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Autore: Evee    26/10/2014    5 recensioni
Mira, dopo la morte dei suoi genitori, si è dovuta trasferire a Domino da suo cugino Yugi. Ma la vita con lui non si rivelerà affatto tranquilla, perché ben presto verranno invitati, assieme a Seto Kaiba, ad un esclusivo torneo di Magic and Wizards in Egitto... Ma niente è come sembra e nulla andrà come previsto. Li aspetta un'avventura mozzafiato, d'amore e d'amicizia, legata inesorabilmente ad un passato di ben 3000 anni fa...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Uh? Cosa?

Tocca davvero a me?!?

Ne siete proprio sicuri? Non sarebbe meglio che ci pensi l'altro me stesso?

Beh, sì, è vero che ora si trova nell'Antico Egitto... Ma non capisco perché l'Autrice non possa ricorrere ad un flashback come ha fatto finora! Lui è molto più bravo di me a parlare in pubblico...

E va bene...

Scusatemi per prima, ma sono un po' imbarazzato, non mi piace stare troppo al centro dell'attenzione. Ma purtroppo il sensei ha deciso di intitolare un manga con il mio nome, quindi ora ne subisco le conseguenze. Proprio non ne capisco la ragione, non è che la mia vita sia così interessante... Cioè, sì, ho ricomposto un Oggetto del Millennio, ho scoperto di avere un alter-ego, sono diventato il Re dei Giochi, ho persino salvato il mondo, ogni tanto. Ma non è che abbia fatto mai niente di speciale, alla fine era sempre Atem a risolvere la situazione... Poi se ne è andato, e ho dovuto imparare a cavarmela da solo. Non gliene faccio una colpa, anzi sono felice per lui. E gli sarò sempre riconoscente perché è solo grazie al suo aiuto se ho trovato degli amici veri, sono diventato più sicuro di me, e sono riuscito ad andare avanti con le mie sole forze. Alla fine, anch'io ho trovato la mia strada.

Vi racconto come è andata, se volete.

Yugi

 

III – “Lo sguardo avanti verso il futuro”

 

Arrivò inesorabilmente il 15 di giugno, giorno della consegna dei diplomi.

La cerimonia di premiazione era stata come tradizione organizzata nell'auditorium, in pompa magna. Potete immaginare quanto fossi smanioso di salire su un palco dove i miei pessimi voti sarebbero stati sbandierati ai quattro venti, davanti a tutta la scuola e soprattutto alla mia famiglia. Sarebbe persino venuto mio padre, appositamente tornato da uno dei suoi servizi fotografici in giro per il mondo. Per quanto di solito fossi felice di rivederlo e di farmi raccontare le sue ultime avventure, in quel caso il mio entusiasmo era abbondantemente surclassato dal timore di provocargli una delusione, a lui come a mia madre. Saranno stati i suoi rimproveri, sarà stata la paura improvvisa di uscire dalle superiori con un brutto voto, ma da quando ero tornato dall'Egitto mi ero davvero messo sotto con lo studio, deciso a recuperare almeno le insufficienze più gravi. Avevo persino chiesto a Mira di aiutarmi nella preparazione delle verifiche di fine semestre, e non erano nemmeno andate male come al solito, anzi. Ora bisognava vedere quanto i miei recenti sforzi fossero riusciti a compensare anni di assoluta e completa indolenza.

La signora Tanaka salì sul palco, accompagnata da uno scroscio di applausi da parte del pubblico e di noi diplomandi, schierati in fila alle sue spalle.

-Buongiorno a tutti!- salutò la nostra preside con entusiasmo -Siamo qui oggi a testimonianza di un momento importante della vita di ogni studente, anzi direi fondamentale. Quello che questi ragazzi riceveranno oggi non è solo un pezzo di carta, ma l'attestato di tutti gli sforzi da loro fatti finora e il lasciapassare per le loro scelte future...-

A quelle parole, all'ansia dettata dall'incertezza del voto riemerse l'ulteriore, e ben peggiore, preoccupazione che mi aveva agitato in quel periodo: il mio futuro. Scossi la testa, cercando di scacciare quel pensiero come una mosca molesta, deciso che per ora dovevo mantenere circoscritte le mie preoccupazioni al tempo presente. Era molto meglio che mi concentrassi su quello che la preside stava dicendo.

-...perché una volta usciti da qui dovranno imparare a fronteggiare il mondo reale come adulti, sia che scelgano di proseguire negli studi che di iniziare subito la loro carriera lavorativa...-

Ok, ho cambiato idea. E' molto meglio che mi distragga fino a quando non ha concluso la sua filippica. Di ansie ho già le mie, grazie.

Dopo essermi dato alla coinvolgente attività di scrutare tra il pubblico per vedere se notavo qualche viso a me noto, finalmente la preside concluse il suo discorso con un tiepido applauso, che divenne subito infuocato non appena venne sostituita al microfono da Otogi, in qualità di rappresentante degli studenti. Svariate ragazze si abbandonarono a gridolini entusiasti, e posso testimoniare che una di loro se ne uscì con un commento decisamente fuori luogo. Ma che gli faceva alle donne, non l'avrei mai capito...

-CIAO A TUTTI!- esclamò a gran voce Otogi nel microfono -Dunque, sarò breve dato che ognuno di noi non vedrà l'ora di andarsene da qui per iniziare finalmente le vacanze...- risate generali -...che dire, innanzitutto devo ringraziare per questi indimenticabili anni trascorsi insieme i miei compagni di corso! Spero davvero che questa sia solo la fine della scuola, e non anche della nostra amicizia... Comunque, un bell'imbocca al lupo a tutti, qualunque cosa ci aspetti d'ora in avanti! Mentre a quelli che devono rimanere ancora qui faccio una sola raccomandazione: tenete duro e cercate di eleggere un mio degno sostituto!-

Dunque Otogi fece un lieve inchino e ritornò con il suo savoir fare da divo in fila, accompagnato da un boato di applausi e gridolini così acuti che rasentavano gli ultrasuoni. Santo cielo.

-Grazie del tuo intervento, Otogi...- fece quindi la preside riprendendo il microfono, benché l'avesse comprensibilmente e visibilmente scandalizzata -Dunque, è giunto il momento di passare alla ragione per cui siamo qui oggi. Si faccia avanti Abe Fumiko...-

Una ragazza della classe accanto alla mia si avvicinò alla preside, la quale lesse il suo voto e le consegnò la pergamena del diploma dentro ad un lungo tubo cilindrico. Quindi riprese con l'elenco, in ordine alfabetico, chiamando una serie di miei coetanei più o meno noti. Ovviamente i nomi che attendevo di più erano quelli dei miei amici.

-Bakura Ryo.- chiamò ad un certo punto la signora Tanaka.

Ryo allora uscì dalla fila e si fece avanti, tra i sospiri delle mie compagne di classe. No, dico, ma un po' di contegno?!?

-100 e lode! Congratulazioni vivissime!- gli disse la preside con un sorriso incredibilmente ampio.

Bakura prese il suo diploma con un'alternanza di grazie e di inchini imbarazzati, per poi scendere dal palco. Dove avesse trovato il tempo per studiare e prendere voti tanto alti rimarrà per me sempre un mistero...

Dopo un po' fu il turno di Honda, che si avviò con passo baldanzoso a ritirare il suo 65, voto decisamente basso ma che comunque gli invidiai tantissimo. Poi toccò all'altro mio migliore amico.

-Katsuya Jonouchi...- lesse la preside, con aria quasi sconsolata.

Jono le si avvicinò con cautela, lo sguardo timoroso. Sapevo bene che quell'anno aveva preso così tante insufficienze e sospensioni che sarebbe stato un miracolo se lo avessero promosso...

-60...- gli annunciò quindi la signora Tanaka.

Non fece in tempo ad aggiungere altro, perché Jono quasi le strappò di mano il diploma e corse giù dal palco, euforico di essersi salvato per il rotto della cuffia.

-EVVAI! SONO LIBERO, LIBERO!!!- continuava a gridare, precipitandosi ad abbracciare sua sorella, quasi certamente approfittando del pretesto per scollarle di dosso Malik almeno per un attimo.

Mi coprii il viso con le mani per la vergogna. “Sempre il solito...”

-Mai che abbia un po' di contegno...- sentii bisbigliare Anzu con tono di rimprovero.

Poi arrivò anche il suo turno. Si incamminò con la sua grazia innata verso la preside, in apparenza tranquilla, mentre io sapevo bene quanto fosse agitata. Non era una a cui piaceva tanto studiare, Anzu, ma ci teneva comunque a prendere dei bei voti, anche in vista dell'ammissione alla Julliard.

-92!- esclamò la preside.

Anzu si lasciò quindi andare ad un sorriso soddisfatto, ringraziò ed abbandonò anche lei il palco. Sorrisi anch'io, ero davvero contento per lei. Si era sudata ogni singolo punto, dopotutto. Tuttavia la mia felicità svanì in fretta quando mi resi conto che ormai era quasi arrivato il mio turno... Infatti, dopo un altro ragazzo, fu il nome di mia cugina che risuonò negli altoparlanti.

-Muto Mira.-

Lei, poco distante da me, fece un passo avanti con fare timoroso. Non capisco proprio di che cavolo avesse paura... Certo non sempre aveva preso dei voti alti, specialmente appena arrivata dato che non in tutte le materie era alla pari con la nostra classe, ma era una tale secchiona... Ed infatti il suo voto non fu da meno.

-100! Brava!- si congratulò la preside.

Il colore di Mira passò dal bianco cadaverico al rosso pomodoro, prese il suo diploma e raggiunse la nostra famiglia in platea, con un sorriso smagliante sulle labbra. E, per quanto si trattasse di un fenomeno più raro dell'avvistamento di un dodo, ero abbastanza certo di aver visto anche Seto, un po' più in disparte assieme a Mokuba, sorridere per lei.

-Muto Yugi.-

Nell'udire il mio nome sussultai, tornando con lo sguardo dal pubblico alla preside, chiaramente in attesa del mio arrivo. “Oh cavoli...” Mi passai una mano tra i capelli, cercando di abbassare un ciuffo ribelle che nella fretta di quella mattina non avevo asciugato a dovere, quindi mi feci avanti verso il patibolo. La preside mi guardò con aria strana. Non capii se dovessi prenderla come una cosa positiva o negativa...

-75.- la sentii dire.

Strabuzzai gli occhi. Avevo capito bene?!? 75? IO?!? Ero così sconvolto che la signora Tanaka mi dovette allungare con veemenza il tubo con la pergamena, perché mi decidessi a prenderlo. Cercai di riprendermi dallo stupore, accettai il diploma con un inchino quanto mai impacciato e scesi in platea, rischiando seriamente di inciampare nel penultimo gradino.

-Bravo, figliolo!- mi accolse mio nonno con entusiasmo.

-Visto che alla fine è andato tutto bene?- disse invece mio padre, soddisfatto quanto mia madre di quel risultato tanto superiore alle attese.

-Sì... Certo che sì!- dissi io, finalmente potendo tirare un sospiro di sollievo.

Dunque ci fermammo ad aspettare la conclusione della cerimonia, curiosi di scoprire i voti degli altri nostri compagni. Per la cronaca, Otogi si guadagnò un incredibile 95, provocando un mezzo svenimento tra il pubblico femminile. Una volta che anche l'ultimo ragazzo lasciò il palco, la preside ci trattenne ancora per una decina di minuti con un noiosissimo discorso di commiato, ed infine fummo liberi di andarcene.

Ci radunammo tutti quanti per congratularci a vicenda e salutare gli amici che erano venuti a vederci per l'occasione. Dopo un po' ci raggiunse anche Jono in compagnia di una sempre succinta Mai, con cui quasi sicuramente si era andato ad imboscare da qualche parte.

-Ehi, ragazzi, sapete cosa significa questo?- ci domandò, interrompendo la conversazione in corso.

Guardammo perplessi il nostro amico, non capendo subito a cosa si riferisse. Lui ci si parò davanti con le mani ai fianchi, fremente per l'eccitazione trattenuta a stento.

-Significa che è arrivato il momento di andare a festeggiare!-

 

***

 

New York.

Ci avevo passato solo due giorni, ma mi ero già innamorato di quella città, così caotica ma anche tanto viva ed entusiasmante. O, forse, tutto mi sembrava così bello a causa della persona con cui la stavo visitando... Con Anzu, anche una cosa tanto banale come dar da mangiare alle anatre nel laghetto del Central Park mi sembrava un evento memorabile. Ci eravamo divertiti così tanto, insieme. Ma purtroppo non eravamo andati lì in visita di piacere, ed anche quei momenti spensierati presto vennero sostituiti dall'ansia per il suo provino alla Julliard, che Anzu provava in prima persona ed io per empatia nei suoi confronti.

Quando arrivò il momento, ovviamente l'accompagnai anch'io per tenerle compagnia ed incoraggiarla un po', per quanto poco ci riuscissi. Il corridoio dove gli aspiranti allievi dovevano attendere il proprio turno era così affollato che non mi ci volle molto per intuire quanto in quell'ambiente la concorrenza fosse spietata: i posti disponibili erano davvero pochi rispetto alla domanda.

Dopo più di un'ora di attesa, la porta della sala prove venne nuovamente aperta, ed una signora di mezz'età si sporse per chiamare il nome del prossimo candidato.

-Mazaki Anzu?- disse o, almeno, provò a dire con una strana pronuncia americana.

Lei scattò subito in piedi come una molla, impallidita ancor di più di quanto già non fosse.

-I'm coming!- balbettò in risposta.

-In bocca al lupo!- riuscii a dirle, prima che si allontanasse.

-Speriamo che crepi...- mormorò, per nulla sicura.

Ero certo che i provini precedenti non fossero durati più di venti minuti, ma sembrava che il tempo, durante quello di Anzu, non passasse mai. L'attesa si era fatta insopportabile: ero davvero in pensiero per lei, ci teneva così tanto ad entrare in quella scuola, e aveva fatto così tanti sacrifici...

Poi, ad un tratto, la porta si aprì, annunciandomi il ritorno di Anzu. Appena la vidi, mi accorsi subito che aveva l'aria sconvolta e gli occhi arrossati, segno che aveva appena pianto. Mi sollevai di scatto dal muro su cui mi ero appoggiato e le andai incontro talmente agitato che per poco non inciampai nel borsone di una ragazza.

-Anzu...- iniziai a dire, pronto a consolarla.

Lei, invece, mi saltò al collo euforica, dandomi un bacio.

-MI HANNO PRESA!!!- esclamò, fuori di sé dalla gioia.

Non sentii quasi quelle parole per lo stupore. Mi aveva baciato. Anzu, la ragazza di cui ero sempre stato innamorato, mi aveva appena baciato.

 

***

 

-Allora ciao.- mi disse Anzu.

-Ciao...- la salutai io -Quando ci sentiamo, domani?-

Lei aggrottò le sopracciglia, riflettendo. Anche con quell'espressione buffa, la trovai comunque incantevole.

-Dunque, domani... Ho danza moderna fino alle 16, ma poi sono d'accordo con un paio di mie compagne per andare a fare shopping in centro, dopo.- mi rispose dispiaciuta -Va bene se facciamo la sera, verso le 21?-

-Le mie o le tue?- domandai, con un sorriso ironico.

Lei si lasciò andare ad una risatina.

-Ah, già. Hai ragione, devo ancora farci l'abitudine...- fece lei, in tono di scusa -Intendevo le mie... Quindi da te sarebbero le...-

Fui più rapido io a fare il calcolo. Conoscere il fuso orario con New York era essenziale per potermi mantenere in contatto con Anzu, quindi ero più che preparato.

-Le 20.-

-Giusto!- concordò -Per te va bene?-

-Sì, certo. Tanto qui mangiamo sempre con le galline...-

-Perfetto!- fece lei con un sorriso -Ora devo proprio scappare però, devo essere a lezione tra mezz'ora e sono ancora in pigiama!-

Sollevai la mano davanti allo schermo del pc, accennando un saluto.

-Certo! Anzi, ciao!-

-A domani!- rispose allegramente lei, schioccando con le labbra un lieve bacio prima di chiudere la conversazione.

Rimasi un attimo imbambolato davanti allo schermo, benché non mostrasse Anzu dal vivo ma solo la foto che aveva messo come profilo. Ancora non mi sembrava vero, che stessimo insieme... Non ero riuscito a metabolizzare bene la cosa, anche a causa del fatto che intrattenere una relazione via webcam non era esattamente un modo normale per portare avanti un rapporto. Cioè, so che si dice che la lontananza fa bene al desiderio, ma solo quando, dopo anni insieme, c'è il rischio che ci si stufi l'uno dell'altro... Di certo noi non correvamo quel pericolo, dato che non ci eravamo più visti di persona da quando era partita per trasferirsi definitivamente a New York, due settimane prima. E non sarebbe tornata prima delle vacanze di Natale perché, anche se si era trovata un lavoro in un ristorante per arrotondare, il biglietto aereo continuava a costare troppo per poterselo permettere... Né potevo io, dato che avevo già esaurito tutti quelli che i miei mi avevano dato come regalo per il diploma quando l'avevo accompagnata per le selezioni. Ed iniziavo ad avere il serio timore che in quei quattro mesi lei potesse conoscere un altro ragazzo, e tanti saluti.

Con un sospiro andai a coricarmi sul mio letto, fedele compagno dei miei momenti di depressione. Stavo ancora pensando alla frequenza con cui Anzu avrebbe certamente danzato tra le braccia di ballerini ben più prestanti ed affascinanti di me, che udii il mio computer iniziare a trillare con insistenza. Riconosciuta subito la suoneria di Skype, mi precipitai a rispondere, convinto che si trattasse ancora di Anzu. Invece, con mia sorpresa, la persona che mi stava chiamando era nientemeno che Rebecca Hopkins.

-Ciao Reb!- la salutai, riaccendendo la webcam -Che sorpresa!-

-Ehilà Yugi!- mi rispose la mia amica, comparendo sullo schermo che si mosse un attimo, segno che stava cercando di sistemare il suo in modo da migliorare la visuale -E' da qualche giorno che provo a contattarti, ma ogni volta che ti trovavo in linea eri sempre impegnato in un'altra conversazione...-

-Oh! Ti chiedo scusa...- balbettai -Perché, cosa è successo?-

Lei si raddrizzò gli occhiali con sguardo serio.

-Sono stata alla Boston University, due giorni fa: mio nonno è stato invitato a una lectio magistralis sull'Antico Egitto, per parlare della scoperta della tomba di Aknamkanon... Sono andata anch'io, in realtà più perché ero curiosa di vedere il campus...-

Cercai di mantenermi impassibile, ma non riuscii a non alzare un sopracciglio per la perplessità: era assurdo che una ragazzina delle medie già si preoccupasse dell'università in cui iscriversi. Ma, d'altronde, non sarebbe stato corretto definire Rebecca come una semplice ragazzina.

-...non ero granché interessata perché, anche se c'erano anche altri esperti, si trattava di un argomento su cui ero più che preparata. Conosco quel periodo storico come le mie tasche... e invece, mi sono sentita raccontare ben altre cose. Puoi immaginare il mio sconcerto...-

Se il fatto che quell'argomento mi toccasse tanto da vicino era più che sufficiente per catturare il mio interesse, a quelle parole spalancai gli occhi, allarmato.

-Come sarebbe a dire, “altre cose” quali?-

-Beh, per quello che avevo studiato io, prima che scoprissimo la tomba di Aknamkanon e dimostrassimo che era realmente esistito, il faraone che si sapeva aver regnato in quel periodo e sedato la rivolta hittita era Sethi, primo del suo nome, e padre di Ramsete il Grande.-

-Cioè, l'antenato di Seto...- osservai io.

-Presumibilmente.- affermò lei -Invece, ho udito con le mie stesse orecchie fare un altro nome, al suo posto...-

-Fammi indovinare.- la interruppi, avendo già capito dove voleva andare a parare -Atem.-

Lei annuì, con espressione ancora più grave.

-Purtroppo sì.-

La guardai senza capire la ragione della sua preoccupazione.

-Perché purtroppo? E' una buona notizia invece, è la conferma che alla fine è riuscito a tornare indietro nel tempo!-

Rebecca invece scosse la testa in segno di diniego.

-No, Yugi. Non so se sia una buona notizia...- mormorò -Significa che non abbiamo cambiato solo il suo passato. Abbiamo cambiato quello dell'umanità intera, e chissà con quali ripercussioni...-

 

***

 

Quella conversazione con Rebecca mi aveva talmente messo in agitazione che non ebbi nemmeno il tempo di pensare a chiamare gli altri. Semplicemente, afferrai la mia giacca e mi precipitai fuori di casa senza neanche cambiarmi i pantaloni della tuta. Il caso volle che un autobus di linea stesse passando proprio in quel momento, per cui corsi a più non posso verso la fermata, a un centinaio di metri di distanza, e ci balzai sopra per un soffio. Non appena le porte si chiusero mi resi conto di non avere con me il biglietto, per cui pregai che nessun controllore decidesse di salire proprio in quel momento. Per fortuna, tra casa mia e il Museo di Domino c'erano solo tre fermate.

Quando, dopo una ventina di minuti di tragitto, arrivai finalmente sul posto, avevo ancora il fiato corto per l'agitazione. Ma non volevo fermarmi a riposare, avevo bisogno di risposte, e subito. Salii rapidamente i gradini fino all'entrata, pagai i pochi yen del biglietto d'ingresso e mi diressi subito al piano inferiore, dove sapevo bene essere conservati i reperti sull'Antico Egitto. E, soprattutto, dove era esibita la tavola di pietra che raffigurava Atem.

Non appena entrai nella sala, mi bastò uno sguardo per capire che c'era qualcosa che non andava. La tavola si trovava nello stesso spazio espositivo in cui era sempre stata, ma avvicinandomi ad essa potei constatare con sgomento che era completamente diversa da come me la ricordavo. Anziché raffigurare Atem e Sethi fronteggiarsi l'un l'altro in un duello magico, mi ritrovai sempre davanti all'immagine del mio alter-ego sovrastato dalle tre Divinità Egizie, ma seduto in trono, con accanto una donna dall'aspetto fiero e regale. Per un momento pensai si trattasse di Raissa, che da quello che avevamo potuto scoprire sul suo passato sarebbe dovuta diventare sua moglie, ma non riuscivo a notare alcuna rassomiglianza tra quel viso e il suo. Quella che avevo davanti a me era una perfetta estranea.

Abbassai lo sguardo verso la targhetta informativa, sperando di scoprire di più al riguardo, ma tutto ciò che c'era scritto era:

Tavola commemorativa della XIX dinastia, raffigurante il Faraone Atem e la sua consorte.

-Tante grazie! Questo lo sapevo anch'io...- sbottai ad alta voce.

A quel punto sentii qualcuno lasciarsi sfuggire una risatina alle mie spalle. Mi voltai di scatto, trovandomi davanti ad una ragazza alta e bionda, all'apparenza straniera, ed anche di bell'aspetto.

-Ti chiedo scusa...- si affrettò a dire, imbarazzata -Ma non sono riuscita proprio a trattenermi. Hai ragione, queste spiegazioni non spiegano proprio un bel niente, in realtà.-

Le sorrisi con gentilezza, rassicurato dal fatto che ad averla divertita fosse stato quello che avevo detto e non l'avermi sentito parlare da solo come un matto. In effetti quella era una cosa su cui stavo ancora lavorando, abituato com'ero a conversare sempre con l'altro me stesso.

-Figurati, non mi sono offeso... Per caso sei anche tu interessata all'Antico Egitto?- le domandai, notando che in mano teneva un block notes con disegnati alcuni geroglifici.

-Puoi scommetterci!- esclamò lei con un ampio sorriso -Studio storia antica, e sto scrivendo una tesi proprio sul regno del Faraone Atem. Anzi, lo sai che a ben guardarti un po' ti somiglia?-

A quella considerazione avvampai per l'imbarazzo, nonostante i miei tentativi di mostrarmi il più naturale possibile. Già mi aveva sentito parlare da solo, se poi gli avessi rivelato che ero la reincarnazione di un faraone vissuto 3000 anni prima avrebbe di certo telefonato al manicomio perché venissero a prendermi.

-Tu dici? A me non sembra...- le risposi, negando l'evidenza -Comunque, dato che conosci l'argomento, non è che potresti spiegarmi cosa c'è scritto su questa stele? Sempre se non ti scoccia troppo...-

-Ma certo! Anzi, già che ci siamo...- fece, tendendomi la mano per stringere la mia -Io sono Kelly.-

-E io Yugi, piacere!- mi presentai a mia volta.

Dunque Kelly si avvicinò alla teca, indicandomi la parte inferiore della stele.

-Per iniziare, vedi questi?- mi chiese, indicandomi un paio di simboli circondati da una specie di cerchio -Questi sono i cartigli reali. Riportano i nomi del Faraone e della Grande Sposa Reale.-

Mi chinai a mia volta per guardarli. Era un po' straniante, considerando che la prima volta che avevo visto quella tavola il nome del mio alter-ego era completamente illeggibile. Cioè, non che quei simboli mi fossero più comprensibili.

-Atem e Raissa, giusto?- azzardai, ma ragionevolmente sicuro.

Kelly invece mi guardò con fare perplesso.

-No, ti stai confondendo... Raissa era la sorella del Faraone, e ha sposato suo cugino Sethi.-

-Davvero?!?- esclamai stupito, ma pur sempre contento nel sapere che anche quei due, dopotutto, avevano avuto il loro lieto fine.

-Sì...- fece lei -Tra l'altro Sethi era anche Grande Sacerdote di Osiride, e poi è diventato Gran Visir di Atem alla morte del suo predecessore, un certo Taita. Ne sono sicura perché ho tradotto un papiro scritto proprio da lui alcuni giorni fa, dove ha riportato le sue memorie.-

Mi coprii la bocca con la mano, come pensieroso, quando in realtà stavo cercando di trattenermi dallo scoppiare a ridere. Se Seto avesse saputo che nel passato era stato il mio servitore più fedele, gli sarebbe venuto un attacco isterico...

-Quindi chi è quella donna?- domandai, indicandola.

-Si tratta di Jasmin, la figlia del re hittita Muwatalli. Su questa stele c'è scritto che il suo matrimonio con Atem è stato il frutto di un accordo diplomatico, che il Faraone ha accettato per evitare lo scoppio di una guerra tra i due popoli...-

Quella notizia mi colpì davvero. Rebecca mi aveva raccontato che, per come sarebbe dovuta andare la storia, Sethi aveva riportato la pace in Egitto proprio entrando in guerra aperta contro gli hittiti, fino a quando non li aveva costretti a stipulare un trattato che ponesse una tregua alle ostilità. Atem, invece, aveva preferito la via più sicura per il suo popolo, anche se al costo della sua felicità. Alla fine quello che ci aveva detto Set quel giorno era vero, Seto ed io eravamo davvero simili ai nostri predecessori.

-Si è sacrificato per il suo popolo, quindi.- mormorai con malinconia.

-In realtà io credo che sia andata diversamente...- mi rispose Kelly, pensierosa -Sempre nelle memorie di Taita ho trovato un passo dove parlava proprio di questo. Ma a detta sua Atem e Jasmin si sono sposati perché hanno finito per innamorarsi a vicenda, nonostante l'ostilità tra le loro fazioni. Vedi, la storia, specialmente quella antica, non è mai certa: ognuno da una versione dei fatti differente, a noi sta poi la scelta di quella a cui credere.-

-Allora preferisco credere a questa.- le dissi, sperando davvero che fosse andata così.

Kelly si sedette su un divanetto a fianco, ammirando la stele con sguardo sognante.

-Sì, anch'io.-

Mi misi accanto a lei, desideroso di nuove informazioni.

-E poi? Cosa è successo?-

-Beh, la pace non è durata molto. Gli hittiti erano un popolo bellicoso, e Muwatalli dopo vent'anni decise di riprendere le armi contro gli egizi. In realtà neanche quella volta gli andò molto bene, dato che con la battaglia di Qadesh è stato costretto alla ritirata dal successore di Atem, Ramsete.-

-Ma Ramsete non era il figlio di Sethi?- chiesi allora con perplessità, ricordandomi la lezione di Rebecca.

Kelly mi guardò, questa volta stupita che conoscessi quel particolare.

-Sì, infatti. Ma anche Atem e Jasmin hanno avuto una figlia, di nome Amina. Lei e Ramsete hanno finito per sposarsi, ed per questo che poi è diventato Faraone.-

Nel sentire quelle parole sorrisi, finalmente tranquillo. Rebecca si era preoccupata per niente: avevamo sì cambiato il passato, ma per un qualche strano paradosso temporale le cose avevano finito per sistemarsi da sole, senza ulteriori stravolgimenti.

Tutto è bene quel che finisce bene.

 

***

 

Il tempo passò.

In realtà il tempo sembrava passare per tutti, tranne che per me. Mi sentivo come bloccato, mentre i miei amici andavano avanti con la loro vita, lasciandomi indietro da solo.

Il primo, ovviamente, era stato Atem. Come temevo, il suo addio mi aveva lasciato un vuoto nell'animo che i primi tempi sopportavo a stento. Mi mancava la sua presenza rassicurante, la certezza che potevo sempre contare su di lui, sul suo aiuto e sui suoi consigli. Per un po' avevo persino provato a non indossare più il Puzzle, sperando che così facendo forse avrei pensato meno a lui, ma me ne pentii subito. Mi sentii persino in colpa per quel gesto, come se lo avessi quasi rinnegato... Ed io non potevo e non volevo dimenticarlo. Dovevo solo tornare a convivere con me stesso, ed in fondo era grazie a lui se sentivo di potercela fare, e se ero maturato così tanto rispetto a com'ero prima di ricomporre il Puzzle del Millennio. E poi avevo potuto contare sui miei amici, che mai come in quel periodo mi erano stati vicini, senza mai essere invadenti ma intuendo con sensibilità che avevo bisogno di avere qualcuno accanto per non sentirmi improvvisamente solo ed abbandonato. Ed io non gli sarò mai abbastanza riconoscente per questo.

Ma poi pian piano è arrivato anche il loro turno, a cominciare da Anzu, trasferitasi troppo presto a New York. Certo, ero felicissimo che stessimo insieme, ma... a chilometri di distanza. Lei a rincorrere il suo sogno, io ad aspettarla impotente, lacerato dalla sua mancanza.

Per un po' avevo potuto contare sulla compagnia di Mira, ma poi aveva iniziato la sua carriera da musicista, che la teneva impegnata tutto il giorno. E i pochi momenti liberi che aveva li trascorreva quasi tutti con Seto. Tanto valeva che andasse a vivere da lui, visto che ormai l'unica occasione in cui si poteva vederla era la mattina presto, per colazione. Ed io non sono mai stato mattutino, né lo sarò mai.

Quanto agli altri miei compagni... Beh, com'era prevedibile Ryo era stato ammesso alla facoltà di Medicina. Otogi mi capitava di vederlo, ogni tanto, al Black Clown, mentre invece Honda era stato preso come aiuto cuoco in un ristorante in centro. Ma il più sorprendente di tutti si era rivelato Jonouchi: colto da una vocazione improvvisa aveva deciso di iscriversi alla scuola di polizia. E, per il momento, grazie al suo entusiasmo non se la stava nemmeno cavando male. In fondo quello che alle superiori gli era sempre mancato era la motivazione, mentre ora ne aveva trovata una. La prospettiva di “combattere la criminalità”, come diceva enfaticamente, in un certo senso gli offriva la possibilità di redimersi dal suo passato da teppista, che aveva superato ma che non poteva certo cancellare del tutto. Inoltre non era fatto per stare dietro ad una scrivania, era nato per l'azione, aggiungeva. E poi pareva che a Mai piacessero gli uomini in divisa...

Io, invece, mi ritrovavo intrappolato nella mia vita di prima. Con la scusa che iniziava ad essere troppo vecchio per mandare avanti il Turtle Game da solo, e che presto voleva comunque andare a godersi la sua meritata pensione, mio nonno mi aveva letteralmente sbolognato il negozio. A nulla erano valse le mie proteste, né su di lui né tanto meno su mia madre, che non mancava mai di dimostrarsi “comprensiva” ogni volta che saltava fuori l'argomento:

-Yugi, è ora di crescere!-

-Yugi, guarda che non si vive di solo Magic and Wizards!-

-Yugi, perché non prendi esempio da tua cugina e inizi ad assumerti qualche responsabilità?-

Sì, ma perché doveva essere proprio quella responsabilità?!? A saperlo, sarei partito assieme a mio padre e tanti saluti. Anche l'Alaska era meglio di quel posto ammuffito.

Quel pomeriggio, in una tiepida giornata autunnale, me ne stavo stravaccato dietro al bancone, cercando di ingannare il tempo sfogliando l'ultimo numero di Zombyra. Leggere i manga in negozio era una delle poche cose che mi impediva di cadere in depressione: almeno così potevo fantasticare un po', in quel posto la cosa più emozionante che mi poteva capitare era fare uno scontrino. Non si poteva certo dire che avessimo molti clienti, anzi, diminuivano sempre più, mio nonno si ostinava a vendere giochi vecchi come il cucco... Ma sembrava che l'unica cosa che gli andasse bene rinnovare in negozio fosse il suo personale. Urrà.

-Ehm... mi scusi...-

Sussultai sulla sedia, facendo cadere il manga che avevo tra le mani. Ero così preso dalla lettura che non mi ero nemmeno accorto che era entrato un cliente... Alzai gli occhi e, non vedendo nessuno, li abbassai fino a incrociare lo sguardo di un bimbo, così piccolo che quasi non l'avevo visto da dietro il bancone.

-Oh, ciao!- balbettai, imbarazzato -Scusami tanto, mi ero distratto... Cosa desideri?-

Il mio piccolo cliente mi guardò con fare emozionato.

-Sei Yugi, vero? Sei proprio tu?- disse, timido quanto timoroso.

-Eh?- feci, preso alla sprovvista -Oh, sì, sono io...-

A quella conferma il bimbo iniziò a saltellare a più non posso.

-WOW! CHE BELLO!- esclamò -Lo sapevo! Sei il mio idolo, lo sai? Da grande vorrei diventare un duellante bravo come te!-

Arrossii, profondamente a disagio anche se, in fondo, un po' lusingato.

-Beh, ti ringrazio...-

Prima che potessi aggiungere altro, lui si alzò in punta di piedi, sventolandomi davanti al naso una carta di Magic and Wizards.

-Potresti autografarmela?- mi implorò facendomi gli occhi dolci -Tipregotipregotiprego...-

Per quanto fosse una richiesta alquanto stramba, non riuscii a non sorridergli con gentilezza.

-Ma certo!- gli risposi, prendendo la sua carta e riconoscendola subito -Kuriboh, eh?-

-E' la mia carta preferita!- disse lui fieramente.

-Anche a me piace molto.- ammisi, per poi prendere una biro e firmargliela sul retro -Ecco fatto!-

Lui prese la carta come se fosse una specie di sacra reliquia e la ripose con cura dentro al suo zainetto.

-Ti ringrazio tantissimo!- aggiunse poi, con un sorriso a trentadue denti.

-Di nulla...-

A quel punto mi aspettavo che se ne andasse, invece rimase fermo lì dov'era, titubante.

-C'è altro che posso fare per te?- gli chiesi, perplesso.

Lui si guardò le scarpe con fare vergognoso.

-Ecco, stavo pensando...- pigolò, quando riuscì a trovare il coraggio di parlare -Non è che potresti darmi qualche lezione di Magic and Wizards?-

Forse era perché mi aveva preso alla sprovvista, forse era perché mi stavo davvero annoiando così tanto che avevo bisogno di un diversivo, qualunque esso fosse, ma volli accontentare la sua richiesta.

-Tutte quelle che vorrai.- gli risposi di buon grado -A proposito, com'è che ti chiami?-

Lui mi guardò con gli occhi così pieni di gratitudine che ne rimasi commosso.

-Judai.- fece quindi, presentandosi -Judai Yuki.-

 

***

 

Fu così che iniziai a dare lezioni a Judai, un paio di pomeriggi la settimana. Lui ne era così entusiasta che già la terza volta si presentò assieme a un suo amico, che era venuto a sapere della cosa ed era voluto venire a sua volta. Ed anche lui lo disse ad un suo amico, che lo disse ad un altro amico, che lo disse ad un sacco di gente. Sembrava che alla scuola elementare di Domino non si parlasse più d'altro se non del fatto che io, Yugi Muto, il Re dei Giochi, avevo iniziato a dare lezioni di Magic and Wizards. Nel giro di una decina di giorni ricevetti così tante richieste che, per non rifiutare nessuno, dovetti organizzare i miei giovani allievi in vari gruppetti. E alla fine si rivelò una buona idea, così potevo farli esercitare tra di loro, anche se a volte facevo davvero fatica a tenerli a bada durante i duelli più combattuti. Ma mi piaceva davvero, insegnare. Era bello sapere di essere un punto di riferimento, un modello, una guida, trasmettendo loro quello che sapevo e che, in fondo, anch'io avevo imparato dall'altro me stesso. E poi persino il nonno era contento, dato che non aveva mai visto il negozio frequentato da così tanta gente.

-TI ATTACCO CON INCENERITORE INFERNALE!- gridò il piccolo Eiji, con le guance rosse per l'eccitazione -HAI PERSO!!!-

-Ma uffa... Non è giusto!- piagnucolò Judai, portandosi le mani tra i capelli per la disperazione.

Lo guardai affettuosamente. Era un bambino orgoglioso e anche un po' petulante, ma era sempre così entusiasta ed appassionato che avevo finito per affezionarmi a lui. Anche se non potevo certo fare favoritismi davanti agli altri miei piccoli allievi.

-Invece sì, Judai.- gli dissi con tono di rimprovero -Eiji ha giocato meglio di te. Sai dirmi per quale ragione?-

Lui arricciò le labbra, riflettendo.

-Perché ha i mostri più forti?-

-No, invece. Perché ha saputo tenersi un asso nella manica per il finale. E' la regola numero uno, ricordatelo sempre!- feci, questa volta più bonariamente.

-Lo farò! Anzi, lo faccio subito!- mi rispose Judai, per poi voltarsi verso il suo avversario con sguardo determinato -Voglio la rivincita!!!-

Quando finalmente Judai riuscì ad ottenere la sua vittoria ed io a convincerli che era ora che tornassero a casa, si era fatta ormai l'ora di chiusura. Mentre stavo ancora sistemando il macello che quei ragazzini lasciavano sempre al loro passaggio, sentii la porta del negozio aprirsi, facendo entrare un ventata d'aria gelida. Alzai lo sguardo, aspettandomi di trovarmi davanti Judai alla disperata ricerca di qualche carta che aveva appena dimenticato in giro, come al suo solito. Invece, quello che vidi entrare con passo sicuro era nientemeno che Seto Kaiba. Oh.

-Se... Seto! Ciao!- balbettai, preso alla sprovvista -Guarda, mi spiace ma Mira è ancora al conservatorio...-

Lui, contrariamente ad ogni mio pronostico, rimase dov'era, per nulla contraddetto.

-Lo so.- rispose con fare annoiato -Ero venuto per parlare con te, infatti. Mira mi ha detto che ti sei messo a dare lezioni di Magic and Wizards.-

Deglutii, non presagendo nulla di buono. Se mi andava bene me la sarei cavata con qualche frase sprezzante del tipo “chi non sa fare, insegna”, ma non pensavo che si fosse scomodato a venire fino a casa mia solo per prendermi in giro. Probabilmente mi avrebbe subissato con una predica sul come non fossi all'altezza di insegnare, intimandomi di starmene al mio posto, eccetera eccetera. Sospirai, preparandomi psicologicamente alla sua sfuriata.

-Dunque?- domandai cautamente.

-Dunque hai avuto una buona idea.- disse lui.

Ah. Questa proprio non me l'aspettavo.

-Dici davvero?-

-Per quanto mi costi riconoscerlo, sì.- fece, sbuffando -Per questo sono venuto a farti una proposta.-

Interessato presi una sedia e mi misi a sedere, le braccia incrociate e lo sguardo attento.

-Ti ascolto.-

Seto allora si avvicinò al tavolo e si sedette di fronte a me, accavallando le gambe.

-Che ne diresti se ti chiedessi di collaborare con me, e fondare un'accademia di Magic and Wizards?-

Gli sorrisi con complicità, subito entusiasta.

-Ti dico che riesco già ad immaginarmela.-

 

§ § §

 

Ebbene sì gente, è proprio la fine!

Giuro, con questo aggiornamento ho finito di tormentarvi... Spero di essere riuscita ad intrattenervi piacevolmente con questi “extra” (in ogni senso, dato che mi sono venuti lunghi uno sproposito – ahem)! O forse dovevo definirli “cose a caso”, data la loro scarsa omogeneità...

Comunque ne approfitto per precisare che l'original character che compare in questo capitolo è chiaramente dedicato alla mia amica, fida lettrice e fonte d'ispirazione kelly, come premio per aver risolto per prima l'ultimo indovinello al capitolo nove (per chi non ci fosse riuscito, comunque, la parola era “destino”)!!!

Concludo dicendo solo che spero di avere la vostra (anche e soprattutto critica) opinione, e che magari vogliate continuarmi a seguirmi! Se avete voglia di leggere qualcosa di più breve e di più serio (almeno negli intenti), vi rimando all'altra mia fic in corso, “The White Lady who lost her soul”... In ogni caso grazie di avermi accompagnato fin qui, grazie del vostro supporto e grazie di esistere!!!

Vi voglio un infinito di bene,

- Evee

   
 
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