LATTE
& BISCOTTI AL CIOCCOLATO
Notte di luna piena sulla Sunny.
Le vele, lievemente rigonfiate dall’aria
fresca della sera, seguivano il moto lento e altalenante delle onde. Il
silenzio regnava sovrano tra quella giuria di stelle, placidamente sistemate in
un brulichio di scintillii, su quel manto nero indossato dall’Oscurità.
Tutto era tranquillo. Dannatamente tranquillo.
Anche al cospetto di tale tranquillità
qualcuno non riusciva a trovare pace e , combattuto dalla guerra intrapresa con
il sonno che non accennava ad arrivare, aveva infine deciso di salire sul ponte
della nave, sperando di trovare concilio per il sonno e un po’ di serenità per
placare il proprio animo in subbuglio.
Roronoa Zoro, il più freddo e
spietato ex- cacciatore di taglie dei Sette Mari, era in uno stato di pura
irrequietezza.
Una sola cosa offuscava la sua mente.
L’oggetto dei suoi pensieri era anche ciò che aveva reso la sua anima dannata
per sempre.
Certo, sempre che questa non lo fosse
stata già da prima!
Zoro s’affacciò sul mare, poggiandosi alla fiancata della
nave, specchiandosi sulla superficie d’acqua. Ma subito una chioma rossa fece
capolino tra le onde e una risata cristallina riecheggiò nel silenzio della
notte.
Il ragazzo sbatté le palpebre tre o
quattro volte, scuotendo la testa.
E fu allora che ripensò ad una frase che Rufy gli disse la mattina stessa.
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«Zoro! Sei sempre più strano in questi giorni. Stai
diventando matto o cosa? Ihihih!!!»
***********************
Zoro sorrise.
Il suo capitano non aveva affatto torto! Sì, stava diventando pazzo. E
quel che più spaventava il giovane, era che la ragione di tale pazzia navigava
con lui; anche se in questo momento dormiva beata nella sua cabina, stressata
da un’altra giornata di duro lavoro.
«Macché lavoro e lavoro! Quella sa dare ordini e basta!», esclamò lo spadaccino, dopo essersi
soffermato attentamente su quanto aveva appena pensato.
«Però…»
Però era altrettanto vero che se quella
mocciosa non avesse deciso di solcare i mari insieme a quella ciurma
strampalata, probabilmente, anzi, di
sicuro si sarebbero persi dopo il primo tratto.
Questo pensò il giovane uomo, scrutando
con insistenza il manto celeste, forse nel vano tentativo di scacciare certi
pensieri.
-GROAWL!!!-
Zoro sfiorò il proprio ventre scolpito con la mano: doveva
mettere qualcosa sotto i denti! Chissà che poi, in questo modo, il sonno non si
sarebbe fatto vivo.
Con passo lento s’avviò verso la cucina.
Appena entrato s’avvicinò al frigo e vi mise la combinazione: 7236.
Dopo averlo aperto cominciò a trafficarvi
al suo interno, stando ben attento a non
combinare disastri. Se Sanji o Nami
avessero scoperto che lui era riuscito ad impadronirsi della tanto agognata
combinazione, l’avrebbero ucciso (come minimo!).
Per quanto riguarda Nico Robin, invece,
sapeva di poter contare sulla sua discrezione, se mai l’avesse scoperto.
«E poi chi ha voglia di stare a sentire le lamentele di quel cuoco da
strapazzo!», disse ridendo sotto i
baffi.
Decise di prendere del latte. Non se ne sarebbero accorti.
Ne bevve qualche sorso e poggiò poi la
bottiglia sul tavolo. Poi prese ad aprire cassetti e a ribaltare credenze, alla
ricerca di qualcosa in grado di soddisfare almeno in parte il suo appetito.
Alla fine, dopo varie ricerche, lo sguardo di Zoro
s’illuminò: biscotti al cioccolato!!!
Prese il prezioso pacchetto fra le mani e,
soddisfatto, si sedette a tavola al suo usuale posto, aprendo di seguito la
confezione colorata.
Quindi si versò del latte in un bicchiere,
per poter inzuppare i biscotti (dettaglio che non doveva assolutamente
mancare!).
Ma non fece in tempo ad immergere nel liquido bianco nemmeno il primo
biscotto, che una voce femminile conosciuta lo richiamò all’attenzione.
Una testolina rossa gli si parò di fronte.
«Credevo che l’unico capace di fare uno spuntino di mezzanotte fosse Rufy… Ma avevo dimenticato che ci sono altri animali oltre
lui in questa ciurma!», ghignò la donna.
Zoro la fissò: indossava una camicia da notte bianca e dei
pantaloncini, con dei nastrini verdi. Piuttosto sobrio come abbigliamento, se
non fosse stato che il tutto era piuttosto trasparente!
Ghignò anche lui, in risposta.
«Invece di darmi dell’animale… Tu, piuttosto!
Ti piace proprio andartene in giro come una soubrette. Eh? Scostumata!»,
scherzò lui.
«
Non ricordarmi quello zoticone di un Pauli!!!
Comunque, se non ti sta bene posso anche coprirmi! Del resto tu non sei
abituato a vedere il corpo di una donna. Ti scandalizzeresti!», rispose a tono
l’altra.
«Donna? Io non vedo donne qui in giro! Solo una streg…»
-SDONG!-
«AAAH!», urlò lo spadaccino.
Nami gli aveva appena sferrato un poderoso gancio destro
in pieno viso.
«Non provare ad insultarmi spadaccino dei miei stivali! Piuttosto… Come hai fatto a prendere il latte?», chiese sospettosa.
«Quel damerino ha lasciato questa bottiglia sul piano lì sopra…», rispose
vago lui, mentre si massaggiava con vigore la guancia colpita.
«Mmm, sarà. E te? Cos’hai? Non riesci a dormire? Paura del
buio?», disse sarcastica la ragazza. Zoro,
continuando a massaggiarsi il viso, la fissò storto.
«No! Ho paura di trovarmi anche in sogno una strega di mia conoscenza.
Quella si che è spaventos…”, cercò di continuare lui.
-SDENG!!!-
«AAAAAH!!!»,
altro urlo proveniente dallo spadaccino. (Gancio sinistro) (E’ tremenda!!! O_O XD nda)
«Ti avevo avvertito di non insultarmi!», gli rammentò lei.
«Senti mocciosa! Ma si può sapere che vuoi? Io ero qui buono e
tranquillo a sorseggiare il mio latte ed ecco che arrivi tu con le tue moine!»,
le rispose sbuffando lui. Nami si zittì per un breve
istante (cosa che comunque a Zoro parve
incredibile!), quindi gli rispose.
«Mh. Scusa, hai ragione. Ora me ne vado», sussurrò ritornando sui suoi passi.
Zoro per poco non si soffocò con il latte che stava
trangugiando: Nami che si scusa? Con lui?! Ok, il
mondo sta per finire!
Pensò Zoro,
colpito dall’ atteggiamento stranamente poco combattivo della ragazza - ed in effetti,
qualcosa d’insolito nella ragazza c’era per davvero -.
Ora non voglio raccontarvi nel
dettaglio cos’accadde in quegli ultimi mesi di viaggio: richiederebbe molto più
lavoro del dovuto.
Vi basti sapere che poco a poco, il cuore
della navigatrice, aveva subito diversi cambiamenti in campo sentimentale.
Del resto, spesso accade che seguendo gli
avvenimenti di questa banda di
strampalati, si perda di vista un valore molto importante: la loro giovane età.
Infatti si parla pur sempre di ragazzi,
che anche tra le più bizzarre delle avventure, possono comunque provare
sentimenti che vanno al di là del forte legame d’amicizia che li lega. E come
biasimarli in fondo?
E’ proprio tra i pericoli e le
vicissitudini che si evincono lati delle persone che prima ci erano ignoti o,
forse, non si volevano cogliere.
E così è accaduto per Nami.
Ovviamente non ci fu un giorno preciso in cui questo avvenne.
Come direbbe Rufy
quando non è in grado di spiegarsi: avvenne e basta!
Insomma, ormai Nami alla vista del bel tenebroso perdeva letteralmente
il controllo!
Ed era così giunta ad una sola conclusione… Che non vi svelerò: in primo luogo, perché ve
lo dirò più avanti, e secondariamente
perché so per certo che lo avrete già intuito da voi!
Ma torniamo al nostro Zoro, ancora sbigottito
dall’ambiguo comportamento della bella rossa, che nel frattempo stava per
andarsene.
«Aspetta!», soffiò lui. Lei si fermò sulla soglia.
«Resta…», disse infine.
In quel momento, Nami
ringraziò il fatto di voltare le spalle al compagno, cosicché non la vedesse in
viso… Che era rosso come un peperone!
Si voltò verso di lui, con un sorriso ironico dipinto sul volto.
«Ne sei davvero sicuro? Non ti disturbo con le mie “moine”?», disse lei
con una sottile punta di sarcasmo.
Lo spadaccino la guardò storto.
«Non farmi ripetere le cose due volte. Sai che non lo sopporto. Ti ho
detto di restare, quindi fa’ poche storie e rimettiti a sedere!», rispose lui
indicandole la sedia con uno sguardo di chi non ammette repliche. Nami gli sorrise e si rimise al suo posto.
Zoro, imbarazzato, decise di incanalare la dose con una
delle sue tipiche battute simpatiche, per sdrammatizzare.
«E poi…». Nami nel
frattempo alzò lo sguardo su di lui, quasi speranzosa.
«Avevo bisogno di qualcuno da poter prendere in giro, per passare il
tempo», esordì col suo solito sorriso sghembo. Il sorriso di Nami sparì, per lasciare spazio ad una smorfia adirata - decisamente poco rassicurante -, per poi
lanciare sguardi di fuoco allo spadaccino che, invece, se la rideva.
Tuttavia, decise di lasciar perdere, e così sorrise sbuffando. Così si
alzò, prese una tazza, vi versò del
latte e si sedette, infine, di fronte a Zoro. Poi
vide i biscotti aperti sul tavolo e ne “rubò” uno. Zoro
s’accigliò.
«Ehi! Che fai?», chiese lui.
«Non riesci a capirlo da solo?
Mangio un biscotto», rispose lei di rimando.
«Questo lo vedo, grazie! Solo che è strano. Di solito hai sempre la
scusa della dieta», indagò il ragazzo.
«Un po’ di biscotti non mi cambieranno la vita»
«Se lo dici tu…»
«Aspetta un momento… Stai forse insinuando che
io sono grassa? Brutto spadaccino squattrinato?!», esclamò lei in un principio
d’ira.
«Io non ho detto niente di tutto questo! Vedi di non mettermi in bocca
parole che non ho detto!», rispose lui.
«Mmm. Bene.»
Calò il silenzio. Si sentiva solo il
rumore dei biscotti sgranocchiati.
Ad un tratto Nami alzò lo sguardo su di lui.
Era davvero bello. Si, forse un po’ rozzo nelle maniere, antipatico,
scorbutico, maleducato, però… Anche maledettamente
affascinante!
In quel momento Zoro incrociò il suo sguardo e
la fissò interrogativo.
«Beh? Che c’è?», chiese lui.
«No no. Niente!», rispose vaga lei, tornando poi ad osservare
attentamente la sua tazza. Zoro sospirò. Era calato
di nuovo silenzio. E stava diventando sinceramente imbarazzante.
«Certo che…», cominciò lui.
«Mh?», disse lei.
«Dicevo che latte e biscotti al cioccolato si fondono bene insieme».
Allungò la mano per prendere un altro
biscotto, scontrandosi con quella di Nami. Lui la scostò all’improvviso, puntando lo sguardo
altrove. Nami lo fissò attonita: si era imbarazzato? Roronoa Zoro? Possibile?
“Ma che vai a pensare?” si disse
lei, focalizzando bene la persona a cui si riferiva. Tuttavia da un po’ di
giorni aveva notato un comportamento diverso da parte sua. L’aveva notato pure Rufy! E ce ne voleva! Forse era il caso d’indagare…
«Ehi Zoro?»
«Mh?», si limitò a
dire lui.
«Mi dici cos’hai?»
Zoro per poco non
si strozzò con il biscotto che stava sgranocchiando.
«Di che… Coff! Coff!… Parli? Coff! Coff!», tossicchiò lo spadaccino.
«Non fare il finto tonto con me! Si sono accorti tutti che sei strano da
qualche giorno a questa parte. Persino Rufy… Vuoi
parlarne?»
«No», rispose secco lui. Nami alzò un
sopracciglio.
«Come
sarebbe a dire “No”?»
«Sarebbe a dire che non voglio parlarne. Più chiaro di così», sbuffò
lui.
«Non vuoi parlarne in generale o non vuoi parlarne con me?»,
s’impuntò l’altra.
Zoro s’ammutolì.
«Eh no caro! Adesso rispondi alla mia domanda!», continuò imperterrita
lei. Al che Zoro s’alzò ed uscì sul ponte. Nami l’osservò sbigottita. Quindi lo seguì e lo raggiunse,
per poi fermarsi ad un metro da lui.
«Vuoi rispondermi sì o no?», incalzò lei, decisa a sapere la verità.
«Ti ho detto di no», rispose ancora Zoro.
«Lo so che hai detto di no, ma io voglio sapere se tu non vuoi parlare
con me perché sono io a chiedertelo!».
Zoro si spazientì e non riuscendo a trattenersi le rispose
con poco tatto.
«Si è così! Non voglio dirlo a te! Sei contenta ora? Ti senti felice?». Nami abbassò lo sguardo tristemente.
«O-Ok… Va bene. E posso sapere perché?»
«No!», esclamò lui.
«Benissimo! Buonanotte! Bastardo di uno spadaccino! E…
E per di più squattrinato!», urlò lei in preda alla rabbia e allo sconforto.
Cominciò ad allontanarsi verso la sua cabina.
«Già! Bene! Strozzina! Ladra! E… E strega… Uff…», disse lui,
quietandosi poco dopo. Osservava la rossa dirigersi verso la propria cabina,
infuriata e rattristata.
“Non è giusto” pensò il giovane. Decise
che doveva fermarla e chiarire a tutti i costi. Soffriva nel vederla in quello stato… Soprattutto se era per causa sua.
«Nami!», la chiamò. Pronunciò il suo nome con fermezza e con
un po’ di paura.
L’interpellata si fermò in ascolto.
«Voltati», disse lui con un’ordinanza apparente. In verità il suo
“Voltati” suonava più come una preghiera. E questo lo pensò pure Nami.
Questa decise così di accontentarlo, da un
lato trattenuta dall’orgoglio, mentre dall’altro premeva la soddisfazione di
poter metterlo in difficoltà, mostrandogli la smorfia di delusione dipinta sul
proprio viso a causa sua.
Calde lacrime le solcavano il viso
e Zoro, nel vederle, si sentì morire.
«Ora tu “Sei felice”, vero Zoro?», disse lei.
Zoro restò in silenzio. Nami ne
approfittò.
«Zoro. Zoro. Tu ci aiuti sempre
quando ne abbiamo bisogno, senza mai chiedere nulla in cambio. E infatti ci
sono delle volte in cui penso, se mai ci siamo posti l’idea di chiederti se
avevi bisogno che noi ti aiutassimo. Non lo abbiamo mai fatto. Ed è sbagliato… Lo so. Perché vedi…
Anche se litighiamo sempre, a me fa piacere poterti stare vicino e aiutarti se
serve. Ma tu… Ci precludi l’accesso al tuo cuore e ai
tuoi pensieri. Cosa dobbiamo fare Zoro? Cosa devo
fare?», disse in preda alla commozione.
Con una velocità impressionante, Zoro le corse
incontro e le strinse le spalle.
«Lo so Nami! So che volete, che vuoi aiutarmi!
Lo so!», disse con impeto.
«E allora perché mi allontani da
te?», singhiozzò lei.
Zoro non resistette più e la strinse contro il suo petto,
con forza, come se si stesse aggrappando disperatamente alla sua sola ragione
di vita.
«Perché ho paura. Sì, forse ora ti metterai a ridere: l’ex-cacciatore di
taglie Roronoa Zoro ha
paura. Già. Ma è la verità. Io ho davvero paura. Ho paura di diventare troppo vulnerabile, rivelandovi
le mie ansie, i miei timori, il mio passato. E a te Nami.
Come potrei addossarti anche questo peso, dopo l’infanzia che sei stata
costretta a vivere? Sarebbe disumano per me. Non riuscirei più ad essere in
pace con me stesso… Sempre ammesso che una volta
nella vita io lo sia mai stato… Hehe»,
ghignò lui sdrammatizzando. O almeno nel tentativo di farlo. Poi continuò.
«Nami…l’ultima cosa che voglio… E’
vederti ancora piangere. Basta così! Tu hai già dato abbastanza! Tu ora devi
solo essere felice! E chi sono io per impedirtelo? Anzi, forse ora ti sembrerò
egocentrico, ma sono il primo a volere la tua serenità, Nami.
Ormai sei diventata fondamentale nella mia vita…».
Quindi si staccò un poco da lei - che era ancora in uno stato catatonico - e la guardò dritto negli occhi.
«Io ti amo da morire, mocciosa»,
disse lui con sicurezza. Ma allo stesso tempo tremava. E questo dobbiamo
concederglielo!
E
Nami? Direte voi.
Quando Zoro l’aveva stretta a sé , lei aveva
spalancato gli occhi. E nonostante stesse provando una miriade di splendide
emozioni, allo stesso tempo, di tutto ciò che la circondava, non sentiva più
nulla, non capiva più nulla. I suoi occhi vedevano solo lui. E fu allora che si
chiese se non stesse impazzendo o se, caso ancora più probabile, non lo fosse
stata già prima!
Ma non era quello il tempo di concentrarsi su quelle sciocchezze. Doveva
concentrarsi su di lui. Attendeva una risposta.
O
per meglio dire, era quello che credeva lei
perché, a quanto pare, Zoro non la pensava
così. Lui, uomo impetuoso, e anche impaziente,
come poteva sottostare ai tempi di una donna? - per definizione “eterni” -.
Infatti fece ciò che Nami non si sarebbe mai
aspettata da quello che considerava un rozzo spadaccino. Del resto, chi poteva
prevederlo?
Zoro, aveva continuato a fissarla negli occhi, fino a
perdersi (cosa che COMUNQUE gli riesce molto facile! Il perdersi intendo… Nda). Poi all’improvviso
si era avvicinato ancora di più al viso di lei, senza distogliere mai lo
sguardo, come se aspettasse un suo consenso. Ma Nami
era ancora troppo incredula per concedergli tale grazia! E così, lui, non
attese oltre.
Poco a poco, sfiorò le labbra di lei col suo soffio leggero - facendo
rabbrividire Nami dall’emozione -, fino a quando non decise di assaggiarle, desideroso
di assaporarne il dolce gusto di mandarini che la pervadeva sempre, e che
l’aveva sempre estasiato.
Si staccò lievemente subito dopo quel breve contatto, e si permise di
fissarla negli occhi, sperando di non trovarvi una nota di disgusto o di
disapprovazione. Ed infatti non la trovò: Nami gli
sorrise per la prima volta durante quella bizzarra situazione.
Lei gli circondò il collo con le braccia, mentre lui le cinse la vita
con le mani, sorridendole. Nami gli sorrise ancora.
«Che aspetti spadaccino? Bacia la tua mocciosa come si deve!», esclamò
lei divertita. E Zoro, certo non se lo fece ripetere
due volte.
La strinse forte a sé, e la baciò con trasporto.
Fecero scivolare le loro lingue l’una sull’altra, e permisero loro di danzare, di esplorare
l’una il palato dell’altro, dal gusto di rum e mandarino. Strana combinazione
di sapori a dirsi, ma terribilmente eccitante!
Anche perché quella notte c’era un sapore nuovo, nato in quel
momento speciale.
Zoro si staccò dolcemente da lei, incatenando il proprio
sguardo col suo. Le sorrise.
«Sei dolce. Sai di latte!», disse lieve. Nami
sorrise, mentre le ultime lacrime ribelli le percorrevano le rosee gote.
«E tu di cioccolato!», fu la sua semplice risposta.
Zoro sorrise, ma divenne improvvisamente serio. Nami l’osservò con un velo di preoccupazione.
«Che c’è?», disse.
«Scusami», rispose.
«Per cosa?», fece lei, sorpresa da quanto detto dallo spadaccino.
«Se non ti ho detto prima… Che ti amo!»
Tutt’un tratto, Nami
si sentì leggera.
«Oh, Zoro!», disse lei, saltandogli al collo.
«Ti amo ach’io! Ma avevo paura di rovinare
tutto dicendotelo…», aggiunse poi.
«Va bene così. L’importante, è che ora possiamo stare insieme…», disse lo spadaccino.
«Sanji a parte!», esclamarono entrambi.
I due si guardarono per un momento, per
poi scoppiare a ridere allegri.
Nami lo fissò e lo baciò ancora una volta, subito
corrisposta dal Suo uomo.
Si sorrisero ancora; poi, prendendosi per
mano, s’avviarono verso le cabine. Ma prima di lasciarsi, si baciarono ancora e
ancora.
Poi, poco prima che Nami sparisse dietro la
porta della sua stanza, si fermò.
«Zoro», lo chiamò. Lui si fermò, volgendo lo sguardo verso
l’alto e incrociando quello della Sua donna.
«Dimmi», disse lui.
«Avevi ragione sai?», continuò la rossa. Zoro
la fissò interrogativo.
«Riguardo cosa?», chiese. Nami sorrise
birichina.
«Latte e biscotti al cioccolato… Si fondono
davvero bene insieme!!!», esclamò.
Il ragazzo sorrise, facendole
l’occhiolino.
«Lo vedi? Non sono poi tanto rude.»
«Ma resti sempre uno squattrinato! Notte spadaccino!», disse.
«Anche tu resti sempre la mia
mocciosa. Notte bella rossa!», rispose.
E detto ciò, i due si diressero ognuno
verso le proprie stanze.
La mattina seguente.
Un urlò acuto squarciò il silenzio di quella splendida
mattina, che accompagnava la Sunny. In cucina, c’era
fermento.
«AAAAH! Dove sono finiti!!! Dove sono i biscotti al cioccolato che avevo
comprato per le mie splendide sirene?!», urlò il cuoco in preda allo strazio.
«Ma chi urla a quest’ora del mattino? Yaaaawhn!»,
disse Franky affacciandosi sul ponte. Usopp e Chopper si sporsero con lui, stropicciandosi gli
occhi.
«Ma… Che ha Sanji?», disse il
primo, con la bocca impastata dal sonno.
«Sembra arrabbiato per qualcosa… L’unica cosa
che ho capito è “biscotti al cioccolato”…», continuò la piccola renna.
«Biscotti al cioccolatoooo???», disse Rufy, riscattatosi al suono di quella parola.
«Buon giorno ragazzi!», disse Nico Robin, accorsa anche lei sul ponte.
«Buon giorno a te Nico Robin!», disse il capitano sorridendole.
«Buon giorno!», dissero gli altri in coro.
«Yohoho! Buon giorno Nico Robin! Come và stamani?», disse il
musicista della nave, apparso sulla
scena all’improvviso.
«Bene, grazie. Ditemi… Sapete che succede in
cucina?», chiese incuriosita.
«Bah... Zoro e Sanji
litigano di primo mattino. Almeno, a giudicare dalle urla sono loro… Yaaawhn!», sbadigli; ancora
in preda al sonno Franky.
«Che fate tutti qui fermi?». Era Nami.
«Buon giorno Navigatrice!», disse la donna al suo fianco.
«’Giorno sorellina! Anche a voi ragazzi! Allora? Me lo dite che fate
qui?». Ma nessuno fece in tempo a risponderle,
che altre urla interruppero la conversazione.
«Ma che fai? Rompi le scatole di prima mattina??? Cuoco fallito!», urlò Zoro.
«Cuoco fallito a me? Dillo ancora! Vedrai se non ti lascio morire di
fame!», rispose l’altro indignato.
«Sai che differenza che mi fa! Morirei comunque!».
Il resto del gruppo era rimasto in
silenzio ad ascoltare.
Nami sospirò.
«Erano loro, dunque! Possibile? Mai tranquilli!», disse.
«Ahahah! Però è bello avere dei compagni sempre così
attivi», sorrise Nico Robin.
«Credimi… Per me lo sono anche troppo! Sentite, andiamo a
vedere che combinano, prima che si ammazzino…».
Così, seguita dal resto della ciurma, Nami s’avviò verso la cucina. Arrivati di fronte, restarono
a guardare la scena.
«Mi vuoi dire che succede cuoco da strapazzo?!», disse lo spadaccino, accompagnato da un sonoro sbadiglio.
«Sei stato tu, non è vero marimo?!», urlò il biondo.
«Non chiamarmi così!!!», rispose lui, coi suoi soliti dentini a squalo.
In quel momento Nami intervenne,
raggiante.
«Buon giorno ragazzi! Che succede?», sorrise gaia.
«Namiiii! Mia adorata! Hai dormito bene? Spero di non averti
svegliato con le mie urla… Ma questo beota si è fatto
fuori i biscotti al cioccolato destinati a te e a Nico Robin!!! Ladro! Alga
verde! Bugiardo! Altro che uomo dalle tre spade! Tu sei il beota dai tre
stuzzicadenti!», disse con “grazia” Sanji.
«FALLA FINITA!!! O TI AFFETTO!!!», urlò il poveretto.
«PROVACI TESTA DI LATTUGA!», rispose il cuoco.
«NON ME LO FACCIO DIRE DUE VOLTE PIRATA DI
SERIE B!!!», esclamò l’altro.
«Perché, invece, non ti butti in mare? COSì
LE TARTARUGHE MANGERANNO LATTUGA FRESCA!!!», sghignazzò il biondo.
Nel frattempo Nami
si era accomodata al tavolo, sorseggiando tranquillamente una tazza di tè,
imitata da Nico Robin.
Franky, Usopp, Chopper e Brook, invece, cominciarono ad abbuffarsi di biscotti alla
panna, bevendo latte. Intanto tutti osservavano la scena. Poco dopo fece capolino Rufy,
stranamente affamato.
«Saaaanjiii! Anche io voglio i biscotti! Dove sono? Ho fameee!», esclamò il capitano.
I due ragazzi si voltarono con occhi furibondi verso il
proprio capitano.
«TU STAI ZITTO CITRULLO!!!».
Il
povero Rufy si zittì e si sedette al suo posto
imitando gli altri facendo colazione e ascoltando la conversazione, come
loro, in silenzio. Intanto i due
continuavano.
«In quanto a te…», disse Sanji
riferito allo spadaccino.
«Ma si può sapere come fai a dire che sono stato io???», disse esasperato
Zoro.
«
IO LO SO!», rispose Sanji.
«SMETTILA DI URLARE ACCIDENTI! La tua voce da
donnicciola mi sfonda i timpani!», esclamò.
«Oh, scusa. Hai detto che non ci senti?», disse avvicinandosi a Zoro. Poi lo prese per un orecchio.
«FORSE DEVO ALZARE IL VOLUME!!!», urlò a due centimetri dall’orecchio di
Zoro, che gridò per il dolore.
«ORA FATELA FINITA VOI DUEEEE!!!!», urlò Nami, facendo sbattere fra loro le nuche dei due.
I ragazzi urlarono in preda al dolore.
Quando Nami si arrabbiava diventava una belva.
«Razza di mocciosa pazzoide! Ma vuoi ammazzarci?», imprecò lo
spadaccino.
«
Ve lo siete meritati! Un casino del genere fin dal mattino! E poi, quanto la
fai lunga Zoro! Dì che hai mangiato quei benedetti
biscotti e finiamola lì!», disse burbera la rossa.
«Coooosaaa? Li hai mangiati tutti tu Zoro?
Senza lasciarmene nemmeno uno? Cattivo… Dai Sanji, prepara la colazione!», disse Rufy
mettendo il broncio prima, ed esaltandosi poi.
«Ma non puoi aspettare cinque minuti??? Uff… Comunque… Lo vedi? Lo sapevo che eri tu il ladro!», disse
il biondo, calmatosi dopo la botta.
«Ehi! Andiamoci piano! Li ho mangiati, lo ammetto, ma non ero da solo!
C’era anche Nami!», rispose rassegnato.
«Non t’azzardare ad incolpare la mia Nami, sai! Non hai nessuna prova!», s’inalberò Sanji.
«Che cosa?! Nami diglielo!», disse.
«Scusa, devo andare al bagno Zoro! E poi è vero… Non hai prove! Io ho una dieta da seguire!», disse
lei con sguardo birichino e facendogli una linguaccia.
«Ma brutta…», iniziò il ragazzo, continuando
le imprecazioni a mente.
«LO SAPEVO! Nami non sarebbe mai capace di
compiere un atto simile!»
«Un “atto simile”? Non ti sembra di esagerare? Abbiamo solo mangiato dei
biscotti! E tu, Nami! Dì la verità! O potrei raccontare
cos’è successo stanotte…», disse lui, ridendo sotto i
baffi.
Nami si bloccò sulla porta, mentre tutti gli altri si
zittirono, alcuni restando a bocca aperta - col cibo in bella vista -, ed altri lanciando sguardi maliziosi prima all’uno e
poi all’altra. Sanji, invece, era rimasto impietrito.
Poi sembrò risvegliarsi dallo stato di trance.
«Tu! Cos’hai fatto alla mia adorata? Lurida sanguisuga dalla cresta
verde!», disse il ragazzo.
«Lascia che te lo dica Nami…», rispose lui,
sorridendo sornione.
Nami si voltò, e sorrise.
«Se ci tieni. Zoro ed io, ieri notte…», sibilò. Sanji & Co.
deglutirono, aspettando il seguito.
«Abbiamo mangiato i biscotti e bevuto latte. Va bene?», sorrise lei
com’era solita fare. Tutti restarono impietriti.
«Ma come? Tutto qui?», dissero Chopper ed Usop
con una faccia sconfortata.
Gli altri, invece, risero.
«Sì, certo. Dai e cos’altro avete combinato? Non è che avete corretto il
latte col rum, vi siete ubriacati e… Eeeheheh!», esclamò Franky,
maliziosamente.
«Yohoho! Ottima
considerazione fratello!», aggiunse Brook. I due si
diedero il cinque.
Zoro, parve soddisfatto, così si rilassò. Nami sparì dietro la porta, ma improvvisamente tornò sui
suoi passi.
«Ah! Dimenticavo! Zoro, ieri notte mi si è
pure dichiarato! Quindi ora stiamo insieme! Capito? Ihihih!
Vi lascio discutere, ora. Io vado a farmi una doccia! Ah, Zoro,
cerca di sopravvivere: poi dobbiamo raccontare insieme com’è andata! Baci,
amore!», esclamò lei, cominciando a ridere sotto i baffi mano a mano che si
allontanava dalla cucina.
Proprio lì, era rimasto il silenzio.
Nico Robin sorrideva - come al solito la sapeva lunga -; Usopp, Chopper e Franky avevano la bocca ancora più spalancata di prima - per quanto possibile -; Brook cominciò ad
applaudire; Rufy cominciò a ridere, felice; e Sanji, invece, era rimasto sottoshock.
Zoro? Mi chiederete voi.
Beh, il suo viso ora appariva di parecchie
sfumature, tutte tendenti al rosso e al viola!
A malapena riuscì a balbettare: «Q-Quel-Quella…. Stregaaaa!!!!!».
«Finalmente! Era ora che ti dessi una mossa… marimo», disse Sanji, accendendosi una sigaretta e portandosela alla
bocca.
«C-Come scusa?», disse Zoro
risvegliatosi dal trance.
«Ihihih! Già! Sanji ha ragione Zoro! Era proprio ora!», rise Rufy.
«Mi state forse dicendo…», iniziò lui.
«Sì, lo sapevamo da un pezzo. Insomma, non che ci volesse molto… I tuoi atteggiamenti erano troppo esaurienti!»,
proferì Nico Robin, senza smettere di sorridere dolcemente.
«Non è vero! Io non avevo capito un bel niente!», esclamò Usopp.
«Anche io non ci avevo fatto caso…», disse
Chopper imbarazzato.
«Noi siamo qui da poco… Però, in effetti si
vedeva che un certo feeling c’era…», disse Franky, anche a nome
di Brook.
Zoro, stupito, inghiottì saliva.
«Senza parole, uh? Ihihih!», rise ancora Rufy.
«Mi spieghi tu come hai fatto? Proprio tu???… TUUU???», disse un
incredulo Zoro a Rufy.
Quest’ultimo sorrise.
«Andiamo Zoro! Ormai noi tre, dico Nami, tu ed io, ci conosciamo da anni! Anche se sono un po’
tonto, certe cose le capisco!», spiegò
il ragazzo.
«Devi aver avuto esperienze per capire certe cose…»,
disse sospettoso lo spadaccino.
«Dici?…», disse distrattamente Rufy, lanciando
una fugace occhiata alla donna seduta al tavolo. Nico Robin abbassò lo sguardo,
arrossendo.
«Yohoho! Hai capito il nostro capitano!», esclamò Brook.
«Guarda! Lasciamo perdere!», disse Sanji con
una punta di nervosismo, mentre litigava con l’accendino.
Gli altri li fissarono senza capire.
Tranne Zoro, che all’improvviso sorrise sghembo.
«Piccoli pirati crescono, uh?», disse.
«Eh, già! Ihihih!», rispose Rufy, tornando sorridente.
A quel punto, una chioma rossa fece
capolino. Aveva ascoltato tutti i discorsi e sorrideva. Anche se era già a
conoscenza degli intrecci che c’erano su quella nave, aveva taciuto. S’avvicinò
alla ciurma.
«Allora? Sei sopravvissuto vedo! Ne sono felice!», disse lei in
riferimento a Zoro.
Quest’ultimo sorrise malizioso.
«Non sarà così facile per te, sbarazzarti di me», disse. Lei sorrise.
«Molto
bene. Vieni con me per favore», ed uscì sul ponte. Zoro
la seguì, sotto gli sguardi omicidi di Sanji, del
tipo “Falle qualcosa e sei morto!”, ma non gli badò più di tanto.
Si fermarono ai mandarini della
navigatrice. Lei si sedette al di sotto di essi, inspirandone il profumo,
mentre il vento le scompigliava i capelli.
Zoro la osservava, estasiato da tale grazia.
«Pensavo ti saresti arrabbiato…», disse lei.
«Forse lo ero… Ma ero troppo scosso per
pensarci», rispose.
«Scusa. Ammetto che sono stata un po’ cattivella!», disse sorridendo
come una bimba.
«Fa’ niente. Tanto lo sapevano tutti. Probabilmente ci sono arrivati
prima che ci arrivassi io stesso! Il che è spaventoso…
E Rufy? Hai capito! Questa non la sapevo! Con la
nostra archeologa? Ma da quanto?», disse sorpreso.
«Sempre il solito tardo, uh? Saranno due mesi ormai…»,
disse.
«Due mesi???!!! Ma come…?», esclamò,
spiazzato.
«L’ho detto che sei sempre il solito tardo! Hehehe!»,
rise lei.
«Hmpf! Questa te la concedo», disse lui, sorridendo.
«Ma come? E’ già la seconda volta che non mi salti su! Wow!».
Zoro spostò lo sguardo su di lei.
«… Solo perché mi sto trattenendo…», disse
serio.
Nami, capita l’allusione, arrossì di colpo. Zoro cominciò a ridere e lei lo fissò interrogativa.
«Ma tu guarda come sei arrossita, mocciosa! Per una frase così! Ahahah!», la prese in giro lui. Nami
scoppiò a ridere.
«Okay! Questa me la sono cercata! Ahahah!»,
disse.
«Però la mia non era del tutto una battuta…»,
disse guardandola seriamente.
Nami sorrise.
«Avremo tutto il tempo, d’ora in poi…»,
rispose aggiungendo uno sguardo malizioso.
Zoro la trasse a sé, abbracciandola e posandole un bacio
sui capelli di fuoco. Nami sorrise contro il suo
petto.
«Sai… Da questo momento in poi… Dovremo
farlo più spesso!», proferì Nami.
«Che cosa?», disse malizioso.
«Non pensare solo a quello! Io intendevo, di bere latte e mangiare
biscotti al cioccolato. Visto che ha portato bene!», disse.
«Hmm. Sì, hai ragione. Vuol dire che lo faremo», asserì il
ragazzo.
Nami sciolse l’abbraccio e lo guardò negli occhi. Zoro le carezzò il viso, seguendone il contorno con le
dita; poi posò le proprie labbra sulle sue dolcemente, senza pretese, senza
eccessivo desiderio: solo amore.
I
due si staccarono - a malavoglia -, e tornarono ad abbracciarsi.
«Sì, lo faremo… Sempre che riesca a buttarti
già dal letto alle tre di notte! Dormiglione come sei!», disse la rossa.
«Chi ha detto che sarò nel mio letto e che starò dormendo?», rispose lui
con malizia.
«Non ci provare nemmeno! Io nel mio letto non ti faccio mettere piede!
Anzi, unghia!», rispose.
«Ah! E’ così?», chiese.
«Sì, è così!».
Silenzio.
«Molto bene! Vieni!», disse, prendendo poi Nami
di peso e posandosela sulla spalla come un sacco di patate.
«Buzzurro di uno spadaccino squattrinato! Come ti permetti? Mettimi giùùù!», gridò la rossa.
«Non finché saremo sul MIO letto. Dato che tu hai messo dei paletti!»,
sghignazzò lui.
«Nooo! Zoro! Non vale! Devo dare
le coordinate a Franky!!! Vuoi forse che ci
perdiamo?»
«Oh, beh. Se anche fosse io non me ne accorgerei!»
«Questo lo sapevo! Tentativo d’
uomo privo di senso dell’orientamento!»
«”Tentativo d’uomo”? Oh, beh! Tra un po’ mi dici! Ahahah!»
«Uffaaa… Ahahahah! Scemo che sei!»
«Ma senti chi parla!»
- STUMP!-, porta che si chiude.
Silenzio che torna.
In cucina, nel frattempo un gruppo di
pirati se la ride, anche un certo cuoco, in principio piuttosto
nervoso.
Due giovani, sulla prua, osservano
l’orizzonte.
«Certo che sono proprio dei ritardatari!», disse Rufy,
seduto sulla sua solita postazione.
«Meglio tardi che mai, non credi Capitano?», rispose Nico Robin.
«Già!», disse scendendo e avvicinandosi alla donna, «Però… E’ anche vero
che hanno perso un sacco di tempo. Ora dovranno recuperarlo tutto in cabina! Ihihih!», disse ridendo.
«Povera Nami. Sarà meglio avvisare il Cuoco di
preparare un bel po’ di vivande. Quando ne uscirà sarà affamata!», continuò,
dirigendosi verso la cucina.
Rufy la fermò.
«Lascia che vada io», disse con voce suadente.
«Così gli dico di preparare qualcosa anche per noi…
Quando si bruciano energie si ha fame», disse lui in un soffio.
«Non capisco a cosa alludi…», mentì lei,
sorridendo.
«Però io sì…», disse. S’avvicinò alle sue
labbra, - era diventato
poco più alto di lei ormai -
posandovi sopra le proprie, di fuoco, unendole in un bacio tutt’altro
che casto.
I due, staccandosi, si sorrisero.
Si diressero in cucina, chiamando i
ragazzi.
«Ehi
Sanji! Nico Robin ed io andiamo a sistemare la cabina
di Nami. Robin dice che l’ha lasciata che è un
disastro! Comincia a preparare il pranzo, bello abbondante! Avremo tutti fame! Ihihih!», disse scomparendo dalla cucina, insieme alla
donna che teneva per mano.
Franky, Brook, Chopper ed Usopo si fissarono straniti.
«Rufy che sistema una stanza? Boh!», disse il primo. Gli
altri fecero spallucce e ripresero a chiacchierare.
Sanji sorrise sotto i baffi.
«Agli ordini Capitano! Hehehe!», disse sorridente.
Poi il suo sguardo capitò sotto il tavolo,
sulla scatola di biscotti al cioccolato rovinata a terra, con tutte le briciole
in giro.
Sanji scosse la testa divertito e la prese. La fissò un
attimo. Poi emise uno sbuffo, facendo fuoriuscire il fumo della sigaretta e
guardo fuori dalla finestra, verso il cielo.
Sorrise sghembo.
«Chissà… Forse questi biscotti hanno un potere afrodisiaco…», disse pensandoci poi su.
La Sunny scivolava sulla superficie limpida e
turchese, senza ostacoli che le si ponessero dinnanzi. Solo lo stridio dei gabbiani in volo e delle onde crestate,
scioglievano quel silenzio.
Tranne un urlo, che il vento portò via con sé, riducendolo ad un
sussurro.
«LA PROSSIMA VOLTA ME NE PRENDO VENTI PACCHI!!!!»
The end(?)