Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _mErcy_    26/10/2014    1 recensioni
“Ehi Veronica aspetta!” Disse Marco avvicinandosi alla ragazza.
“Riguardo alla storia del tuo libro... non finisce veramente così.”
Veronica lo guardava incredula. “Cosa intendi dire?”
“Quando questa battaglia sarà finita, ti mostrerò il vero finale della storia.” Disse voltando le spalle alla ragazza. “E' una promessa.”
“Sarò lieta di scoprire qual è il vero finale della fiaba che mi ha cresciuta.” Dopodiché Veronica aggiunse: “Marco...”
“Si?”
“Sopravvivi, per il nostro futuro e per la tua promessa.”
“Si lo farò, ma fallo anche tu.” Veronica si limitò ad annuire, poi i due presero strade differenti.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jean Kirshtein, Marco Bodt, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1: The fall of the wall

 

Year 845, Shiganshina District, Wall Maria

 

C'era una volta una piccola guerriera, acclamata da tutti per il suo coraggio e la sua lealtà.

Prima della sua scesa in scena, la ragazza perse i genitori per colpa di alcuni mostri che avevano attaccato il suo villaggio.

In seguito la piccola ragazza divenne una giovane guerriera pronta a combattere i suoi nemici affiancata dai suoi fedeli compagni.

Ma un terribile giorno, la piccola guerriera perse i suoi amici durante una battaglia contro i mostri e si ritrovò da sola, ma decise di non arrendersi e di andare avanti, voleva sconfiggere quegli orribili mostri per vendicare la morte delle persone che amava e per garantire all'umanità la sopravvivenza.

Durante uno scontro la piccola guerriera rimase ferita. Mentre stava per scappare rimase in trappola, un mostro la stava per prendere.

La piccola guerriera osservò il cielo azzurro che stava sopra di lei e ricordò i bei momenti passati accanto alle persone a lei care . Le sfuggì un piccolo sorriso. La guerriera desiderava soltanto essere felice con le persone che amava e sapeva che il suo sogno si sarebbe realizzato. Quindi chiuse gli occhi e aspettò che il mostro la uccidesse.”

 

“Mamma...”

“Dimmi tesoro.”

“La storia finisce davvero così?”

“Non lo so tesoro, ma in questo libro pare sia così.” La madre mise il libriccino sul comodino e poi si alzò dal letto della figlia.

“Adesso Veronica è ora di dormire, domani abbiamo la nostra gita.” Disse la madre baciando la fronte della bambina.

“Non vedo l'ora!” Veronica si mise sotto le coperte e sua madre si avvicinò a lei per darle un dolce bacio sulla fronte.

“Buonanotte tesoro.”

“Notte mamma.” La madre della bambina sorrise e silenziosamente uscì dalla stanza chiudendo la porta.

La piccola Veronica allungò il braccio e spense la luce rimanendo in quel buio che l'avrebbe accompagnata per il resto della notte.

 

Il mattino seguente Veronica si svegliò molto presto.

Scese con un balzo dal letto e si mise le ciabatte, dopodiché con una piccola corsa si recò nella cucina al piano di sotto.

La madre intanto si stava mettendo la giacca del lavoro, sulla quale c'era stampato un emblema con due rose rosse accompagnate da delle spine.

La donna appena vide la figlia, smise di sistemarsi per andare incontro alla piccola.

“Veronica come mai ti sei svegliata così presto?” Chiese la donna abbassandosi all'altezza della bimba.

“Perché non vedo l'ora di uscire, mammina.” Rispose la bambina saltellando allegramente sul posto.

“Bene, visto che sei sveglia che ne dici di fare una buona colazione?” Domandò la madre prendendo e poi appoggiando una ciotola di latte caldo sul tavolo.

La piccola Veronica si sedette al suo posto e osservò con l'acquolina in bocca la tavola.

Davanti a sé aveva un'enorme quantità di delizie. Dal pane tostato con la marmellata alle cialde sciroppate.

Senza pensarci troppo prese forchetta e coltello e incominciò a prendere le cialde e a metterle nel suo piatto.

“Stai attenta col coltello, potresti tagliarti!” L'avvisò la madre.

“Mamma ormai sono grande!” Esclamò a gran voce la bambina mettendo in bocca il primo pezzo di cialda.

“Mamma...”

“Dimmi tesoro.”

“Perchè indossi la tua divisa da lavoro?” Chiesa la piccola mentre masticava la sua colazione.

“Vedi tesoro della mamma... io non posso abbandonare il mio mestiere, devo essere pronta a difendere le mura. Sempre.” La madre si avvicinò alla figlia e le accarezzò la testolina.

“Ma ti prometto che il mio lavoro non ci rovinerà la giornata.”

La bambina sorrise tristemente e con un sol boccone finì la sua colazione per poi alzarsi dal tavolo.

“Dov'è il babbo?”

“Accidenti a quel dormiglione, l'avevo chiamato mezz'ora fa!”

“Vado a svegliarlo!” Disse la bambina saltellando.

“Brava, ma non fare troppo chiasso.”

Veronica si diresse nella stanza dei genitori e aprì la porta urlando a squarciagola.

Il pover uomo che stava dormendo, fu svegliato in preda al panico.

“Oh mio Dio, siamo in pericolo?” Chiese l'uomo mezzo assonnato e allo stesso tempo terrorizzato.

La bambina intanto salì sul letto matrimoniale e incominciò a saltare. “Babbo! Oggi abbiamo la nostra gita! Ricordi?” Disse aumentando la frequenza dei salti.

“E' oggi? Davvero?” Disse prendendo in braccio la figlia e portandola in cucina.

“Clarice.” Disse il padre alla madre. Lei si voltò a guardarli.

“Qui abbiamo una piccola peste.” Affermò il gran uomo appoggiando la piccola per terra.

“Oh vedo. Dai Gerard fai colazione, così possiamo partire.” Disse Clarice invitando il padre a sedersi a tavola.

“Riguardo a te piccola peste...”Aggiunse la donna con tono di rimprovero.

Veronica guardò la madre tristemente pensando di essere in colpa.

“Vai a vestirti.” Disse la madre sorridendo.

La piccola riacquistò la sua felicità e mantenendola si diresse nella sua piccola cameretta per prepararsi.

_

 

Il cielo era sereno e si potavano udire i canti dei gabbiani che svolazzavano allegri nei cieli.

Veronica e la sua famiglia erano pronti per la loro splendida giornata insieme.

“Guarda mamma!” Urlò la bambina indicando le bancarelle.

C'erano tanti banchi differenti stracolmi di oggettini colorati, particolari e persino vestitini con motivi differenti e giocattoli di ogni tipo. Veronica si avventurava tra essi senza sosta, non sapeva dove fermarsi e c'erano così tante cose che voleva comprare.

I genitori la seguivano a stento, scontrando molto spesso la gente che si aggirava come loro tra le bancarelle, dovendosi scusare ogni volta.

La bambina ad un certo punto si era fermata. Era stata colpita da un oggetto particolare che se ne stava appoggiato sopra ad un piccolo tavolino. Era un cappello di paglia adornato con un semplice fiocco rosso e con qualche perlina colorata.

“Mamma voglio questo cappello, me lo compri?” Chiese tirando la giacca della madre.

“Lo vuoi veramente?”

“Si è troppo bello.” Veronica prese il cappello e se lo mise in testa, le stava molto grosso e le copriva la vista.

“Ma non ti sta un po' troppo grande?” Domandò la madre ridacchiando. La bambina sbuffò e senza pensarci troppo si tolse il cappello e lo mostrò alla commessa.

“Non ha una taglia più piccola?” Chiese la bimba sventolando il cappello qua e là.

“No mi dispiace questa è l'unica taglia che abbiamo.” Si scusò la signora.

“Non fa nulla tesoro, ne troveremo uno più bello.” Disse la madre togliendo il cappello dalle mani della figlia.

“Ma io lo voglio!” Disse Veronica cercando di riprenderselo.

“Non fare storie, lo sai che ti sta troppo grosso.”

“Ti prego mamma, quando sarò più grande lo porterò sicuramente!” Disse Veronica con le lacrime agli occhi.

“Va bene, te lo compro, ma promettimi che lo metterai sempre.”

“Promesso!” Disse Veronica con un enorme sorriso sulle labbra.

 

L'allegra famigliola aveva deciso di riposarsi in riva all'unico fiume che si trovava nel loro distretto.

L'aria era fresca e c'era poca umidità, quindi era davvero piacevole rilassarsi un po' sotto il caldo sole di primavera.

I raggi solari si riflettevano sui bellissimi capelli lunghi e corvini della bambina facendoli sembrare più setosi di quello che già erano.

Il tenue ciuffo che portava sull'occhio sinistro copriva metà del suo pallido visetto, mentre l'occhio destro, che era di un bellissimo color verde-grigio, aveva sotto i risplendenti raggi, dei meravigliosi riflessi tendenti all'azzurro.

 

La madre di Veronica stava chiacchierando allegramente con con il padre mentre la piccola cercava invano di tenere il cappello sulla testa senza che le andasse sopra agli occhi.

Alla fine si arrese e decise di tenere il suo copricapo in mano.

“Perché l'hai tolto?” Chiese la madre notando il gesto della figlia.

“Mi cade sopra gli occhi!”

“Non dovevo comprartelo.” Disse la madre prendendo il cappello dalle mani della figlia per sistemarselo sulla sua testa.

“Se vuoi posso tenerlo io, guarda come mi sta bene!”

“No, è mio!” Disse la bambina saltando addosso alla madre per cercare di riprenderselo.

I genitori della bambina scoppiarono in una sonora risata mentre la piccola mise il broncio.

“Ehi voi due che ne dite di andarci a prendere qualcosa da mangiare?” Domandò il padre alzandosi dal freddo terreno.

“Ottima idea!” Rispose la madre alzandosi anche lei. Ma Veronica non aveva intenzione di muoversi da lì.

“Mamma restiamo qui, per favore.” La madre guardò la figlia sbalordita, per poi passare lo sguardo a suo marito che subito capì.

“E va bene, ci vado solo io, ma voi due non vi muoverete da qui. Intesi?” Disse il padre cercando di essere il più serio possibile, ma sotto i folti baffi neri li scappò una risatina.

 

Veronica e la madre, mentre aspettavano il ritorno del padre con il loro pranzo, si erano messe a giocherellare con i colorati fiorellini che crescevano vicino al fiume.

Veronica ne aveva raccolti tanti di colori vivaci e differenti, e dopo averli presi, li radunava nel suo cappello.

La madre si limitava a raccogliere i fiori più piccoli lasciando i più belli per la figlia.

Dopo averne presi un bel po', decisero di creare delle corone fatte solo di fiori.

Clarice attorcigliava i fiori in modo lento e semplice per mostrare a Veronica il procedimento da compiere per creare una corona di fiori come si deve. La bambina cercava di copiare la madre, ma non riusciva a creare una corona che durasse più di 5 minuti.

La madre aveva fatto tra coroncine di fiori, una se la mise sopra la testa e l'altra la diede alla figlia, che infilò guardandola compiaciuta.

“E' davvero bella.” Disse toccandola.

“Non toccarla troppo altrimenti si potrebbe rovinare!” Le raccomandò la madre.

“Okay.”

“Vieni qui Veronica, ho un'ultima cosa da fare prima che torni papà.” La madre dopo che la bambina si avvicinò la fece sedere di spalle davanti a lei.

“Ti farò una treccia a lisca di pesce.”

“Wow è come quella che avevi nella foto con la nonna?” Chiese la piccolina con un'espressione di meraviglia sul volto.

“Si, e ora resta ferma.”

La madre lavorava con calma e concentrazione per far si che la treccia venisse perfetta e senza alcuna imperfezione.

Veronica cercava di stare ferma anche se dentro di sé moriva dalla voglia di ammirare il capolavoro che la madre stava facendo.

“Ho finito!” Esclamò la madre alzandosi.

Veronica prese la lunga treccia e la portò su una spalla.

“Mamma è bellissima!” Disse la bambina senza contenere l'emozione. “Mi insegni a farle?”

“Stasera, prima di dormire.” Disse la madre sorridendole.

 

Improvvisamente nel distretto si fece silenzio, un fulmine venne scagliato dal cielo.

Oltre il muro spuntò una gigantesca mano rossa, che si aggrappò alla parete.

Inseguito insieme a del fumo, comparve un enorme testa titanica, che superava l'altezza delle mura.

Veronica e la madre guardavano la scena senza fiatare, erano confuse e sorprese di vedere un titano.

In una frazione di secondo il gigante di dimensioni colossali alzò la gamba per poi sfondare con un solo calcio l'entrata principale del distretto.

Pezzi enormi di mura furono lanciati insieme ad un enorme nuvola di fumo.

Nel distretto si scatenò il panico totale. Molta gente incominciava a scappare urlando e imprecando, altri cercavano invano di liberare le persone che erano rimaste intrappolate sotto le enormi rocce che gli erano catapultate sopra, altri ancora rimasero lì a fissare l'enorme creatura fino alla sua scomparsa.

La bambina e sua madre erano pietrificate, senza respiro, non riuscivano a muoversi.

“M-mamma.” Disse Veronica tremando.

“Dobbiamo scappare, i titani staranno sicuramente entrando.” Rispose la madre prendendo la figlia per la mano e incominciando a correre.

“Ma Mamma.” Veronica correva a fatica, le sue gambe si reggevano a malapena in piedi.

“Coraggio Veronica!”

 

Dopo minuti di stancante corsa, si erano immerse in una folla di gente che cercava di raggiungere la sponda del fiume per salire sulla nave che avrebbero fatto partire poco tempo dopo.

I soldati del Garrison stavano tentando di calmare i cittadini, ma essi erano terrorizzati al solo pensiero di essere divorati vivi da uno di quei mostri.

Veronica si immerse nella folla alla ricerca di una persona in particolare. Suo padre.

Era andato a comprare da mangiare tempo prima e non era più tornato, poteva essere salvo oppure no. Veronica doveva trovarlo a tutti i costi.

 

Nel tentativo di ritrovare il padre, Veronica aveva perso di vista la madre, ma sapeva che probabilmente era qualche decina di metri dietro di lei.

La bambina si fermò di colpo, sentiva qualcuno gridare aiuto. Conosceva quella voce, così senza pensarci troppo aumentò la sua corsa e si diresse dall'uomo in pericolo.

Veronica aveva svoltato l'angolo e quello che vide le fece perdere la calma e la speranza. Suo padre era lì, davanti a lei, sulle sue gambe aveva un enorme masso e continuava a dimenarsi disperatamente.

“Papà!” Urlò la bambina avvicinandosi al padre.

“Veronica... cosa fai qui?”

“Papà devo aiutarti!” Disse la bimba mettendo il capello in testa solo per cercare di spostare l'enorme masso.

“Ma come puoi? Sei troppo piccola. Scappa, altrimenti i giganti prenderanno anche te!” Disse il padre alla figlia, ma lei non voleva cedere.

“Papà, io voglio liberarti!” Disse la bambina lasciando che le lacrime le rigassero le guancette rosee.

Intanto la madre era riuscita a raggiungerli.

“Mamma aiutami!” Urlò Veronica alla madre.

La donna osservò la situazione e corse ad aiutare la figlia.

“Clarice, fermati è inutile.”

“Ma..”

Davanti a loro calò un ombra gigantesca.

“No... no.” La donna si allontanò dalla roccia coprendosi la bocca con le mani.

“Clarice...” Disse l'uomo dolcemente alla moglie che si voltò per guardarlo. “Prendi Veronica e scappa.”

“Gerard tu morirai...” La donna scoppiò in lacrime, non c'era nulla che potavano fare per salvarlo.

“Non importa, salva te stessa, ma sopratutto salva nostra figlia.” L'uomo sorrise e lasciò scivolare una lacrima amara dal suo occhio destro.

Clarice, senza esitare, prese in braccio la figlia ed incominciò a correre.

“Mamma! Fermati! Papà è ancora lì!” Urlò la bambina continuando a piangere.

“Non possiamo fare nulla per lui. Devo salvarti!”

Veronica stava guardando dietro di sé, l'orribile titano aveva spostato il masso dalle gambe del padre per poi sollevarlo da terra con una mano.

La bambina cercò di non guardare, ma il suo corpo era come se fosse paralizzato.

Alla fine successe quello che Veronica temeva, il padre finì nella bocca titanica e in una frazione di secondo il suo corpo fu diviso letteralmente a metà, lasciando che schizzi di sangue invadessero l'area circostante.

“Noooo.” Urlò a squarciagola la bambina.

La madre non riusciva a far frenare le lacrime, loro non erano riuscite a salvarlo e questo le sarebbe rimasto sulla coscienza per tutta la vita.

 

Clarice non si era fermata nemmeno un secondo, voleva farlo, ma i titani erano in circolazione e Veronica poteva essere in pericolo, così continuò a correre a perdifiato fino a quando non arrivò all'uscita del distretto.

“Veronica, cerca la nave che sta per partire, salici sopra e sarai al sicuro.” Disse la madre appoggiando la figlia per terra.

“Mamma e tu?”

“Io starò con i miei colleghi.” Disse la donna.

“Ma mamma.” La bambina non voleva muoversi, aveva paura di perdere anche la madre.

“Fallo!” Urlò la madre.

Veronica si girò e camminò verso la nave che ormai era in partenza, si intrufolò in mezzo alla gente e riuscì a salire.

La madre sorrise soddisfatta e si diresse verso i suoi compagni.

 

Veronica intanto era riuscita a sistemarsi vicino al bordo della nave in modo che potesse ammirare l'acqua cristallina del fiume.

Osserva la terra ferma provando un senso di malinconia. Ripensava a quello che era successo, all'apparsa del titano colossale, alla morte del padre e a questa fuga dal distretto.

Tutti questi eventi in una sola giornata l'avevano stremata e spaventata, aveva paura per la madre che si trovava ancora laggiù, sarebbe sopravvissuta? Oppure sarebbe diventata cibo per titani come il padre?

Queste domande le mettevano paura e confusione, non riusciva a stare tranquilla.

Si accasciò per terra e strinse la treccia ormai sciolta, poi fissò il suo adorato cappello e lo mise in testa.

Le lacrime incominciarono a rigarle il volto, i suoi singhiozzi erano accompagnati da quelli delle altre persone spaventate a morte come lei.

Voleva che tutto questo fosse un orribile sogno, ma invece non era così, questo era solo l'inizio di un orribile incubo.

 

  
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