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Autore: Toms98    22/10/2014    1 recensioni
Il mondo di Treavis è sull'orlo di una guerra che non si vedeva da millenni. Gli Orchi, guidati dal leggendario stregone Obscuritas, marciano per conquistare i Cinque Regni. Della famiglia di Treavis, l'unico maschio non arruolato perché troppo giovane è proprio lui. Ma un'antica profezia rivela che è lui l'unico in grado di sconfiggere Obscuritas. Così, dopo l'attacco degli Orchi al suo villaggio, Treavis partirà per Waldstadt, capitale del Regno di Roburia, per difendere con tutte le forze quello che rimane della sua vita. Ma ci sono segreti ben più oscuri dietro questa guerra...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grida nella pianura
Lo stomaco cominciò a gorgogliare e un conato di vomito gli salì alla gola. Dopo decine di giorni dall’ultima pausa, Treavis non ne poteva più di andare a cavallo. Perché suo padre doveva fare affari proprio con uno stupido contadino di Glends. Treavis era un adolescente di sedici anni. La sua corporatura non gli forniva una gran forza, ma in compenso era molto agile e veloce. I capelli, lungi e marroni, erano increspati a causa della polvere. Gli occhi, anche loro marroni, fissavano l’orizzonte in attesa della sagoma di Dorf.
Mandò giù un po’ di saliva, quando in lontananza vide il suo piccolo villaggio stagliarsi in mezzo alla sconfinata prateria. Nessuna vista era a suo parere migliore in tutto il suo viaggio. Il sentiero divenne tortuoso e il carretto legato al suo fedele cavallo, ormai vuoto, cominciò a sobbalzare. Treavis superò la parte tortuosa, poi avvicinò la testa all’orecchio del destriero e disse: << è il momento di volare. Più veloce, Dusty >> e lo lanciò al galoppo verso il villaggio. In men che non si dica, Treavis si ritrovò alle porte di Dorf.
Dorf era un piccolo villaggio nel Nord di Roburia, uno dei cinque regni, isolato dagli altri villaggi, ma fiorente nei commerci, vista la facilità nel raggiungerlo da tutte le direzioni attraversando la piana di Olm. Le mura di quella piccola cittadina consistevano in alcuni pali di legno, appuntiti in cima e disposti tutto intorno alle case. Fra tutte le case spiccava quella del capo del villaggio, eletto ogni anno fra i cittadini, il cui compito era di rappresentare il popolo villico davanti al re. Quell’anno era stato scelto proprio il padre di Treavis, che aveva deciso di non trasferirsi al palazzo. Sotto quella casa c’era la piazza del mercato, dove in estate gli abitanti accoglievano i vari mercanti venuti da ogni parte del regno. Su quella piazza si affacciavano molte case, fra cui quella di Jason il fabbro, il padre di Treavis. Seguendo la via principale si incontravano molti negozi, fra cui quello di Thomas il cartografo e la farmacia di Elle, fino a raggiungere la scuderia di Fred, adiacente al portone, protetto da due sentinelle armate di lancia, da cui stava entrando Treavis.
Il ragazzo smontò dalla sella e si diresse verso la scuderia, dove Fred stava ferrando i cavalli. << Oh, Treavis, guarda chi si rivede! Dove ti aveva mandato tuo padre? >> chiese appena lo vide avvicinarsi. << Lascia stare. Ti do solo un nome: Glends >> rispose il ragazzo << Comunque ti devo ringraziare. Anche questa volta Dusty si è dimostrato all’altezza del compito. È il miglior cavallo che potevi trovare, e il più veloce>> e portò il cavallo nella stalla, dove lo accarezzo e gli diede un po’ di biada. << Che affari ha fatto il vecchio Jason per mandarti a Glends? Non è nei vostri soliti traffici, o sbaglio? >> chiese Fred. << Per fortuna no! È un contadino di là che quest’estate era venuto a farsi riparare la zappa. Soddisfatto del lavoro di mio padre, gli aveva chiesto un nuovo aratro di ferro per l’autunno, e visto che ultimamente mi occupo della vendita, mio padre ha mandato me. È stato il più stressante viaggio di sempre >> Treavis crollò sulla panca, stanco della lunga cavalcata. Fred gli si avvicinò con un bicchiere d’acqua che Treavis accettò volentieri. Mentre il giovane beveva, Fred fece un breve calcolo e disse: << Strano, di solito per andare da qui a Glends ci vogliono tre settimane, ma tu ci hai messo un mese. Ti ha dato dei problemi il cavallo?>>. Treavis sbuffò e disse: << Dusty? No! Il problema è Thomas. Quella sottospecie di cartografo ha invertito Glends e Giled. Ho dovuto farmi tutta la strada da qui a Giled e poi risalire verso Glends >>. Fred rise e salutò Treavis. Il ragazzo ricambiò il saluto e se ne andò. Passò alla bottega di Thomas, dove il vecchio topo da biblioteca si scusò e gli regalò una mappa, questa volta corretta, di tutto il regno.
Tornato sulla strada principale, stava passando davanti a vari sarti e vasai, quando un qualcosa, dalla strada lì affiancò, lo tirò verso di sé. Treavis si voltò di scatto e vide Alisya, la figlia di Elle. << Non sei passato a salutarmi >> disse la giovane, che aveva la stessa età di Treavis. Alisya era tutta sua madre, e non a caso si contendevano il titolo di più bella del villaggio. Aveva i capelli biondi che brillavano nella luce del sole, un sorriso rassicurante e gli occhi dallo sguardo profondo che entrava nell’anima delle persone. Nonostante tutta la sua bellezza aveva imparato dalla madre a non vantarsene e a non giudicare le persone da come apparivano ma da come erano dentro. Durante la scorsa estate, proprio mentre Jason stava trattando per il prezzo dell’aratro, lei e Treavis si erano fidanzati, nella felicità di entrambe le famiglie, che scommettevano su quali lavori avrebbero preso i due: Jason disse che Treavis sarebbe diventato un fabbro e avrebbe messo la moglie e i figli alle spedizioni, seguendo il suo esempio; Elle e Matt, suo marito e padre di Alysia, affermarono invece che la figlia sarebbe diventata una farmacista come loro due; mentre Lora, la mamma di Treavis, mise in banco la possibilità che entrambi avessero portato avanti i propri lavori famigliari senza che nessuno dovesse rinunciare. Quest’ultima possibilità era stata accolta da tutti come la più probabile, e Lora fu lodata per la sua saggezza. << Sono contenta che si siano tutti sbagliati >> disse Alisya, mentre accompagnava Treavis, che la guardò senza capire cosa significasse. Dopo una breve pausa, Alisya continuò: << Mentre eri a Glends, ho proposto ai miei la mia idea di diventare druida. Non erano molto entusiasti, ma hanno accettato lo stesso, dicendo che era il lavoro migliore che potesse capitarmi. Ora dovrò stare via per l’addestramento almeno un anno, poi tornerò >> sulle ultime parole la voce faticava a uscirle dalla gola pensando ai tanti giorni che avrebbe dovuto trascorrere lontano da Dorf e soprattutto da Treavis. Il ragazzo cercò di trovare le parole migliori, ma non ne trovò nessuna adatta se non una leggera battuta: << Beh, vorrà dire che convincerò mio padre ad aumentare gli affari con l’Accademia >> i due si sorrisero, seppur nell’animo fossero molto ansiosi per i lunghi mesi di distanza.
<< Ultime notizie, movimenti ai confini settentrionali, il re ha intensificato le difese. Si pensa ad un possibile attacco degli Orchi >> urlò uno strillone in piazza. Treavis rimase perplesso. << Orchi... è possibile che debbano sempre fare delle scorribande inutili? >>. Alisya si bloccò. La situazione la preoccupava visibilmente, e Treavis se ne accorse subito. << Cosa succede? >> chiese il ragazzo. << Treavis, ci sono già state delle scorribande di Orchi, ma questa volta è diverso. Sono molti, sono stranamente organizzati. Non sono un’esperta militare, ma so che questa si chiama guerra. >> rispose la ragazza. Treavis considerò affrettate le conclusioni della giovane, ma decise di non toccare più l’argomento.
Continuarono a parlare finché non arrivarono davanti alla casa del ragazzo, dove si salutarono scambiandosi un bacio. Poi il ragazzo entrò nella casa di pietra finemente lavorata. Ad aspettarlo ci furono sua madre Lora, suo padre Jason e il suo fratello maggiore Drake, che lo tormentarono di abbracci. Mentre sua madre preparava la cena, Treavis fece un breve resoconto di ciò che era successo al padre e a Drake: << Thomas ha sbagliato a scrivere la mappa, quindi sono finito a Giled, ho chiesto indicazioni per Glends e ho consegnato l’aratro. Per fortuna il contadino non mi ha pagato di meno per il ritardo. Comunque, ecco quanto ci spettava, dieci auri >> ed estrasse dalla borsa che aveva legato alla cintola le monete che tintinnarono sul tavolo. Il padre si congratulò con il figlio e gli parlò un po’ di quello che era successo a Dorf durante la sua assenza: << L’esercito cittadino è stato richiamato dal re a difendere i confini. Sono dovuto andare alla riunione dei capi villaggi al cospetto dei re. È una faccenda seria. Le nostre spie affermano che gli Orchi si stanno radunando. Il re teme che vogliano tentare un attacco al regno. >>. Come era successo prima con Alisya, Treavis vide che sia suo padre sia suo fratello erano preoccupati, quasi terrorizzati, da quello che stava succedendo.
L’arrivo di sua madre con i piatti fermò i discorsi. Mangiarono abbondantemente e andarono tutti a dormire. La casa di Treavis aveva, come molte case della città, due piani. Il piano superiore era riservato alle camere. Un lungo corridoio a destra delle scale portava dritto a una grande camera in cui dormivano i genitori di Treavis. Ai lati c’erano altre due stanze, quella a destra era di Drake, quella a sinistra di Treavis. A sinistra delle scale c’era un piccolo balconcino. Il balconcino era la copertura di un portico esterno in cui c’erano la fucina e l’incudine. Il piano di sotto era invece occupato interamente da una cucina, da un tavolo con attorno quattro sedie e da varie casse piene zeppe di armi e attrezzi.
La notte stava passando e tutta la casa era silenziosa. Solo Jason stava sbrigando delle faccende. Treavis era nel suo letto, felice di poter dopo tanto tempo dormire su qualcosa di comodo. Nella sua testa però rimbombavano le parole di suo padre e di Alisya. Sulle prime non ci fece caso, poi anche lui cominciò a credere che non fosse come al solito. Prima che molte domande gli tormentassero il cervello, la stanchezza ebbe la meglio. I suoi erano sempre gli stessi sogni: lui da grande, sposato con una vita sicura. Stava sognando da un po’ quando una mano lo afferrò al braccio. Stava per gridare quando una mano gli trattenne la bocca. Ancora semi cosciente sentì la voce di Drake sussurrargli: << Non fare domande. Ho visto arrivare un messo. Andiamo ad ascoltare >>. Come al solito Drake era sospettoso. Mentre cominciava a tornare in sé, i due erano arrivati alla scala. Tenendo l’indice vicino alla bocca, Drake fece segno a Treavis di non fare rumore. Il messo era già arrivato, e aveva appena finito di scambiare convenevoli con Jason. I ragazzi stettero in disparte, e nessuno si accorse minimamente della loro presenza. << Porto un ordine dal re, Jason Matthewson >>.
<< Parla, e sii rapido >> rispose Jason. Il messaggero annunciò: << Il re ha ordinato a tutti gli uomini capaci del regno di arruolarsi nell’esercito. Domani partirai insieme ai futuri allievi della scuola di magia, poi andrai ai confini, dove troverai tutto ciò di cui hai bisogno. Porta con te tutti i tuoi figli di età superiore a diciassette anni >>. Jason rimase turbato: << Cosa sta succedendo? >>. Il messo abbassò la testa. << Gli Orchi hanno già cominciato ad attaccare. Questa non è una razzia, questa è guerra. >>. A Treavis si fermò il cuore in gola, mentre Drake cominciò a sudare freddo. Sussurrando Treavis disse: << Drake, capace... dimmi che non sei capace... >>. << Ce la fai a rompermi un braccio prima che papà mi chiami? Credo proprio di no. Tu resta qui. Appena mi chiama decidi: o resti per tutto il discorso o torni a dormire. Capito? >> suo fratello era preda del terrore, ma Treavis decise nonostante tutto di stargli vicino. Dopo poco Jason chiamò il primogenito, e Treavis ascoltò il discorso profondo di suo padre. Finito il discorso, Drake salutò dicendo che doveva andare a preparare i bagagli. Salì le scale, e fece cenno al fratello di tornare in camera. La casa tornò a essere silenziosa, ma ora l’atmosfera era tesa, cupa.
Senza aver dormito in tutta la notte, Treavis si alzò dal letto. La prima cosa che vide fu suo padre che preparava una grandissima borsa con le provviste per lui e Drake. Treavis lo guardò, poi disse: << Dove devi andare? >>. Suo padre non si alzò, ma disse: << Mi dispiace che tu abbia dovuto sentire tutto. Partiremo oggi, insieme a Alisya, poi andremo al confine. Mi dispiace... per Drake >>. Senza rispondergli Treavis uscì. Sentiva il bisogno di schiarirsi le idee, passò vicino a casa di Alisya. Lei e i suoi genitori stavano sistemando le ultime cose, quando lo videro, Elle sorridendo fece un cenno alla figlia, che si avvicinò al ragazzo. << Quindi parti oggi? >> chiese lui, con una lieve nota di tristezza. << Sì, ieri è arrivato in città un messaggero dicendo che l’Accademia aveva accelerato i tempi. Fra tre giorni ho l’esame di ammissione >> rispose lei, poi si accorse che c’erano preparativi anche a casa di Treavis, quindi squadrò il ragazzo e chiese: << Non dirmi che hai chiesto di andare all’Accademia! >>
<< No, è un’altra storia... >>
<< Sentiamo >> chiese lei incuriosita, e Treavis fu costretto a ripetere le parole del messaggero. Alla fine Alisya, colpita al cuore dalle parole del ragazzo, espresse il suo più grande dispiacere.
La diligenza arrivò a mezzogiorno in punto. Alisya, Jason e Drake, assieme agli altri futuri soldati e apprendiste maghe, salutarono le loro famiglie. Lora stava per piangere, Treavis e Matt aiutavano i due a caricare i bagagli. Dopo breve la diligenza partì. Treavis la seguì fino alle porte della città. Lì continuò a osservare Alisya, che ricambiava voltata all’indietro, finché la carrozza non fu troppo lontana.
Stette lì a rimuginare per un po’ su quello che stava succedendo attorno a lui. Drake, suo padre e la sua fidanzata lontani da lui per un bel po’. Cosa avrebbe fatto ora. Dopo un’eternità fatta di pensieri e preoccupazioni, si alzò e rientrò al villaggio. Orami era pomeriggio inoltrato quando sentì un urlo provenire da qualche metro davanti alla porta. Treavis guardò lontano. La voce sembrava umana. Sconosciuta, ma umana. Un altro grido ruppe l’aria. Era una voce. Una voce dolorante. Una voce che chiedeva aiuto.
   
 
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