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Autore: AlyRise    25/10/2014    2 recensioni
[...] Kieren saprà disegnare Simon con tutti quei difetti che ha imparato ad amare. Userà acquerelli per sfumare i contorni dei segreti che ancora non conosce. Evidenzierà il suo sorriso caldo allargandolo più che potrà. Sceglierà colori accesi, quelli che Simon ha portato nella sua vita in bianco e nero.
Traccerà con linee sottili le cicatrici senza nasconderne la profondità e stavolta la sua mano non tremerà più.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kieren Walker, Simon Monroe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Can you suture my wounds
and feelings?

 

Please do not hurt me, love
I am a fragile one
and you are the white in my eyes.
Please do not break my heart,
I think it's had enough pain
to last the rest of my life


(Keaton Henson ~ 10 am,Gare Du Nord)



 
Kieren ha camminato sotto il sole quella mattina, ma la sua pelle insensibile non gli ha trasmesso il tepore confortante di quei raggi che avevano bucato il muro di nuvole per arrivare fino a lui.

Simon ha chiuso il cassetto dove qualche minuto prima aveva cercato una scatoletta di fondotinta, per poi decidere che non c’era motivo di nascondere le imperfezioni del suo volto pallido a Kieren.
Kieren le conosce a memoria.

Ha aperto la porta agli occhi grandi e marroni di quel ragazzo troppo impaurito per togliersi la maschera. Si è sentito nudo di fronte all’armatura di Kieren fatta di lenti a contatto e di una sicurezza innaturale quanto il rosa perfetto delle sue guance.

Un passo, e Kieren entra nella penombra della casa come un cucciolo spaesato che ha finalmente trovato rifugio.
Un altro passo, quanto basta per superare Simon che in quell’assordante silenzio parla con uno sguardo attento, fisso, troppo pesante perché il ragazzo riesca a sostenerlo con il suo.
Uno sfiorarsi di dita che fa troppo rumore, passi scoordinati per superare l’uscio evitando di toccarsi mentre la porta non è ancora chiusa e il mondo esterno è troppo vicino.
Quel mondo non può vederli, quel mondo fa ancora un po’ paura.

Nella casa spoglia e vecchia, la stanza di Simon è diventata una tana.
E’ la fortezza che da bambini si costruisce con le coperte per poi nascondercisi dentro, con l’ingenua certezza che lì si starà al sicuro, perché il male non può superare la barriera di un’innocente speranza infantile.
E’ una sensazione di conforto per due persone che non si fidano del mondo ma hanno imparato a credere l’uno nell’altro.
E credono incondizionatamente nelle sensazioni che provano quando sono vicini, anche se i loro corpi freddi e impassibili rifiutano di ammetterlo.
Forse a nessuno dei due la vita ha dato abbastanza tempo per imparare il nome delle emozioni che ora stanno scoprendo insieme, ma non sono sicuri che questo importi davvero.
Senza accorgersene hanno fatto cadere dell’acqua sulla pagina del vocabolario in cui le parole amicizia e amore sono scritte vicine, e l’inchiostro si è sciolto e i confini si sono fatti meno netti e i significati si sono mescolati in una macchia sfumata a cui bisognerebbe dare un nome che non è ancora stato inventato.
Hanno costruito una storia, la loro, come un castello di carte: con pazienza, dedizione, cura, precisione, incastrando le vite, sovrapponendole, mettendosi nella giusta posizione per potersi sostenere a vicenda.
Sono consapevoli della loro fragilità, ma non lasceranno che il primo soffio di vento li faccia crollare. Stavolta non cadranno, non più.

Insieme alle dita affusolate delle loro mani fredde si sono intrecciate anche parole non dette, ricordi non condivisi, segreti mai rivelati.
E’ una rete in cui è facile inciampare e incastrarsi, ma hanno imparato a muovervisi dentro in una danza di movimenti conosciuti a memoria ma ancora impacciati.
E’ così che Kieren ha imparato a vedere negli occhi di Simon il ricordo di quel blu che in un tempo non tanto lontano li accendeva.
Dovevano esseri belli, gli sembra quasi di scorgerne ancora un lontano riflesso.
E’ così che hanno conosciuto le cicatrici che li marchiano, quelle che ora nascondono i tagli da cui un mondo crudele ha strappato loro un po’ di vita.
Simon ha accarezzato i polsi segnati di Kieren, cercando di far penetrare sotto la sua pelle quella forza che gli era mancata quando da lì aveva fatto uscire troppo sangue.
Kieren ha imparato a memoria il percorso che la cicatrice di Simon traccia sulla sua schiena. La prima volta che l’ha sfiorata ha ricordato cosa si prova ad essere pervasi da un brivido.
Ha tremato. L’ha percorsa con le sue dita leggere in tutta la sua orribile lunghezza e gli è sembrato di poter percepire il dolore che il ragazzo ha fatto cicatrizzare insieme alla pelle.

Hanno ridisegnato i confini della parola intimità, creandone una su misura fatta di punti deboli svelati, di corazze e scudi riposti a terra per lasciare spazio alla nuda fragilità di due persone che mostrano i segni delle loro cadute, che non vogliono più nascondere i graffi perché sanno medicarseli a vicenda.
Kieren saprà dipingere Simon con tutti quei difetti che ha imparato ad amare.
Userà acquerelli per sfumare i contorni dei segreti che ancora non conosce. Evidenzierà il suo sorriso caldo allargandolo più che potrà. Sceglierà colori accesi, quelli che Simon ha portato nella sua vita in bianco e nero. Traccerà con linee sottili le cicatrici senza nasconderne la profondità e stavolta la sua mano non tremerà più.

Infilati sotto quella pelle che neanche il sole riesce a colorare, ci sono demoni del passato che urlano ancora. Il rumore che fanno, però, è sempre più spesso coperto da quello più forte del cuore che batte con un ritmo frenetico.
O almeno questo è ciò che a loro piace immaginare.
Lo immaginano, anche se Simon non percepisce alcun movimento quando appoggia una mano sul petto di Kieren.
Lo immaginano, anche se Kieren non sente il suono cadenzato dei battiti di Simon quando si addormenta accanto a lui.
Forse la morte ha spento al cuore l’interruttore, eppure, in qualche modo, sono sempre più sicuri che ciò che sentono sia qualcosa che assomiglia molto alla vita.

“C’è quello in cui credo, e poi ci sei tu"



 
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Mi prendo ancora un piccolo spazio :)
GRAZIE a chi ha regalato cinque minuti a questa storia nata da un momento di nostalgia in cui ho ripreso in mano tutti gli episodi (e tanti fazzolettini in previsione delle lacrime) e ho riguardato quella che considero una tra le più belle serie che abbia visto!
Scrivere qualcosa che sia all’altezza di In The Flesh è davvero davvero difficile e non ho questa pretesa, ma quando l’ispirazione chiama non ci si può tirare indietro, giusto?  Quindi non posso che essere contenta se avete dato una chance a questa mia piccola idea :)
Ringrazio anche i signori Biffy Clyro perché è dalla loro meravigliosa “Opposite” che ho scelto la frase che fa da titolo a questa oneshot…grazie per l’inconsapevole prestito ♥ :p

Detto questo, piccolo momento-serietà:
Un grazie grande e sincero a Ele che, oltre ad essere un'amica con la A maiuscola, è la persona che condivide la mia stessa passione e mi incoraggia a non tenerla chiusa in fondo ad un cassetto. Grazie, perché sai quanto riuscire a farlo sia importante per me.
Il grazie finale alla mia Michy, la sorella che tutti dovrebbero avere, nonché mia sostenitrice numero uno, nonché colei che mi supporta (e sopporta) sempre e da sempre. Grazie, non aggiungo altro perché tanto sai già tutto quanto ♡

L'ennesimo grazie speciale a Voi e, spero, alla prossima!

 

  
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