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Autore: HeartBreath    26/10/2014    5 recensioni
“Sì... Sì, oh sì! Proprio lì, esattamente lì, più forte” urlò John, come probabilmente anche la signora Hudson l’avrebbe sentito dal piano di sotto – se solo fosse stata in casa.
“Non vorrei farti male-”
“Più forte, Sherlock!”
“Lo vedi che lo stress fa male? Rende suscettibili”
Non dissero più nulla, da lì in poi Mary sentì soltanto singhiozzi e ansimi sconnessi alternati a momenti di silenzio assoluto.
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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It's not what it looks like







A dare un senso di eternità alla relazione con John Watson, non era stato tanto ricevere un anello di fidanzamento, agli occhi di Mary. Capì di essere definitivamente entrata in squadra, quando le vennero consegnate le chiavi del 221B di Baker street. Nemmeno osava immaginare quanto avesse impiegato John a convincere Sherlock che non aveva senso farle suonare un campanello che nessuno ascoltava, ogni volta che arrivava lì. Sciocco a pensarci, ma l’idea di avere le chiavi di quell’appartamento era ancora più intimo e spaventoso dell’idea di avere quelle dell’appartamento in cui viveva con John.
Insomma, tutti prima o poi convivono con qualcuno, e quasi tutti si sposano, quindi avere le chiavi di un appartamento non era una cosa straordinaria. Ma avere le chiavi dell’appartamento di Sherlock Holmes – quello non accadeva a nessuno. Nessuno a parte John.
Tutto sommato, Sherlock aveva accettato Mary nella sua vita con più facilità di quanto chiunque si sarebbe aspettato. Lei si sorprese a pensarlo proprio mentre girava quella chiave nella serratura dell’ingresso, ma qualunque riflessione venne interrotta dalla signora Hudson. Stava uscendo da casa, e quando si accorse di lei le sorrise con quanto più affetto fosse capace – adorava Mary, e questo era evidente.
“Buongiorno, mia cara”
“Buongiorno, signora Hudson. John è di sopra, che lei sappia? Non risponde al telefono”
Nell’indicare le scale, la donna si sistemò la manica del soprabito appena indossato. “Sì, credo stiano lavorando ad un caso complicato, perché mi hanno espressamente chiesto di non disturbarli”
“Oh” fu la risposta di Mary, data indietreggiando di un passo sulla soglia per puro istinto. Forse avrebbe dovuto andarsene e lasciarli lavorare.
“Non preoccuparti, tesoro” disse la signora Hudson come se avesse letto i suoi pensieri, avvicinandosi a lei per oltrepassarla e raggiungere l’uscita. “Loro fanno così continuamente con me: quando stanno seguendo un caso, non vogliono che io vada da loro a disturbarli con le mie ciarle da vecchia signora. Ma sono sicura che tu sarai più che beneaccetta. Una volta conquistato Sherlock Holmes, è tutto in discesa”
Con tutta evidenza, Mary non era la sola a pensare che fosse insolita e straordinaria la simpatia che Sherlock le dimostrava.
Con un ultimo sorriso, si diresse verso le scale e salì la rampa mentre la signora Hudson lasciava il condominio.
A metà strada, già sentiva mormorii e voci. Sorrise tra sé distrattamente. Aveva appena messo un piede sullo scalino della seconda rampa, quando...
“Mmm... Nh...”
Si paralizzò. In un primo momento restò immobile con la testa completamente vuota.
“Non tenere la faccia premuta contro il cuscino John, non ti rilasserai mai se l’aria nei tuoi polmoni è limitata”
“Sher...lock...”
Il suo sguardo scattò verso la porta chiusa. Non aveva sentito male, quella era davvero la voce di John.
Avevo sentito John gemere. Gemere il nome di Sherlock.
“Non devi trattenerti per forza. Se hai paura che possa provare imbarazzo per qualche suono sconveniente, ricorda che avevo i versi libidinosi di una donna come suoneria per i messaggi” sentì dire dalla voce profonda di Sherlock. “Ti sto facendo male?”
“No...”
Il tono con cui John rispondeva, non lasciava granché all’immaginazione. Sembrava preda di un dolore insostenibile, o un piacere senza precedenti.
“Parla con me, John. Non l’ho mai fatto prima, se non me lo dici tu come faccio a sapere se sto andando bene?”
“Uhm... Forse un po’ più a sinist- sì, proprio lì!”
Una mano di Mary andò sulle sue labbra.
“Sì, ti sento molto rigido infatti. Sei un uomo stressato, non ti fa bene tutta questa tensione”
“Prova a indovinare chi è che mi causa così tanta tensione” grugnì John. “Sì sì sì, l’hai trovato. Dannazione, l’hai trovato..!”
“Bene, ora dimmi cosa devo fare. Più profondo, più leggero, più forte..?”
“Profondo e forte, dann- oh Dio
Mary trattenne un verso che stava per tradirla scappando di bocca, ma non seppe dire se si trattasse di un rantolo o una risata isterica. Sapeva che avrebbe dovuto provare una cieca rabbia in quel momento, avrebbe dovuto sentirsi tradita, presa in giro, profondamente ferita. Eppure, ascoltando una conversazione così compromettente tra il fidanzato e il suo migliore amico, non provava nulla. Forse era sotto shock, fatto sta che non sentiva niente di niente dentro di sé. La sua mente era come in blackout, le orecchie erano tese e gli occhi spalancati.
“Deduco che sto facendo un buon lavoro”
“Sì... Sì, oh sì! Proprio lì, esattamente lì, più forte” urlò John, come probabilmente anche la signora Hudson l’avrebbe sentito dal piano di sotto – se solo fosse stata in casa.
“Non vorrei farti male-”
Più forte, Sherlock!
“Lo vedi che lo stress fa male? Rende suscettibili”
Non dissero più nulla, da lì in poi Mary sentì soltanto singhiozzi e ansimi sconnessi alternati a momenti di silenzio assoluto. Fu allora che, senza pensare, scattò su per quella rampa di scale, salendola con tre o quattro passi appena. Non sapeva come avrebbe reagito se avesse sul serio avuto davanti John e Sherlock mentre facevano sesso, ma aveva bisogno di vederlo. Non avrebbe avuto la forza di fuggire in lacrime come le fidanzate tradite delle soap opere, doveva verificare con i suoi occhi di non essere improvvisamente impazzita.
Spalancò la porta, e la vista del corpo di Sherlock a cavalcioni su quello di John sopra il divano bastò a farle venire voglia di gridare. Per una frazione di secondo i suoi sensi si neutralizzarono, e non rimase altro che un flusso di sangue improvviso al cervello.
Poi, lentamente, il suo organismo ricominciò a funzionare, quando si accorse che entrambi erano completamente vestiti. Maglione di lana uno, camicia viola l’altro. Pantaloni al loro posto.
Sherlock, piegato su John con le mani ancorate alle sue spalle, aprì bocca ma non disse una parola. Da parte sua John, teneva il viso affondato in un cuscino del divano, sdraiato – anzi, abbandonato – sulla pancia. Non sembrava intenzionato ad alzare lo sguardo.
“Se ne vada, signora Hudson. Siamo molto impegnati…” si lamentò come un bambino, la voce attutita dalla pressione della testa contro il cuscino.
Mary incrociò le braccia davanti al petto.  Poté vedere il pomo d’Adamo di Sherlock scivolare giù per gola e di nuovo su, quando lui deglutì. “Non è la signora Hudson”
Allora John sollevò la testa e strabuzzò gli occhi, trovandosi davanti la futura moglie. “Sherlock, alzati”
Il detective eseguì, tirandosi in piedi. Con noncuranza, si lisciò la camicia e si allontanò, forse intuendo la possibile esplosione di una bomba. Immediatamente anche John si alzò, schiarendosi la gola.
“Non è come sembra”
“E com’è, allora?” lo attaccò lei, la voce più acuta di quanto non volesse.
“Sherlock sta indagando su un... un- cos’era?”. Quando si voltò verso l’amico, seduto tranquillamente alla scrivania, lui parlò mantenendo gli occhi sullo schermo del computer e le dita unita a piramide.
“Un terrorista arrivato a Londra ieri da Hong Kong. Si fa scortare costantemente dalle sue guardie di sicurezza, non c’è modo di sorprenderlo da solo. Eccetto quando si concede una seduta di shiatsu una volta al mese. E’ un abitudinario, dovunque si trovi pretende sempre la sua seduta il primo di ogni mese. Sceglie sempre il migliore centro benessere della città in cui risiede, dunque ho calcolato che-”
“Gli stavi facendo un massaggio?”
Sherlock guardò verso Mary, l’espressione neutra ma una punta di disapprovazione negli occhi. Non amava essere interrotto, specie mentre elogiava il proprio genio investigativo. “Per entrare in incognito in una SPA, devo essere credibile. Stavo facendo pratica”
“Sul mio fidanzato”
“Sì, cosa c’è di strano?”
Nello stesso momento in cui John abbandonava la fronte contro il palmo della mano, sul viso di Mary si accendeva un sorriso sarcastico. “Oh sì Sherlock, più forte Sherlock, proprio lì Sherlock!” stridette, imitando la voce di John.
“Okay, hai chiarito il concetto, ora basta” fece lui, probabilmente imbarazzato fino all’inverosimile.
“Credevi che io e John stessimo-”
“Scopando, sì” esclamò Mary contro Sherlock.
“Capisco” concluse lui, tornando a guardare il modem. Non gli importava mai dei fraintendimenti della gente nei confronti della sua relazione con John.
Questi mosse un passo verso la fidanzata, quasi a volersi chiudere con lei in uno spazio personale inaccessibile a Sherlock. La scrutò con quegli adorabili occhi blu, gli occhi che Mary avrebbe sposato il giorno stesso che li aveva visti per la prima volta.
“Pensavi che ti stessi tradendo”
Sospirò. “Non pensavo nulla, John. Ma, sentendo quel… insomma…”
In quel momento, John incalzò prendendo il suo viso tra le mani. Posò le labbra sulle sue, lasciando che i secondi passassero e che qualunque altra cosa intorno a loro scomparisse. Di sicuro Sherlock li stava ignorando senza problemi, dedicandosi alla lettura di chissà quale file di segretezza nazionale. Nella dolcezza di quel bacio, Mary si sentì sciogliere completamente da ogni preoccupazione. Quando John separò le loro labbra, respirò profondamente.
“Non sarei mai capace di farlo, lo sai”
“Sì” disse.
“E di sicuro Sherlock sarebbe l’ultima persona a cui penserei”
“Non è quello che dice la gente” commentò il detective sempre con la sua caratteristica indifferenza.
Mary rise all’occhiataccia che il suo fidanzato lanciò a Sherlock, per poi prendere le sue mani – ancora sul proprio viso – e stringerle. Non disse nulla, si limitò a sorridere.
“Andiamo a prendere un po’ d’aria, ti va?” le propose lui.
“E il terrorista?” si oppose Sherlock, agitandosi sulla sedia della scrivania.
“Te la caverai benissimo anche senza di me, torno più tardi”
“Almeno dammi l’esito dei miei esercizi!”
John sospirò con esasperazione, mentre prendeva il cappotto dalla poltrona. “Dio benedica chiunque ti abbia fatto iniziare a suonare il violino, non ho altro da dire”
Con una mano dietro la sua schiena, incitò Mary a seguirlo. Erano sulla soglia dell’ingresso, quando Sherlock si lamentò ancora.
“E questo cosa dovrebbe significare?”
“Un essere umano lo capirebbe!”. E John si chiuse la porta alle spalle, senza aggiungere altro. Tirò un sospiro, come se in qualche modo in quel momento fossero tornati al mondo reale, solo chiudendo la porta di un appartamento. Sorrise a Mary, invitandola a passargli avanti.
“Il mondo crederà mai alla mia eterosessualità?”
Mary rise nello scendere le scale. “Del mondo non so nulla, ma con me non credo avrai molte chance”
“Disse la mia promessa sposa”
Quando mise piede al pianterreno, fece per prendere l’uscita, ma la sua mano venne pretesa di nuovo da quella di John, e dovette voltarsi verso di lui.
“Sembri molto divertita da questa cosa”
Mostrò un sorriso non completamente innocente. “Beh, avrei dovuto capire qualcosa ascoltandovi parlare: tu sembravi in preda all’estasi, mentre Sherlock aveva una voce totalmente calma – e mi rifiuto di credere che persino facendo sesso sia così distaccato”
“Quindi?” chiese lui, affilando lo sguardo.
“Sentivo lui parlare e te ansimare… Insomma… forse mi è anche un po’ piaciuto” confessò Mary, mordendosi le labbra in quel sorriso.
John inarcò un sopracciglio. “Ah, sì?”
“Insomma, sarà anche stato solo un massaggio alla schiena, ma quei versi non te li ho mai sentiti fare nemmeno io…”
Fu allora che le sue braccia andarono a circondare la vita di Mary. “Beh sai, Sherlock sarà anche bravo in tutto, ma dubito fortemente che sia insuperabile”
Lei posò le mani sul suo petto e accarezzò i filamenti di lana del maglione. “E’ una sfida questa, dottor Watson?”
La risposta fu un bacio, un bacio diverso dal precedente, un bacio che mai le avrebbe dato in presenza di altri.
“Andiamo a casa?” soffiò lei sulla sua bocca.
“Puoi giurarci che andiamo a casa”
Uscirono in tutta fretta dal 221B, consapevoli che probabilmente il grande detective li stava guardando dalla finestra. Mary fece segno ad un taxi di fermarsi, mentre John si chiudeva la cerniera lampo del cappotto.
“Ma se ti sento chiamare il nome di Sherlock mentre lo facciamo, ti mollo sull’altare”
“Mary…”


































Ed eccomi, solo 24 ore dopo, a rompere di nuovo le scatole. Ormai ho iniziato a scrivere su Sherlock, e chi mi ferma più? ;)
Lo so, questa shot è la demenza pura, ma non sono riuscita a resistere XD Mi sto dirigendo pian piano verso un tema più Johnlock, prometto che prima o poi ci arriverò *muahahahahah* *V fatti curare*

Che dire? Spero vi abbia divertito, fatemi sapere se sono riuscita a mantenermi nei caratteri dei personaggi (sono sempre insicura a riguardo, specie con soggetti così complessi), e se vi va passate per la mia pagina Facebook (visto che sto assillando gente di altri fandom con Sherlock, abbiate pietà e fategli compagnia!)

Bene, ora che ho finalmente pubblicato, posso andare a studiare *sè magari, sono due settimane che Sherlock non mi fa studiare -.-"*
Ci si vede!


V
  
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