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Autore: Mushroom    22/10/2014    14 recensioni
Dean è un vigile del fuoco e salva la vita a Castiel. Niente di strano, salvare le persone è il suo lavoro. Eccetto per la parte in cui si risveglia in ospedale, Castiel dorme nella poltroncina a fianco al suo letto e non è più chiaro se sia stato Dean a salvare Castiel, o Castiel a salvare Dean.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the fire'
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Titolo: After the fire (I'll be with you)
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Words: 5235/38k+ 
Genere: Generale, Romantico
Rating: PG-13
Warnings: AU, fluff, (sorta, diciamo che di tanto in tanto degenera in) (credo) monologo interiore, mention of past codependency, mention of (past) drugs abuse, rescue of kittens, cliché, un numero esorbitante di riferimenti al canone più o meno palesi e un numero esorbitante di richiami a Mistery Spot più o meno palesi, ooc-ismi, Dean Winchester è una ragazzina, Dean Winchester ha sul serio lavorato su se stesso, maltrattamento di fiori

Prompt: Dean è un vigile del fuoco e salva la vita a Castiel. Niente di strano, salvare le persone è il suo lavoro. Eccetto per la parte in cui si risveglia in ospedale, Castiel dorme nella poltroncina a fianco al suo letto e non è più chiaro se sia stato Dean a salvare Castiel, o Castiel a salvare Dean. (Lasciato dalla bellissima Noruwei)
Chapter: 10/10

Note: Tra una cosa e l'altra, ce l'abbiamo fatta XD ultimo capitolo, un po' più lungo. Non mi sono divertita a scrivere la seconda parte quanto mi sono divertita a scrivere la prima - e come ho già detto nelle altre note, dovrei tornare indietro a sistemare cose e erroracci - MA nel complesso mi sono divertita - e non mi era mai successo - a pubblicare questa storia. C'è voluto il suo tempo, ma eccola. Vi ringrazio di tutto. Di aver letto, di aver lasciato feedback immeritato e di aver piaciucchiato questa storia nel corso del tempo. Ringrazio tutte quelle belle persone che ho avuto modo di conoscere proprio grazie a questa roba qui, quelle che di tanto in tanto mi hanno contattato random e, soprattutto, quelle che ho stressato nei mesi in cui l'ho scritta. Nota particolare va' a Glass, che è fondamentalmente colei grazie alla quale la fanfiction è stata pubblicata, perché avevo iniziato a scriverla nel mezzo della nona stagione solo perché avevo bisogno di più fluff nella mia vita, e non volevo buttarla in rete come invece è successo.

Ultimissima cosa: nel mio profilo trovate link di faccialibro e altre cose, se mi volete mandare a quel paese o dire ciao. Mi scuso per la quantità irragionevole di fluff di questo capitolo. See ya, belle persone. PS: Il lucca è vicino. Let me know se ci sarete <3 

Partecipa all'iniziativa Chapters Challenge @fiumidiparole 

X

Quando devono partire scelgono di farlo con la macchina di Ellen, ma Dean guida comunque quella a nolo venuta fuori dagli orribili gusti di Cas, perché non vuole un'emicrania ancora prima di iniziare la giornata.

«Sei sicuro vada bene?» Castiel lo guarda. Apparentemente, Castiel lo guarda in un modo. Sam, dietro, alza le sopracciglia. «Posso lasciare il posto a Ruby»

Dean lo vorrebbe, sul serio. Ruby l'ha pregato comunque di salvarla da dieci terribili minuti di ansia generale e discussioni sui berretti da baseball, tutte cose che Cas sembra trovare divertenti perché nella sua famiglia si discuteva di titoli azionari e di conquistare il mondo o qualcosa del genere. Dean annuisce, fa un cenno a Ruby con il capo, e Castiel lo guarda sottecchi, sospettoso, stringe le dita intorno al suo polso. Dean prende un profondo respiro «È okay»

Jo suona il clackson, sporgendosi da un finestrino abbassato «Se avete finito di dichiararvi il vostro amore»

Dean fa una smorfia, da' una pacca sulla spalla a Cas prima di andarsene. Il viaggio in macchina non è neanche così terribile. Ruby prova a toccare la radio, Dean la spegne non appena lei la accende, guadagnandosi un'occhiata sbieca.

«Dobbiamo parlare di Sam»

Ruby sogghigna, alzando le mani «Se hai intenzione di intavolare una discussione su come Sam dovrebbe vivere la sua vita, allora... »

Sbuffa, alzando gli occhi al cielo e stringendo le mani sul volante «No» la interrompe immediatamente, qui è diverso, Ruby non gli piace, ma per qualche sinistro motivo sembra rendere Sam felice e Dean non ci può fare niente, dopotutto non importa da dove venga la felicità. «Abbiamo parlato»

«Di nuovo?» alza le sopracciglia, sorride «Ragazzine»

Le lancia uno sguardo di sufficienza, continua «Ha detto che ogni giorno deve combattere per rimanere pulito» ferma la macchina a un semaforo, ed è un bene, Dean sa essere più intimidatorio quando guarda in faccia le persone «Quindi per piacere, se dovesse succedere qualsiasi cosa, se dovesse chiederti qualsiasi cosa, qualsiasi... » droga, aggiunge mentalmente. Ma Ruby non lo fa finire, scuote la testa come se Dean fosse stupido e forse lo è, ma non importa.

«Lo amo, Dean» sbotta, la macchina riparte «Amo le sue stupide manie salutiste e il fatto che rifiuti di tagliarsi i capelli e che sia convinto che se farà almeno una buona azione al giorno, allora forse riuscirà a ristabilire il suo equilibrio con il mondo. A espiarsi» fa una pausa, Dean sente il suo cuore battere sempre più forte «Non c'è stato giorno in cui non abbia cercato di farlo, di espiarsi ai tuoi occhi. Dio, probabilmente amo anche i suoi stupidi pomodori biologici. Tuo fratello è la cosa migliore che mi sia mai capitata»

Dean la sta guardando. Cerca di concentrarsi su quanto la odi e su quanto gli abbia rovinato la vita, su quanto abbia rovinato Sam, per non farsi sfuggire di vista tutto ciò che non potrà mai dimenticare su Ruby e Sam, le stesse cose che probabilmente si lascerà sfuggire alle loro nozze se Castiel non gli impedirà di bere abbastanza per lasciarsele sfuggire (se Castiel sarà lì).

«Non potrei mai fare una cosa del genere»

Quindi chiudono la discussione. Dean non risponde. Non crede a una sola parola e se gli ha mentito la ucciderà, ma per il momento è tutto quello che ha - e gli basta.

__

Per dirla tutta, quello che disonora se stesso e uccide ogni speranza di Dean di aver fatto qualcosa di giusto nel crescerlo è Sam, che alla dannatissima cerimonia ha gli occhi tutti lucidi; che quasi singhiozza quando gli danno la laurea e stringe la mano al presidente, con addosso una tunica troppo piccola perché non sono riusciti a trovare una tunica della grandezza adatta – a dirla tutta, Dean non sa neanche se esista una tunica della grandezza adatta.

Ellen si limita a battere le mani, a dare una gomitata a Bobby perché che cosa? Ha solo una ciglia negli occhi, dannazione, mica è altro, mica ha lo sguardo lucido, e Dean non sghignazza solo perché è una cerimonia di laurea, c'è silenzio e non vuole proprio mettere in imbarazzo Sam (riderà dopo, con calma, tanto Jo sta facendo foto)

Castiel applaude in silenzio, la capacità di mostrarsi entusiasta e fuori luogo allo stesso tempo che quasi affascina Dean, e ruba un po' della sua attenzione, solo per un millisecondo, solo finché Sam non va da loro e piagnucola sulla sua laurea. Immagina che se lo possa permettere, quello è Sam che cambia.

«Era anche un modo per emanciparmi» glielo dice mentre escono dall'auditorium, mentre Dean inizia a sentire la cravatta stretta e il pensiero di doverla tenere ancora per un giorno intero lo uccide. Alza gli occhi su di lui. Suo fratello – che adesso ha la tunica tra le mani, e indossa uno spocchiosissimo completo bianco che gli da' l'aria dell'adulto che è diventato. «La droga» specifica, anche se è sottinteso, e lo fa con uno sbuffo. Lo sguardo di Sam è sicuro, consapevole. È diverso da quello che aveva quando tentava di nascondersi anche da se stesso, quando diceva che no, non era vero, non era niente di che e Dean si preoccupava, per quel niente di che, ed era impotente e incapace di proteggerlo «Mi dava la forza per farlo. All'inizio credevo che fosse... buona, sai» alza le spalle, passandosi una mano tra i capelli. Dean continua a camminare, si chiede quanto diavolo manchi alle macchine «Poi mi è... sfuggita di mano»

«Con questo cosa vuoi dire?»

«Che ho fatto degli errori. Abbiamo fatto degli errori. Però non voglio tu pensi fossero vani, okay?»

Dean alza lo sguardo. Non l'ha mai pensato. Neanche quando voleva non pensarlo, sapeva che grattando la superficie e smettendo di darsi la colpa, avrebbe trovato qualcosa, che qualcuno non si inizia a fare da un giorno all'altro solo per capriccio. La cosa peggiore è proprio questa – che non se ne è accorto prima. «Lo so» e ora Sam è sorpreso, si ferma e sgrana gli occhi, come non avesse mai visto suo fratello prima, come se anche lui, in quel momento, avesse di fronte una persona che conosceva e non conosce più. È terribilmente strano, terribilmente doloroso, vedere Sam con il suo abito per il ballo e l'aria di un estraneo.

Dean sbuffa, si allenta la cravatta. Castiel è con la sua famiglia, a qualche passo di distanza. Prega che non si lasci convincere ad andare in macchina con lui mentre Sam gli da' una pacca sulla spalla, facendolo voltare. «Cosa?»

Sam rotea gli occhi, probabilmente il momento se ne è andato ed è meglio così. «Dean, smettila di fissarlo, non si fissano le persone. È inquietante»

(«Non sono io quello inquietante, okay? È lui che fissa, non io»

«Solo – Smettila»)

__

Con le chiavi inserite nel quadro, ma il motore ancora spento, Dean si prende un attimo per respirare, sistemarsi la cravatta e respirare ancora, perché non si respira mai abbastanza nella propria vita. Non è come se fosse di fronte a un'imminente apocalisse che lo vede come protagonista. No, certo che no. È più come se Castiel fosse al suo fianco – e se ne sta preoccupando, Dean si sta preoccupando di Castiel mentre mette in moto. Tra tutte le cose di cui si sarebbe dovuto preoccupare.

Quando prendono una svolta è ormai chiaro che Sam si sbaglia di grosso, non è Dean, tra i due, quello a cui piace fissare. Proprio no. Perché Dean non si è fermato tutta la notte a osservarlo mentre dormiva in un lettino di ospedale, anche se forse si è fermato a fissarlo quella volta in cui si è addormentato sul suo divano. Non tutta la notte. Non così tanto. Chi vuole prendere in giro, non l'ha fatto per una quantità ragionevole di tempo, porca puttana, si sta trasformando in una fan di Twilight.

«Pediatria non è la mia prima specializzazione»

Al semaforo rosso, Dean inchioda. Sente Ellen suonargli il clackson da dietro. Questo è perché non stava pensando alla strada. Questo è perché quando avrà un cazzo di incidente serio incolperà Castiel e il suo pessimo tempismo. Anche se il suo tempismo è sempre stato perfetto anche quando Dean avrebbe voluto che non lo fosse.

Dean lo guarda di nuovo, Castiel che scrolla le spalle come se quel commento fosse venuto fuori perché doveva venire fuori, come è venuto fuori tutto il resto, nello stesso modo, in piccoli pezzi. E Castiel ha continuato a farlo da quando si sono conosciuti, dando e prendendo ogni frammento che si lasciavano dietro, anche se non era previsto, anche se non doveva succedere. Quindi sa che la carriera di Castiel è stata travagliata. Le infermiere parlano – se Dean sorride nel modo giusto, puoi ottenere da loro quello che vuole - e Meg le zittisce tutte.

Ma Dean non ha bisogno di sorridere nel modo giusto, dopotutto quello che sa di Castiel viene direttamente da lui – quello che sa sulla sua famiglia viene direttamente da lui. E ne ha parlato è stato con lo stesso timore di Dean, come se parlarne potesse renderla immediatamente reale, tanto reale quando lo era stato Castiel fuori da quell'ospedale. «Ho lavorato per una clinica privata, i primi anni» rimane immobile, Dean non sa più pensando al semaforo. Se scatterà, sarà Ellen a ricordarglielo perché quando le hanno dato la patente non le hanno spiegato come si usa il clackson «I miei fratelli volevano che lavorassi lì. Era di un amico di famiglia, si guadagnava bene. Era una buona immagine per la società di nostro padre» prende una pausa, Dean è così abituato a vederlo tra i marmocchi da pensare che no, quelle cliniche non sono fatte per quel Cas che probabilmente andrebbe a scavare pozzi in Africa se glielo chiedessero e Dean col cavolo che lo seguirebbe fino a lì; anche se non è per niente vero, lo seguirebbe eccome, prenderebbe un ennesimo aereo e allora altro tenergli la mano o baci nel mezzo della notte, per calmarlo gli servirebbe una confezione intera di Xanax. Poi si ferma perché baci nel mezzo della notte, e si schiarisce la gola. «Clinica privata» ripete, e col verde è costretto a ripartire.

Castiel annuisce «Però non mi si adattava» sottolinea l'ultima parola, sospetta che la rottura con la sua famiglia stia tutta dietro quella singola parola «Si operava, un sacco. Anche quando non ce ne era bisogno» sospira, passandosi una mano dietro alla nuca «All'inizio non mi importava. Credevo che fosse solo il mio lavoro. Ma non era giusto, e non so quando l'ho capito ma l'ho capito. Ed a quel punto non potevo più farlo. Ero diventato un medico per aiutare le persone, Dean, non per quello» e non c'è orrore o pentimento nelle parole di Cas, ma le ultime le sputa via come se non gli piacessero, e Dean vorrebbe dirgli che non importa ciò che era, o gli errori che ha fatto, importa ciò che è adesso. Importa che svenga su una cavolo di seggiola perché non dorme per tre giorni, per stare dietro a una neonata appena operata o chissà che altro; che si presenti la mattina a casa sua, anche quando Dean vorrebbe dormire, perché a volte Cas pensa che Dean sia troppo solo e per qualche motivo pensa anche che le persone come Dean non dovrebbero stare da sole.

Vorrebbe baciarlo; non può farlo. A quel punto, guardandolo con la coda dell'occhio, aspettando che Cas dica qualcos'altro – o gli dia cenno che può parlare -, si chiede se farlo sarebbe veramente un problema. «Quindi hai scelto pediatria. E hai lasciato»

«Esattamente.»

Arrivano ai giardini proprio in quel momento, inforcando la macchina in uno dei parcheggi. Castiel si slaccia la cintura, rivolge un sorriso a Dean. Vorrebbe dire qualcosa, perché è quello che Cas ha fatto quando si è trattato di Dean. Invece si guardando, e forse è come se stessero dicendo qualcosa.

Sam arriva a bussare al suo finestrino con un sogghigno enorme. «È in corso una competizione di sguardi?»

«Fottiti»

Quando scendono dalla macchina ormai tutte le cose sono al loro posto. Tranne le anatre nel laghetto, quelle non ci sono ancora. Dean continua a chiedersi che diavolo se ne possano fare di un laghetto per le anatre senza anatre.

«Magari le anatre sono scappate» propone Cas, mentre gli ospiti iniziano ad arrivare. Dean sbuffa, le mani ficcate nelle tasche, Sam che sta all'ingresso, davanti a questo roseto, stringendo le mani a tutti. Ci sono un sacco di facce che non riconosce, compagni di università, altri che sembrano essere amici di Ruby. Probabilmente Dean si sta lamentando troppo per delle anatre; probabilmente pensare alle anatre è preferibile che pensare a tutto il resto.

Si allontana per prendere qualcosa da bere giusto un paio di minuti, Castiel che decide di aspettarlo al laghetto mentre Dean non trova niente di alcolico in giro. È ancora presto. Probabilmente le birre – o il vino – usciranno fuori solo per pranzo, e al pranzo manca davvero troppo tempo. Trova comunque delle aranciate, roba che forse a Castiel potrebbe piacere perché per la festa di compleanno di una delle bambine ricoverate gliel'aveva vista bere. Quindi ne versa due bicchieri, anche se non si ricorda neppure che sapore abbia, l'aranciata, e torna indietro.

Il punto è che però Dean non può permettersi di allontanarsi da Cas quando si trova nel mezzo di una dannata festa organizzata da Sam, perché in una festa del genere Cas può incontrare persone, e in questo caso può incontrare Charlie.

Sa che è Sam a presentarli, perché quando arriva è lì con loro, e Charlie sta parlando con Cas e lo sta facendo sorridere, e tira un sospiro di sollievo solo finché Charlie non alza gli occhi su di lui e sogghigna.

È più abbronzata dell'ultima volta che l'ha vista, l'aria della California sembra starle facendo bene, sembra farla risplendere un po', e Dean ha solo una fitta al petto perché Dio se gli manca averla attorno, Dio se gli mancano le minacce in cui promette di fare casini col suo conto corrente online.

«Mi hai mentito» è la prima cosa che gli dice. Neanche un ciao. Neanche un è bello rivederti. L'aria della California deve anche avere una controindicazione, da qualche parte. Dean alza le sopracciglia, passando un bicchiere a Cas, le loro dita si sfiorano appena.

«Cosa?» Dean sorseggia e fa una smorfia. No, decisamente non fa per lui, e con la coda dell'occhio vede Castiel sorridere dietro il bicchiere. Non promette niente di buono.

«Lo è» Charlie scandisce bene le parole, alzando le sopracciglia «Castiel è da sogno. Mi avevi detto che non lo era»

E Dean quasi uccide se stesso con della pessima aranciata, che gli finisce nel naso mentre tossisce e lo costringe a darsi un colpo sul petto e le lancia uno sguardo da Charlie, smettila di dire merda. Dean le vuole bene, sul serio. Se potesse scegliere di avere una sorella minore – oltre a Sam – sceglierebbe lei. Ma in quel momento Castiel sta continuando a fare la sua faccia divertita, e le cose non potrebbero andare peggio. Tranne che Sam, siccome è Sam e dice sempre la cosa sbagliata, se ne esce con «Beh, dopotutto sono solo amici»

Credeva che la parte del giochiamo con la vita di Dean fosse una prerogativa di casa di Ellen. Si sbagliava. Solo amici. Non sa quante volte l'abbia ripetuto e quante volte non sia stato creduto, o quante volte l'abbia ripetuto solo perché almeno lui potesse crederci. Castiel, però, fa una cosa come allungare delle dita sul suo polso e sfiorarlo per un attimo, e Dean non osa guardarlo mentre lo fa.

«Non siamo amici» Castiel inchioda le parole con una sicurezza che fa quasi male e Dean no, crede che invece loro lo siano, Dio, cosa diavolo significa che non sono amici? Per un attimo gli si ferma il respiro in gola. Si chiede in quale parte abbia rovinato tutto, se una volta tornati indietro Castiel smetterà di rispondere alle sue chiamate e diventeranno niente di più di cordiali conoscenti «È diverso»

Qualsiasi cosa voglia dire, Dean sente le dita di Castiel stringersi intorno a sul polso e si scopre a guardarlo, ad avere il cuore in una posizione anatomicamente non accettabile. Si rende conto che sia Sam che Charlie lo stanno fissando perché non sono abituati al modo in cui Castiel dice le cose, e sembrano non avere parole per ribattere. Forse è un bene che non ce le abbiano, e Dean sghignazza perché lo trova divertente, Sam che ha le orecchie rosse e non sa più cosa dire.

Castiel alza gli occhi al cielo, stufo, e prende un altro sorso mentre Dean gli afferra la mano.

__

Gli ospiti iniziano ad affollare il giardino, e per l'ora di pranzo Dean ha già conosciuto una decina di persone nuove, un'amica di Jo che gli ha fatto un occhiolino di troppo e la Becky delle rose, che apparentemente credeva che Dean fosse più alto perché non era così che se l'era immaginato quando Sam aveva parlato di lui e significa che Sam parlava di Dean a gente sconosciuta. Non sa come diavolo si dovrebbe sentire a questa novità. Poi Becky rompe le palle a Sam per il vestito bianco incredibilmente orrendo, e Dean decide che la può trovare misuratamente simpatica.

«Ha una cosa per le rose» Becky alza gli occhi al cielo, donandogli la familiare rassegnazione alla Sam-Winchester-è-un-marmocchio che lo fa sogghignare, perché dove diavolo l'ha pescata questa? Questa che arriva tutta di rosa e si porta dietro quest'altro tizio che, Dio, sembra non sapere cosa fare di se stesso. Ed è a disagio. Dean offre anche a lui un bicchiere di aranciata, sa cosa significhi sentirsi a disagio, col cazzo che lo lascerà da solo. E – a sua discolpa – è la fottuta laurea del suo veramente tanto fottuto fratello, e anche lui non proprio confortabile. Quindi scrolla le spalle, gli lancia uno sguardo e scuote la testa.

«Chuck scrive» dice a quel punto Becky, sbattendo le ciglia e dandogli una gomitata, come se volesse dire sì, dai, dillo che scrivi, amo ciò che scrivi, e se possibile il tizio si affossa ancora di più. Dean sta male per lui.

«Più o meno» Chuck alza gli occhi al cielo. Ha l'aria di chi questa conversazione l'abbia già avuta tante volte e «Roba sul soprannaturale. Niente di eccitante» poi si ferma, aggiungendo «La cosa buffa è che il mio protagonista ha il tuo stesso nome».

Questo non è buffo. Questo è agghiacciante.

Ellen lo rapisce per un'emergenza con dei piatti, gli lancia uno sguardo quando trasportano un vassoio pieno di posate «Hai perdonato Sam?» gli chiede di punto in bianco, e ha come la sensazione che abbia il diritto di farlo perché mettendo un no definitivo sopra la vita di Sam, Dean aveva tagliato via anche quello che aveva avuto e che non riguardava Sam. Anche Ellen. Che okay, forse aveva continuato a rompergli le palle, perché solo Dean poteva avere una famiglia senza legami di sangue che rompe le palle come una famiglia con legami di sangue, anche se dei legami di sangue non ne è mai fregato niente a nessuno, la famiglia di Cas ne è piena e si è visto come è finita.

«No» risponde, ed è sincero. Probabilmente non lo perdonerà mai, così come Sam non perdonerà mai Dean. È troppo presto per perdonare e non si tratta di quello. «Ma non possiamo andare avanti così»

Ellen sbuffa un pft, come per dire sul serio, ragazzo? «Ce ne hai messo di tempo» e le accorda che sì, è vero, ma ha avuto bisogno di quel tempo, senza quel tempo forse Dean sarebbe ancora in California e Sam magari sarebbe comunque pulito, ma sarebbe infelice; sarebbero infelici e distrutti e ne ha abbastanza, da qualche parte nella sua vita ha deciso di averne abbastanza.

Il punto è questo. Solo ne ha avuto abbastanza. Dean pensa che il mondo finirà nel sangue, prima o poi. Nessuna obbiezione, ha avuto una buona quantità di merda per poterlo vedere. Questo non significa che non affogherà nel sangue lottando, ha un ottimo curriculum in testardaggine.

Apparentemente Ellen decide che quello è un ottimo momento per dargli uno scappellotto, facendo quasi cadere la pila di piatti che Dean appoggia scrupolosamente sulla tavolata e non ha idea di che diavolo abbia fatto per meritarselo, ma fatto sta che gliene da' un altro.

E okay, va bene, questa storia rimane in sospeso e viene rimandata a un momento in cui saranno meno nei casini, in cui Dean saprà rispondere a Ellen anche se non ha mai saputo rispondere a Ellen nel modo giusto, non sa mai come rispondere a chi tiene sul serio a lui.

«Idiota»

«Questa l'hai presa da Bobby»

Ellen sogghigna giusto per la frazione di un secondo, in un'ammissione di colpa silenziosa che sembra voler dire che anche Bobby è un idiota, lui e quel suo dannato capello da baseball e la sua tendenza a chiamare sempre troppo o troppo poco.

«Sei sicuro che vada fatto in questo modo?» chiede Sam, dopo, quando iniziano a piegare i fazzoletti e hey, lui è quello che è andato a Stanford. La laurea più inutile nella storia delle lauree inutili, e siccome non riesce a farne uno dritto Ruby glieli prende di mano, cercando di mostrargli come si fa.

«Scommetto che questi sono stati una tua idea» Dean fa una faccia impietosa, e dallo sguardo che Ruby gli rivolge capisce tutto. Sam, d'altro canto, sbatte le palpebre come il più innocente dei cerbiatti, un bambi a cui probabilmente non hanno ucciso la mamma, e ha il coraggio di dire «Sono carini» ed è così che Dean abbandona le speranze.

Ora è affare di Ruby. Buona fortuna.

Dean si ferma, realizza quando disgustoso sia quel pensiero perché è sta parlando della dannata Ruby, e adios, è stato bello, ha bisogno di prendersi una pausa perché sì, le cose vanno bene ma non è abituato a Sam che a un certo punto ha rimesso assieme i pezzi. O qualcosa del genere. Forse ha semplicemente creato qualcosa di nuovo, Dean non crede che quei pezzi fossero validi per qualcosa. Erano già stati incollati e tenuti insieme a forza e rotti di nuovo per troppo tempo.

«Ho conosciuto una ragazza» esordisce Cas, e Dio se Dean non ha un tuffo al cuore. Che parte di smetti di apparire dal niente non gli è ancora chiara? Arriccia la fronte e si volta per trovarselo vicino, il respiro che gli sfiora le labbra. Dean deglutisce e dimentica tutto quello che voleva dire.

Tipo che sono amici. Tipo che cosa cazzo significa che non sono amici. Castiel continua «Parlava di rose»

Dean sogghigna, prendendo un piccolo respiro, guardando oltre le sue spalle per dedicare un millesimo della sua attenzione agli invitati e non al calore di Cas «Becky?»

Castiel annuisce, fa una cosa con gli occhi come per dire sì, lei, tutto stupito dal fatto che Dean la conosca, e poi gli stringe, come se non capisse «Perché ce l'ha tanto con le rose?»

«Perché sono fottute rose. E sono ovunque, è come se Sam avesse scelto questo posto solo per le rose e...» si interrompe, valutando, poi scuote la testa in uno sbuffo «L'ha assolutamente scelto solo per le rose»

Castiel gli sorride, facendo un passo avanti ma non avanti avanti, non frontale o ce l'avrebbe avuto appiccicato. Si muove più al suo fianco, quindi Dean si volta e si mette le mani in tasca. Ha fame e il pranzo sarà uno schifo, i pranzi delle cerimonie lo sono sempre.

Dean si guarda ancora indietro, come se stessero complottando o facendo qualcosa di male come falsificare badge dell'FBI e fingersi agenti. Che poi sarebbero i peggiori criminali federali di sempre, sa che Cas sa essere convincente, che potrebbe convincere un intero esercito a morire sotto il suo nome, ma anche che probabilmente tirerebbe fuori il badge al contrario e Dean dovrebbe spiegare che no, è nuovo, è il suo primo giorno, loro sono assolutamente agenti e quei tesserini assolutamente veri, che cosa crede.

È colpa della cosa dell'FBI se lo chiede. È distratto e non ci pensa, abbassa la guardia «Credevo che non avessi una cotta per me» tra tutte le cose che poteva scegliere, il perché sei venuto? e perché non te ne sei andato? e perché non siamo amici? Lui decide per questa. È un idiota. Non che le altre fossero meglio, non che non mandino i suoi pensieri in loop e forse è meglio non chiedere, in quel caso, ma quel che è detto è detto, e Castiel sbatte le palpebre e sembra fottutamene deluso.

«Non ho una cotta per te» ripete, lentamente, Dean finge che sia proprio quello che vuole sentirsi dire. C'è una punta di irritazione, qualcosa che gli ricorda cosa è Cas «Non ho più dodici anni, Dean» Castiel parla lentamente, ed è sempre serio, lo è sempre stato, ma non in quel modo, con con una serietà dura e inflessibile e la voce così bassa, appena sussurrata. Non è mai stato così con Dean, no, con Dean è sempre stato diverso, perché si è fatto trovare in una casa in fiamme e trasportare su e giù per un Motel e bistrattare un po' negli angoli dell'ospedale, Dean lo ha sempre afferrato troppo spesso e ha sempre indugiato troppo tempo prima di lasciarlo andare. «Non ho una cotta» sibila quasi in un insulto. «È qualcosa di più profondo – noi abbiamo un legame più profondo»

Dean lo fissa, adesso. Fissa come Cas serra la mascella, come alza lo sguardo su di lui come per chiedere se abbia capito, se sia chiaro. E quello che intende quasi lo strozza, lo fa capitolare e sembra giusto che succeda con Cas, è l'unica persona con cui potrebbe succedere.

«Oh» si lascia scappare a fior di labbra, aprendo gli occhi e Castiel, dannazione, sbuffa, umettandosi le labbra, lasciando tracce di saliva dietro di sé che Dean non può fare a meno di catturare con lo sguardo, sentendo un pugno di calore annidarsi nella gola.

Posarci immediatamente sopra le sue, di labbra, sembra la scelta più logica, niente che ha a che fare con i baci precedenti. E Dean lo fa, esitante, gli occhi di Cas che sono grandi e blu e profondi, che lo fanno deglutire e lo lasciano sempre in quel modo, gli fanno formicolare la pelle. Vorrebbe chiede se va bene, se può farlo, ma la bocca di Cas è calda e lenta e già dischiusa quando vi si arrende, lasciando scivolare la lingua in un modo che è istintuale, familiare mentre gli prende il viso tra le mani e gli succhia le labbra e non sa neanche cosa fare, perché quelle mani con cui cerca di tenerlo fermo non sono ferme e tremano, e la cosa lo fa sorridere, gli fa baciare gli angoli del sorriso che si scioglie in Castiel e sì, è una cosa stupida, ma Dean ha il diritto di sentirsi stupido.

Poi Castiel fa un verso che è quasi impercepibile, che vibra appena sulla sua bocca, e suona quasi come un risata ed è una di quelle cose per cui si sente immensamente grato. Dean sogghigna di rimando e se lo stringe addosso, le mani di Castiel che si posano sulla curva del collo di Dean e lo fanno tornare a respirare, gli dicono che va bene, che questa volta non sta facendo una cazzata e okay, non si tranquillizza, si sente ancora un adolescente che si nasconde dalla sua famiglia.

«Ho sempre voluto farlo» confessa Castiel, baciandogli il mento, gli occhi socchiusi e appena visibili oltre la linea di ciglia e Dean inspira.

«L'hai nascosto abbastanza bene» eccetto per la parte in cui Cas l'ha fatto sul serio, e Dean non ha ancora avuto modo di immagazzinare quello che è successo.

Castiel aggrotta la fronte, alzando il viso, una serie di grinze che si annida attorno ai suoi occhi, cambiandogli il viso e non smetterà mai di sorprenderlo come possa sembrare così diverso con così poco. «Non è vero» dice, tutto composto «Ti ho portato dei fiori»

E Dean non sa come rispondere, non questa volta, perché potrebbe essere la cosa più stupida di sempre e potrebbe quasi farlo arrossire, quasi, Dean Winchester è mascolino e non arrossisce eccetto quando lo fa per dei fiori, quindi si china per baciare via quell'espressione dal suo viso, un giorno scoprirà tutti i modi per baciare Castiel.

«Vuoi andartene?» Castiel lo chiede con prudenza, non sa come Dean sia con la sua famiglia e Dio, sì, se ne vuole andare, vuole spingere Castiel in uno spazio chiuso e snodargli la cravatta.

È a un tanto così dal rispondere, anche se non sa come rispondere, quando gli ospiti lanciano un urletto. Castiel cambia, si volta all'indietro e no, ora è più lontano.

«Tuo fratello sta facendo qualcosa»

Dean sospira. Suo fratello sta agendo dal più grande blocca-sesso di sempre «Credo che questa sia la parte in cui chiede a Ruby di sposarlo»

__

Poi la festa finisce, e Dean è così dannatamente, immensamente felice quando sono tutti di nuovo a casa.

«Ti sei perso la proposta» Jo lancia loro un'occhiata sbieca, mentre Dean abbassa gli occhi su Cas e Cas scuote la testa, ma nessuno dei due dice niente.

Dean si allenta la cravatta, lasciando la giacca su una sedia a caso della cucina. Ellen urlerà, la mattina dopo, poco ma sicuro, ma siccome gli sono segretamente mancate le urla di Ellen e siccome è autolesionista di natura, decide di lasciarla lì comunque, e chi se ne frega se verrà buttato giù dal letto al suono di minacce di morte e di credevo di averti cresciuto meglio. E la verità è che Ellen l'ha cresciuto bene, è Dean quello che poi si è rovinato da solo.

Ci vogliono parecchi minuti prima che Dean ritrovi un paio di jeans e una t-shirt e raggiunga suo fratello seduto in mansarda, le luci tutte spente e il cielo della California – Dio, si era dimenticato quanto fosse bello, di come lui e Sam usassero lanciarci uno sguardo, di tanto in tanto, tra un lavoro e l'altro, tra un viaggio di papà e una vacanza da Ellen.

Si avvicina con una birra in mano, sedendosi di soppiatto, come se non avesse nessun diritto di parlare o come se avesse paura di parlare. Sam ha il cane con la testa accucciata sul suo grembo e la coda che fa avanti e indietro, pigramente, e sembra stanco e felice allo stesso tempo, combinazione che Dean non ricorda di aver mai visto su suo fratello.

«Così ti sposi» esordisce.

Sam sogghigna, prende un sorso della birra che Dean gli porge. «A quanto pare»

Suo fratello non dovrebbe sembrare così schifosamente contento e fiero di sé, Dean non ha il cuore di prenderlo in giro. Ma è solo un momento, ed è breve «Ow, e quando inizierai a piangere dall'emozione?»

Lo sente alzare gli occhi al cielo anche senza guardarlo, l'espressione schifata da davvero, Dean, perché? Che lo fa sogghignare sul collo della bottiglia.

«Non aspetterai troppo» Bobby grugnisce dietro di loro, sorprendendoli entrambi mentre apre le porte finestre e si mette a sedere al tavolo, posando delicatamente delle bottiglie e poi il silenzio finisce, il vociare arriva e che cazzo, non dovrebbero essere tutti stanchi? No, ovviamente, Dean chiude gli occhi e attende – le sedie si spostano e qualcuno ride e Sam gli da' una gomitata.

«Sapete cosa?»

Apre gli occhi. C'è troppo rumore perché lo sentano sul serio «Sono fiero di noi» e Sam è l'unico a portata d'orecchio, gli occhi che diventano un po' lucidi e un sorriso che si fa strada, forzato ma non forzato nel modo cattivo, forzato come se non sapesse quale tipo di sorriso sia adatto a quel momento e quale sia il modo per buttarlo fuori. Eppure è perfetto, va bene così, e Dean sorride a sua volta.

   
 
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