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Autore: MyShadow19    28/10/2014    3 recensioni
C'è una tela, mezza bianca e mezza nera, con due personaggi. Dicendo così, ho appena creato un mondo che sta nel livello di creazione inferiore al mio. Sopra di me, il mio Autore avrà scritto, narrato o recitato qualcosa in mio proposito e così sono nato io ed il mio mondo. I miei personaggi non esistono davvero... o almeno non nel mio livello. Ma nel loro livello, loro esistono... magari provano emozioni ed hanno libero arbitrio. Beh comunque io voglio solo scrivere di una tela mezza bianca e mezza nera. Non ho molta intenzione di crear loro chissà quale ambientazione dettagliata. Se vogliono cambiare il proprio mondo dovranno farlo da soli, non possono aspettarsi che sia io ad agire per loro. Così come se io voglio cambiare il mio mondo dovrò agire da solo senza aspettare che il mio Autore renda il mio mondo perfetto. Altrimenti non avrei libero arbitrio. Ma mi raccomando, cari personaggi, non osate infrangere le barriere dei livelli di creazione. Non fatelo o le conseguenze potrebbero essere molto gravi. O meglio, fatelo, così avrò più da scrivere. Perché per me siete solo una storia. E poco più.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le guglie insanguinate non lasciavano spazio ai sacerdoti per ammassare tutti i cadaveri che avevano prodotto durante la loro raccolta quotidiana. I frutti più acerbi erano stati colti affinché il loro sapore acido rendesse più sgradevole e maleodorante l’alta pira dei morti infelici. I denti simili a perle venivano strappati e usati come decorazione. Gli occhi simili a diamanti venivano tolti e usati al posto dei pomelli delle porte. In quel macabro luogo di preghiera tutto cioè che era stato vivo era diventato un mezzo, un oggetto, un tramite per qualcos’altro. Il rispetto per la vita cessava assieme alla vita stessa. La carne morta era considerata alla stregua del legno: il ricavato del corpo esanime di un essere vivente utile come materiale da costruzione. Per questa ragione uccidevano con la stessa leggerezza con cui tagliavano una pianta.
“Ehi ehi ehi fermati un attimo!” Blanchette interruppe i racconto di Kuro. “Che storia è mai questa? E’ orribile!” Kuro voltò la testa scocciato e sputò: “Tu sai fare di meglio?” Chiese poi. “Ci provo.” Rispose Blanchette.
Occhi di ghiaccio, capelli corti color platino, spettinati dalla foga con cui maneggia la sua spada. Lineamenti nobili, labbra sottili, pelle pallida, una camicia dello stesso colore di un cielo nuvoloso, ricamata finemente. Stivali bianchi imbottiti, pantaloni aderenti di seta, un drappo candido che pende dalla cintura e copre un fianco, per celare le sue armi nascoste. Il coraggio, la fierezza e soprattutto la spada: dall’elsa a mezzaluna e dalla lama di platino. Tutto questo, e molto altro, era Heron. Era lì, proprio lì, a due passi da Sky. Nascosta tra i cespugli, riparata dal tronco di una quercia, avrebbe voluto allungare una mano ed afferrarlo. Avrebbe voluto uscire allo scoperto e parlargli. Ma Heron non era a portata di mano. Heron era troppo lontano. Inerme nella sua condizione, soltanto il suo sguardo perso nell’amore poteva osare e raggiungerlo, ogni mattina, durante il suo allenamento quotidiano nella radura.
“Ti prego basta, una parola di più e mi verrà una carie.” Sdegnato Kuro assunse una smorfia di orrore. “Cosa sono tutte queste smancerie?”
Blanchette alzò lo sguardo sognante: “E’ la storia di un amore impossibile che combatte contro la violenza di un mondo crudele! Povera Sky! Non può parlare col suo Heron!”
Kuro si alzò e voltandole le spalle espresse parole di rinuncia: “Per carità dell’Autore, non voglio sentire una parola di più, preferisco mettermi in un angolino e scrivere storie sui miei sacerdoti della morte. Non collezionano cadaveri solo per i pomelli delle porte: hanno altri progetti da realizzare grazie alle loro uccisioni.”
Anche Blanchette si alzò di scatto, ma preoccupata: “No non devi commettere questo errore! Non devi isolarti.” Kuro alzò un sopracciglio con fare interrogativo. “Cos’è un mondo dove nessuno condivide le proprie creazioni? Cos’è se non un inutile tramite tra il livello che gli sta sopra ed il livello che gli sta sotto? Le creazioni devono essere confrontate, discusse, godute con altri esseri viventi del proprio stesso livello! Altrimenti che senso ha l’esistenza stessa del proprio livello? Condividendo le proprie creazioni con gli altri si possono migliorare altri mondi, conoscere altri Autori, correggerle! E’ grazie a questo meccanismo che l’albero della creazione diventa molto più che un elenco di mondi ed avvenimenti!”
Kuro non sembrava convinto: “Sarà, ma rimane il fatto che la tua storia non mi piace. Non voglio sentirla.”
Blanchette esitò qualche istante per riflettere, poi si portò l’indice alla bocca e sussultò: “Ho avuto un’idea! Creiamo una storia insieme!” Kuro, incredulo, dapprima la fissò con biasimo e poi disse quello che pensava: “Oh certo, sarà un gioco da ragazzi conciliare dei riti negromantici con i capricci di una donna innamorata.” Blanchette girellava qua e là presa da una foga creativa: “Infatti sarà un gioco da ragazzi! Mi serviva giusto un’ambientazione per il mio amore impossibile!”
Kuro scosse la testa e tornò ai suoi scritti, bofonchiando: “Non funzionerà mai. Non potremmo mai metterci d’accordo sul finale. Non riusciresti a togliermi la soddisfazione di vedere la tua noiosa coppietta data in pasto ai miei sacerdoti delle vestigia.” Blanchette sapeva che Kuro non aveva tutti i torti: le ambientazioni si incastravano perfettamente ma non sarebbero mai riusciti a scrivere un intreccio insieme. Si mise così a riflettere, in cerca di una risposta. Kuro approfittò dei suoi dubbi per incalzare: “Lo vedi? E’ colpa del nostro Autore. Noi due siamo personaggi troppo banali, troppo privi di sfumature per poter scrivere una storia profonda. Noi due siamo capaci solo di scrivere storie d’amore spicciole o storie di sterile violenza.”
Blanchette calmò la sua foga, si sedette e rifletté attentamente sulle parole di Kuro. Dopo molto pensare arrivò ad una conclusione: loro due non erano proprio personaggi banalissimi. “Noi due saremmo personaggi banali se non fosse per una cosa: sappiamo meta-pensare. Siamo in grado di fare filosofia, cioè di riflettere sulla nostra stessa storia. E’ questo che ci rende originali, perciò è questa l’unica speranza che abbiamo di costruire una storia profonda. E’ inutile rammaricarsi su ciò che l’Autore non ci ha dato e prendersela con lui per i nostri difetti: sarebbe scaricare la responsabilità su di lui. Siamo artefici del nostro destino: troviamo qualcosa che possiamo fare.”
Nonostante il suo pessimismo, Kuro trovò la cosa interessante: “Quindi cosa vorresti fare?” Blanchette, uscita dal vortice di riflessiva calma in cui era appena finita, riprese a turbinare qua e là. “Pensiamo: cosa farebbero i nostri personaggi se fossero reali?” Kuro portò una mano al mento e rispose: “Immagino che le cose si svolgerebbero realisticamente, mossa dopo mossa, fino a che una delle due parti non avrebbe la meglio, i miei sacerdoti o la tua coppietta. Se fosse tutto vero non ci sarebbe un finale prestabilito, un intreccio da aggiungere o modificare, ma solo creature a tutto tondo che si muovono in un mondo ben delineato, si scontrano e realizzano i propri sogni o muoiono. Un po’ come nella realtà insomma.”
Blanchette, con un viso luminoso, confermò: “Esatto! Dobbiamo rendere il nostro mondo reale! Dobbiamo infrangere le barriere dell’albero della creazione! Noi stessi saremo parte del nostro mondo e lo renderemo reale! Dopodiché, chi vivrà vedrà… non dovremmo stabilire tutta la storia subito. Di capitolo in capitolo, di mossa in mossa cercheremo di realizzare i nostri sogni come se fosse la realtà e valuteremo quale sia la reazione più realistica alla nostra mossa. Cercheremo di essere più obbiettivi possibile con le nostre possibilità e con le conseguenze delle nostre azioni.”
Kuro era al tempo stesso esaltato e preoccupato. Sentiva che l’idea era grandiosa ma aveva paura che stesse per affrontare una sorta di legge cosmica, come se tentasse di superare i limiti metafisici dell’universo ed aveva il terrore che questo potesse comportare gravi conseguenze. “Ma non sarà pericoloso oltrepassare i limiti del nostro livello di creazione?”
Blanchette, più positiva, la vedeva invece come un’opportunità. “No, è quello che il nostro Autore ha voluto per noi… Kuro, sei pronto? Ho già il nome per la nostra storia…
si chiamerà… Metaworld!”
  
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