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Autore: Bill Kaulitz    25/10/2014    3 recensioni
Dead all the pain that we shared.
Dead all the glory we had.
It's over. It's over.
But I'll always be... invaded by you
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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INVADED

 

Una notte.
Un urlo.
Un eco.
Il silenzio è più forte di prima.
Una lacrima di sangue sul pavimento.
Vento freddo, attraversa la mia porta rotta.

Il labbro faceva maledettamente male. Continuava a sanguinare ininterrottamente. Lo sentiva pulsare sempre più forte, a mano a mano che il tempo trascorreva, così come il rivolo di sangue lungo il suo collo. Numerose e copiose, le gocce toccavano il pavimento, sporcando gran parte della moquette. Ma questo era niente, rispetto al dolore che lo stava logorando dentro. Sentiva il cuore frantumarsi ogni secondo, sempre di più. Gli faceva male il petto. Avrebbe voluto aprirselo in due, per cavarsi il cuore e pugnalarlo lui stesso. Avrebbe fatto meno male.

Giaceva seduto in terra, con le spalle curve e la schiena poggiata contro la parete fredda. Il capo chino. Si stringeva forte i capelli fra le dita. Piangeva.

La porta di legno dell’ingresso, era spaccata in due e, da lì, entrava l’aria gelida di Novembre. Bill si triste a sé, come per cercare di riscaldarsi, ma era troppo debole per farlo.

Sei bellissimo.
Non andartene.
Ho bisogno di te.

Continuava a sbattere volontariamente la testa contro il muro, cercando di capire dove avesse sbagliato o cosa avesse fatto di male.

Nulla.

Non c’era nulla di sbagliato. Non c’era alcun motivo valido. Eppure… Tom l’aveva appena lasciato  con un labbro sanguinante, e il cuore a pezzi.

*

‹‹Dobbiamo smetterla, Bill. Io non posso andare avanti in questa maniera. Non ho più una vita normale. Non ho più una vita, punto.›› cominciò il maggiore, (seppure di appena dieci minuti).

‹‹Cosa c’è che non va in quello che facciamo, Tom? Cosa c’è di così sbagliato? Sono anni che questa storia va avanti. Non capisco il motivo per il quale tu abbia deciso solo adesso di troncare tutto.›› Bill tentò invano di trattenere le lacrime, senza riuscirci per davvero. Il labbro inferiore gli tremava, ininterrottamente; e presto, anche le mani cominciarono a tremare.

Tom sospirò esausto, passandosi pesantemente una mano sul viso, segnato da evidenti occhiaie violacee e un colorito piuttosto pallido. Non stava passando assolutamente un bel periodo. Lo stress del nuovo album, delle interviste, dei photoshoot, i continui spostamenti da Los Angeles a Berlino e viceversa. Erano i primi sintomi di un esaurimento nervoso. Era già abbastanza difficile per lui, dire tutte quelle cose, e Bill, stava rendendo tutto molto più complicato e difficile di quanto già non fosse.

‹‹Io sono stanco, Bill. Sono stanco di tutto questo. Voglio avere una vita normale e, stando assieme a te, non posso averla.››

Morto tutto il dolore che abbiamo condiviso
Morta tutta la gloria che abbiamo avuto.
È finita! È finita!
Ma io sarò sempre…

‹‹…E allora spiegami perché proprio adesso, Tom. Perché proprio ora? Perché hai lasciato che mi innamorassi di te, sapendo che tutto questo, era sbagliato? Perché allora portarmi in vacanza nei posti più belli del mondo, per poi piantarmi in asso? Perché ripetermi ‘ti amo’ ogni giorno? Perché fare l’amore con me, se tutto questo è uno stramaledettissimo errore?››

Bill era ormai fuori controllo. Alzò notevolmente il tono di voce, cominciando a spintonare il fratello.

Tom non mosse un solo muscolo. Restò inerme.

‹‹Esigo una risposta. Non puoi startene zitto. Non puoi essere così egoista. Era tutta una menzogna, allora. È sempre stata tutta una farsa per te?››

Perso nell’oggi e nel passato.
Perso nel futuro che abbiamo avuto.
È finita! È finita!
Ma io sarò sempre… Invaso da te.

Continuava a non rispondere. Aveva il capo chino sulle punte corrose delle sue AirForce ormai non più di quel bianco candido. Bill non aveva affatto torto. Perché voleva chiudere la sua storia con lui? Non c’era nulla che non andasse bene. Gli faceva davvero male tutto questo, ma non aveva altra scelta. Bill, a causa sua, non aveva mai trovato nessuno; lui, invece, per non far crollare la sua reputazione e, a causa di forze maggiori, era costretto a sbattersi qualche ragazza. Ogni giorno, ogni sera, una bellissima ragazza diversa. Ma il suo cuore, il suo corpo, la sua mente, la sua anima, appartenevano solo e soltanto ad una persona: a Bill.

Quante discussioni aveva avuto  con lui proprio per questo motivo? Quante volte l’aveva ferito? Quante volte gli aveva chiesto di smettere? Sai benissimo che non lo faccio perché mi piace, Bill. Lo faccio perché devo. È diverso.

Era stanco di tutto questo. Non voleva più vedere suo fratello in quello stato. Il suo amato fratellino. Allora è vero. Si ritrovò a pensare poi lui. Se ami sul serio una persona, sei costretto a lasciarla andare. E lui doveva fare proprio così. Doveva mettere una pietra sopra, a questa storia. Per il bene di Bill. Cosa poteva fare allora? Mentirgli? Gli riusciva così bene, mentire.      Questa volta però, era diverso. Non c’erano di mezzo le puttane, o qualsiasi altra persona che gli stesse tremendamente sul cazzo. No. Questa volta c’era di mezzo l’unica persona che lo faceva sentire vivo. Che lo faceva sentire completo.

No. Non poteva essere così egoista. Ma doveva farlo. Doveva farlo per lui.

Ma era davvero la cosa giusta? Forse sì. Forse no. Non lo sapeva.

‹‹Ti ho detto che voglio una risposta, cazzo!›› urlò Bill e, questa volta, lo spinse con più violenza. Tom sbatté la testa contro la parete. Si sentì un tonfo sordo.

Nessuna vita.
Nessun suono.
Solo io e te.
Ci si sente come la prima volta.
Sei bellissimo.
Non andare.
Ho bisogno di te.

In quel momento, non seppe nemmeno lui cosa gli passò per la testa. La vista si annebbiò. Si alzò di scatto. Un movimento automatico del braccio destro. Un dolore rapido alla mano. Un tonfo. Più nulla.

Quando riprese lucidità, si rese conto di quello che aveva fatto. Vide Bill a terra, terrorizzato. Il labbro inferiore tremava e sanguinava. Non aveva uno dei due piercing. Aveva appena colpito suo fratello.

In quel momento le mani cominciarono a tremargli. Cosa aveva fatto? Provò ad avvicinarsi ma, ogni qual volta faceva un passo avanti, era uno indietro per Bill.

‹‹B-Bill…i-io…n-non…no-non volevo.›› la voce gli moriva in gola. Bill lo guardò con disgusto. Sputò sulle scarpe del fratello, il sangue che si era depositato all’interno della bocca. Tom capì dove fosse finito il piercing.

‹‹Mi fai schifo.››

‹‹Bill…non volevo colpirti.››

‹‹Sparisci. Vattene via.››

Quelle parole facevano male più di qualsiasi altra cosa. Erano più di una pugnalata in pieno petto. Più di un calcio nelle coste. Più di un pugno in pieno volto.

‹‹Non voglio vederti. Non voglio vederti!›› ripeté, tirandogli dei calci sugli stinchi, ma senza realmente colpirlo.

In quel momento, nei suoi occhi, Tom riuscì a leggere un’infinità di cose: rabbia, delusione, disgusto, amarezza, tristezza, …odio.

Strinse talmente forte i pugni che, le sue nocche, divennero bianche e, se avesse avuto le unghie leggermente più lunghe, di sicuro dai suoi palmi, sarebbe uscito del sangue.

Col capo chino, voltò le spalle a Bill e, per la rabbia, tirò un calcio alla porta di legno, che si spezzò in due con la stessa facilità con cui si spezza un ramoscello di quercia secco.

Prese la sua Range Rover e andò via.

Torna a casa.
Torna a casa.
Torna a casa.

Bill rimase per terra. Gettò la testa all’indietro e scoppiò a piangere.

Sin da quando era un ragazzino, aveva sempre creduto che il loro amore, sarebbe durato per sempre. Per tutta l’eternità. Si erano promessi amore eterno e che, qualsiasi cosa fosse accaduta, si sarebbero sempre amati. Comunque fossero andate le cose. Un po’ come nel film di Moulin Rouge: comunque vada, io ti amerò fino al giorno della mia morte.

Forse non doveva essere così. Forse si era sempre sbagliato. Si era sbagliato su tutto quanto. Tom non l’aveva mai amato veramente. Non contava nulla per lui. L’aveva lasciato. L’aveva lasciato per sempre.

Lui però, sapeva benissimo che, comunque sarebbe andata, l’avrebbe amato fino al giorno della sua morte.

Morti tutti i sogni che abbiamo condiviso.
Morte tutte le parole che abbiamo detto.
È finita! È finita.
Ma io sarò sempre… Invaso da te.

   
 
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