debole avrebbe avuto bisogno di una mano. Sarebbero partiti l’indomani all’alba.
 
Il mattino seguente si trovarono nel Salone d’Ingresso, e varcarono le porte del castello per recarsi a Hogsmeade, dove si sarebbero smaterializzati e avrebbero raggiunto la foresta.
Giunti nel piccolo villaggio, Piton decise che ognuno si sarebbe smaterializzato per conto suo e si sarebbero trovati nel luogo prestabilito. Quando Hermione gli chiese se ce l’avrebbe fatta ad affrontare la materializzazione da solo, lui le rispose acido che era perfettamente in grado di farcela. La ragazza non osò più replicare.
 E con un cenno d’intesa, entrambi sparirono, per ritrovarsi qualche istante dopo ai margini di un’immensa foresta avvolta nella nebbia, ai piedi delle montagne.
Hermione si guardò intorno infreddolita, e si accorse subito che di fianco a lei giaceva in ginocchio il professore. Si chinò accanto a lui, chiedendogli se stesse bene, ma a una sua occhiataccia decise che era meglio non fare più quelle domande. Ma nonostante questo gli porse una fiaschetta di pozione energizzante che si era portata dietro, dal momento che aveva immaginato che sarebbe accaduto esattamente quello, visto che Piton era così debole.
Dopo qualche sorso, Piton si sentì subito meglio, e ripassò alla Granger la fiaschetta, guardandola negli occhi. Hermione prese la pozione e ricambiò lo sguardo, non aspettandosi però quella reazione. In quegli occhi neri e freddi aveva letto gratitudine, e non disprezzo, per la prima volta da quando aveva iniziato a lavorare insieme a lui.
Piton si alzò in piedi, rinvigorito, e fece cenno alla ragazza di seguirlo. Si addentrarono nella foresta. Le disse di non perdersi, visto che tra quegli alberi era buio e c’era molta nebbia.
Gli unici rumori erano lo scricchiolio delle foglie e dei rami secchi sotto ai loro piedi. Ogni tanto si sentiva il verso stridulo di qualche corvo sopra le loro teste.
Dopo aver camminato a lungo, il professore si fermò in una radura. Lì, Piton descrisse a Hermione le foglie di artemisia, che si potevano trovare solo in quella zona. E dopo la piccola spiegazione si misero subito alla ricerca di quella rara pianta.
Riuscirono a raccogliere un po' di foglie, perché ormai era autunno avanzato e con il freddo iniziavano a scarseggiare.
A un certo punto Piton e Hermione si ritrovarono a rovistare nello stesso cespuglio alla ricerca di qualche foglia sfuggita in precedenza. Erano entrambi presi dai loro pensieri quando, senza che ne avessero l’intenzione, le loro mani si sfiorarono. Hermione avvampò, e immediatamente scostò la sua mano. Facendo finta di niente, si alzò e andò a cercare l’artemisia dall’altra parte della radura, per evitare altre situazioni imbarazzanti.
 
Nell’istante in cui le loro mani si erano sfiorate, Piton aveva notato che quella della Granger era segnata da diverse cicatrici. Non erano più le mani di una bambina, quella che aveva conosciuto anni prima e che lo infastidiva con la sua mano perennemente per aria durante le sue lezioni. Sapendo di non poter essere visto, Piton soffermò qualche istante il suo sguardo verso la sua assistente, intenta a setacciare meticolosamente ogni filo d’erba. Così come le sue mani, anche il suo corpo era quello di una donna. E lo stesso era successo al suo sguardo. La guerra l’aveva fatta crescere, e l’infanzia era solo più un ricordo appartenente ad altri tempi. Non l’aveva mai guardata veramente, e quella consapevolezza lo travolse.
Forse il destino gli aveva riservato qualcosa di bello, dal momento che non lo aveva voluto morto. Forse era stato proprio il destino a far arrivare da lui quella giovane donna come assistente. E forse era sempre stato il destino a non farlo tornare da Lily con il morso del serpente.
Capì in quei pochi istanti che non sarebbe più riuscito a trattare Hermione come se fosse ancora un’insopportabile So-Tutto. Ma non sarebbe stato un passo breve, i lunghi anni avevano modellato su di lui una maschera di impassibilità e indurito il cuore. E se veramente il destino gli avesse mandato Hermione per sciogliere quel ghiaccio e togliere quella maschera?
 
Quel vortice di pensieri fu interrotto da Hermione, che gli disse che le foglie di artemisia erano state tutte raccolte. Era ora di tornare al castello.
Fecero a ritroso la strada, e si ritrovarono nuovamente ai margini della foresta, da cui la nebbia sembrava non avesse intenzione di andarsene.
La ragazza non osava dirlo, ma era sicura che Piton non sarebbe stato in grado di affrontare un altro viaggio da solo. E l’unico modo per tornare indietro era la Materializzazione congiunta.
Anche il professore era giunto alla stessa conclusione, anche se non voleva ammetterlo, ma cercò di farlo capire alla ragazza con uno sguardo.
Senza una parola, Hermione gli porse il braccio, che lui afferrò, prima con esitazione e poi in modo forte e deciso. Prima che la ragazza si smaterializzasse, a bassa voce Piton sussurrò due semplici parole: «Grazie… Hermione!»
Con quelle parole nel cuore e un sorriso sulle labbra, Hermione si smaterializzò portando con sé il suo professore, pensando che forse il destino aveva in serbo per lei qualcosa di più di una cattedra di Pozioni.

 
  
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