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Autore: francar2225    24/10/2014    3 recensioni
Seduto nella sala d’attesa del Lenox Hill Hospital, Chuck Bass fissava inebetito la parete bianca di fronte a lui con un nodo alla gola. La situazione era precipitata in un attimo. La notte appena trascorsa tra le braccia di Blair a pianificare il futuro del loro bambino, ora sembrava lontana anni luce.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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“Sono Gossip girl.
La sola ed unica fonte sulle vite scandalose dell’ Elite di Manatthan.
Avvistati. Chuck e Blair Bass sono arrivati improvvisamente al  Lenox Hill Hospital questa mattina.
Sappiamo tutti che B aspetta un bambino. Cosa starà succedendo?
Chi è appostato fuori dall’ospedale? Attendiamo notizie.
XOXO.”
 
 
1.
 
Seduto nella sala d’attesa del Lenox Hill Hospital, Chuck Bass fissava inebetito la parete bianca che aveva di fronte con un nodo alla gola. La situazione era precipitata in un attimo. La notte appena trascorsa tra le braccia di Blair a pianificare il futuro del loro bambino, ora sembrava lontana anni luce.
“Questo è un incubo.” Si ritrovò a pensare. Chiuse gli occhi.
“Chuck!”  La voce di Lily Van Der Voodsen, sua madre adottiva,  lo riportò alla realtà. Corse ad abbracciarla. In quel momento aveva un disperato bisogno del conforto di qualcuno, e sua moglie, colei che gli era sempre stata vicina nel bene e nel male, non poteva aiutarlo.
“Cosa succede Charles”
“Non lo so. Blair si è svegliata con un forte mal di testa questa mattina. Non è riuscita a debellarlo, così siamo venuti in ospedale. E’ dentro da un ora. Sono preoccupato.” Chuck provò a mantenere calma la voce, ma il suo tono angosciato non sfuggì alla donna. Gli sorrise incoraggiante.
“Stai tranquillo, vedrai che non è niente di grave. Una visita di controllo, e prima di pranzo sarete di nuovo a casa a scegliere i colori per la cameretta.”
“Chuck! Come mai siete qui?”
Serena Van Der Voodsen, la sua sorellastra, entrò nella sala d’attesa insieme a Dan Humprey,il suo compagno, seguita da Nate Archibald, il migliore amico di Chuck.
La presenza dei suoi amici sollevò Chuck, ma la preoccupazione rimase radicata nella sua mente come un tarlo che non si riesce a sconfiggere. Un nodo alla gola gli impedì di parlare.
“Blair non è stata bene questa mattina.” Rispose Lily per lui.
Nate lo abbracciò. “Coraggio. Si risolverà tutto.”
Il medico arrivò un attimo dopo.“Signor Bass. Prego, mi segua.”
Chuck annuì e seguì il medico.
L’uomo entrò in uno studio poco distante. Sul suo volto serio fece capolino una ruga sottile.
 “Si accomodi.”
Chuck si sedette sulla sedia di pelle bianca. Il cuore pesante come un macigno.
“Signor Bass….” Il medico fece una pausa, come per trovare le parole adatte.
“La situazione di sua moglie è molto grave. Il suo forte mal di testa è stato la conseguenza di un rialzo pressorio importante. Dalle analisi effettuate e dall’ecografia  abbiamo potuto constatare che la gravidanza è ferma già da due settimane. Il bambino non riceve più il nutrimento necessario. E purtroppo dal tracciato del monitoraggio ci siamo accorti che non arriva più nemmeno ossigeno al cervello. In due parole. Sta morendo. ”
Chuck si sentì mancare. La stanza cominciò a girare vorticosamente, e di colpo fu come se la terra si stesse sgretolando sotto i suoi piedi, trascinandolo all’ inferno. Cercò di mantenersi lucido facendo appello alla sua rinomata freddezza di uomo d’affari. “Io sono Chuck Bass. E troverò una soluzione.”  Pensò dentro di se. Ma sapeva che non era vero.
Scosse la testa. No, lui non era Chuck Bass senza Blair accanto che lo sosteneva e lo incoraggiava, ed ora Blair non era li con lui.
“Quindi cosa si può fare?” Chiese con un filo di voce.
“Dobbiamo far nascere subito il bambino.”
“Cosa?” Chuck scattò in piedi. “Non possiamo farlo! Mia moglie è solo al sesto mese!” Ma dove era finita tutta la sua calma? Semplice. Era scomparsa nel preciso istante in cui  si era innamorato di Blair.
“Signor Bass, capisco la sua paura. Lei ha ragione I mesi di gravidanza sono pochi tanto più che il peso del piccolo è stato stimato in 600 grammi, peso davvero troppo basso per avere la certezza che sopravviva. Qualora sopravvivesse, poi, bisogna considerare le condizioni in cui verrebbe a trovarsi: cecità, sordità, ritardo…. Inoltre, sottoporre sua moglie ad un taglio Cesareo con la pressione sanguigna così alta, potrebbe avere delle conseguenze disastrose.”
“Quali?”
“Potrebbe morire.”
Chuck crollò di nuovo sulla sedia con le mani tra i capelli. “Mio Dio.”
“Signor Bass, dobbiamo decidere in fretta… O facciamo nascere il bambino e cerchiamo di salvare entrambi, o lo lasciamo morire e salviamo sua moglie.”
Lui fissò il medico con occhi sbarrati. In preda alla disperazione. Non poteva fare una scelta di così grande portata da solo. Forse una soluzione c’era, forse bastava cercare altrove, sentire altri medici. Lui era Chuck Bass. Non avrebbe avuto difficoltà ad avere i migliori medici del mondo. Bastava una telefonata.
Fissò il medico con sguardo freddo e determinato. Quello stesso sguardo che aveva fatto di lui uno dei migliori uomini d’affari d’ America di tutti i tempi.
“Voglio un altro consulto. Voglio i medici migliori in questo campo. Voglio nuove analisi. Uno dei miei Jet sarà pronto a partire in dieci minuti. Prenda il telefono e chiami chi ritiene più opportuno. Non accetterò un no come risposta.”
Il medico sostenne il suo sguardo con indulgenza, e quando parlò, il suo tono era dolce, calmo. Come quando si cerca di far ragionare un bambino.  “Purtroppo non abbiamo  tutto questo tempo, e non abbiamo alternative. Capisco il suo stato d’animo, ma non c’è altro che si possa fare.”
Chuck sospirò. “Deve esserci un modo. La prego dottore, ci aiuti. ”
“Ci sto provando signor Bass, ma mi creda. Non è facile.”
Sospirò di nuovo. Allora era davvero sprofondato all’inferno.“Posso vedere mia moglie?”  
Il medico annuì. “ Venga con me”.,
Quando Chuck entrò nella stanza loro riservata, ebbe un tuffo al cuore.
Blair, bellissima come sempre, giaceva nel letto con due monitor ai lati: il primo controllava il battito del bambino, il secondo, invece, la sua pressione sanguigna. Chuck si sentì morire. No, non sarebbe sopravvissuto senza di lei. Cercò disperatamente il modo più veloce per  porre fine alla sua esistenza nel caso lei non ce l’avesse fatta, ma la sua voce dolce e serena gli illuminò il cuore. Accantonò momentaneamente i suoi propositi suicidi.
“Chuck!”
Il medico uscì con discrezione dalla stanza e Chuck si avvicinò al letto. Si sedette accanto a lei.
“Ciao tesoro, come stai.”
“Adesso bene perché sei qui con me, e se non avessi tutti questi fili attaccati starei anche meglio.” Sorrise, ed il cuore di lui perse battiti. Come sempre.
“Blair…”
Lei smise di sorridere. “Conosco la situazione Chuck. Il medico me lo ha detto. Ma stai tranquillo. Ce la faremo. Va tutto bene se siamo insieme. Ce la facciamo sempre.”
“No B. Non andrà tutto bene. Non stavolta. E se dovesse succederti qualcosa io…”
“Non mi succederà niente.”
“Non posso perderti Blair. So che la nostra storia è stata molto complicata, ma stavolta non è come le altre. Stavolta non si tratta di perderti per colpa di uno stupido principe francese, del mio migliore amico o di Dan Humprey. Stavolta si tratta di perderti sul serio. Ed io non posso vivere senza di te.” Una lacrima scese inesorabile dai suoi occhi senza che Chuck provasse a ricacciarla indietro.
Blair gliela asciugò. “Ehi… Chuck Bass non piange.”
“Chuck Bass piange solo davanti a te signora Bass. Tu sei l’unica che mi conosce davvero.” Le baciò la fronte. Mai cosa era stata più vera. Blair era l’unica che conosceva tutte le sue sfaccettature, anche quelle più orribili. Ma non le importava, lei lo aveva sempre amato a prescindere.
Con il terrore di perdere l’amore e il sostegno della donna della sua vita, Chuck crollò sopra di lei stingendola forte e abbandonandosi finalmente alla disperazione.
“Per favore, non lasciarmi, rinuncia al bambino.”
“Cosa? Chuck perché?”
“Siamo giovani, potremmo averne altri. Sono solo pochi mesi che siamo sposati.” Solo pochi mesi di immensa e assoluta felicità. Che stavano per essere spazzati via in un attimo.
“Chuck guardami.”
Lui alzò la testa. Il suo volto era bagnato di lacrime.
Blair gli passò dolcemente una mano sulla guancia, asciugandogliele “Eri disposto a crescere il bambino di un altro per amor mio, ed ora non riesci a lottare per nostro figlio?”
“Nostro figlio potrebbe non sopravvivere. E ti avrei persa per niente.”
“Bass, ho detto che non mi perderai ok?”
Lui annui e la baciò. Aveva un disperato bisogno di crederle. Come sempre ecco che Blair era pronta a rassicurarlo. Anche quando avrebbe dovuto essere lui a rassicurare lei.
Le sfiorò il viso: “Tre parole, sette lettere. Io ti amo.”
Lei sorrise e lo baciò sulla guancia: “ Due Parole, sette lettere. Anche io.”
.Chuck fece un grande respiro cercando di ricacciare indietro l’angoscia. “Va bene. Facciamo nascere questo bambino.”
 
Quando tornò in sala d’attesa, i suoi amici e la sua matrigna erano ancora lì.
Li guardò tutti mentre un nodo alla gola gli faceva di nuovo mancare il respiro. Sperò che gli altri non si accorgessero che stava per crollare. Doveva raccogliere tutte le sue forze per affrontare quello che stava succedendo. Blair sarebbe entrata in sala operatoria di lì a mezz’ora, e lui era riuscito ad ottenere il permesso di attendere accanto alla porta, nella zona off limits. Non era stato difficile. Anche in questo caso era bastata una telefonata. Nessuno negava mai  nulla a Chuck Bass.
“Allora?” Chiese Serena.
Chuck ostentò la sua voce più pacata. “Lily, per favore, Chiama Eleonor e Cyrus.Uno dei miei Jet partirà tra 5 minuti per andarli a prendere. Ovunque siano. Mio figlio sta per nascere. ”
“Stai scherzando…” Serena sbarrò i suoi grandi occhi.
Lui scosse la testa. “Il bambino sta morendo.” La sua voce si incrinò. “E rischia di morire anche Blair…. Non abbiamo scelta….”
Si passò una mano tra i capelli e si accorse di tremare. Barcollò. Nate gli fu vicino in un attimo.
“Tutto bene?”
Chuck annuì, il volto contratto in una maschera di immenso dolore, poi guardò per un attimo Serena, che aveva cominciato a piangere, senza vederla.
“ Io devo andare. Lily?”
Lily si avvicinò e gli accarezzò il braccio. “Penso a tutto io.”
“Grazie. A dopo.”
 
2.
Il tempo sembrava essersi fermato dietro la porta a vetri della sala operatoria. Chuck, seduto sul pavimento del corridoio, cercò di mantenersi calmo. Come mai ci voleva tanto? Cosa stava succedendo?
Milioni di domande si stavano affollando nella sua mente, ma lui doveva essere lucido. E forte.
Quando aveva chiesto à Blair di sposarlo, aveva giurato a se stesso che si sarebbe comportato da uomo, come lei meritava. Ora era arrivato il momento di dimostrarglielo.
Blair lo aveva scelto tra tanti, nonostante tutto, e Chuck si chiedeva ancora il perché. Le aveva fatto del male in passato e di questo non si sarebbe mai perdonato, però poteva darle un futuro felice, e negli ultimi  mesi gli era sembrato di esserci finalmente riuscito. Invece era arrivata l’ennesima nuvola a ciel sereno.
E Blair stava rischiando la vita per mettere al mondo suo figlio.
Il suo I-phone vibrò. Lo prese e lesse il messaggio:
“Eleonor e Cyrus sono appena arrivati. Siamo tutti qui fuori. Anche Giorgina e tuo zio Jack. Lily.”
Chuck spense il cellulare e sorrise per un attimo. Jack e Giorgina Bass.  I due maggiori alleati in quell’ infernale giorno in cui era morto suo padre, e lui e Blair erano finiti nei guai.
Gli  organizzatori del loro bizzarro matrimonio.
 Chiuse gli occhi tornando indietro nel tempo….. A pochi mesi prima….Anche se ora sembravano anni luce…
 
Lily Bass entrò nella stanza dell’ Hotel come una furia. Chuck non ricordava di averla mai vista così arrabbiata.
“Allora Charles Bass e Blair Waldorf, fareste meglio a raccontarmi tutto dall’ inizio e a spiegarmi come mai questi due mi hanno praticamente rapita per portarmi in questo Hotel dimenticato da Dio!” Indicò con aria disgustata Jack e Georgina che se ne stavano un passo indietro, in silenzio.
Georgina trattenne un sorriso e Lily alzò gli occhi al cielo, irritata. Poi tornò a fissare Chuck.
“Allora, hai ucciso tu Bart?”
Blair intervenne con foga in sua difesa. “Chuck non ha ucciso nessuno! ”
“Se permetti, signorina, voglio sentirlo da lui.”
Chuck prese la mano di Blair per trarne conforto. “No Lily. Non ho ucciso Bart.”
Lily crollò sul divano fiorato, palesemente sollevata. “Grazie al cielo! Allora cosa è successo?”
Chuck si era seduto accanto alla sua matrigna e le aveva raccontato nei minimi particolari quello che era successo la sera prima. Aveva bisogno che Lily fosse dalla sua parte, se voleva dare a Blair il matrimonio dei suoi sogni. Quando ebbe finito, lei rimase in silenzio. Poi lo abbracciò.
“Non posso credere che Bart ha cercato di ucciderti.”
Chuck si sciolse dall’abbraccio. “Lily, siamo nei guai. La polizia ci sta cercando.”
“Vuoi che vi aiuti a scappare?”
Lui sorrise. “No, vorrei che ci aiutassi ad organizzare un matrimonio.”
La donna sgranò gli occhi. “Cosa?”
Jack fece un passo avanti. “Lily, su quel tetto, oltre a Bart, c’erano solo Chuck e Blair. Se si sposano, Blair non potrà essere costretta a testimoniare contro Chuck.”
Lily ci pensò su un attimo. “Certo, l’idea è buona, ma voi ragazzi siete sicuri di volervi sposare? Il matrimonio è una cosa seria. Se avete dei dubbi possiamo trovare un’altra soluzione.”
Chuck sorrise e guardò Blair con infinito amore. “Non ho mai desiderato altro da quando ha fatto lo spogliarello al mio Club.”
Blair ricambiò il suo sguardo ardente. “Quel giorno mi sono spogliata solo per te.” sussurrò.
Lily sospirò: “Va bene ragazzi. Fingerò di non avere sentito la storia dello spogliarello, quindi risparmiatemi i dettagli. Detto questo, vi aiuterò. ”
Chuck annuì. “Grazie Lily. Voglio che Blair abbia il matrimonio dei suoi sogni, con la sua famiglia e i suoi amici.”
“E l’avrà.” Lily si alzò in piedi. “ Allora, io direi che Jack e Georgina possono andare a reclutare i vostri amici, mentre noi tre andiamo a casa di Blair a Parlare con Eleonor e Cyrus. Dobbiamo trovare un posto dove incontrarci tutti senza dare nell’occhio.”
“Che ne dite della mostra di Andy Wharol? C’ è tanta gente, nessuno farà caso a noi.”
Tutti si voltarono a guardare Georgina che fino a quel momento era rimasta in disparte in silenzio, e sul volto di Jack apparve un lampo di ammirazione.
 “Finalmente qualcosa di sensato dalle tue labbra Georgina.” Osservò Lily
Lei sorrise compiaciuta.
“Bene.Ci vediamo alla mostra tra un ora. Dobbiamo fare in fretta. Avete già la licenza?”
Chuck annuì di nuovo. “Ce l’ha procurata zio Jack.”                   
“Ok, allora fa preparare il tuo autista.”
 
“Blair! Tesoro, ero così preoccupata! Chuck!”
Eleonor corse ad abbracciare i due ragazzi.
“Quando Lily mi ha chiamato, non volevo chiedere a quello che è successo. Pensavo foste stati voi...”
Blair sospirò. “Lo pensano in molti mamma.”
La donna si rivolse a Chuck.  “Tu stai bene?”
Lui sorrise. “Mai stato meglio. Soprattutto ora che sto per sposare Blair.”
Gli sguardi dei due ragazzi si incrociarono e le scintille incendiarono  la stanza.
Lily intervenne. “Forza voi due, avrete tempo per spogliarvi con gli occhi quando sarete sposati, ora dobbiamo organizzarci in fretta. Eleonor, la polizia sta cercando Chuck per interrogarlo, e per quel momento lui e Blair devono essere marito e moglie.”
Eleonor annuì. “Si, lo so, sono venuti anche qui. Allora cosa facciamo?”
“Abbiamo appuntamento alla mostra di Andy Wharol tra un ora. Jack e Georgina sono andati a reclutare Serena, Dan e Nate. Una volta sul posto ci divideremo i compiti.
Cyrus arrivò seguito da Dorota che aveva in mano un vassoio con tè e pasticcini. “Se volete, posso sposarvi io. E, se tu Chuck sei d’accordo, posso accompagnarvi dopo alla stazione di polizia.”
Blair era corsa ad abbracciarlo. “Oh Cyrus magari! Grazie!” Poi aveva guardato Chuck. “Sempre se a te va bene.”
Lui le aveva preso la mano. “Io voglio solo che tu sia felice.”
“Allora è deciso.” Lily prese la borsa. “Muoviamoci.”
Il suo cellulare squillò. Lei rispose. “Si, Jack. Va bene.” Si rivolse a Eleonor. “Jack ha trovato tutti. Andiamo.”
 
3.
 
La limousine nera di Chuck sfrecciava veloce per le vie di New York. Blair, con la testa appoggiata alla spalla di suo marito guardò fuori dal finestrino. Indossavano ancora entrambi gli abiti con i quali avevano celebrato il matrimonio, e il vestito argenteo di Blair brillava alla luce della luna.
“Sei bellissima signora Bass.” Le sussurrò Chuck all’orecchio.
“Non vuoi proprio dirmi dove stiamo andando?”
“In viaggio di nozze.”
“Questo lo avevo intuito.”
Chuck la guardò con sguardo penetrante. “E’ una sorpresa.”
“Come hai fatto ad organizzare un viaggio di nozze in due ore?”
Lui sorrise. “Sono Chuck Bass, Blair.”
Colta da un improvviso pensiero, Blair si voltò verso di lui.
“Non mi hai ancora detto come hai fatto a salvarti.”
“Non sono mai partito. Dopo che te ne sei andata, mi sono reso conto che ti stavo di nuovo lasciando sola a combattere per me. Stavo di nuovo scappando, ed era una cosa sbagliata. Così ho deciso di scendere dall’aereo ed ho lasciato che partisse senza di me. Non prima di aver pagato profumatamente il pilota per comprare il suo silenzio…”
Lei sgranò i suoi grandi occhi. “L’hai fatto per me?”
“Blair, io faccio sempre tutto per te.”
Lei lo baciò. “Ti ricordi la nostra prima volta? Proprio qui. Nella tua macchina.”
La voce di lui divenne roca. “Mi ricordo tutto di quella notte. Era la tua prima volta. E hai deciso che dovessi essere io. Non immagini neppure quanto ti amo per questo.”
Blair lo baciò di nuovo, poi si allontanò per un attimo. Chuck la guardò stupito avvicinarsi allo sportellino che li separava da Arthur, il suo autista. Lei lo aprì
“Arthur, per favore, prima di arrivare alla destinazione che mio marito mi sta nascondendo, potresti allungare il tragitto di circa un oretta?”
“Naturalmente Signora Bass.”
“Grazie.”
Tornò accanto a suo marito.
“Blair, cosa hai in mente?” la voce di Chuck era velata di desiderio represso.
Lei sciolse il papillon argenteo di lui, slacciò i primi bottoni della camicia e infilò la mano dentro per accarezzare il suo petto, mentre con l’altra andava a cercare la cintura dei pantaloni. Lui chiuse gli occhi.
“Voglio fare l’amore con te sulla tua limousine. Come allora.”
Chuck le bloccò la mano ed in un attimo Blair si ritrovò a cavalcioni sopra di lui. Senti il vestito scendere fino ai suoi fianchi e le mani dell’uomo che amava accarezzarle dolcemente la schiena. Chuck la baciò, poi la spinse sotto di se facendola adagiare sul sedile. Le tolse il vestito e lo slip bianco, poi si slacciò i pantaloni.
Blair sospirò di piacere e dischiuse le labbra offrendole a lui.
La baciò ancora e ancora, poi le sussurrò nell’orecchio. “Ogni tuo desiderio è un ordine Blair Cornelia Waldorf Bass.”
 
“Blair, tesoro, sveglia.”
Blair si rigirò nel letto. “Ancora 5 minuti, ti prego.”
“Tra poco atterreremo, dobbiamo prepararci.”
Lei socchiuse gli occhi. “Chuck, io ti amo, ma dì solo un’ altra parola e ti butto giù dall’aereo.”
Lui scoppiò a ridere. Blair aveva ragione, la notte appena trascorsa nella camera da letto del suo Jet personale era stata epica. Non avevano quasi dormito. Il fatto era che lui non riusciva in alcun modo a staccarsi da lei. Era come una droga.
Era sempre stato così, ma ora le cose erano decisamente peggiorate. Sapere che era sua moglie aveva accentuato la sua voglia di lei. E lei sembrava provare le stesse identiche emozioni.
Chuck fece un rapido calcolo del tempo che avevano prima di giungere a destinazione. Un paio d’ore circa. Sarebbero bastate? La tentazione di svegliare Blair a modo suo era talmente forte che gli mancò il respiro. Cercò di resistere.
“Blair…”
Per tutta risposta lei cambiò ancora posizione scalciando via il lenzuolo di raso e mettendo in mostra il suo corpo nudo.
Brividi di piacere scossero Chuck fin nel profondo. In fondo non avevano orari. Il Jet era suo ed il pilota lavorava per lui, poteva fare ciò che voleva. Era questo il bello dell’essere Chuck Bass.
“Al diavolo!” pensò mentre si spogliava, si infilava nel letto, e iniziava a baciare sua moglie.
 
“Chuck Bass! Devi smetterla di fare l’amore con me per costringermi a fare le cose che vuoi tu.”
“Ti ho davvero costretta Blair? A me non sembrava.”
Blair addentò una tartina. “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.”  Indossava uno stupendo tubino verde smeraldo creato da lei e le scarpe Loboutin color nudo che le aveva regalato per il suo compleanno. Chuck sorrise pensando che fosse meravigliosa.
Addentò anche lui una tartina mentre il pilota entrava nella cabina.
“Quando i signori sono pronti, possiamo atterrare.”
Chuck annuì. “Si, grazie, e ci perdoni per il ritardo.”
Il pilota sorrise. “Si figuri.” Poi rientrò nella postazione di pilotaggio. Una Hostess completamente vestita di Lilla si avvicinò silenziosamente per portare via il carrello della colazione. Quando fu uscita Blair guardò suo marito  con aria inorridita.
“Quando saremo di nuovo a New York ricordami di ridisegnare le nuove divise delle tue Hostess. Quelle che indossano ora sono a dir poco raccapriccianti.”
Chuck scoppiò a ridere “Puoi fare quello che vuoi con le mie hostess, tesoro. Ora sono anche le tue.”
Si alzò e si sedette accanto a sua moglie vicino al finestrino. I pantaloni bianchi di alta sartoria, la camicia bianca aperta sul collo e la giacca blu elettrico, non sfuggirono alla donna.
“Non guardarmi in quel modo signora Bass, altrimenti dimentico che siamo in pieno atterraggio e faccio l’amore con te qui e ora.” Le sussurro sensualmente dentro l’orecchio.
Blair si avvicinò per baciarlo, ma, giunta ad un centimetro dalla bocca di lui di fermò.
“Oh mio Dio!”
La guardò spaesato. Cosa stava succedendo? Doveva correre ai ripari. Doveva imparare a mantenere la lucidità in presenza di Blair. Quello che gli succedeva quando lei gli stava vicino non era sano. Cercò di concentrarsi e seguì lo sguardo di sua moglie. Sorrise quando comprese la natura del suo stupore.
Sotto di loro, nel centro della distesa blu dell'’oceano pacifico, si stagliava, maestoso, un enorme cuore dal contorno giallo come l’oro e dall’anima verde come il vestito di Blair. Man nano che il Jet diminuiva la quota, il cuore diventava sempre più grande. Dopo qualche minuto fu possibile capire chiaramente che il giallo oro era un larga corona di sabbia, mentre il verde era una rigogliosa vegetazione tropicale.
“E’ un isola…” Blair era senza fiato.
“E’ tua Blair.” Le sussurrò Chuck all’orecchio.
Lei staccò gli occhi da quella meraviglia e guardò suo marito.
“Cosa?”
“E’ il mio regalo di nozze.”
Blair si asciugò una lacrima. “Chuck….”
“Non piangere Blair.”Lui la strinse forte a se. “Non voglio che piangi.”
Lei si rannicchiò tra le sue braccia. “Piango perché sono felice. Non avresti dovuto farlo. Il più bel regalo di nozze che ho ricevuto da te sei stato “Tu”. Non ho bisogno d’altro.”
“Blair, ti avrei regalato la luna se fosse stata in vendita.”
La baciò. Quando riuscirono a staccarsi l’uno dall’altro lei lo fissò.
“Allora è qui che siamo diretti.”
Lui annuì. “Sai, ieri in albergo, quando hai chiesto a Jack di trovarci un isola, ho pensato che non fosse poi tanto male come idea.”
Blair continuò a guardare fuori. “Ma è abitata?”
“Solo dalla servitù.”
 “Vuol dire che c’è una casa?”
“Sei alquanto curiosa signora Bass. Aspetta di arrivare. Poi potrai visitare la tua isola. Abbiamo tutto il tempo che vuoi. E’ il nostro viaggio di nozze.”
“Beh, prima o poi finirà. Dobbiamo tornare al lavoro.”
“Non per forza. Sono Chuck Bass, e nel caso tu lo avessi dimenticato, ho il mondo ai miei piedi.”
Blair scoppiò a ridere. “Ma piantala Chuck!”
Rise anche lui. “Mi chiedo cosa farei senza di te che ridimensioni costantemente il mio ego.”
“Be’, qualcuno deve pur farlo… Chuck Bass.”
“Signori, siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza.”
Chuck la baciò. “Sei pronta?”
“Non vedo l’ora!”
 
Arthur e l’immancabile limousine nera erano fermi poco distanti dal piccolo aeroporto situato in un largo spiazzo poco distante dalla spiaggia.
Chuck prese la mano di Blair e l’aiutò a scendere la stretta scaletta dell’aereo.
“Ma come ha fatto Arthur ad arrivare prima di noi? E la tua Limousine?”
“ Arthur ha preso un altro jet. Saremmo arrivati insieme se io non avessi dato istruzioni al pilota perché allungasse deliberatamente la rotta concedendoci di passare la meravigliosa notte che abbiamo passato. Per quanto riguarda la limousine l’ho comprata appositamente per permetterci di spostarci per l’sola, anche se non credo che ci servirà.”
Un lampo di malizia passò negli occhi di lei e Chuck fremette.
“vuoi vedere la casa?”
Gli occhi di Blair scintillarono come quelli di una bambina che ha appena ricevuto un giocattolo nuovo. E lui si stupì di quanto amasse quel lato così infantile di lei.
Mentre l’auto viaggiava verso l’interno, l’ I-Phone di Chuck vibrò.
“Hey Chuck! Siete arrivati?”
“Ciao Jack. Stiamo andando ora alla villa.”
“Siete in ritardo…”
Stavolta il lampo malizioso passò negli occhi di Chuck, e Blair sorrise.
“Abbiamo avuto un contrattempo.”
Dall’altro capo del telefono Jack scoppiò a ridere. “Si, immagino quale possa essere stato il vostro contrattempo. A proposito, vi saluta Georgina.”
“Georgina?” Chuck inarcò le sopracciglia e Blair sgranò i suoi grandi occhi.
“Si. Diciamo che stanotte anche io ho avuto contrattempo. Divertitevi ragazzi!”
Chuck spense il cellulare e trattenne una risata. “Georgina e Jack. O mio Dio! Preparati Blair. Il mondo sta per crollare!”
Ma Blair non lo ascoltava più. Guardava inebetita la meraviglia che le si stava parando davanti agli occhi.
Una maestosa villa in stile vittoriano faceva bella mostra di se in un angolo di paradiso posto a ridosso della fitta vegetazione con il mare di fronte. La villa era di un bianco abbagliante, a due piani con un enorme arco davanti. Ma quello che colpiva di più di quella casa da sogno era l’enorme piscina che arrivava fino al primo scalino della casa, al centro della quale era posizionata una nicchia rotonda con un grazioso salottino in vimini.
“Chuck… Non ho parole.”
Lui sorrise compiaciuto.
“Come hai fatto a creare tutto questo in due giorni?”
“Sono Chuck Bass, tesoro.”
“No, dai, sul serio.”
“Non ho fatto nulla, mi sono limitato a comperare l’isola da un vecchio sceicco con il quale ho concluso alcuni affari in passato. Tutto quello che vedi lo aveva già costruito lui. Anche la casa.”
Chuck sorrise di nuovo e prese la mano di sua moglie per portarsela alle labbra. “Anche la casa è tua. Se c’è qualcosa che desideri cambiare, qualsiasi cosa, non devi fare altro che chiedere.”
“Oh Chuck, è perfetta così.”
La limousine si fermò accanto alla casa e Arthur scese per aprire la portiera agli sposi. Mentre il facchino correva a prendere i bagagli, Blair prese la sua borsetta. Prese la mano di suo marito e insieme a lui si accinse ad entrare, ma appena sulla soglia, si fermò. “Dorota!”
“Signorina Blair!”
Blair corse ad abbracciarla.
“Cosa ci fai qui?”
“Il signorino Chuck mi ha chiesto di venire nel caso lei avesse avuto bisogno di me.”
Chuck sorrise indulgente alla governante. “Dorota, che ne diresti di chiamarci Signore e Signora Bass?”
“Si, certo, mi scusi. E’ che l’abitudine è tanta. E sono così felice ed eccitata… Oh signorina… Signora  Blair, se vedesse che posto meraviglioso!”
Chuck alzò gli occhi al cielo divertito. “Io e Blair andiamo a perlustrare la casa, puoi farci servire l’aperitivo in piscina.”
“Certo, non si preoccupi, ora vado a disfare le valigie.”
Quando Dorota fu scomparsa dietro la porticina laterale, Chuck prese di nuovo Blair per mano. “Andiamo.”
La casa era enorme, ma quello che colpiva di più era che la piscina contornava tutto il perimetro dell’edificio, anche la parte che dava sul mare, creando uno stupefacente effetto di azzurro. Inoltre, le pareti erano quasi tutte vetrate.
Era dotata di una palestra, di una piscina coperta e di una suggestiva sauna ricoperta di mosaici.
Al secondo piano era presente uno stupendo solarium con tanto di divano in tessuto bianco, posto sotto ad una tettoia in legno anch’essa bianca. Il divano era ricoperto di enormi cuscini bianchi a pois marroni e blu.
C’era anche una sala giochi completa ed una sala cinema.
Le stanze erano più di venti. Ognuna dotata di bagno con idromassaggio.
Tornati al piano terra, continuarono ad esplorare le stanze, circa una decina, la cucina bianca dotata di tutti i comfort, e la sala da pranzo.
Ma ciò che colpì Blair fu la stupenda camera da letto che dava direttamente sul mare. L’enorme letto era appoggiato alla parete, di fronte alla quale si apriva una finestra che conduceva direttamente sulla spiaggia, dove erano posizionati due lettini da mare in vimini . A lati del letto erano posizionati due divani bianchi con cuscini colorati.
“Questa Chuck! Prendiamo questa. Voglio dormire in questa stanza.”
“Davvero vuoi dormire?” Chiese lui guardandola intensamente.
Gli occhi di lei scintillarono“Facciamo quello che vuoi, ma ti prego facciamolo qui!”
“Va bene…”
Chuck si avvicinò. Di colpo aveva una gran voglia di lei. La baciò ed iniziò a slacciare delicatamente il tubino verde lasciando che cadesse ai suoi piedi. Lei rimase davanti a lui immobile e lasciò che lui le slacciasse il reggiseno. Cadde anche esso sul pavimento.
“Mi fai impazzire….”
Si tolse la giacca e la gettò su uno dei divani, poi tornò a baciare sua moglie facendo scorrere le dita dietro la sua schiena.
“Vogliamo inaugurare la nostra nuova stanza?” Le sussurrò con voce roca.
“Oh si….” Rispose Blair ansimando.
Allora lui la prese in braccio, la adagiò sul letto e cominciò a baciarla.
Fu così che il tempo si annullò.
 
Era già buio da un pezzo quando Blair arrivò a bordo piscina. Chuck era seduto sul divano e stava sorseggiando un drink.
Quando la vide il cuore gli balzò nel petto. Indossava  un lungo vestito a fiori, era scalza, e tra i capelli, al posto dell’immancabile cerchietto, aveva appuntato un enorme fiore tropicale.
“Posso avere un drink anche io?”
“Certo.” Lui si alzò per prepararglielo.
“Ehi! Chuck Bass in Jeans e T-shirt. Ti conosco dall’asilo, e non ti ho mai visto vestito così.”
Lui le porse il bicchiere “Perché non siamo mai stati in viaggio di nozze.” Si avvicinò a lei fino a sfiorarle il corpo, la strinse a se e avvicinò le sue labbra all’orecchio di lei. Blair sospirò di piacere.
Lui sussurrò. “Jeans e t-shirt sono più pratici da togliere in qualsiasi momento, ma mi permettono di non girare nudo per la casa con il rischio di scandalizzare la servitù.” Si allontanò leggermente e la osservò come se fosse nuda. “Cosa che, mi sembra, valga anche per questo vestito a fiori.”
Lei sorrise, maliziosa. “Vedo che ci capiamo Bass”
Lui la attirò a se e la baciò. “Ho una gran voglia di giocare….”
“Giocare?” Chiese lei con voce roca, eccitata. Era tanto che non giocavano. “A cosa?”
Lui la prese per mano. “Andiamo.”
 
“E questo cos’è?”
Chuck fissò Blair con sguardo di fuoco. “Questo è il nostro nuovo gioco.”
Sulla spiaggia, poco lontano dalla villa, era presente un enorme letto a baldacchino in legno, con le tende bianche che sventolavano leggermente, cullate dalla lieve brezza marina. Sopra la coperta, petali di rose rosse erano posizionati in modo da formare la scritta “I love you” con un enorme cuore al centro. Sopra al letto c'era una scatola avvolta in carta da regalo color oro con fiocco porpora. Poco lontano, una tavola imbandita di ogni genere di cibo.
“Apri il regalo.”
Blair si avvicinò al letto, si sedette e prese la scatola, l’aprì e scoppiò a ridere. Il contenuto era un costume formato da un perizoma in pelle marrone, gonnellino di raffia verde e reggiseno a forma di noci di cocco.
Chuck si avvicinò e si sedette accanto a lei sfiorandole il corpo con il suo. “Muoio dalla voglia di vederti con quel famoso costume di noci di cocco di cui parlava Jack.” Le sussurrò.
“Vuoi che lo indossi?”
“Solo se lo vuoi anche tu.”
Blair sorrise, poi si alzò, spostò le bretelle del vestito e lo tolse rimanendo solo con lo slip di velo rosa confetto. Tolse anche lo slip. Si allontanò qualche metro da suo marito e lo fissò, così intensamente che Chuck si sentì bruciare fin nel profondo.
“Sicuro che vuoi giocare?” chiese.
Lui respirò cercando di fermare il forte battito del suo cuore. Non aveva previsto di trovarsi di fronte sua moglie nuda, in attesa di una sua decisione sulla sorte di quel costume.  Fino a due minuti prima non aveva desiderato altro che vederglielo indosso. Ora invece era diventato del tutto insignificante. Forse stava invecchiando, o forse stavano semplicemente cambiando le sue esigenze. Ma Chuck non aveva voglia di analizzare ora la sua sessualità contorta. Ora voleva solo fare l’amore con Blair.
Si avvicinò  lei e la strinse forte. Poi la prese per mano, si sdraiò sul letto e la fece salire sopra di se lasciando che lei lo spogliasse. “Giochiamo dopo.”
 
 
4.
“Posso sedermi?”
Nel sentire la voce di Jack, Chuck aprì gli occhi ritornando al presente. “Cosa ci fai qui Jack?”
“Beh, sei mio nipote e ti voglio bene. Ora stai attraversando un brutto momento e volevo esserti vicino.”
“Mi riferivo a quì dentro.”
“Sono un Bass anche io Chuck. Anche a me basta solo chiedere.”
Lui fece un cenno a suo zio che si sedette. “Allora, come va?”
Chuck alzò le spalle. Cosa poteva dire? Non aveva notizie.
“Preferirei non fare conversazione.”
Jack annuì. “Come vuoi.”
Lui chiuse di nuovo gli occhi….
 
“Non posso credere quanto sono ingrassata!”
Chuck entrò nell’enorme  cabina armadio giusto in tempo per salvare Dorota dalle ire di sua moglie.
 La baciò sulla guancia. “Io trovo che sei bellissima Blair”, poi si voltò verso la governante. “Grazie Dorota, puoi andare.” La domestica tirò un sospiro di sollievo e si allontanò. Lui tornò a concentrare e sue attenzioni sulla donna che amava.
“Allora tesoro, cosa c’è che non va?”
“Chuck, guardami. Sono grassa. Ho dovuto far allargare il vestito per il matrimonio di Georgina e Jack di due taglie.”
Lui si tolse la giacca del completo gessato grigio che indossava, gettandola su uno sgabello, e si sedette sul divanetto posizionato davanti allo specchio, osservandola. Era vero, negli ultimi due mesi era ingrassata, sembrava mettere su chili a tempo di record, e lui era molto preoccupato per questo. Non che la volesse per forza con il fisico da pin up, anzi! Lui l’amava e l’avrebbe amata sempre e comunque,ma Blair aveva sofferto di disordini alimentari in passato. Era stata bulimica, e quello di cui Chuck si preoccupava veramente, era che la bulimia fosse riaffiorata. Solo pochi giorni prima  l’aveva sorpresa in cucina che mangiava a dismisura per poi correre in bagno a vomitare.
Inoltre, un'altra cosa lo lasciava perplesso: il suo umore. Da quando erano tornati dal viaggio di nozze, Blair era intrattabile. All’inizio Chuck aveva pensato che fosse per la notizia del matrimonio tra Jack e Georgina, ma le due donne avevano ormai superato la fase dell’inimicizia da tempo, anzi, erano diventate buone amiche, tanto che Blair aveva disegnato il suo abito da sposa.
Quello che lo preoccupava era che tanto malumore fosse a causa sua. Magari, vivendo insieme, Blair si era resa conto che non era lui l’amore della sua vita. Magari una volta tornata a New York si era resa conto che l’uomo della sua vita era Nate… O Dan…. Magari voleva lasciarlo e non trovava le parole.
Una fitta di dolore lancinante gli trapassò il cuore.
Cercò si scacciare quei pensieri funesti dalla sua mente e si concentrò sul vestito che sua moglie stava provando.
Blair, davanti allo specchio, era avvolta in una nuvola di tulle e raso color ciclamino, corto e con scollo all’americana.
“Dimmi la verità. Come ti sembra.”
“Te lo ribadisco. Sei bellissima.”
“… E grassa…”
Chuck sospirò e alzò gli occhi al cielo. Quando Blair si metteva in testa una cosa, non c’era modo di farla ragionare. Le andò vicino, le prese una mano e la fece voltare verso di lui. La baciò. “Blair, io ti amo. Cosa vuoi che me ne importi se hai qualche chilo in più?”
“Davvero non ti interessa?”
“No. Smettila di tormentarti.”
“Quindi posso indossarlo.”
“Francamente ti preferisco sempre senza vestiti, ma se non ho scelta… Si, puoi indossarlo. E sarai meravigliosa, come sempre.”
Blair sorrise per un attimo, poi Chuck la vide diventare terrea. “Blair, cosa c’è?”
Lei lo guardò per un attimo: “Chuck…”
E svenne tra le sue braccia.
 
“Allora dottore?” Chuck guardò il medico preoccupato. Nella loro stanza Blair stava dormendo. Probabilmente  si era stancata troppo. L’abito da sposa di Georgina, la sfilata autunno/inverno che incombeva e l’essere la moglie di un Bass, non erano cosa da poco se sommate tutte insieme, ma Blair non aveva mai dato cenni di cedimento. Almeno fino ad allora. Forse tutto il nervosismo di quegli ultimi giorni era dovuto allo stress, e questa poteva essere una nota tutto sommato positiva, perché avrebbe voluto dire che lei  non voleva lasciarlo come si era ritrovato a pensare sempre più spesso negli ultimi tempi.
Il dottore sorrise. “Direi che sta benissimo.”
Chuck tirò un sospiro di sollievo. “Davvero? Allora non è stressata?”
“No. Assolutamente.”
“E nemmeno bulimica?”
“No.” Il medico lo guardò con aria sorpresa.
“Signor Bass, davvero lei non ha idea di cosa abbia sua moglie?”
Lui scosse la testa “No dottore. Perché, cos’ha?”
Il medico sorrise di nuovo “Blair è incinta.”
Chuck sgranò gli occhi sotto shock. “Incinta?”
Il medico annuì. “I sintomi sono palesi. Le ho fatto un test di gravidanza che, ovviamente ha confermato i miei sospetti. Vi ho prescritto una serie di analisi ed un ecografia, e qui c’è il numero di telefono del mio collaboratore. Il miglior ginecologo di New York. Chiamatelo non appena avrete tutti gli esami. Signor Bass, sta bene?”
“Ho bisogno di qualcosa di forte da bere.”
“Si calmi, è la cosa più naturale del mondo.”
“Quindi i chili in più, il mangiare, il vomito….”
“Tipico dei primi mesi di gravidanza.”
“… E anche il nervosismo…”
“Ormoni in subbuglio.”
“Oh mio Dio….”
Chuck si accasciò sul divano. Come aveva fatto a non pensarci?
Stava per diventare padre. Un bambino tutto suo e di Blair. Lo aveva sognato da quando Blair aveva perso quello che aspettava da Luis in seguito all’incidente. Fece un respiro profondo. Sembrava che il cuore volesse uscirgli dal petto. Di colpo gli mancò l’aria. Tolse la cravatta grigia a righe rosa e si slacciò i primi bottoni della camicia color panna.
“Tutto a posto signor Bass?”
Lui annuì, raccolse tutte le sue forze, e si alzò. Strinse la mano del medico. “Sono basito dottore, ma mi creda. Sono talmente felice che non riesco a respirare. Blair lo sa?”
“Certo, ed anche lei, dopo un attimo di comprensibile smarrimento, era visibilmente felice. Congratulazioni.”
“Grazie.” Chuck strinse la mano al dottore.
“Dorota?”
La donna apparve sulla soglia del salotto. “Accompagni il dottore per favore.”
“Certo Signore. O Mio Dio signor Chuck! Lei e la signora Blair avrete un bambino! Che bello!”
 “Stavi per caso origliando?”
La domestica arrossì e Chuck scoppiò a ridere. “Ora vai, e poi prenditi il pomeriggio libero. Voglio rimanere solo con mia moglie. E preparati. Nei prossimi mesi avremo un gran bel da fare.”
 
5.
 
 Jack Xavier Bass guardò suo nipote preoccupato. Nelle poche ore che avevano trascorso seduti sul freddo pavimento di quel corridoio davanti alla sala operatoria, Chuck era diventato l’ombra di se stesso. Non lo aveva mai visto in quello stato. Nemmeno quando Blair aveva deciso di sposare Louis, e a pensarci bene,Chuck non aveva mai avuto motivo di soffrire tanto. Negli anni passati, suo nipote era stato in grado di affrontare la vita solo perché aveva avuto l’assoluta certezza di quanto Blair l’amasse. Anche prima , quando erano solo dei ragazzini, erano riusciti a creare un legame indissolubile fatto di odio e amore, di coalizioni e furiose litigate, veramente difficile da spezzare.
Chuck era un ragazzo fragile che nascondeva la sua fragilità sotto una spessa coltre di indifferenza. Blair invece era forte, più forte di quanto chiunque potesse immaginare, talmente forte da essere forte anche per Chuck. Negli anni Jack lo aveva visto distruggerla nel malsano tentativo di distruggere se stesso, eppure Blair, come la fenice, risorgeva sempre dalle sue ceneri.
E il loro legame ne usciva sempre più rafforzato.
Fino a quel momento.
Ora la situazione si era di colpo ribaltata. Chuck doveva essere forte per lui, per sua moglie e per il bimbo che stava nascendo così prematuramente, ma era chiaro che non ci riusciva. Il suo pallore mortale, le sue pupille dilatate ed il suo respiro affannato dimostravano  senza ombra di dubbio che sarebbe crollato presto.
Jack cercò disperatamente parole di conforto, ma sapeva perfettamente che non ci sarebbero mai state parole che avrebbero potuto confortare suo nipote sull’eventuale perdita di Blair. L’uomo rabbrividì al pensiero della sua reazionese per caso Blair fosse morta.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Chuck si voltò a guardarlo.
“Zio Jack….”
Zio? Raramente Chuck lo chiamava zio. Jack si allarmò.
“Se mio figlio dovesse salvarsi, e Blair invece…” la sua voce si incrinò. “Mi lasciasse….”
Fece un lungo sospiro. “Voglio che tu e Georgina vi prendiate cura del bambino.”
Il sangue di Jack gelò nelle sue vene. “Cosa? Perché?”
“Amo troppo Blair per lasciarla andare da sola. Io la seguirò ovunque.”
“Ovunque.” Ripetè on voce soffocata.
Jack vide passare per un attimo negli occhi di Chuck lo sguardo deciso e penetrante tipico dei Bass. Capì in un lampo. Non era un bene essere un Bass in questo casi.
“No, Chuck, ascolta. Ragiona. Il bambino avrà bisogno di un padre.”
“E lo avrà. Avrà un padre ed una madre. Promettimi che lo crescerai come se fosse tuo.”
No, no, no. Non stava succedendo. Non stava avendo quella conversazione con suo nipote. “Chuck, per favore…”
“Tu non hai idea di quanto io la ami. Forse potrei anche riuscire a vivere senza di lei, ma, francamente, non voglio. Quando è tornata da me, a Montecarlo, ho giurato a me stesso che non l’avrei mai più lasciata andare via. Mai. Perciò la seguirò. Ti prego, non provare a fermarmi.”
Jack non disse niente. Cosa poteva dire? Non avrebbe mai capito l’amore che legava quelle due anime. E anche se lui amava Georgina con tutto se stesso, non era la stessa cosa. E lo sapeva.
“Chuck…”
La porta della sala operatoria  si aprì e i due uomini scattarono in piedi. Un medico vestito completamente di verde, ancora con indosso la mascherina da chirurgo, si avvicinò. Jack sentì la mano di Chuck stringere il suo braccio come una morsa.
“Signor Bass?”
“Sono io.” La voce di Chuck tremò.
“l’intervento è perfettamente riuscito. Suo figlio è vivo. È stato messo in incubatrice e, appena pronto verrà trasportato in terapia intensiva neonatale. Ovviamente è intubato ma è una cosa normale considerato il fatto che al momento i suoi polmoni non sono ancora formati. Inoltre è molto piccolo, ma non è in imminente pericolo di vita. Certo, consideri che le cose possono evolvere rapidamente sia in senso positivo che negativo, Comunque allo stato attuale è stabile, e questo ci fa ben sperare. ”
“E mia moglie?”
“In questo momento sta dormendo. Ha reagito benissimo. Tra poco la riporteremo in camera e potrà vederla. E’ una donna molto forte.”
Chuck sospirò sollevato. “Lei non immagina quanto.”
Il medico sorrise. “Ora devo chiedervi di uscire e di attendere insieme agli altri. Quando sarà possibile fare visita a sua moglie e a suo figlio, signor Bass, glielo farò sapere.”
Il medico rientrò in sala operatoria.
Jack si volto a guardare suo nipote, felice, ma Chuck non rideva. Se ne stava immobile, in silenzio, a guardare la porta a vetri chiusa.
“Chuck?”
Nell’udire quelle parole, Chuck Bass abbracciò suo zio Jack e scoppiò in un pianto dirotto, liberatorio, di pura e assoluta felicità.
 
6.
Il grande parco situato proprio davanti all’Empire Hotel era quasi deserto. Chuck, seduto su una panchina , cominciò a guardare gli schizzi che il suo architetto di fiducia gli aveva inviato via mail. Doveva sbrigarsi ad apportare le modifiche che aveva in mente se desiderava che tutto fosse pronto per il primo compleanno di suo figlio.
Poco distante da lui Henry  dormiva tranquillo nel passeggino. Mentre il papà sfogliava l’ I-pad, il bimbo perse il ciuccio, si svegliò e cominciò a piangere. Chuck sorrise con tenerezza, ripose l’I- Pad nella sua ventiquattrore, lo prese in braccio, gli mise il ciuccio, poi iniziò a cullarlo dolcemente.
Serena arrivò giusto in tempo per guardare la scena, sorrise, poi si avvicinò. "Hey tu! Che ne hai fatto del perfido Chuck Bass?"
Lui alzò gli occhi e sorrise di nuovo. "Serena! E' da tanto che sei qui?"
"Abbastanza da essere veramente fiera di te. Chi lo avrebbe mai detto che eri capace di diventare così...."
Chuck tornò a guardare suo figlio. "Quello che sono adesso ce l'avevo dentro da sempre, solo che non avevo il coraggio di tirarlo fuori. Fino a quando non è arrivata Blair..."
Serena si sedette accanto a lui. "Capisco cosa vuoi dire. Mi è successa la stessa cosa con Dan. Lui mi ha reso migliore. Proprio come ha fatto Blair con te."
"Chissà come sarebbe stata la nostra vita senza di loro..."
Lei lo guardò divertita. "Probabilmente avresti continuato ad ubriacarti e a fare sesso con tutti, senza preoccuparti di fare distinzioni tra uomini e donne, mentre io avrei continuato a scappare da un capo all’altro del mondo insieme all’ennesimo amore sbagliato fumando marjuana e sniffando coca."
Chuck scoppiò a ridere. “Analisi fredda e cinica. Come mai non lavori per me?”
“Non sono così stupida da voler lavorare per Chuck Bass.”
Lui annuì. “Lo capisco. Nemmeno io Lavorerei per me. Come va con Humprey?”
Serena sospirò. “E tutto così perfetto che non posso fare a meno di chiedermi quando finirà.”
Chuck accarezzò la guancia di suo figlio. “Perché dovrebbe finire?”
“Beh, non sono proprio brava a gestire le relazioni amorose. Tu come hai fatto?”
"Merito di Blair, Serena. Sappiamo tutti e due che nemmeno io so gestire una relazione seria. Non passa giorno in cui non mi chieda come fa Blair a sopportarmi. Ma vedrai, andrà tutto bene. Dan, per fortuna, non è come me."
"Non te lo sei mai perdonato, vero?"
"Cosa?"
"Quello che le hai fatto passare."
Chuck rimase per un momento assorto nei suoi pensieri mentre accarezzava la manina di suo figlio. "Ero solo uno stupido ragazzino ricco e viziato.”  
Tornò a guardare la sua sorellastra. "Ti rendi conto chi è l'uomo con cui ha deciso di trascorrere la sua vita?"
Lei accarezzò Henry. "Tu l'ami tanto Chuck, quello che è stato è stato. Ormai è acqua passata. Blair ha scelto te. Lei sceglie sempre te." Accennò al bambino che dormiva cullato dolcemente dal papà.  "E guarda con quale risultato..."
Anche Chuck guardò suo figlio. "Sai, pensavo che non avrei mai amato nessuno come amo Blair. Poi è arrivato Henry.... Lo guardo e penso che sarei capace di dare la vita per lui...O di uccidere.... Vorrei che fosse sempre felice. Non gli farei mai quello che mio padre ha fatto a me."
"Chuck..."
"No, è così. Non lo  lascerei che diventare un ragazzo che usa l'arroganza, la cattiveria e la forza per sentirsi superiore agli altri come me...E di sicuro non tenterei di ucciderlo. E’ mostruoso."
"Tu non sei così come Bart."
Alle parole di Serena, Chuck sorrise, ironico.
Anche Serena sorrise. "Va bene, lo sei stato, e nessuno meglio di me sa quanto puoi essere bastardo se ti ci impegni, ma grazie a Blair sei diventato un uomo meraviglioso. E anche come padre mi sembra te la cavi niente male."
Chuck tornò a guardare Henry con infinita tenerezza. "Lo amo tanto... Non hai idea di cosa significhi trascorrere intere giornate seduto in terapia intensiva davanti all’incubatrice, con l’angoscia che ti fa mancare il respiro. E non hai idea nemmeno di cosa significhi attendere per ore davanti ad una sala operatoria con la consapevolezza che tutti i tuoi dannati soldi, che tutto l’impero che hai creato e che ti rende uno degli uomini più potenti del mondo, non possono salvare le uniche persone per cui rinunceresti a tutto: tua moglie e tuo figlio."
"Ma ora stanno bene."
Lui sorrise. "Si, per fortuna.”
“Guarda, guarda. Chuck Bass che ci sta provando con la migliore amica di sua moglie.”
Nate arrivò sorridendo.
Chuck gli andò incontro con Henry in braccio. “Ho avuto il mio migliore amico come maestro.”
“Fingerò di non aver sentito. Ora fammi tenere in braccio il mio figlioccio.”
Chuck mise Henry tra le braccia di Nate. “Vieni dallo zio Nate. Non dovresti frequentare cattive compagnie.” Nate baciò Henry, poi si rivolse al suo amico.
“Sono venuto a cercarti in ufficio perché avevo bisogno di parlarti, e la tua segretaria mi ha detto che oggi non eri al lavoro. Stavo venendo all’Empire.”
“Blair è impegnata con l’imminente collezione primavera/estate e aveva l’impellente bisogno dell’aiuto di Dorota, così ho pensato che sarebbe stata una buona idea portare Henry al parco. Tanto più che sto lavorando ad un nuovo progetto e potevo leggere le mail anche da qui.”
“Un nuovo progetto?” Nate fissò l’amico incuriosito, così come Serena.
Chuck evitò di rispondere deviando il discorso. “Di cosa avevi bisogno precisamente Nate?”
“Voglio l’esclusiva sulla notizia della “Fondazione Bass per i prematuri” e voglio una tua intervista in merito.”
Chuck fissò Nate con quello sguardo di sufficienza che faceva di lui “Chuck Bass”.
“Certo che lo Spectator avrà l’esclusiva. Sei il mio migliore amico. Non avresti dovuto avere dubbi.”
Nate annuì sollevato. Chuck era un osso duro. Lui lo sapeva bene. Essere il suo migliore amico poteva non avere valore, se Chuck Bass decideva che non doveva averne. Ma il bambino lo aveva molto ammorbidito. Nate si chiese se se ne fosse reso conto.
Il pianto sconsolato di Henry lo riportò alla realtà.
Chuck prese in braccio suo figlio. “Il piccolo ha fame. Rientriamo all’Empire. Ci vediamo.”
Sotto lo sguardo stupito dei suoi amici, il grande “Chuck Bass” adagiò dolcemente il suo bambino nel passeggino, li salutò e se ne andò in direzione dell’uscita dal parco.
 
 
EPILOGO
 
Il Jet di Chuck Bass iniziò la manovra di atterraggio.
Georgina e Jack Bass, Serena, Dan e Nate allacciarono le cinture di sicurezza.
Georgina sgranò i suoi enormi occhi sa cerbiatta alla vista dell’isola a forma di cuore. “Mio Dio! Ho decisamente sposato il Bass sbagliato….”
Jack la baciò sulla guancia. “Certo, tesoro, la tua vita è veramente un inferno.” Le sussurrò accarezzandole il collo ricoperto quasi totalmente da un enorme collier di diamanti grandi come olive, che faceva parure con il bracciale e gli orecchini.
Serena scoppiò a ridere. “Aspetta di vedere il resto. Chiederai il divorzio prima di sera.”
“Tipico di Chuck. ” Osservò Dan Acido.
Nate alzò le spalle. “qual è il problema? Sappiamo tutti quello che Chuck prova per Bair. Ha la possibilità di mettere il mondo ai suoi piedi e lo fa. Punto.”
“No. Il punto è che una persona dovrebbe essere amata per quello che è e non per quello che ha.”
“Colui che ha creato Gossip girl solo perché non aveva altro modo di entrare a far parte dell’Upper east side ha parlato.” Rispose ironica Georgina.
“Secondo voi perché siamo qui?” Chiese Serena per placare gli animi.
“Ma per festeggiare il primo compleanno di Henry, perché se no?” Rispose Jack.
“Si, ma perché proprio qui?”
Georgina alzò le spalle. “Questo lo scopriremo solo quando saremo atterrati.”
 
La limousine nera era ferma in attesa dell’arrivo della comitiva. Quando tutti ebbero presi posto, Arthur partì in direzione sud.
“Arthur, non andiamo alla villa?” Chiese Serena stupita. Al contrario degli altri, lei a Dan avevano trascorso un weekend sull’isola per le festa del ringraziamento. In quell’occasione Serena aveva avuto modo di visitare la villa, e lei e Blair si erano divertite un mondo a prendere il sole nel solarium. Blair era incinta, e Serena non ricordava di averla mai vista così bella. Non c’era dubbio. Lei e Chuck insieme erano sensazionali.
“No signorina Van der Voodsen. La festa non è alla villa.”
“Allora dov’è?” Chiese Dan.
“Non sono autorizzato a parlare di questo.”
Serena annuì pensierosa. Cosa stavano tramando quei due?
“Non. Ci. Posso. Credere!”
La voce squillante di Georgina costrinse tutti a voltarsi. Serena non avrebbe mai saputo dire chi di loro si fosse mai aspettato lo spettacolo che avevano davanti.
Un enorme Luna Park faceva bella mostra di se al centro di una radura circondata da piante tropicali. Il cancello dorato, aperto per l’occasione, sembrava provenire direttamente da un libro di fate. Al centro, una targhetta verde, bordata d’oro, conteneva la scritta “Henry’s little World.”
La limousine si fermò e i cinque amici, ancora attoniti, scesero dall’auto.
All’interno era presente una stupenda giostra con i cavalli bianchi, una ruota panoramica, un parco giochi con scivolo, altalene e giostrine. Da un lato era presente un enorme gonfiabile, nella parte opposta una casa con una vasca piena di palline colorate.
Al centro, un tavolo imbandito di dolci di ogni genere, cioccolata,  caramelle, ed una torta a tre piani celeste.
Palloncini colorati mischiati con palloncini raffiguranti il numero uno completavano il tutto.
Lily, Eleonor e Cyrus vennero loro incontro.
“Ciao! Ben arrivati!” Lily li accolse.
“Mamma, da quanto tempo sai di tutto questo?” Chiese Serena.
“Chuck me ne ha parlato quando ha avuto l’idea.”
“Si, ho decisamente sposato il Bass Sbagliato.” Ribadì Georgina, e Jack scoppiò a ridere abbracciandola.
“Allora ragazzi, siete pronti a giocare?” La  voce di Blair li fece voltare.
Indossava un paio di short color cachi ed una camicia bianca. Le Loboutin dal tacco vertiginoso slanciavano la sua figura, e i capelli sciolti erano fermati dall’immancabile cerchietto. Accanto a lei, Chuck, in Jeans e camicia bianca, la teneva per mano e la fissava così intensamente che per un attimo tutti si sentirono di troppo.
Poco distante, Dorota teneva in braccio Henry che indossava pantaloncini azzurri ed una magliettina a righe bianche e blu.
“Che vuol dire “pronti a giocare?””  Chiese Nate.
Chuck sorrise. “Vuol dire che il Luna Park è a vostra completa disposizione. Mi piacerebbe che per il compleanno di Henry tornaste tutti un po’ bambini. Io e Blair abbiamo sempre adorato giocare.”
Dallo sguardo che si scambiarono  Chuck e Blair, Nate intuì che non era quello il tipo di gioco a cui si riferivano, ma decise di non commentare.
“Io adoro la giostra!” Georgina corse verso la giostra con i cavalli. “Jack Bass, vieni a cavalcare con me!”
“Perché no signora Bass?”
“Che ne dite della ruota panoramica?” Propose Serena.
“Io ci sto!” Dan la prese per mano e insieme si allontanarono.
“Tu non vai da nessuna parte?” Chiese Chuck a Nate.
“Ci devo pensare… E così era questo il tuo nuovo progetto.”
Chuck annuì. “E’ il mio regalo di compleanno per Henry. Ti piace?”
“Non so cosa dire…..”
“Che ne dite se noi accompagniamo Dorota ed Henry alle altalene? Le adora!” Blair sorrise e Nate annuì pensando che forse, senza saperlo, l’aveva sempre amata, ma che il suo amore non avrebbe mai potuto essere all’altezza di quello di Chuck.
 
“Come mai ti è venuta in mente l’idea del luna Park?” Chiese Nate.
Chuck osservò suo figlio che rideva e gridava mentre Dorota lo spingeva sull’altalena.
“Volevo che mio figlio fosse felice. Ha sofferto più di quanto possiamo immaginare.” I suoi occhi si velarono di dolore al pensiero di quei  mesi trascorsi accanto ad Henry in ospedale. Vedere il suo piccolo corpicino lottare nonostante gli aghi, i tubi e i monitor, avevano cambiato Chuck profondamente. Per la prima volta aveva capito quanto fosse insignificante essere Chuck Bass di fronte alle vere tragedie della vita. E ancora il dolore di quei giorni emergeva prepotente, quando meno se lo aspettava.
Quel giorno poi, il giorno del compleanno di Henry, che per tutti era solo un giorno di festa, per lui non era altro che il ricordo di quella terribile giornata in cui aveva rischiato di perdere ciò a cui teneva di più.
Blair, intuì in un attimo il suo pensiero. Anche lei aveva provato le stesse sensazioni in quei lunghi mesi, ma come al solito, aveva scelto di lottare. Per tutti e tre. Se Chuck non era crollato psicologicamente  lo doveva a lei.
Blair gli prese la mano. “Chuck, tesoro guardami.”
Lui la guardò. Lei lo baciò dolcemente sulle labbra. “Va tutto bene,si sta divertendo. Rilassati.”
Lui strinse forte la mano di lei. “Si, lo vedo. Ti amo tanto Blair Bass.”
Passato il momento di angoscia, Chuck guardò Nate senza però lasciare la mano di sua moglie. Gli infondeva sicurezza. “Henry è un vero guerriero.”
“E’ un Bass, Chuck.” Rispose l’amico.
Chuck scosse la testa. “E’ un Bass per metà Nate. Per l’altra metà è un Waldorf. E’ questo che lo rende eccezionale.”
La voce di Lily li raggiunse da lontano. “Siamo pronti per la torta!” 
   
 
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