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Autore: hollien    22/10/2014    3 recensioni
[Raccolta di Flash-fic e One-shot su Tsukiyama Shuu e la TsukiKane] [Comico] [Drammatico] [Shonen'ai]
O1. Broken promises -  Tsukiyama Shuu aveva promesso tante cose nella sua vita, ma spesso e volentieri non manteneva fede ai patti.
O2. Immortal flame - Io non ero niente: ero solo, abituato al freddo di un’esistenza grigia, imprigionato da piaceri futili. Lui mi ha salvato.
[...]
Genere: Comico, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaneki Ken, Tsukiyama Shū
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Scleri pre-capitolo: Dopo la bellezza di un mese torno ad aggiornare questa raccolta. Scusatemi se c’ho impiegato tutto questo tempo ma il mio cervello era entrato in pappa (?) perciò ecco, a idee lasciava un po’ desiderare. Sono tornata con un capitolino tutt’altro che comico, e io piango. Soffro perché ogni volta che ricordo il capitolo 143 è un colpo al cuore continuo, ed io, masochista che sono, ci calco sopra. Well done.
Btw, voglio ringraziare di cuore endorphin, Lellanyah e Ghoul chan per i commenti. Mi hanno fatto davvero tanto piacere! ;u; Appena posso mi ritaglio un attimo di tempo e rispondo alla recensioni com’è giusto che sia. (Y)
Moltobbene, non mi resta che augurarvi un buon proseguimento di serata una buona lettura sperando che la possiate apprezzare. Tanti bacini baciotti. (L)
Disclaimer: I personaggi di Tokyo Ghoul non mi appartengono, ma se mi appartenessero Tsukiyama avrebbe già sfondato il deretano ad Arima e avrebbe portato in salvo Kaneki tra le sue braccia (poi verrà comunque preso a calci, ma vbb).


P.s: In questo capitolo, per chi non ha letto il manga, ci sono mooooltissimi spoiler. 

 




O2. » Immortal flame
 
 

«Chi l’avrebbe mai detto che avrei avuto l’occasione di vederti ridotto in questo stato?»
Si chiese se quelle parole fossero frutto della sua fantasia o se qualcuno stesse parlando davvero, accarezzandogli la pelle lattea con il fiato pesante.
Quando sentì qualcosa premere sul suo petto capì che sì: quelle sillabe che erano state pronunciate al suo padiglione auricolare poco prima non erano pura invenzione della sua mente, che il male che stava percependo al torace era reale, che il dolore fisico era ancora presente nonostante di tempo ne fosse passato.
Il dolore psicologico, invece, lo aveva già abbandonato da un pezzo. Oramai era solo un involucro vuoto riverso a terra, gli occhi ametista che guardavano tutto e niente, le labbra secche socchiuse, l’ombra di lacrime appassite sul viso sporco di polvere.
Pian piano la pressione sul petto si affievolì; un tonfo ed un sospiro profondo presero il suo posto.
«Sai una cosa?» domandò il suo mittente, pur sapendo che non avrebbe ricevuto alcuna risposta da lui, il destinatario. «Credevo che farti provare lo stesso dolore che ho sentito io quel giorno, quando hai rapito la mia Kimi solo per i tuoi piani perversi…» Una pausa. Il fruscio del vento di metà autunno che accompagnava quella notte fatta di sangue e morte. «Pensavo davvero che avrei goduto della tua disfatta, tuttavia non c’è niente di divertente e gratificante in questa scena». Una risata breve ed amara gli riempì le orecchie, ma con la stessa velocità con cui si era presentata svanì.
«Quello stupido mi ha cambiato, mi ha reso un rammollito» lo disse, ma non c’era pentimento dietro, solo un’immensa gratitudine. «Kaneki ha cambiato tutti noi.»
Quando quel nome venne pronunciato il suo cervello cominciò a funzionare nuovamente, mandando al corpo degli stimoli che credeva perduti per sempre, 
stimoli che gli fecero rendere conto che stava respirando ancora l’aria di un mondo che aveva smesso di percepire come suo nel momento in cui lui se ne era andato, calando definitivamente su di sé il sipario.
Dalla sua bocca iniziarono ad uscire dei suoni sconclusionati; solo due minuti dopo colui che gli stava seduto accanto capì dove volesse andare a parare.
Uccidimi.   
È questo ciò che gli stava chiedendo tra un mugolio debole e l’altro.
Che senso ha continuare a vivere?
Non riuscì a dirlo questo, no.
Gli avrebbe richiesto troppo sforzo, in più la fame e la sete allucinante non lo aiutavano a formulare una frase di senso compiuto. 
Io non ero niente: ero solo, abituato al freddo di un’esistenza grigia, imprigionato da piaceri futili. Lui mi ha salvato.
«Se pensi che la morte possa aiutarti non è così». Il ragazzo si sistemò gli occhiali sulla base del naso, portando lo sguardo al paesaggio esterno. In un determinato punto il cielo era più luminoso, segno che la notte stava giungendo al capolinea per dare vita ad un nuovo ed imprevedibile giorno.
«Se anche l’inferno o il paradiso esistessero non lo incontrerai» mormorò Nishiki, abbracciandosi le gambe piegate al petto, il volto appoggiato sulle ginocchia. «Kaneki è ancora vivo, perché lui è come una fiamma ardente ed immortale. Non perirà né smetterà mai di lottare; non farlo nemmeno tu, Tsukiyama
In quel momento il vento si placò.
L’ossigeno riiniziò a scorrere regolarmente nei suoi polmoni.
Il suo cuore ricominciò a battere prepotentemente nella cassa toracica.
E le lacrime che Tsukiyama credeva di aver totalmente consumato rotolarono nuovamente come cascate lungo le sue guance.
Nell’alba dell’ennesimo massacro - o nella nascita di un’era diversa - una nuova speranza era sorta, alimentata da quell’uomo che aveva deciso di non arrendersi.
Di essere all’altezza della fiamma tanto amata di Kaneki Ken che, ignaro, si era già spenta.
 





 
   
 
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