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Autore: Dian87    24/10/2014    1 recensioni
Quando mi risvegliai, non ebbi alcun ricordo. Solo delle voci mi tenevano compagnia...
Genere: Comico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Alle tue spalle!»
«Dannazione!»
«Portaci via! Muoviti!»
«Rozenn! Scappa!»

Si alzò di scatto nel letto, madida di sudore, e portò la mano alla fronte respirando affannosamente. Bende… ovunque le bende coprivano il suo corpo ed erano macchiate di marroncino.

«Rozenn, vattene! Lasciaci qui!»

Anche l’altra mano andò alla fronte e la strinse con forza… stavano chiamano lei quelle voci eppure… cos’era? Perché non ricordava?


«Rozenn, per gli dei, non puoi lasciarci qui!»

Un’altra voce, chi era? Il tono era sicuramente arrabbiato.

«Possano gli dei perseguitarti in eterno…»

«BASTA!» esclamò la giovane, scuotendo con forza il capo. «Chi siete? Cosa volete da me?»
Le voci parvero tacere un attimo e la giovane riprese fiato, cercando di concentrarsi sul proprio corpo. Il dolore si stava spargendo ovunque ed una gamba sembrava steccata, ma il resto comunque era funzionante… di sicuro lo erano le braccia.
Portò lo sguardo ai dintorni e osservò il luogo in cui si trovava. Vi era una finestra dalla quale entravano dei raggi tenui… notte… spostò lo sguardo alla stanza, portando la mano all’orecchio e sentendo la sua forma appuntita. Vi era solo una cassapanca oltre al giaciglio sul quale si trovava… poi ci fece caso…
«Per i demoni…» mormorò, soffermandosi sulla punta dell’orecchio e portò anche l’altra mano a scoprire l’altro orecchio, della medesima forma. «come…?»
Sì, le sembrava di vedere meglio la stanza nella quale si trovava e si fece forza, appoggiandosi alla parete per sollevarsi.
Orecchie a punta… una buona vista anche con poca luce…
Osservò la porta e mosse un passo, trascinando la gamba, c’era ancora qualche voce all’interno di quell’edificio, ma era così flebile che non riusciva a sentirlo.
«Devo star sognando….» mormorò.

«Sono dappertutto! Via, via!»
«Inutile mago, tiraci fuori da qui!»
«Ci provo, ma non funziona!»

Si fermò, sentendo il dolore propagarsi ogni volta che appoggiava la gamba steccata… nei sogni non si sentiva dolore…
Si appoggiò alla porta, fermandosi a prendere il respiro e udì una flebile voce.
«…vorrà?»
Si fece un po’ più attenta, ma nessuno parve rispondere alla domanda e socchiuse la porta. Anche l’esterno era scuro, ma riusciva a distinguere la forma di un corridoio dalle candele messe a sei metri l’una dall’altra e in fondo vi era una scala che scendeva. Prese un respiro più profondo e iniziò ad avanzare con una mano alla parete.

«Potestas tenebrarum harum mihi respondere memini … da distantia saecula iter aperit ad terram patrum vestrorum»

Le sembrava di aver già sentito quella voce tra quelle che aveva udito prima… il mago, sicuramente…

«Siate pronti a saltare.»
«Roz, vieni!»
«Andate avanti, vi proteggo le spalle.»

Ecco, quella era la prima voce che sentiva che apparteneva ad una donna… e sembrava quasi la sua…
«Dunque, il mio nome è Rozenn…» mormorò la giovane, raggiungendo la prima candela e sollevando lo sguardo verso di questa… c’era ancora metà del corpo della candela, non doveva aver dormito troppo… ma da quanto stava dormendo?
«Abbiamo fatto troppa strada…» ecco, le sembrava di aver già sentito quella voce.
Deglutì.

«Non possiamo tornare indietro! Crolla tutto!»
«Su, vieni, non far la cretina!»
«Che hai combinato, Flamm? Si sta già chiudendo!»

Flamm? Chi diamine era Flamm?
Scosse piano la testa e riprese il cammino, ma le voci si facevano un po’ più forti.
«Non la lasceremo qui, anche se sarebbe…» la voce che stava parlando sembrava esitante, ma di sicuro proveniva dal piano di sotto.
«Anche se niente, non la lasceremo qui.» un’altra voce maschile interruppe la prima e dopo un istante di pausa riprese. «Tu troverai una soluzione, Flamm, è colpa tua se è rimasta indietro.»
Flamm, di nuovo quel nome… eppure sentiva che non era un nome comune, come poteva essere un Marcus o una Sophie… lasciare indietro… parlavano di lei? Non poteva essere altrimenti, anche le voci nella sua testa parlavano di qualcuno lasciato indietro.
Avanzò ancora e raggiunse le scale. Con fatica si sedette sul primo gradino, doveva recuperare fiato prima di scendere e ripensò a quanto aveva scoperto.
Si chiamava Rozenn, si trovava da qualche parte con altre tre persone, di cui una era un mago e probabilmente si chiamava Flamm, ed era rimasta indietro per proteggerli… beh, così potevano avere un senso tutte le bende che aveva addosso, l’avevano recuperata e fasciata per evitare che morisse, ma c’erano sempre quelle orecchie che stonavano.

«Roz! Roooooz!»

Il grido nella sua testa la fece alzare di scatto e dovette appoggiarsi al muro per evitare che il movimento rapido la facesse collassare. Chiuse gli occhi e riprese fiato, calmando i battiti del suo cuore. Doveva scendere, doveva assolutamente arrivare giù e scoprire qualcosa da quelle voci.
Iniziò la discesa con calma, concentrandosi su ciò che stava udendo.
«Non penso ci siano molte soluzioni valide, Damien.» rispose la voce che ormai stava associando al nome Flamm. «Lo sai anche tu che con quello che è successo…»
Damien, quel nome le ricordava qualcosa… una sensazione piacevole che le scaldava il cuore.
«Abbiamo recuperato il cristallo, questo è quel che conta.» commentò una voce più profonda. «Dico di lasciarla qui fino a quando non si sarà ripresa e intanto andare a riscuotere la ricompensa.»
«Tu sei qui solo per quello che ha fatto… glielo devi, Rodrik.» Damien, sicuramente a lui doveva appartenere quella voce dominata dall’ira gelida.
«Non le devo proprio nulla…» ed ecco la voce profonda definita Rodrik. «Non è per colpa mia se è rimasta indietro, ha voluto fare l’eroina…»
«E così hai avuto il tempo di tirare fuori quella padella che ti porti dietro e aprirti la strada fino al varco.» lo zittì Damien.
A mano a mano che scendeva le scale, qualcosa le parve tornare in mente.
Era con quattro persone alla ricerca di un oggetto sottratto al maestro di Flamm, oltre a lui con lei c’erano il guerriero delle tribù del nord Rodrik, la voce degli spiriti naturali Damien ed un guerriero sacro, del quale non ricordava il nome.
Scese di un gradino.
Si erano inoltrati in una grotta dove Damien aveva trovato i segni di un insediamento di orchi e di goblin, ma non avevano trovato alcuna resistenza fino alla fine del cunicolo.
Le voci però sembravano aver finito gli argomenti.
«Aspetterò fino all’alba, se non si sarà risvegliata partirò con o senza di voi.» commentò Rodrik, con tono duro.
Ancora silenzio…
«Sia…» fu l’unica risposta di Damien, in tono stanco.
Poi avevano capito il perché dell’assenza degli orchi e dei goblin, il potere aveva attirato dei giganteschi ragni e ne aveva aumentato la forza. L’assalto era stato improvviso quando erano ormai vicini all’oggetto e se li erano trovati addosso da tutte le parti, le palle da fuoco avevano illuminato la grotta ben più delle loro misere torce e avevano mostrato tutte le parenti brulicanti d’aracnidi.
Si appoggiò con forza alla parete, causando un rumore sordo che sicuramente avrebbe attratto l’attenzione dei presenti.
Erano ovunque…
Scivolò a terra.
Era vicina all’uscita e aveva la possibilità di andarsene, quando l’avevano richiamata indietro… no, non avrebbe potuto lasciarli lì, non avrebbe potuto lasciare Damien…
Sentì dei passi avvicinarsi e sollevò appena lo sguardo.
Un uomo muscoloso, grosso il doppio di tutti quelli che aveva mai visto, la studiava con gli occhi neri sotto ad un cespuglio moro e l’espressione era truce. Si affacciò anche un altro, che era l’esatto opposto del primo, ma era avvolto in una tunica azzurra con una fascia alla vita cui erano inserite alcune pergamene e lo sguardo era triste.
L’ultimo era alto e longilineo, con i lunghi capelli castani scuri raccolti in un codino e gli occhi scuri che le chiedevano perdono, che si avvicinò e le posò la mano sulla guancia.
«Vi siete salvati…» sussurrò Rozenn.
«Per merito tuo, anche se Morvan non ce l’ha fatta…» rispose Damien, spostando lo sguardo su di lei. «e nemmeno tu…»
Lo sguardo della giovane divenne perplesso.
«Ma io SONO viva.»
«No, Roz, quando siamo riusciti a tornare non c’era più nulla di te, avevo solo una ciocca di tuoi capelli…» la mano di Damien andò a sfiorarle i capelli, simili ad un rovo di more. «mi dispiace, Roz.»
La giovane rimase immobile, incapace di capire come avesse potuto rinascere da solo una ciocca di capelli.
«Mi dispiace, Roz, gli spiriti hanno voluto che ti reincarnassi nel corpo… di.. un goblin.»

  
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