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Autore: Barn Owl    26/10/2014    0 recensioni
"Nessuno precipita realmente nei propri sogni o nei folli incubi di ombre, ci si sveglia sempre pochi attimi prima, mettendo fine ad un’eterna caduta.
Giungevo, con l’esperienza a conoscenza anche di questo dettaglio."
Un viaggio introspettivo, un'ambizione trascendentale.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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"Apri gli occhi.”
Tendo l’orecchio  verso una voce nata dall’oscurità
“Apri gli occhi e vola!”
Ma io non so volare, posso solo continuare a precipitare.

Perso il controllo del mio corpo, squarcio le eburnee nubi e guardando verso il basso continuo la ricerca die un pallido miraggio della superficie terrestre.

Impossibile percepire quale fosse la folle velocità  di caduta; ma lo sapevo, sapevo ciò che mi avrebbe atteso una volta toccato il suolo.

Nessuno precipita realmente nei propri sogni o nei folli incubi di ombre,  ci si sveglia sempre pochi attimi prima, mettendo fine ad un’eterna caduta. Giungevo, con l’esperienza a conoscenza anche di questo dettaglio.
 

“Respira e spicca il volo.” ripete la voce.

Un profondo respiro avvelena i miei polmoni, avvolgendo il petto in una stretta morsa.
Intossicato da un pensiero fisso: mi chiedo se in quel momento amassi maggiormente la mia salvezza, o il pensiero di questa.

Il terreno, sempre più vicino, ancora lontano, eppure più vicino.
L’avrei certamente colpito da un momento all’altro.

 
Spessi  tendaggi di nubi e le nere tenebre,  coprono un’atmosfera  priva di stelle e di riflessi di lune che si imprimono, notte dopo notte, negli occhi languidi di chi le prega.

Una discesa senza fine, viene accompagnata da lacrime incolori, mentre la medesima voce come in un accordo maggiore, continua la sua nenia

“No, non desistere. Vola!”

<< Come posso volare, non ne sono capace! Non posso…>> Dico piangendo di me stesso

“Non credi forse nelle tue capacità?”

Una voce mai flebile.  Guardo attorno a me insistentemente, cercando di capire da dove potesse mai provenire.

Un usignolo dal petto giallo, appena fuori dalla portata delle mie gambe strette al petto, scendeva cullato dall’aria assieme a me precedendomi nell’inevitabile caduta.

 

“Non ti accorgi che lo sto facendo?” rispose l’usignolo ruotando delicatamente  il capo

“Sei tu l’essere che sta davvero precipitando?” Chiede a sua volta l’animale

“Ne sei certa?”

“Se mai colpirai il suolo è fisicamente possibile che tu muoia!”
Detto ciò l’usignolo, continuò il suo volteggio.

 

D’un tratto decido di guardare in basso. Mai come ora potevo scorgere le alte cime innevate  e i salati mari inesplorati.
Chiudo gli occhi  offuscati dalle lacrime, e ripercorro le immagini della Vita:

 
-Un giovane cammina in una strada poco trafficata con le mani giunte chiedendo la carità. Prova a sorridere, ma dai suoi gesti si scorge un’anima sofferente.
Nessuno sembra notarlo. Io si, ma me ne vado.

 

Seduto su di un marciapiede, si trova un cane abbandonato in una strada di periferia.
Ringhiando prova a mordermi, ma ogni orgoglio ha lasciato il suo sguardo selvaggio. 
Come desidererei avere una gamba di scorta!

 

Ascolto la storia di un viaggiatore dall’anima bambina  che notte dopo notte, ammirando l’alto zodiaco, sussurra di sogni e di domande irrisolte.
Con una chitarra dipinta di un blu ormai sbiadito, lì per sempre le sue dita toccano quel cambio da Sol maggiore a Mi minore.-

 

“Piangere non è la soluzione” L’usignolo mi scuote da quei lunghi pensieri

“ Te l’ho già detto, prendi un respiro e vola sopra il Mondo, sopra ciò che credi reale e ciò che non lo è. Sorvola i tuoi ricordi.” trilla l’animale dal petto color del Sole

<è facile per te, è parte integrante della tua natura, possiedi le ali.>

“è vero.”

 

Mi tocco le spalle con la speranza che un qualche spirito mi avesse fatto dono di tali strumenti, ma l’unica cosa percepita fu la stoffa del maglione che mi avvolgeva le spalle come un’armatura.
Una pesante armatura che riduceva attimo dopo attimo la distanza dalla superficie terrestre.


 

Cado tra turbinanti e bianche nebbie, che come spessi sipari lasciano spazio ad altre scenografie, ad altre immagini:

 

-D’un tratto  si avvicinano a me le mani di un bambino mai stato tale, specchio della madre e orgoglio del padre.
Gli chiedo di smettere di lavorare di andare a giocare, di dimenticarsi di ogni regola e di non temere i propri desideri.

 Scruto attentamente  il viso di una donna su di un muro di cemento, perfetto modello plastico, accanto ad un feroce delitto di città.
Una città che predica la carne.

Chi sono io per giudicare un malfattore, un lavoratore, un predicatore? Io, tu, noi che siamo già tutti loro?-


Urlo sgraziatamente

“No, non ora!” Cinguetta fuori di se l’usignolo, mentre io continuo a cadere facendo sibilare lo spazio attorno a me.

“Non cedere ora che stai volando!”

“Tutti i voli iniziano con una caduta.” sentenzia

 

Per un breve momento guardo ancora sotto di me.
Sento le viscere stringersi sino a diventare poco più grandi del mio pugno.
Non capisco se sia il suolo a giungermi incontro o io che volgo inesorabilmente verso di esso.

Ammiro la scenografia della mia città come solo un volatile avrebbe potuto fare, riconoscendo quei tetti che dall’alto non erano che rilievi poco accennati su quella tela di colori sparsi dal gioco di una mano creativa. Sono i territori per cui vivevo e avrei dato ancora per amarli di più.

 

Potevo vedere tutti coloro che conoscevo, tutte quelle splendide persone. Potevo averle tutte quante, come tanti burattini di creta. Se solo avessi potuto farli cadere tutti.

Fisso con insistenza i volti apatici della gente, così estranei, eppure non riesco a ricordare: Dove erano finiti tutti i sentimenti?

 Altre immagini.

-Un  vecchio si siede su una poltrona impolverata nel suo attico poco illuminato e stringe contro il suo petto una foto ingiallita. Quando con le labbra vi posa un lieve bacio dai suoi occhi scorrono fiumi di lacrime.

 
Una madre visita suo figlio in prigione, gli sorride attraverso le fredde sbarre. Non l’ha mai amato più di quel momento.
Mi chiedo perché si viene amati maggiormente quando non ci si è più, facendo della persona  un vano ricordo?-

 
Dopo aver visto tutto questo  si mostrano a me l’orizzonte dei rossi oceani, le isole scosse dalle tempeste del sud, le lande delle  rigogliose erbe tra i piedi di bambini e i sorrisi sui loro volti.

Proseguo con la mente verso il nord oltre le acque dormienti e i boschi, ascoltando la voce del vento e delle montagne innevate di cui ammiro la pazienza.

Scruto i sipari nei cieli vuoti all’estremo confine del mondo, ma non c’era nulla dietro di essi, se non le tenebre.

In quel momento urlai, il terrore si era impadronito di me ancora una volta, tracciando sentieri aridi nel mio petto.

 

“Puoi comprendere, ora puoi farlo.” mi sussurra  l’usignolo.

L’usignolo, per la prima sostenendomi fisicamente, si  poggia su una delle mie spalle e sfiorandole un orecchio con il morbido piumaggio esclama:

 “fa della tua paura il tuo coraggio, e prendi la tua decisione, cadere rovinosamente sino la superficie terrestre o spiccare il volo.”

 

Le montagne erano troppo vicine, sentivo  i violenti sibili del vento trapassarmi le membra.

Mi stringo ancora una volta in me stessa e dopo aver ripreso fiato allungai gli arti ed iniziai a prendere possesso di me stessa accompagnata dal caro volatile. Il volo.

I corsi d’acqua e i cunei ghiacciati si allontanano, e lentamente inizio a salire, sempre più in alto.

 


Raggiunto un precario equilibrio provai a far cullare il mio spirito dall’aria.

“Bastava volerlo veramente” Sentenziò il l’usignolo, e poi di colpo abbandonò le sue spalle per tornare a guardarmi negli occhi, sbattendo freneticamente le sue ali contro il mio viso.


Una forte luce lambisce le nubi bianche. L’usignolo apre il suo becco e canta: un suono così dolce da giungere sino all’abisso più profondo.

Non era il mio usignolo, ma un raggio di luce che arrivava dalla finestra appena aperta.

Lo spesso aroma del caffè mi solletica la punta del naso, qualche secondo prima che il solito allarme della sveglia iniziasse a suonare.

Solo allora mi rendo conto di essere nel mio letto, intrecciata tra le lenzuola disfatte da un sonno irrequieto.

Cercai di alzarmi, cacciando via gli astratti pensieri della notte passata che Morfeo mi aveva riservato, allungando lentamente un braccio e poi l’altro.

Mi tasto la fronte, poco sopra gli occhi, nello stesso punto in cui quell’essere alato mi aveva colpito nel sogno, ma non vi era nessuna ferita o segno.

Mi sento intorpidita, quasi debole. Un vento leggero fa  tintinnare un vecchio scaccia sogni di stoffa appeso ad una libreria di viaggi, giochi giganteschi e di favole di arlecchini vaneggianti. 

Mi avvicino alla finestra, che volge verso la vecchia quercia che ripara le mie giornate dal blu del cielo, prendendo il Sole sulle sue vecchie foglie ghiacciate.

Lì, su di un ramo frondoso, l’usignolo dal petto giallo.

Lo sento cantare una melodia, una canzone su di me, del bisogno di una coraggiosa e silenziosa sinfonia.

 
Comprendo, riesco finalmente a comprendere. Come un usignolo in gabbia, sono io imprigionata nel labirinto della mia  realtà. Una fuggitiva, una cercatrice fuori dal tempo, fuori dallo sguardo e dalle menzogne.

Desiderare di viaggiare dove l’aria profuma di musica e di onde infrante sugli scogli dell’alto faro che mostra la via, accendendo la speranza nei cuori di coloro che sono di ritorno da lontano.

 
Una vivida bellezza del mondo e dei luoghi della propria infanzia. Una bellezza che risuona attraverso questo viaggio: Questo è ciò a cui ogni uomo aspira per la sua anima.

Un balzo verso casa, un suono mai udito strappa l’ultimo pesante strato della maschera dell’uomo.

Oltre il mortale, cullati dal respiro della natura nell’atmosfera dell’alba della vita. Una visione che zittisce i cieli.

Danzo con lo spirito dell’aria, migro con le oche; non importa se l’uomo non ha le ali. Non finché io odo l’usignolo cantare.


Angolo autrice:
Salve e grazie a tutti coloro che hanno letto questo brano per cuoriosità e a chi, seppur annoiandosi lo ha visualizzato facendomi dono del suo prezioso tempo.
Come spero si sia inteso ho trattato di una particolare tipologia di viaggi, qualcosa che va ben oltre le capacità fisiche umane e che il più delle volte ci pone davanti a degli inesorabili ostacoli che volenti o meno è necessario superare per progredire nella nostra e naturale ascesa  personale e psicologica.
Un viaggio tra incubi e possibilità materiali, piccoli flashback ed onesti tentativi di misurarsi con ciò che abbiamo attorno, ma soprattutto con noi stessi.

Barn Owl


 

  
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