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Autore: Subutai Khan    26/10/2014    1 recensioni
C'era una volta Hwoarang DM di D&D. E c'era tanto mal di fegato per Jin Kazama.
Ora c'è Jin Kazama DM di D&D. Indovinate a chi è passato il mal di fegato.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Ling Xiaoyu, Steve Fox
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Kazama! Mi pigli per il culo? Ti ho detto che mi manca!”.
“Nope. Aveva il bonus transustanziale, quello della benedizione di Suppurak il Dio Puzzone, quello per la simpatia del master e tu eri prono, con una freccia in un occhio e scorreggiavi. Ti prende in piena schiena con la sua bella ascia arrugginita”.
Devo ammettere che questo nuovo andazzo non mi dispiace per nulla. E, in tutta sincerità, Jin si meritava una sana vendetta per tutte le bestemmie che Hwoarang gli aveva fatto vomitare l’ultima volta. Avrei voluto vedere chiunque altro a sopportare un coreano ignorante che, per qualche intercessione divina -ed è proprio il caso di definirla così-, si ritrova padrone dell’alter ego di quello che considera il suo rivale mortale.
Gliene ha fatte passare di cotte, di crude, di scotte. Bonus palesi ignorati, tesori fregati, umiliazioni assortite, equipaggiamento fatto diventare letame.
Ma adesso il mio mammone preferito è tornato alla carica con rinnovata energia e, soprattutto, esperienza. Ha passato l’ultima estate a studiarsi in maniera a dir poco pignola tutto il manuale del master della 3.5, dopo aver affermato con estrema forza il suo inveterato odio per la 4.0 che, se non ricordo male, ha ribattezzato la blasfemia fatta libro.
Io ricordavo che avesse urgenze più pressanti, tipo tentare di trovare una soluzione al suo piccolo problema col Devil Gene... o magari, chessò, regalarmi infuocate notti di passione. Ma no, il signorino si è impuntato con questo e il risultato è sotto gli occhi miei, di Steve e di un furioso Thermos Vuoto.
Stai solo assaggiando parte della tua stessa ricetta, cocco. Fai meno la fighetta.
“Ma... ma... checcazzo...”.
“Zitto e ingoia. E non quello che hai pensato, ma nervoso. Esattamente come ho fatto io l’ultima volta. Te la ricordi l’ultima volta, vero stronzetto? Ma sì che te la ricordi, che quella tua testaccia vuota non si dimentica facilmente tutte le angherie a cui mi hai sottoposto. E comunque, a onor del vero, hai tirato un numero troppo basso per superare il tiro salvezza sui Riflessi. Sei grosso, intelligente e agile come un container”.
“Minchiate, Kazama! Minchiate! Ti stai solo dando a una puerile ripicca!”.
“Ullalà, attento alle parole troppo difficili che ti si potrebbe attorcigliare la lingua. E sì, ammetto un po’ di godimento da parte mia nel farti soffrire più del necessario ma...” e gli prende la scheda per poi piantargliela ad altezza occhi “ti devo ricordare che sei un mezz’orco barbaro, non esattamente l’epitome della leggerezza e della grazia. Hai pure il malus razziale, cacchio ti lamenti? Nonostante le apparenze, e al contrario tuo, io sono equo”.
“Equo cannone, sì”.
“... ti prego, muori in silenzio se proprio”.
Guardo Steve, Steve guarda me. Sono anche carini e coccolosi, mica dico di no, ma non è una sessione privata. Ci saremmo anche noi, sapete.
“Scusate se interrompo il vostro delizioso teatrino dell’assurdo” mi permetto di inserirmi “ma non state dimenticando qualcosa?”.
“E cosa ci staremmo dimenticando, barattolino?”.
Reprimo con sforzo la voglia di piantargli cinque dita sulla guancia mentre rispondo: “Me e Steve, ad esempio. Ci annoiamo a vedervi tirarvi le trecce come due bambine dell’asilo Mariuccia”.
“Sì, hai ragione. Vi prego di scusare la deviazione superflua, anche se ovviamente è tutta colpa sua. Dov’eravamo rimasti?”.
Gli occhi dei presenti tornano a concentrarsi sulle miniature, posizionate sul tavolo di gioco. Hwoarang, alias Grommarush Thunderfist l’orco barbaro col nome sborone, è appunto sdraiato per terra e circondato da un’orda affamata di goblinoidi affamati; Steve, alias Djeketh il monaco githzerai, si sta dilettando nel nuovissimo gioco Prendi a Cartoni gli Umanoidi più Brutti di Te; la sottoscritta, alias Tu’urkan il rakshasa stregone, che se lo gratta attendendo l’entrata in scena di qualcuno degno della sua attenzione. I goblin li lascio ai compagni sfigati, ecco.
Gruppo pseudo-malvagio, sì. Il githzerai si è unito a noi più per convenienza che per reale spirito di cameratismo, e non manchiamo di farglielo pesare cercando di commettere gli atti più spregevoli possibili. L’orco di Hwoarang che si è fregato il pane del bambino povero per il puro gusto di farlo resterà il meglio del meglio del meglio nel campo, signore.
Il ragazzo lo interpreta bene, gliene va dato atto. D’altronde gli basta immedesimarsi totalmente e comportarsi come suo solito per avere un perfetto picchiatore ignorante, burino e irrispettoso di tutto e tutti.
Ho cercato di fare gli occhi dolci a Jin per convincerlo a farmi interpretare un alhoon, ma ammetto che un mind flayer lich sarebbe stato davvero troppo. Niente sfida, avrei sterminato qualunque cosa si fosse frapposta fra noi e il nostro meritato bottino di tagliagole. E ti dirò, apprezzo avere la strada in discesa ma lì sarebbe stato davvero troppo. A quel punto tanto valeva avere un’avventura in solitaria.
Io e Jin, soli.
...
Masterizzami tutta, mio bel stallone.
Ricordati di parlargliene più approfonditamente dopo.
“Tira i danni, Grommarush” riprende le redini il nostro caro DM, un sorriso leggero a condire l’innocente frase. Nonostante tutti i suoi proclami di imparzialità ci sta godendo come un riccio a fargliela pagare, lo so. Lo conosco.
E in questo caso specifico approvo. In toto.
“Puah. Neanche il tuo mestiere sai fare, Kazama”.
“Vuoi un fulmine cagato da Cyric direttamente sulla testa, Hwoarang?”.
“Ma sarebbe il terzo personaggio che mi fai rifare...”.
“Sta a te. Comportati da bravo bimbo e non succederà null’altro di riprovevole”.
E mò non ricominciate, però.
“Tira ‘sti cazzo di danni” lo esorto. E finalmente prende il suo dado a quattro facce e fa per lanciarlo. Salvo venire fermato dalla manona di Jin.
“Cosa stai combinando?”.
“Ehm... tiro i danni”.
“Con un d4?
Su su, niente marachelle. Prendi il d6”.
“Il d6? Per l’accetta microscopica di un minchia di goblin?”.
“Microscopica? Mi sono premurato di specificare, nella descrizione della stanza, che questi goblin tenevano solo tre asce perché sono grosse il doppio di loro. Confermate o no, voi due?”.
Io faccio di sì con la testa, effettivamente l’ha detto. Lo stesso fa Steve.
Oh, è evidente che si sta accanendo su Corea ma è innegabile...
No ehi, aspetta. Ci stiamo lasciando prendere e sbagliamo tutto.
“Jin caro, non per essere pedante ma... da quando è il giocatore a tirare i danni che subisce? Non dovrebbe essere il DM?”.
Sbianca di botto, rendendosi conto della cretinata che stava per fare. Tiene da morire alla sua immagine di master senza macchia, quindi l’essersi dimenticato in questa maniera di una regola a dir poco basilare non fa bene al suo ego.
“Porc... hai ragione, Xiao. Chiedo scusa a tutti per la leggerezza, sapete che non è da me”. Dicendo ciò strappa di mano il dado a Hwoa, lo porta al riparo dietro il suo schermo protettivo e provvede a far quel che deve fare.
“Pfffff. Tutto ‘sto casino per sei danni del cavolo. Sei buono solo a piantare scenate per nulla, coreano”.
“Vedi che il modo di fartela pagare lo trovo...”.
“Sì, va bene. Sei grosso e arrabbiato. Solo non stasera, che sono impegnato”.
“Tu e la tua zaibatsu del cazzo...”.
“No, la zaibatsu non c’entra. Stasera ho un appuntamento galante”.
“Uh?” ce ne usciamo tutti e tre in sincrono.
C’è qualcosa che devi dirmi, Jin? Come ad esempio chi è la tipa che devo spezzettare a furia di pugni?
“Signorina Ling, stasera mi farebbe l’onore di essere la mia dama a cena da Chez Fran
çois?”.
...
...
...
Sogno o son desta? Mi ha appena... invitata... fuori a cena... nel ristorante più costoso della città?
Rimango imbambolata a guardarlo, sorda a qualsiasi possibile rumore esterno che tanto non sento. Perché nelle mie orecchie ci sono solo i cori dei cherubini.
“Digli di sì, che sennò non proseguiamo più”.
“Xiaoyu, per favore... riprenditi...”.
Uh. Uh.
“Sì sì, certo che sì” balbetto, non ancora del tutto in controllo di me stessa. La notizia mi ha proprio stesa, lo ammetto.
Mi sorride, ma vedo che dietro il paravento del DM le sue braccia si muovono. Sta tirando dei dadi.
“Benissimo, la cosa mi riempie di felicità. Meno lo fa scoprire che Tu’urkan, dalla sua comoda posizione a braccia conserte contro il muro, improvvisamente sente un dolore al fianco sinistro. Voltandosi vede davanti a sé un tizio con la faccia coperta, e dagli occhi si capisce inequivocabilmente che sotto la stoffa sta ridendo”.
... ti devo ammazzare ora, Kazama?
“Abbassando lo sguardo nota che ha un pugnale ben piantato nella carne, e dalla lama cola una sostanza verdognola e dall’aspetto poco rassicurante”.
... mi hai avvelenata, bastardo.
“A cosa devo la gentilezza, dottor master?” ringhio con finta calma, e so che lui sa che sto fingendo.
“Oh, nulla. Solo non volevo passare troppo come un pappamolla, tutto qui”.
“Vedi la fine che faccio fare al tuo assassino di cartapesta”.
“Accomodati”.
Sorrido come una iena, beandomi della prospettiva di bere un po’ di sangue. Al mio rakshasa stava venendo giusto sete.
   
 
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