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Autore: guns_and_butter    26/10/2014    2 recensioni
Una meravigliosa raccolta di storie (per lo più non correlate) ispirate dagli aforismi di Oscar Wilde.
[Sirius Black. La sua Casata, i suoi amici, i suoi professori, il suo amore più grande.]
[One: I figli si affacciano alla vita amando i genitori. Dopo, li giudicano. Raramente, se poi davvero succede, li perdonano. Orion, Sirius.]
[Two: Uno dovrebbe assorbire i colori della vita, senza mai ricordarne i dettagli. I dettagli sono sempre volgari. James, Sirius, Lily.]
[Three: I veri amici ti pugnalano al petto. Sirius, James.]
[Four: Quando gli dei desiderano punirci, essi esaudiscono le nostre preghiere. Sirius, James.]
[Five: Il pubblico è meravigliosamente tollerante. Ti perdona tutto, tranne la genialità. Minerva, Sirius.]
[Six: Troppo spesso la vita vera è quella che non viviamo. James, Sirius.]
[Seven: La poca sincerità è pericolosa, ma molta sincerità è fatale. James, Sirius.]
[Eight: Se non ci metti troppo, ti aspetterò per tutta la vita. James, Sirius.]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Famiglia Black, I Malandrini, James Potter, Sirius Black | Coppie: James Potter/Sirius Black
Note: Missing Moments, Raccolta, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Titolo: Anything But Temptation, parte ottava
Autore: [info]guns_and_butter ♥
Traduttore: [info]ary_true 
Fandom: Harry Potter
Personaggi/Pairing: Sirius Black, James Potter. James/Sirius
Rating: PG13
Link alla storia originale/Permesso per la traduzione: Versione originale qui, permesso dell'autrice qua. ♥ 
Disclaimer: Tutte bugie.
Introduzione: Don't make it bad (Non peggiorare la situazione).





i.


“Take a sad song and make it better…”

Sirius pensa che i suoi genitori probabilmente morirebbero se lo vedessero adesso— brillo per il troppo firewhiskey

(roba pessima, Orion l’ha sempre detto— economica e scadente)

e mezzo nudo, sdraiato scompostamente nel letto di un altro ragazzo. È ubriaco e disinteressato, rilassato, conscio solo della mano di James nei suoi capelli e della dolce canzone babbana che quello sta cantando. Difficilmente si potrebbe definire il comportamento da mantenere per un figlio della Casa dei Black. Il pensiero lo fa sorridere.

Il firewhiskey lo ha insonnolito, per cui chiude gli occhi, contento di stare disteso con la testa sullo stomaco di James e di ascoltare il suono basso e piacevole della sua voce.

Don’t be afraid…

(James è incappato nella musica babbana per caso, durante il quinto anno, l’ennesimo evento da ricordare nel fino ad allora fallimentare corteggiamento di Lily Evans. Sirius pensa che la maggior parte della musica faccia schifo, ma lo tiene per sé, dal momento che James sembra genuinamente appassionato. Alcune canzoni non sono così male, poi. Sirius ha imparato a tollerare i Beatles, anche se continua a non capire l’adorazione che James nutre nei loro confronti.)

James giocherella pigramente coi capelli di Sirius mentre canta— specialmente con le lunghe ciocche che gli ricadono sul viso — e lo gratta senza particolare attenzione dietro le orecchie. Sirius sente un formicolio risalirgli lungo la nuca, e riflette sulla possibilità di fare le fusa.

Don’t carry the world upon your shoulders…

La mano di James scivola lungo il suo collo per poi scorrere, calda e ferma, sulla sua pelle, le dita che si allargano tra le scapole. Sirius mugugna bassamente, un verso di gola, e lo stomaco di James trema per le risate sotto la sua testa.

Sirius si concede di pensare, proprio mentre scivola nell’incoscienza, che non si è mai sentito così felice.


ii.


Anche nel momento in cui apre la porta, Sirius finge di non sapere chi si trovi dall’altro lato.

James sembra insolitamente serio, stasera— in una qualche maniera, sopraffatto. Non gli offre alcuna scusa, alcun pretesto, neanche il suo solito sorriso malizioso e arrogante. Se ne sta semplicemente lì, a fissarlo. Sirius lo fissa a sua volta.

“Lennon è morto, sai.”

Sirius annuisce, “Lo so.”

Si guardano ancora per un momento

(for well you know that it’s a fool)

prima che Sirius finalmente si decida a protendersi verso di lui e a tirarlo dentro l’appartamento.

Più tardi, raggomitolato nel suo letto, col braccio pesante di James attorno ai fianchi, Sirius piange— per John, per i Beatles e per la stupida musica babbana che non gli è neanche mai piaciuta. James striscia sul suo corpo e gli si preme addosso, vicinissimo sotto le coperte sottili, mentre gli ricopre il viso di baci leggeri.

James è caldo e solido contro di lui. La sua bocca è umida e salata sulla sua, e Sirius piange per il genio, per l’amore rovinato, per la leggenda che si è spenta troppo presto.

James canta mentre strofina le sue labbra contro il mento di Sirius

let it out and let it in

contro la sua mascella

waiting for someone to perform with

contro le sue ciglia

and don’t you know that it’s just you

ed in qualche modo la ninnananna si è trasformata in un requiem, e Sirius piange finché non resta più nulla.


iii.


Le notti sono il momento peggiore.

Di solito si trova a sognare Azkaban. È terribile e spaventoso e brutale— ma è anche familiare. Conosce bene la tenera pietà dei Dissennatori. Soffre per causa loro

(geme piange va in frantumi, sente una morsa gelata nel suo petto svuotato)

ma è infinitamente peggio svegliarsi nell’oscurità incalzante di Grimmauld Place.

(“Ti ammazzarei piuttosto che farti tornare laggiù”)

La camera da letto si profila scura e imponente; è una gabbia, che lo intrappola nelle ombre dei suoi ricordi. La tappezzeria e i ritratti non sono più attaccati alle pareti, ma il loro spirito è ancora lì. La casa è piena di fantasmi— Regulus, e Orion, e Araminta, cugini e zii e antenati deceduti da tempo, elfi domestici privi di testa che ancora si contorcono nelle pozze del loro stesso sangue. L’aria è pesante e opprimente per il loro fiato gelido, e lo torturano— lo tormentano con incubi dell’infanzia

(dita scheletriche che si chiudono con forza sulla sua carne, occhi grigi impazziti, gelida pietra contro la sua schiena)

e rimpianti

(“Razza di idiota— ma non ti rendi conto che sei dalla fottuta parte sbagliata?”)

e agitazione.

Sogna.

Si trova sul pavimento, trema e si dimena, perso nel dolore. Non riesce a pensare, a respirare, ma Regulus lo sta toccando, e soffia il suo nome. Regulus impreca e grugnisce mentre lo solleva con malagrazia, dobbiamo andarcene da qui, e stanno correndo.

Barcolla per i corridoi scuri, il braccio di suo fratello che lo stringe alla vita, ma il dolore è troppo forte, e inciampa. Sta cadendo— Regulus se n’è andato, e lui cade per terra, cercando disperatamente un appiglio tra le pietre.

Dolore. Freddo. Ombre.

Non ho paura, insiste, e una mano indurita dal Quidditch gli accarezza i capelli e glieli sposta da davanti agli occhi, per poi continuare a toccarlo, le dita che scorrono lungo il profilo della sua guancia con il tremolio leggero delle ali di una farfalla.

“You were made to go out and get her…”

“Spero che tu stia marcendo all’inferno,” dice, cercandolo a tentoni nel buio. “Non ti azzardare a lasciarmi di nuovo, razza di bastardo.”

Sogna occhi color nocciola, musica sussurrata dolcemente contro il suo orecchio, dita calde che scivolano via dalla sua presa, e si sveglia soffocando.


iv.


Le mattine sono strane.

Mesi di litigate e di spazi condivisi sono sfociati in un difficile rapporto di compagnia reciproca. Molly non manca mai di augurargli il buon giorno e di offrirgli la colazione, ma il suo sorriso è tirato e cauto, come se una parte di lei si aspettasse di vederlo reagire in maniera scomposta.

Sirius non tenta di alleviare le sue preoccupazioni. Solitamente risponde con un grugnito e con un gesto secco rifiuta la sua offerta di una tazza di tè. Si prepara invece un caffè, sbattendo le ante degli stipetti e aggiungendo con discrezione, quando Molly gli volta le spalle, qualche goccio d’alcool proveniente da bottiglie nascoste. Il caffè è forte, e lui lo beve caldo e bollente, ansimando quando gli brucia la gola col sapore dolceamaro del firewhiskey.

Dopo il loro patetico rituale mattutino, Sirius e Molly fanno del loro meglio per ignorarsi mentre ognuno va a riordinare la propria parte degli oscuri misteri di Casa Black. Molly è efficiente e votata al suo compito: solo raramente richiede il suo aiuto, generalmente quando si imbatte in una maledizione particolarmente brutta o complicata strategicamente piazzata da uno dei suoi antenati più creativi. Da parte sua, Sirius fa poco per avvicinarla. D’altro canto, non ha dimenticato cosa gli abbia detto.

Non è James, Sirius!

Sa che l’ha fatto con buone intenzioni. Probabilmente pensa sinceramente di proteggere Harry— di proteggere entrambi, forse. Non è cieco. Sa bene che si preoccupa per Harry come fosse figlio suo. Col tempo, potrebbe perdonarla per questo.

Ma non può perdonarle quelle parole.

Non è James, Sirius!

Con quel tono così esasperato, così condiscendente— come se stesse parlando con un bambino. Come se Sirius avesse bisogno di qualcuno che gli spiegasse la situazione. Come se da solo non fosse in grado di capire che Harry non è suo padre.

James è morto, avrebbe potuto tranquillamente dire. Morto e andato. L’hai perso per sempre, povero bastardo, e non lo riavrai mai, qualsiasi cosa tu faccia.

Come se non lo sapesse.


v.


scarlatto cremisi sangue vino abbagliante

tratti affilati da purosangue contorti dalla follia trionfo colmo d’odio

rumore d’aria che si sposta nelle orecchie

il viso di Harry sconvolto sotto i capelli neri arruffati

Remus Moony sottile sfregiato dalle cicatrici solo

pressione martellante e pulsante nel petto

cadere volare privo di peso disfatto

tepore

mani che stringono calore bollente attorno alla vita

non farmi cadere

fluttuare ultimo del velo davanti ai suoi occhi

e


“Di questi tempi la maggior parte delle persone muore per una sorta di dilagante buon senso e scopre quando ormai è troppo tardi che le cose che uno non rimpiange sono i suoi errori”. — Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde, drammaturgo irlandese.






PS: I versi in inglese, per chi non lo sapesse, sono le parole di Hey Jude dei Beatles. Testo e traduzione qui :)





Note della traduttrice: E così siamo infine arrivati all'ultima storia della raccolta. Ci sono voluti anni, vero, ma almeno possiamo finalmente dire che è finita.
Due parole in croce sul capitolo nello specifico: cosa può esistere di più bello di James e Sirius che ascoltano i Beatles distesi a letto. Vi prego, ditemelo, esiste qualcosa di più bello e cosmicamente giusto di questo? Perché io non penso. E poi le lacrime di Sirius per John e per l'incertezza, la fragilità delle loro vite in quel momento. E gli incubi, quel tocco che gli sfugge dalle dita e lo soffoca. E quel ti ammazzarei piuttosto che farti tornare laggiù, che ti spezza il cuore perché ha la profondità e la violenza di una coltellata in una manciata di parole.
Ugh, il mio cuore.
Che dire, a questo punto. È stata una bellissima esperienza, e ho amato ogni singola parola di quest'autrice meravigliosa.
È incredibile come questi "bozzetti" catturino una realtà così ampia e complessa, rendendola tridimensionale e grondante di vita con così poche parole e immagini. È incredibile il filo emotivo che si viene a creare coi personaggi, che con tutti i loro spigoli e le loro verità sono tutt'altro che perfetti, ma sono veri e sono bellissimi e questo basta per dare un senso a ogni errore, a ogni sofferenza e a ogni singola gioia. È incredibile come negli anni i sentimenti che mi scatena dentro non siano cambiati di una virgola.
Grazie a chiunque abbia letto, commentato, anche semplicemente apprezzato questa storia. Di cuore. È stato un piacere condividerla e renderla accessibile a chi non legge l'inglese, perché è quel genere di storia che merita di essere ascoltata da chiunque abbia voglia di prestargli orecchio, e mi riempie il cuore l'idea di averla "aiutata" a raggiungere quante più persone possibile.
E ora basta, che se no mi commuovo pure e non mi pare il caso.
Un abbraccio a chiunque passi di qui, anche in futuro.
Arianna.
  
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