Storie originali > Avventura
Ricorda la storia  |      
Autore: ninety nine    23/10/2014    8 recensioni
Mondo al di là dello spechio diceva l'alutole di Alice nel Paese delle Meraviglie...noi parleremo di Mondo al di là della poltrona.
Due ragazzi, due pugnali, due mondi.
Mostri, paure e amicizie.
Una storia che parla di vita e di cambiamento, di legami e di fantaisa.
Perchè ognuno di noi può cambiare...in bene o in male, sta a lui deciderlo!
Ha partecipato al PRIMO CONCORSO DELLA SCRIVERE della pagina facebook I PERCORSI DELLO SCRIVERE
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non so cosa mia sia passato per la testa il giorno in cui sono entrata in quella soffitta. Forse è stato Jonas a convincermi, o forse sono stata io che avevo sempre desiderato farlo senza non averne il coraggio, o forse avevo solo voglia di un po' di avventura.

Ma intanto, eccomi qua. Sono Beatrice e ho 14 anni, quasi 15 a dire la verità. Posso tranquillamente essere riassunta in tre parole: testarda, timida e lettrice.

Jonas è il mio fratellastro, nonché mio migliore amico. Lui ha già compiuto 15 anni e non smette di ricordarmelo. E' un gran rompiscatole,il mio opposto. Lui in tre parole è popolare, simpatico e spavaldo.

Ora, scommetto che a voi interessa piuttosto poco chi siamo io e Jo, ma che volete sapere cosa sia successo, vero?

Allora, iniziamo...

 

-Dai Bea, dai..lo so che mamma e papà ce lo hanno sempre proibito, ma non trovi quella botola invitante? Non lo puoi negare...solo un giro, un giro veloce, poi scendiamo. Tanto non rientreranno prima di questa sera.-

Jonas, capelli castani pettinati in una specie di cresta che non è mai stata nemmeno lontanamente ordinata, mi tartassava da tutto il pomeriggio cercando di convincermi ad entrare nella soffitta della vecchia casa dei miei nonni, in quel momento deserta, e io stavo per cedere.

Quel luogo mi aveva sempre attratta, fin da bambina, soprattutto perché mio padre mi aveva sempre ripetuto di non entrarci mai. E io l'avevo fatto, fino a quel momento. Poi, un anno prima papà si era risposato e Jo era entrato come un vortice nella mia vita. Un vortice estremamente disubbidiente, a dire la verità. E' il tipo di ragazzo a cui dici ''Non lo fare'' e puoi stare certo che lo fa, questa ne è la prova. Dal primo momento in cui è entrato nella casa dei nonni, quell'estate, i suoi occhi azzurri sono rimasti puntati su quella botola.

-Okay Jo, d'accordo. Facciamolo. Facciamolo, anche solo perché così la smetto di sentirti blaterare a vuoto.-

Ricevetti un sorrisone a trentadue denti dal diretto interessato.

-Brava Bea! E non mi chiamare Jo, è un nome da femmina.-

-E tu non mi chiamare Bea, lo odio.

-Okay, Bea.-

-Okay, Jo.-

 

Quando arrivammo in soffitta, il mio primo impulso fu di starnutire. Polvere, polvere ovunque. Per fortuna, non ero mai stata allergica.

-Forte!- urlò Jonas alle mie spalle.

Lo ignorai e mi guardai intorno.

Non potevo certo dire che la soffitta non avesse un certo fascino: pavimento polveroso in legno, soffitto con travi a vista, scatole e scatoloni ovunque e una luce soffusa che entrava da un piccolo abbaino, sembrava il luogo ideale in cui star tranquilla!

Il mio sguardo si posò su una grossa poltrona in pelle. Mi avvicinai, lasciando Jonas a curiosare negli scatoloni.

Poggiai una mano sulla seduta in pelle per togliere la polvere e la vidi scomparire.

Non sto scherzando, quando dico scomparire intendo proprio che non si vedeva più.

Dove prima c'era la mia mano, ora vedevo un paesaggio..una landa desolata , con al centro un albero verdeggiante. Che cavolo stava succedendo?

-Jonas?- chiamai

Nessuna risposta.

-Jo? Vieni, subito.-

-No Bea, vieni tu.

Teneva in mano un piccolo pugnale, con inciso sull'elsa il suo nome. E nell'altra mano, ne stringeva uno con inciso il mio.

-Ma che significa?-

-Non lo so, Jonas, non lo so. Forse, in tutti quegli anni, mia madre aveva dei buoni motivi per non farmi salire qui. Vieni a vedere.-

Portai mio fratello vicino alla poltrona, e avvicinai la mano alla seduta.

Quando lui vide , dove prima c'era la mano mia mano, quel paesaggio, rimase senza parole.

E se rimane lui senza parole, significa che la cosa è estremamente stupefacente!

Poi mi guardò, sorrise con quel suo sorriso sbieco e sussurrò: -Beh, che aspettiamo?-

-Ma sei impazzito?-

Non mi rispose,si limitò a bofonchiare qualcosa.

Quando faceva così, metà di me lo voleva ammazzare, l'altra metà lo ammirava. Significava che stava pensando a qualcosa di geniale. Almeno, così succedeva di solito.

Un attimo dopo, Jonas mi spinse e mi fece cadere sul sedile della poltrona. Quando scomparvi, vi saltò dentro lui.

 

Mi trovai in una grande stanza, probabilmente dentro al caseggiato che aveva visto dalla soffitta, circondata da un gruppo di ragazze che andavano dai dieci ai diciassette anni.

-Dove..dove sono? Come ho fatto ad arrivare qui..io..io ero con Jonas nella soffitta..dov'è Jonas?-

-Piano, piano. Siediti, bevi questo e poi fai una domanda alla volta.-

A parlare era stata una ragazza tra le più grandi che c'erano, capelli biondi tagliati in un caschetto irregolare e grandi occhi verdi. La osservai a lungo, poi decisi che potevo fidarmi. Dopotutto, che alternative avevo?

Se Jonas non mi avesse trascinato in quella stupida soffitta...strinsi i pugni e mi costrinsi a restare calma.

Mi sedetti e mi guardai intorno: come mi era parso all'inizio, mi trovavo in una grande stanza simile a uno di quei dormitori che trovi a volte nei campi estivi, con i letti a castello uno a fianco dell'altro.

Nel centro della stanza c'era un tavolo ingombro di carte e matite.

-D'accordo..dove sono?-

Parlò ancora la ragazza di prima.

-Sei nella Casa,dove viviamo. Qui, siamo al sicuro da ciò che c'è là fuori. Io sono Naida, e diciamo che sono quella più esperta qua, anche se non è che ci sia molto da capire. Presto scopriremo qual'è la tua attitudine principale e tutto ti sembrerà più semplice, promesso.-

Come aveva fatto quella ragazza a capire che ero confusa e anche spaventata? In che diavolo di guaio mi aveva cacciata mio fratello?

-Dov'è Jonas?-

La giovane sospirò.

-Dovevo immaginarlo. Tutti noi arriviamo insieme ad un fratello, a un amico, a qualcuno di maschio -

Fu un attimo, ma capii dal lampo di tristezza che passò negli occhi di Naida che stava tentando di tenermi lontana da qualcosa di brutto.

-Dov'è Jonas?- ripetei.

-Lui..è fuori.-

Continuava a darmi risposte vaghe, ma io non volevo mezze risposta in quel momento, solo verità

-Fuori dove?- insistetti. Ho già detto che sapevo essere incredibilmente testarda?

La diciassettenne mi guardò intensamente.

-A combattere contro il Mostro. Quello che dobbiamo sconfiggere per andarcene di qui e tornare alla nostra vecchia vita.-

Sbattei le palpebre, sconvolta.

Jonas. Il mio Jo. Il mio fratellastro idiota e irritante, là fuori, contro un mostro, con in mano soltanto il piccolo pugnale trovato nella soffitta.

-Oddio- riuscì a sussurrare, poi svenni.

 

Mi sveglia nel cuore della notte e sentii quelli che sembravano essere urla, o qualcosa di simile. Che fosse il mostro di cui parlava Naida?

Improvvisamente, sentii l'impulso di alzarmi dal letto e di andare ad aiutare Jonas. Era tutta colpa sua se ci trovavamo in quella situazione, in un luogo sconosciuto in chissà quale universo parallelo al nostro, ma era pur sempre la persona più simile a un fratello e a un amico che avessi mai avuto.

Ancora quello strano verso. Metà di me mi urlava di fuggire il più lontano possibile da quel grido, ma l'altra metà era irrimediabilmente attratta. Normalmente, avrei ascoltato il cervello, la parte che mi diceva di allontanarmi, ma in quel momento sentivo di dover andarci.

Sospirai, saltai giù dal letto, cercando di fare meno rumore possibile e mi avviai verso la porta.

Ero appena uscita, quando sentii qualcuno muoversi dietro di me.

Era Naida, gli occhi spaventati ma brillanti.

Era veramente eccitata?

-Che stai facendo, Bea, vuoi farti ammazzare?-

-Voglio aiutare mio fratello. Tu puoi sempre non venire.-

Da quando in qua ero così brusca?

La bionda risse.

-Conoscevo una ragazza come te. Era arrivata qua per prima, e stava facendo esattamente ciò che stai facendo tu. Quando arrivò dal Mostro,riuscì soltanto a vedere il suo ragazzo, arrivato con lei, morire.

Da quel momento, cercò di tenere più ragazze possibile lontano da quel posto.

Tu sei la prima che prova ad andarci.-

Impiegai pochi istanti a capire che la ragazza della storia era quella che mi camminava a fianco.

-Naida, io..mi dispiace tanto. Non sei obbligata a venire.-

La giovane sorrise, ma era un sorriso rassegnato.

-No. Quella ragazza ha giurato che avrebbe aiutato chiunque ci avesse riprovato. E' il momento di mantenere la promessa.-

La fissai, riconoscente.

Ero in quel luogo da nemmeno mezza giornata, ma quella ragazza era l'unica che si era mostrata un minimo amichevole con me, probabilmente la prima ragazza in assoluto, anche se pensavo al mondo reale.

Non ero mai stata popolare io, troppo chiusa, troppo timida.

I miei unici amici erano sempre stati i personaggi dei libri. E Jo.

Doveva salvarlo, dovevamo tornare nel mondo reale, assolutamente, il prima possibile.

-Grazie- dissi solamente.

Non mi rispose, ma notai il viso teso e la mascella contratta.

Aveva paura e le urla si facevano più forti via via ci avvicinavamo.

In realtà, non erano i versi del mostro, ma le grida dei ragazzi a cui ci avvicinavamo.

Erano ad occhio e croce lo stesso numero delle ragazze ed erano terrorizzati. Da cosa, non si capiva.

Non vedevo nessun mostro, niente di cui avere paura. Solo una strana nebbiolina che avvolgeva ogni cosa.

Poi, vidi Naida irrigidirsi di fianco a me.

La sentii sussurrare qualcosa.

Non capii, poi lei ripeté ciò che aveva detto ,a voce più alta.

-Lui...lui...Lucas...è morto tempo fa. Non può essere qui. Non può. Non ne sto vedendo veramente due, uno vivo e uno che muore..non può essere..-

Fu in quel momento, sentendo quelle parole, che mi venne in mente ciò che succedeva, a volte, nei fantasy.

Quella nebbia si trasformava nella peggiore paura di chi la vedeva.

Doveva trovare Jonas il più in fretta possibile. Chissà quale era la sua paura..chissà cosa stava vedendo.

Iniziai a correre, il pugnale stretto in mano che diventava più caldo via via che mi avvicinavo alla nebbia.

Cercai mio fratello in ogni viso, in ogni ragazzo che incontrava. Nulla.

Poi, lo vidi. Accoccolato a terra. Le mani sollevate a proteggersi il volto.

Sussurrava qualcosa.

Mi avvicinai e gli misi una mano sulla spalla. Sembrò non notarmi.

-Jonas..- sussurrai, preoccupata.

Avevo già avuto fin troppo coraggio a resistere fino a quel punto, vederlo così rischiava di farmi crollare.

Mi spaventai ancora di più quando Jonas iniziò ad urlare.

-No! Basta! Non ho fatto nulla, smettila! Padre, basta! -

Poi, si riparò , come se stesse per prendere un pugno.

-No! No..basta..- singhiozzò.

Era così diverso dal ragazzo che conoscevo io, dal Jonas sempre con la battuta pronta, sempre allegro. Quello che avevo davanti era un adolescente vulnerabile e e spaventato, che veniva picchiato dal padre. Restai sconvolta: la sua più grande paura era suo padre.

-Jonas, ascoltami..-

Lui gemette ancora.

-JONAS! Tutto questo non è reale!-

Era come parlare a un muro e io iniziavo a spazientirmi. Ma l'avrei tirato fuori da questo pasticcio, anche se era stata colpa sua.

All'improvviso, mi venne un sospetto. Stretto nella mia mano, avevo il piccolo pugnale trovato in biblioteca. Quello di mio fratello giaceva lì vicino. Lo raccolsi e glielo cacciai nel pugno a forza.

Mio fratello sembrò scuotersi, o almeno, alzò gli occhi su di me.

-Bea? - sussurrò, guardandomi come se fossi un'ancora di salvezza -Scappa..mio padre..è ubriaco..ti picchierà-

Nei suoi occhi ancora quella paura.

-Jo, ascolta, tutto questo..non è reale. Vedi la nebbia, la vedi? Si trasforma nella tua peggiore paura, in ciò che hai sempre tenuto dentro al cuore, senza rivelarlo a nessuno. -

Vidi il sollievo nel suo volto.

-Ma perché tu non vedi la nebbia mutare?-

-Il pugnale, Jo! E' il pugnale..come te l'ho messo in mano, tu ti sei riscosso!

-Sei un genio, sorellina quattordicenne, ma ora andiamo a salvare cli altri!-

Ecco tornato il Jonas rompiscatole e determinato che conoscevo.

Partimmo e risvegliammo tutti i ragazzi, toccandoli con il pugnale.

L'ultima che riscuotemmo dall'illusione, io e lui insieme, fu Naida, che mi buttò le braccia al collo e sussurrò un ringraziamento.

Un attimo dopo, un lampo di luce illuminò la valle.

Chiusi gli occhi , cercai la mano di Jonas e la strinsi.

Dopo pochi secondi, colpii qualcosa di duro con i piedi. Aprii gli occhi e mi ritrovai a fissare una vecchia poltrona.

Eravamo ritornati nella soffitta.

Jonas mi abbracciò di slancio e mi ringraziò più volte. Miracolo, non era mai successo prima che mi ringraziasse!

Mentre scendevamo dalle scale, mi chiese:

-Bea...non lo racconterai a nessuno, vero? Della mia paura, dico.-

Sorrisi.

-Te lo prometto. Mai. Anzi, non raccontiamo a nessuno ciò che è successo lassù, okay? Sembra che qui siano passati solo pochi minuti, quindi non dovremo dare spiegazioni a nessuno.-

-E questi?- chiese, mostrandomi i due piccoli pugnali.

-Questi..saranno i nostro segreto, fratello.-

-Fratellone, prego! -

-Jonas! Smettila!-

Tutto era esattamente come prima.

 

 

Il giorno dopo, a scuola, mentre Jo chiacchierava e faceva l'idiota con i suoi mille amici e io me ne stavo in disparte, come al solito, notai una ragazza.

Capelli biondi a caschetto, occhi verdi...

-Naida!- urlai.

-Beatrice!- mi sorrise, ma senza lo stupore che avrei immaginato -Ci hai salvati, tutti!-

Davanti al mio sguardo interrogativo mi indicò alcuni ragazzi e alcune ragazze.

-Siamo qui, Bea, siamo tutti qui!-

 

La nostra avventura aveva toccato due mondi. Uno era quello reale, dove io ero quella timida e Jonas quello forte. Poi c'era il secondo, dove Jonas era fragile come un foglio di carta e io avevo una determinazione a me sconosciuta.

Ora, quei due mondi si erano toccati. Nulla poteva tornare come prima. Si io che lui eravamo stati cambiati da quella esperienza. In bene.

 

 

 

 

 

Buongiooorno principesse <3

Boh, non so nemmeno io che dire di questa storia (sono messa bene!!).

L'ho inventata così, per caso, per partecipare al concorso..ero partita da una storia totalmente diversa che aveva in comunqe solo il nome Beatrice e sono arrivata qui..spero che sia uscito qualche cosa di buono!
Aspetto opinioni!

Love katniss_jackson

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: ninety nine