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Autore: TenthLover    22/10/2014    1 recensioni
[Partecipante al contest "Dal passato al presente" indetto da Shinkari sul forum di Efp]
One shot ispirata al mito di Narciso!
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Nome Autrice: TenthLover/LaviBookman (forum)

 Titolo: Riflesso

Rating: Verde

Avvertimenti: Nessuno

Coppie: Slash

Note dell'autrice (facoltativo): Questo è un genere nuovo per me! Ho cercato di ispirarmi al mito di Narciso e spero di averlo rispettato! L'idea di base continua a piacermi ma non sono sicura del risultato (in realtà non lo sono mai XD). E' stato però un modo divertente per mettermi alla prova! Spero vi piaccia!

 

--------

 

In 23 anni, non era mai cambiato niente. Credeva potesse trattarsi di una fase passeggera ma non era così. Lui lo amava. Lo amava più di qualsiasi altra cosa. Avrebbe passato ore e ore a lasciarsi affogare in quei meravigliosi occhi azzurri. Aveva dei capelli così scuri che, era pronto a giurarlo, la notte sembravano brillare di luce propria rendendo quella della luna che intravedeva dalla finestra talmente fioca da apparire insignificante. Molte delle sue notti le passava insonne per poter osservare indisturbato quei lineamenti che su di lui risultavano così perfetti, quasi inumani. Cosa avrebbe dato per poterlo anche solo sfiorare. Stava proprio lì, accanto a lui, eppure non poteva averlo.

Passò l’indice delicato tra i suoi capelli per spostare un ciuffo che gli aveva coperto il volto. Quasi non sfiorò la sua pelle per paura che potesse infrangersi. Sotto la luce notturna appariva come porcellana. Compatta ma allo stesso tempo così fragile.

Lo vide muoversi e sobbalzò allontanando la mano che poco prima lo aveva quasi sfiorato. Sentiva che le guance erano arrossite nonostante non avesse fatto niente di male.

Superato il momento di imbarazzo, tornò a guardarlo e vide che aveva aperto gli occhi. Li stava strofinando con la manica del suo pigiama per poi rivolgere lo sguardo verso di lui.

“Nathan… Cosa fai sveglio a quest’ora?”

Sbadigliò e chiuse nuovamente gli occhi, quasi come se non volesse una vera e propria risposta.

Chiuse gli occhi e quasi trattenne il respiro fino a quando il ragazzo accanto a lui sembrò essersi addormentato. Li aprì e si lasciò andare a un sospiro sconsolato. La stanza era illuminata solo dalla fioca luce della luna che ne delineava i contorni. Ormai riusciva a distinguere bene i vari elementi della camera compresa la gamba dell’altro che faceva capolino fuori dalla coperta. Fece un lieve sorriso e la coprì con delicatezza.

Si alzò facendo attenzione a non svegliare nuovamente il ragazzo dormiente e andò in punte di piedi in bagno, chiuse la porta e si mise a sedere davanti al grande specchio rettangolare appeso sulla parete larga della stanza. Spesso era lì che andava quando voleva stare solo a pensare. Più che altro era l’unico posto dove nessuno sarebbe entrato vedendo la porta chiusa.

Prima di riuscire ad affrontare lo specchio ci metteva sempre qualche secondo. Raccolse tutto il suo coraggio finché riuscì finalmente a guardare il suo riflesso che tanto odiava. Lui stesso riteneva assurdo poter odiare quella figura così simile a ciò che amava. Guardando davanti a sé vedeva gli stessi occhi azzurri e profondi come li ricordava. Forse erano incorniciati da delle occhiaie a lui poco familiari rispetto al ragazzo nell’altra stanza ma era una normale conseguenza del sonno. Poteva intravedere gli stessi capelli scuri forse un po’ più lunghi e trasandati. L’altezza era la stessa, magari il suo fisico era un po’ più trascurato ma la sostanza era sempre quella. Lui e Nathaniel erano gemelli e per questo si era sempre odiato. Lui lo amava, ma era un amore destinato a non essere mai soddisfatto. Non solo amava qualcuno del suo stesso sesso ma era anche suo fratello e dover convivere con quella faccia ogni giorno lo faceva impazzire. Ovunque andasse vedeva la faccia di Nathaniel. Davanti a qualunque specchio, pozzanghera o superficie riflettente lui si sentiva morire. Bastava anche solo che qualcuno lo chiamasse per ricordarsi di suo fratello visto che i suoi genitori gli avevano dato un nome così simile al suo.

Sin da bambino aveva sempre avuto un’attrazione verso di lui ma, ovviamente, durante l’infanzia era qualcosa di molto più innocente. Stava sempre insieme a lui, nemmeno i loro genitori riuscivano a separarli. Da piccolo gli sembrava una cosa normale ma col tempo, crescendo, si rese conto che il suo non era semplice affetto fraterno. Iniziò anche a sviluppare un tipo di attrazione che per molto tempo non riuscì a spiegarsi. Lo desiderava fisicamente in una maniera tanto intensa da farlo impazzire. Tutto quello che provava, però, doveva rimanere sepolto nel profondo del suo cuore.

Rimase lì finché il confronto con se stesso divenne insostenibile. Uscì dalla stanza e tornò in camera sua. Nathaniel continuava a dormire serenamente. Si coricò accanto a lui e sistemò nuovamente quel ciuffo che si ostinava a cadere. Voleva addormentarsi ricordando il suo viso ben scoperto. Quel volto era così perfetto. Quanto odiava dover sfoggiare quell’aspetto ogni giorno. Chi, a parte lui, poteva amare l’immagine di se stesso? Non poteva davvero farne a meno. Quell’amore lo stava lentamente consumando. Sarebbe come amare la propria immagine riflessa su uno specchio d’acqua. Ogni volta che provi a raggiungerla, l’acqua si increspa e ti impedisce di riempire il vuoto che ti dilania. Rivolse un altro sguardo verso l’amato per poi affondare tra le stesse coperte che in quel momento stavano adagiate sul corpo dell’altro. Si permise di accarezzare con delicatezza e attenzione la guancia del fratello. Cercava di convincersi da sempre che poterlo ammirare da lontano gli bastasse. Non lo avrebbe mai avuto del tutto ma poteva comunque rimanere insieme a lui.

Sorrise tra sé e sé per poi abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.

 

***

 

Quando aprì gli occhi, si rese conto di aver dormito fino a tardo pomeriggio.

Il sole penetrava violento dalla finestra e costrinse il ragazzo ad aspettare qualche minuto prima di potersi alzare. Dopo qualche minuto riuscì a mettersi seduto e vide che era solo. L’ambiente sembrava così vuoto e freddo quando non c’era Nathaniel che sonnecchiava accanto a lui. Stavano molto spesso insieme quindi la sua assenza lo rendeva sempre nervoso.

 Si alzò, si vestì e scese al piano di sotto dove suo fratello stava seduto sul divano con in mano il cellulare. Di recente lo usava molto spesso.

“Ehi.”

Nathan si mise a sedere accanto a lui con un grande sbadiglio. Nonostante si fosse svegliato così tardi, aveva comunque dormito molto poco.

“Ehi, buongiorno eh.”

Il ragazzo sorrise e appoggiò la testa alla spalla dell’altro che continuava a usare il telefono. Gesti come questi li faceva spesso quando era con lui e suo fratello sembrava non esserne particolarmente infastidito. Questo lo rendeva felice. Poteva stare così con lui senza che sospettasse niente di ciò che stava provando in quel momento. Guardò la sua espressione concentrata e ne fu rapito. Avrebbe voluto così tanto il contatto con quelle labbra socchiuse.

Venne risvegliato dalla sua trance dal sospiro del fratello che ripose il telefono in tasca.

“Che succede?”

Tornò a mettersi dritto per guardare meglio l’altro che si massaggiava le tempie.

“Niente di che. E’ solo… Una ragazza. L’ho incontrata l’altro giorno quando sono uscito per fare la spesa. Abbiamo parlato un po’ ed è molto simpatica, sì, però… Non so, ci siamo scambiati i numeri e mi scrive di continuo.”

Nathan avvertì una fitta al petto ma lasciò correre stringendo forte la maglietta che indossava.

“Oh, capisco. Ignorala a volte, magari smetterà.”

“Mmh, ci proverò.”

Nathaniel si alzò scombinando prima i capelli del fratello che cercò di non fargli notare il rossore sulle sue guance. Adorava quando faceva gesti del genere. Anche se l’altro non lo capiva, per lui significavano molto. Quanto si odiava per tutto l’amore che provava per lui. Era imbarazzante.

“Senti, che ne dici se più tardi usciamo un po’? Il tempo che riesci a svegliarti.”

Nathan sorrise e annuì.
“Certamente.”

Ogni volta che gli proponeva di uscire si sentiva nervoso come una ragazzina. Stava 24 ore su 24 con lui da 23 anni e in più vivevano insieme. Per quale motivo uscire dovrebbe renderlo nervoso? Si sentì così idiota per questo. Probabilmente la ragione era proprio che suo fratello gli chiedeva direttamente di passare del tempo insieme a lui. Poteva chiederlo a chiunque, invece lo aveva chiesto a lui nonostante passassero già tutto il giorno insieme. Le sue attenzioni lo rendevano felice.

Nathaniel iniziò a bere del succo d’arancia. Amava osservarlo mentre faceva anche un gesto semplice come questo. Bastava il movimento di un suo singolo muscolo per fargli venire i brividi. Spesso si chiedeva come suo fratello potesse non notare l’effetto che aveva su di lui. A volte arrivò anche a pensare che lo notasse e che per non rifiutarlo facesse finta di niente. Sapeva già che il suo amore non avrebbe avuto alcun risvolto positivo quindi sperava davvero che, pur notandolo, non lo rifiutasse. Non gli avrebbe mai rivelato i suoi sentimenti quindi tanto vale far finta di nulla.

I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che stava bussando alla porta. Andò Nathaniel ad aprire e davanti a lui c’era una ragazza. Non era molto alta e portava le trecce. Era minuta e graziosa. Sembrava imbarazzata e stringeva con entrambe le mani una borsetta color pesca quasi deformata dalla forza con cui la teneva.

“E-Ehi, buon pomeriggio.”

“Ehi. Cosa ci fai qui?”

Abbassò lo sguardo. Aveva le guance rosee. Si sentiva in soggezione, era evidente.

“Non hai risposto all’ultimo messaggio quindi, bé, sono venuta di persona per chiederti nuovamente se ti va di vederci più tardi.”

Nathaniel sembrò seccato ma cercò di non farlo notare, probabilmente per essere cortese. Ci teneva molto all’apparenza.

“Ho già un impegno con mio fratello, mi dispiace.”

La ragazza osservò Nathan torva. La sua espressione si addolcì solo quando tornò a osservare il ragazzo davanti a lei.

“Capisco. Sarà per un’altra volta!”

Nathaniel le chiuse quasi la porta in faccia. Quando la ragazza si girò per allontanarsi, la porta era già praticamente chiusa.

“Uhm… Era la ragazza di cui mi parlavi?”
“Già”, rispose tornando al bicchiere di succo d’arancia che aveva lasciato a metà.

“Bè… Carina”, si sforzò Nathan di dire.

“Non c’è male”.

Svuotato il bicchiere, si diresse verso il piano di sopra togliendosi la maglietta.

“Vado a fare una doccia veloce e usciamo, va bene?”
Distolse lo sguardo per evitare di innervosirsi. Lo aveva visto milioni di volte in quel modo ma reagiva sempre nella stessa maniera. Era così frustrante.
“V-Va bene.”

 

***

 

Ogni volta che uscivano, attiravano lo sguardo di tutti. Anzi, più che altro era Nathaniel che guardavano. Era lui il carino tra i due nonostante fossero identici. Era abituato agli sguardi che tutti riservavano a suo fratello e aveva imparato a ignorarli. Però…

Da quando erano usciti, continuava a notare un paio di treccine che facevano capolino dietro i muri o gli alberi. Inizialmente credeva fosse una sua impressione ma quando riuscì a intravedere meglio la ragazza di poche ore prima si sentì seriamente infastidito. Va bene essere interessate a qualcuno ma addirittura seguirlo? Suo fratello sembrava non essersi accorto di niente. Nathan cercò di ignorarla finché smise di vederla. Probabilmente si era stancata anche lei.

“Ehi, ti va un gelato?”
“Certo, perché no!”
“Vado a prenderli io”

Nathaniel entrò in un bar lì vicino mentre l’altro si mise a sedere in attesa. Era davvero felice di essere con lui in quel momento nonostante continuasse a parlare di calcio o altre cose che a malapena riusciva a capire. Erano identici esteriormente ma i gusti erano totalmente opposti.

Guardando all’interno del bar vide suo fratello spazientito a causa della fila appoggiarsi al muro e sorrise. Quanto lo trovava carino.

Con la coda dell’occhio vide un paio di treccine scomparire dietro un muro e si spazientì. Diede un ultimo sguardo al fratello per poi avvicinarsi al vicolo dove aveva quasi sicuramente visto la ragazza sparire. Gli alti edifici proiettavano un ombra molto scura nonostante fosse pieno giorno quindi riuscì a malapena a intravedere la figura di una ragazza nascosta in un angolo. Si avvicinò per assicurarsi di non mettersi a urlare contro una ragazza che non c’entrava nulla. A qualche metro di distanza confermò che si trattava della ragazza che perseguitava il fratello. Non poteva trovarsi lì per caso. Cosa ci faceva una ragazza così graziosa in un vicolo pieno di cassonetti? Cercava di arrivare a una piccola finestra che probabilmente lasciava intravedere l’interno del bar. Appena lo vide ebbe un sussulto.

“O-Oh, Nathaniel!” sorrise allegramente gettandosi tra le sue braccia. Evidentemente, visto l’ambiente scuro, non era riuscita a riconoscerlo. Decise di far finta di nulla. Meglio rifiutarla direttamente fingendo di essere lui invece di fare la parte del fratello geloso.

“Ascoltami, io-“

“Sono così felice di vederti! Prima ti ho visto con tuo fratello ma non mi sono avvicinata perché lui mi mette a disagio. Mi guarda in modo antipatico! Non dovresti stare così tanto con lui. Perché non ci facciamo un giro?”

Nathan perse quel poco di calma e decoro che finora aveva cercato di mantenere. Per trattenersi dall’urlarle contro, le strinse forte le spalle.

“A-Ahi… Nathaniel?”

Prese un profondo respiro per calmarsi e mollò la presa. Doveva necessariamente evitare di essere troppo impulsivo e geloso o avrebbe rischiato di farle davvero male considerate le sue dimensioni rispetto alla ragazza.

“Hai ragione, dovevo uscire insieme a te. Mi perdoni?”

La ragazza sorrise visibilmente entusiasta.
“Certo che ti perdono! Andiamo allora? Su, vai a dirlo a tuo fratello! Io aspetto qui, mi sembra davvero troppo antipati- ah…”

Senza che se ne rendesse conto, le sue mani erano strette intorno al suo collo. La ragazza cercava di urlare o comunque di dire qualcosa ma tutto ciò che usciva dalla sua bocca erano gemiti strozzati. Anche quando si rese conto di ciò che stava facendo non riuscì a smettere. Strinse, strinse sempre più forte e continuò anche dopo che la ragazza smise di ribellarsi. Continuò a stringere il collo di quel corpo ormai senza vita. Ci vollero un paio di minuti prima che si rendesse conto di ciò che aveva fatto. Lasciò andare la ragazza inorridito che cadde al suolo. Ormai era solo carne. Gli occhi erano ancora spalancati e Nathan non riuscì a guardarli. Bastò un solo secondo per provocargli il vomito. Terrorizzato da ciò che aveva fatto, si guardò intorno e non vide nessuno. Parzialmente risollevato, tornò al suo posto dove Nathaniel lo stava aspettando con due gelati.

“Ehi, ma dov’eri finito?”
“Uhm… Dovevo andare in bagno. Andiamo?”

Prese il cono al cioccolato e si avviò con più fretta e nervosismo di quanto volesse dare a vedere. Sudava freddo e l’altro lo notò.

“Tutto bene?”

“C-Certo…”

L’uscita continuò esattamente come prima. Il discorso si era spostato verso il nuovo modello di auto in uscita. Cercò di seguire la conversazione ma – un po’ per l’argomento e un po’ per l’avvenimento precedente – non riuscì a mantenere la concentrazione. Continuava a pensare al corpo privo di vita nel vicolo. Era davvero terrorizzato. Voleva scappare, correre via ma non poteva farlo.

Finito il gelato, la passeggiata proseguì in spiaggia. Ci volle qualche minuto prima che si accorgesse di star camminando sulla spiaggia e non più sul marciapiede. Accidenti, quell’uscita sembrava sempre di più un appuntamento e lui non se lo stava godendo a causa della stupida impulsività che aveva avuto. Continuava a sentire le sue urla strozzate quasi come un eco nella sua testa. Alla fine, Nathaniel si fermò.

“Ti vedo distratto. Che sta succedendo?”

“Niente… Davvero.”

“Non dire stronzate. Ti conosco meglio di quanto tu conosca te stesso.”

Purtroppo era vero. Sapeva che si sarebbe accorto che qualcosa non andava ma non poteva proprio dirglielo. In più, era meglio che non sapesse nulla. Se lo avessero scoperto almeno lui non avrebbe passato guai.

“E’ perché hai ucciso Evie in quel vicolo?”

Nathan sobbalzò e lo guardò con gli occhi sbarrati. Come faceva a saperlo? Lo aveva visto? E perché si era comportato in modo così naturale finora?

“Io… Non so di cosa…”

“Oh, ti prego. Ti ho visto! Speravo me lo avresti detto tu ma continui a stare zitto! Sei stato un idiota!”

“Io… N-Non volevo farlo! Sono stato impulsivo!”
“Impulsivo?! L’hai uccisa, accidenti! Sei per caso impazzito?!”

Nathaniel afferrò il fratello per le spalle e iniziò a scuoterlo. L’altro non riuscì più a resistere. L’ansia e la frustrazione per ciò che aveva fatto miste a tutto il resto lo fecero scoppiare a piangere. Non si trattenne più e abbracciò forte il ragazzo che continuava a stringergli le spalle. Si sentiva così in colpa e spaventato. Non voleva che l’altro potesse odiarlo. Era l’unica cosa che desiderava non accadesse mai. Non avrebbe retto al dolore.

“Perdonami… Non volevo, lo giuro! Ero così arrabbiato Nathaniel. Continuava a seguirti! E-Era ossessionata da te. Non reggevo più!”

“Allora avrei dovuto ucciderla io! Tu cosa c’entri? Nathan..”

Pronunciando il suo nome, il tono di voce si addolcì quasi per rassicurarlo. Mise la mano sul viso in lacrime del fratello e fece in modo di farsi guardare.

“So quello che provi per me ma questa è stata una pazzia.”

Nathan si pietrificò. Ciò che sperava non accadesse mai stava per succedere. Lo avrebbe rifiutato? Lo avrebbe preso in giro? No, non poteva reggere anche quello.

“Io… Cosa…”

Cercò di allontanarsi ma l’altro non glielo permise.

“Devi andare alla polizia e raccontare tutto.”

Il ragazzo abbassò lo sguardo colpevole fin quando una forte rabbia non lo pervase.

“No! Non è giusto! E’ stata colpa sua! Io… Ero così geloso, non la finiva più! Non avevo altra scelta!”

Il fratello sembrò profondamente amareggiato dalla sua risposta. Dopo una manciata di secondi, però, tornò a guardarlo con l’espressione dolce e comprensiva che gli riservava in momenti di rabbia o tristezza come questi.

“Non c’era bisogno di fare questo, Nathan.”

Il ragazzo singhiozzò e riuscì a stento a guardare l’altro negli occhi. Le guance rosee e rigate dalle lacrime.

“Io ti amo, Nathaniel.”

“Lo so”, rispose l’altro sporgendosi verso di lui e appoggiando le sue labbra socchiuse a quelle dell’altro che sobbalzò.

Venne percorso da un brivido e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata. Strinse la maglia dell’altro e chiuse gli occhi abbandonandosi a quel bacio tanto bramato. Lo strinse con tutte le sue forze con la paura che potesse allontanarsi. Nathan lo ricambiò con un’intensità a lungo repressa. Aveva la testa totalmente annebbiata tanto da non accorgersi di essere in acqua insieme all’altro che continuava ad assaporarlo e stringerlo. Solo dopo che le loro labbra si separarono si rese conto di non essere solo in acqua ma di essere sotto l’acqua. Le mani del fratello continuavano a stringerlo ma non lo avvicinavano a sé, bensì lo allontanavano spingendolo contro le pietre dure sul terreno. Nathan iniziò a dimenarsi mentre il riflesso increspato del fratello – o forse di se stesso, non lo capiva più – si faceva sempre meno chiaro. Sentì i polmoni andare a fuoco mentre, con l’ultimo accenno di forza che gli rimase, riuscì semplicemente a chiudere gli occhi. Sentì a malapena le mani del ragazzo che amava lasciarlo andare. Avrebbe potuto tornare su ma non ci riusciva. Sentì l’amore che per tutti quegli anni aveva bruciato dentro di lui consumarlo lentamente mentre una nube nera lo inghiottì portandolo nell’oblio.

  
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