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Autore: Lucy_susan    27/10/2014    3 recensioni
Anastasia Agata Smeraldini è una ragazza che vive a Recco in Liguria. Ha quindici anni, è fidanzata felicemente e ha anche un'amica che la aiuta sempre. Un evento cataclismatico accaduto molti anni prima nel passato le sconvolgerà il futuro costringendola a scappare da Recco e da casa sua.
Dal testo:
-Se potessi avere un potere quale sceglieresti?-
Domanda difficile. Devo pensarci qualche secondo, poi rispondo: -Vorrei poter controllare il fuoco, facendolo danzare tra le mie mani in intrecci stupendi.-
-Io vorrei poter controllare l’acqua in tutte le sue forme.-
-Cosa vuol dire ‘in tutte le sue forme’?- chiedo perplessa.
-Nel senso che vorrei poter controllare l’acqua liquida, solida e il vapore acqueo.
Annuisco. -Come mai? Insomma, devi ammettere che è bizzarro.-
Non so, mi piacerebbe poter creare fiocchi di neve o ghiaccio, oppure usare l’acqua di un lago o del mare qui sotto a mio piacimento. Non so ancora per farci cosa.-
-In confronto alla tua, la mia scelta sembra quasi normale. Non so perché ma ho sempre desiderato poter creare fuoco dalle mie mani per fare qualsiasi cosa, per scaldarmi o semplicemente per giocarci o per punire chi mi fa arrabbiare.- dico con un esplicito riferimento hai gemelli.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1: Una giornata come le altre

Un raggio dorato entra dalla finestra e mi colpisce il viso. Ancora assonnata mi proteggo con il cuscino, ma la luce trova lo specchio appeso al muro sopra di me e riesce ad arrivare ai miei occhi. Arrabbiata scaccio il cuscino e scendo dal letto sussurrando un “Va bene, sono sveglia”. Mi sciacquo la faccia, per svegliarmi, e mi vesto. Indosso una maglia di mia madre con un grande fiore giallo al centro, un paio di jeans, come mio solito, e scarpe comode. Metto il braccialetto azzurro di mamma e la mia inseparabile collana.
Ieri zia Vale è arrivata con un grande scatolone con dentro moltissime cose di mia madre: la maglia e il bracciale che indosso, un paio di orecchini, un portafogli viola scuro con un gattino molto grazioso. Scendo in cucina e trovo zia Vale e i gemelli. Valentina non è mia vera parente, ma era amica intima di mia madre, così quando i miei genitori sono morti, lei ha accettato di prendermi con sé. Questo accadde quando ero appena nata: zia Vale e suo marito Niccolò mi presero e mi accudirono come una figlia e per me diventarono come secondi genitori.
Quando avevo due anni, però, Niccolò dovette partire per la guerra. Un giorno, qualche mese dopo, un uomo vestito di tutto punto si presentò a casa nostra. Aveva in mano un telegramma giallo che annunciava la morte dello zio. Fu un colpo durissimo per tutte e due. Ricordo che zia Vale mi aveva detto di andare in camera mentre accompagnava l’uomo nel salotto. Ovviamente io mi nascosi dietro la porta e rimasi in ascolto. Ero piccola ma mi ricordo come fosse ieri la voce dell’uomo, dolce e rassicurante, che cercava di calmare Valentina. Appena compresi a fondo scappai in camera e piansi tutte le lacrime che avevo. Smisi solo quando sentii la porta aprirsi per far entrare zia Vale. Mi asciugai gli occhi senza farmi vedere e chiesi in tono innocente: “Cosa voleva quell’uomo?”
Anche allora non amavo piangere in pubblico e non volevo che Valentina scoprisse che avevo origliato, così proseguii i miei giorni normalmente. Inoltre non volevo che soffrisse più di quanto già non facesse vedendomi. Solo dopo scoprii che lei era anche incinta. Inizialmente ero felice di avere altri due fratellini, ma crescendo, imparai che non era facile per lei mantenerci tutti.
Prendo una fetta di pane tostato, ci metto la marmellata e scappo fuori di casa, prima che chiunque possa fare domande sul fatto che io esca così presto. Arrivo alla fermata dell’autobus e aspetto.
- Buongiorno bellezza.-
Sorrido, conosco molto bene questa voce così come il viso di chi la usa. Mi abbraccia la vita e mi bacia sul collo. Gli do un piccolo bacetto sulla guancia.
- Davvero? Non mi sembra proprio il tipo di giornata che definirei bella. Ho due verifiche e quasi sicuramente mi interrogherà in inglese.- lo guardo. Conosco a memoria ogni particolare del suo viso, eppure mi sorprendo sempre a perdermi nei suoi occhi color del cielo, tanto simili a quest’ultimo che mi sembra di volare. - Tu sai quanto sono brava in inglese.- dico ironicamente.
Ride. Amo quando ride. In realtà lo amo in ogni sua cosa: ciò che fa, ciò che ha, o che non ha. Rido con lui e saliamo sull’autobus. Il viaggio da casa a scuola è relativamente breve e punteggiato di baci e battutine. Sul porticato della scuola ci separiamo per andare ognuno nella propria classe.
- Come va ‘Innamorati Fortunati’?- dice un’altra voce familiare.
Ci chiama ‘Innamorati Fortunati’ in riferimento ad “Hunger Games”, una saga di grande successo che l’ha rapita e portata via da me come gli alieni.
- Come dovrebbe andare a due ragazzi che sono fidanzati da soli tre giorni.- Dico mimando un’aria seccata. Non riesce molto bene, quindi ci mettiamo a ridere.
Entriamo in classe, che è la più casinara, ma fedele del liceo, e saluto tutti con un ‘buongiorno’, anche se come ho detto prima non è proprio un buon giorno. Di colpo mi tornano in mente le verifiche e la quasi interrogazione. Dico “quasi” perché non è detto che interroghi proprio me, ma vista la simpatia che la prof prova nei miei confronti è alquanto improbabile che io non risulti nei quattro sfortunati che verranno chiamati al primo giro di interrogazioni.
Alla prima e alla seconda ora abbiamo la verifica di algebra e geometria. Due ore di tempo per fare cinque disequazioni e tre problemi. Non è facile per me, che non sono molto veloce a calcolare, ma spero di essere sufficiente.
Alla terza ora abbiamo la verifica di storia. Il nostro prof di italiano e storia non pretende tantissimo, quindi spero nell’otto, che di solito è il mio standard.
Finalmente arriva la ricreazione, tanto agognata. Accompagno Linda e Roberta a prendere la merenda al bar. Io ho le schiacciatine che Vale mi ha messo nello zaino ieri sera… come farei senza di lei? Dopo mi dirigo verso uno spazio tranquillo, dove già mi aspetta Samuele. Appena mi vedono i suoi amici lo salutano e se ne vanno. Mi avvicino e subito mi chiede come sono andate le verifiche.
- Mi preoccupa solo matematica, in storia era difficile andare male. In algebra, invece, ho lasciato indietro solo una disequazione e un problema. Ho fatto i calcoli e dovrebbe essere sufficiente, se ho fatto tutto il resto giusto.-
Finito il monologo, mi guarda e sorride. La cosa che mi piace di più di lui è che sorride in continuazione. Ogni cosa che dica o faccia, lui sorride.
- Ora posso avere la tua bocca tutta per me?-
- Perché, cosa hai avuto finora?- quasi non riesco a finire la frase che lui mi ha già ghermito nel suo bacio alla menta. Le parti s’invertono e mi trovo con le spalle al muro.
Suona la campanella, ma quasi non me ne accorgo perché col suo bacio mi ha portato in un’altra dimensione. Solo quando stacca le labbra e ritorno di colpo su questo pianeta, ricordo che ho ancora ‘quella stramaledetta interrogazione’. Ritorno in fretta in classe e comincio a ripassare, preparandomi alla mia morte. Come da copione sono tra i primi interrogati. Con me c’è una ragazza, che è bravissima in inglese, e uno che non studia quasi mai, ma che se la cava con la pronuncia.
 
Perfetto, così sembro anche la più impedita!
 
Prendo sette, senza sapere come, ma direi che è più una rivincita sulla prof che altro.
Rimane solo l'ultima ora di fisica. Mi piace il prof, ma fa troppi esempi che secondo me confondono ancora di più. Ci detta alcuni appunti, dopo aver spiegato tre volte la stessa cosa uguale, e finalmente si può tornare a casa, non prima di aver salutato Sam.
A tutti sembra impossibile, e anche a me prima, che qualcuno abbia l’idea fissa del suo fidanzato, ma è così: i primi giorni, quando ancora non eravamo insieme, non c’era verso di staccarmelo dalla testa. Pensavo continuamente a qualche stratagemma per attaccare bottone con un quasi-sconosciuto. Ora che siamo ‘ufficialmente’ fidanzati, almeno non devo più pensare a cosa dirgli, perché le parole mi escono e basta. A volte rimaniamo fermi per delle ore a guardare il cielo, mano nella mano, stesi sull’erba di un prato vicino a casa. Ora che è inverno e c’è la scuola ci vediamo per lo più per fare i compiti e restiamo in camera con i libri aperti mentre gli altri pensano che stiamo studiando... Per fortuna nessuno è mai venuto a disturbarci, altrimenti nella posizione in cui ci troviamo di solito si potrebbe pensare male.
- Oggi posso venire a casa tua a studiare?- chiede Linda. - Sempre che tu non abbia altri impegni.- aggiunge in tono malizioso.
Rido: - Non preoccuparti, oggi sono libera.-
- A dopo, allora.-
- A dopo.- dico.
Mi avvicino a Samuele e lo bacio. Aspettiamo l’autobus insieme. Lui scende prima di me perché oggi è a casa di sua nonna. I suoi genitori sono via a tempo indeterminato, da oggi, per lavoro. La madre è tenente del distretto di polizia di questa città mentre il padre è investigatore. Si sono incontrati anni fa quando la madre ha dovuto risolvere un caso difficile e si è trovata senza nessuna pista, così hanno chiamato l’investigatore Guitti che ha trovato magistralmente la soluzione. Ancora oggi, dopo vent’anni, si vanta con la moglie di aver risolto il caso e lei lo stronca subito dicendo che ormai l’omicida ha scontato la sua pena. Dopo quest’evento hanno acquistato popolarità per il loro acume risolvendo vari altri casi insieme e nel frattempo si sono sposati. Tanto per darvi un’idea, sapevano che Samuele ed io un giorno ci saremmo fidanzati prima ancora che scoprissimo il nostro amore reciproco. In questi giorni sono stati chiamati entrambi per un caso importante che risolveranno sicuramente.
Entro in casa e subito sento le voci di Stefano e Simone che parlano in camera loro al piano di sopra.
- Ragazzi, sono tornata.-
Scendono a salutarmi con il loro solito affetto.
- Hai interrotto una conversazione alquanto importante.- dice subito Simone incrociando le braccia.
Rido: - Sono ‘alquanto’ dispiaciuta.-
- Lui afferma che senza forza di gravità il nostro peso resterebbe immutato! Io credo che il peso cambi, ma la massa resti la stessa.- dice Stefano.
È normale che mi facciano queste domande, capita spesso che mi chiedano  chiarimenti perché io ho fatto tre anni prima quello che loro stanno studiando ora.
- Devo proprio darti ragione: la massa rimane invariata mentre il peso cambia al cambiare della forza di gravità.- gli rispondo. -Ti consiglio di studiare meglio la differenza, Simone. Avete fame? Prepariamo da qualcosa da mangiare?-
Prendo della carne mentre i gemelli apparecchiano. Mangiamo e ci dividiamo per i compiti, ognuno nella propria camera. Alle tre arriva Linda con il suo bagaglio di libri. Non so perché, ma ha sempre tantissimi libri con sé. Dice che li ha perché si deve mettere avanti e vuole usare ogni secondo per farlo.
- Che ne pensi del nuovo prof di scienze?- chiedo mentre cerco un posto per i suoi libri nella mia scrivania, non proprio ordinata.
- Penso che sia molto bravo. Per me spiega bene e io riesco a seguire.- afferma.
Cominciamo a studiare. Partiamo da chimica e fisica: devo spiegarle alcune cose sull’ultimo argomento, ma alla fine soddisfatta riesce a risolvere tutti i problemi. Passiamo ad altro: disegno tecnico, la materia da me più odiata.
Certe volte mi chiedo perché io abbia scelto uno scientifico tecnologico sapendo che c’era tecnica. Comunque devo dire che me la cavo, nonostante i disegni stiano diventando sempre più difficili. Linda, invece, fa molta fatica e impieghiamo circa due ore per finire la tavola. Dopo di che decidiamo di fare una pausa e scendiamo per mangiare un boccone. Valentina non è ancora tornata: la sua borsa non è nell’attaccapanni e nemmeno la giacca. Non mi preoccupo molto, perché non è mai molto puntuale, anzi a volte fa gli straordinari e torna a casa dopo cena.
Dopo un quarto d’ora torniamo in camera, ma si vede che non abbiamo voglia di studiare e cominciamo a divagare dimenticandoci completamente di informatica.
- Allora Stasi, visto che non riusciamo a studiare parliamo d’altro. Per esempio, se potessi avere un potere quale sceglieresti?-
Domanda difficile. Devo pensarci qualche secondo, poi rispondo:- Vorrei poter controllare il fuoco, facendolo danzare tra le mie mani in intrecci stupendi.-
- Io vorrei poter controllare l’acqua in tutte le sue forme.-
- Cosa vuol dire ‘in tutte le sue forme’?- chiedo perplessa.
- Nel senso che vorrei poter controllare l’acqua liquida, solida e il vapore acqueo.-
Annuisco. - Come mai? Insomma, devi ammettere che è bizzarro.-
- Non so, mi piacerebbe poter creare fiocchi di neve o ghiaccio, oppure usare l’acqua di un lago o del mare qui sotto a mio piacimento. Non so ancora per farci cosa.-
- In confronto alla tua, la mia scelta sembra quasi normale. Non so perché ma ho sempre desiderato poter creare fuoco dalle mie mani per fare qualsiasi cosa, per scaldarmi o semplicemente per giocarci o per punire chi mi fa arrabbiare.- dico con un esplicito riferimento ai gemelli.
Andiamo avanti a farci domande del tipo “se potessi vivere in un libro, quale sceglieresti?” o ancora “se avessi tre, e solo tre, desideri quali sceglieresti?” fino a quando Linda non smette di ridere e mi guarda negli occhi.
- Ora rispondimi seriamente Anastasia,- quando mi chiama per nome non è mai per una bella cosa. - dimmi la verità sulla tua relazione con Samuele.-
Scoppio a ridere. E io che pensavo si trattasse di una cosa importante.
- Smettila di ridere! Per me è importantissimo saperlo!-
- Linda, è bellissimo che tu ti preoccupi per me, ma ti assicuro che va tutto nel migliore dei modi.- dico piena di gratitudine. - Pensa a te piuttosto, non sei ancora riuscita a trovare un ragazzo che ti piaccia.-
- Che mi piaccia sì, ma chi ha il coraggio di dirglielo?-
-Potresti sempre chiedergli se ti presta un libro sui draghi! Così, per attaccare discorso.-
Scoppiamo a ridere.
- Non credo ne abbia uno.- dice ancora ridendo.
-Conosci i suoi gusti? Allora devi solo farteli piacere anche a te. Quali sono?-
-Gli piacciono molto le ragazze- ridiamo ancora. - e le moto.-
È bello?-
- Molto, ha gli occhi verdi e i capelli castani, è alto all’incirca quanto me e ovviamente veste sempre bene.-
- In che classe va?-
- Non te lo posso dire.-
- Come no.- dico in tono di supplica.
Lei non demorde e io mi devo rassegnare.
- Ricordati che osserverò attentamente ogni tuo movimento e scoprirò chi è il ragazzo misterioso.-
Finiamo di chiederci le ultime cose di informatica e poi lei torna a casa. Ha una villa stupenda e un giardino immenso curatissimo. Suo padre fa il botanico quindi hanno anche una piccola serra sul retro e tutto intorno alla casa cresce ogni genere di pianta.
Esco dalla camera e trovo Valentina ai fornelli intenta a preparare qualcosa dal profumo sublime. Dopo ore di studio non c'è di meglio di una bella cenetta. Tutte le volte che ho preso un brutto voto o che ho litigato con qualcuno, infatti, Valentina mi prepara sempre qualcosa di buono e subito torno di buon umore. Quando mi vede, mi fa le solite domande, 'come è andata a scuola?', 'cos'hai di importante domani?' e cose così, mentre io apparecchio.
Ricordo improvvisamente che stasera devo fare da babysitter a due bambini che abitano qui vicino. Sarà una lunga serata. Vado a prepararmi e prendo la moto. Arrivo che stanno ancora finendo di mangiare. I due bambini non sono tanto male, e poi sono entrambi maschi. Di solito sono le femmine che mi fanno dannare di più. Questi due bambini si chiamano Giovanni e Pietro e stanno buoni davanti al televisore finché non annuncio che è ora di andare a letto. Dopo un quarto d’ora il più grande, Pietro, si alza e mi dice che non riescono a dormire senza i genitori. Lo riaccompagno in camera e mi siedo sul suo letto tenendogli la mano.
- Vuoi che ti canti una canzone?- chiedo in tono dolce.
Annuisce, così comincio a cantare Ojos de cielo, una canzone che mi aveva insegnato Valentina per scacciare gl’incubi, dopo che Niccolò era morto.
Dopo la seconda strofa dorme già. Spengo la luce e torno a ripassare informatica per la verifica. Quando è quasi l’una e ho rinunciato ad ogni speranza di studiare, tornano i genitori dei bambini e io posso andare a casa a dormire, finalmente.
 
 
NdA:
Lascia ogni speranza oh tu che leggi!
Dico sul serio lettore, sei ancora in tempo per cambiare idea e leggere altre storie, ma spero ardentemente che non succeda. La storia è un urban fantasy e capirai che è in parte ispirato a X-man. Prima di continuare devi sapere che non sarò puntuale perché non ho i capitoli già pronti quindi a seconda di come vengono, e soprattutto quando vengono, posterò prima o dopo. Che altro? Ho già scritto tutto quello che potevo nella trama senza spoilerarti troppo. Spero che la scuola non mi occupi tutto il tempo libero e ti giuro che posterò il prima possibile. Rileggendo questo commento direi che non è proprio il massimo, come il capitolo che non mi convince molto, ma io aspetto speranzosa recensioni di tutti i tipi, anche da bandierina rossa.
A presto (spero),
Lu_sue :3

 
  
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