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Autore: Margo_Holden    28/10/2014    4 recensioni
Sheena è una pacifista, che nel giorno della scelta, deciderà di stare con gli intrepidi.
Quello che non sa, è che non ci sarà solo la lotta per rimanere nel suo nuovo mondo, ma la lotta più grande dovrà vincerla contro se stessa e i suoi sentimenti.
Dal Capitolo 17.
"Quando giunsi lì, mi sedetti sul muretto con i piedi a penzoloni. Chiusi gli occhi e allargai le braccia. E sognai di essere una bellissima aquila, che volava e spiegava le sue ali senza paura o timore, che padroneggiava alta su nel cielo, limpido e senza nubi. Andava dritta per la propria strada e non si guardava mai indietro, sapeva cacciare e badare a se stessa, mentre muoveva le ali su e giù senza badare agli altri uccelli che la guardavano intimoriti. Aprii gli occhi di scatto quando capii che avevo disegnato il profilo di Eric."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tris
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.



Cavolo! Cavolo! Cavolo!
Non è possibile che il giorno più importante di tutta la mia vita, io sono (come sempre d’altronde!) in un ritardo pazzesco. Eppure mi sono svegliata 2 ore prima, per essere puntuale due ore dopo

Si ma poi ti sei riaddormentata. 

Ecco, quella che sentite è la mia coscienza sempre pronta  a sparare sentenze, un po’ come me, d’altronde.
-Little Girl, muoviti o faremo tardi. Anche se credo che più di così non si possa!-
Urla mio fratello Travis dalla cucina.
-Sto arrivando! Ho quasi fatto devo solo pettinarmi, truccarmi e cambiarmi!-
-Almeno hai fatto la doccia, siamo ad un passo avanti. Complimenti!-
Mi urla spazientito mio padre, che legge il giornale seduto sulla poltrona rossa di pelle ormai andata  a male, un po’ come la nostra famiglia dopo la morte della mamma, la mia cara mamma, l’unica che mi ha sempre capito.
Finisco di truccarmi, con un filo di matita nera sugli occhi e un filo di quella rossa sotto.
Prendo la mia amata gonna rossa dall’armadio, un top giallo e il mio bellissimo e amatissimo chiodo rosso. Poi mi pettino facendo delle piccole treccine sul lato destro della testa e fermandole con delle mollette rosse. Adesso manca solo il mio ciondolo, quello che mi fu regalato dalla mamma quando avevo 10 anni, da cui non posso proprio separarmene. È semplice oro bianco con una frase “disperati, ma non senza speranza”
Mia madre amava ripeterci quella frase. Ricordo che una volta mentre cercavo di salire sulla vecchia ruota panoramica e non ce la feci, così tornai a casa piangendo, e mia madre mi fece calmare e mi disse queste parole con una inaudita dolcezza e semplicità: "Sheena, tu tornerai lì, ti arrampicherai e ce la farai. Perché se sei  disperata, dentro di te c’è sempre quella piccola scintilla che ti fa andare avanti e non demordere. Quella, piccola mia è la speranza. Ricorda, puoi essere disperata, ma mai senza speranza”.
Sospirando guardo la mia stanza, forse questa sarà l’ultima volta che entrerò qui. Mi dirigo poi verso la porta aprendola e andando in soggiorno, dove ad attendermi c’è mio padre e Travis.
Solo un ora dopo siamo usciti da casa, una villetta in legno e ci siamo incamminati nel posto in cui la mia vita cambierà per sempre. Questo è il giorno in cui tutti i ragazzi della mia età sono portati di fronte ad una scelta che cambierà, per alcuni di loro, la propria vita.
Al solo pensiero rabbrividisco. Io sono una di quelle cretine, melodrammatiche che non sanno prendere una scelta da sola, ma allo stesso tempo sanno quello che vogliono ed hanno paura ad ammetterlo. Il test, che ho fatto qualche giorno fa, mi ha dato come risultato intrepida. All’inizio ero spaventata ma eccitata allo stesso tempo. Poi, una volta tornata a casa, ho capito che sarei stata felice di lasciare i Pacifici, perché non sono per niente una pacifica. Io ero quella che a scuola pur di salvare la sua migliore amica, picchiava anche il bambino più grande e la cosa più bella, quella più strana era che non mi interessava se finissi per terra con il sangue che gocciolava dal naso e andava in bocca, chi se ne fregava!  Dovevo salvarla. Ero questo quello che il cervello mi ripeteva. Come un disco rotto. Allora, non capivo più niente, e così addosso al bambino più alto. Ero una sciagurata, ma coraggiosa.
Coraggio. Che bella parola. Ti fa pensare alla libertà di fare cioè che si vuole e ti fa senti re come un uccello maestoso che vola alto, nel cielo azzurro, che sfreccia tra le nuvole, impavido.
Era forse questa la strada da prendere? Passare la vita a essere coraggiosa?
Domande a cui non sapevo dare una risposta.

Cavolo Sheena! Sii coraggiosa, affronta a petto in fuori la vita, non puoi sempre nasconderti dietro tuo fratello Travis e tuo padre.

Travis e Papà.

Cosa ne sarebbe stato di loro? Avrebbero accettato la mia scelta?

Non è la loro scelta, è la tua maledettissima scelta.

La mia coscienza per una volta ha ragione. È la mia scelta e non la loro.
-Eccoci arrivati. Pronta Little Girl?-
È la voce di mio fratello a riportarmi alla realtà. Lui che mi scruta con i suoi occhi azzurro cielo, con la sua maglietta rosso fuoco e i suoi pantaloni giallo canarino. Mio fratello Travis, che anche se siamo gemelli, lui è sempre stato più bello e più solare di me. Pacifico fino al midollo, suonatore di chitarra incallito e amante della libertà più della vita stessa. Quanto possiamo essere diversi e simile allo stesso tempo.
Stessa faccia, ma caratteri diversi.
-Trav, ti ho mai detto che odio quello stupido soprannome?
-Un miliardo di volte- mi risponde con uno dei suoi sorrisi migliori del mondo
Mi mancherai. Penso.
Ma non posso andare contro quello che sono.
-Ecco adesso sono un miliardo e uno- ribatto facendogli la linguaccia, mentre lui mi abbraccia.
Noto che anche lui ha una certa ansia, ma non la da a vedere. Sempre forte il mio fratellino Trav.
Quando entriamo nel palazzo, vediamo una lunga fila grigia sulle scale.
Abneganti e l’altruismo.
No decisamente non potrei mai esserlo, non sono per niente una persona che passa inosservata e che soprattutto, non fa altro che pensare ad aiutare il prossimo dimenticandosi di se stesso. D’altronde non so prendere una decisione per me, figurarsi per gli altri.
Davanti a noi c’è un gruppo di persone vestite di blu, azzurro, turchese e verde acqua.
Euriditi.
Coloro che si occupano di scienza e il miglioramento tecnologico della città.
No, non sono fatta per passare una vita in un laboratorio. No, decisamente no.
L’ascensore invece, è affollato da persone vestite di bianco e nero.  
Candidi.
Coloro che dicono la verità, sempre e comunque, anche se fa male.
No, anche questa fazione non fa per me. Penso che è meglio non sapere la verità, a volte, perché fa meno male.
E poi sento il fischio del treno in lontananza, e mi giro di scatto per guardare da fuori dalla finestra come se quel suono fosse stato il segnale che aspettavo da giorni, la conferma che mi serviva per affrontare quello che sarebbe accaduto dopo, e poi scendono saltando dal treno incorsa, senza paura o timore, senza nemmeno pensarci, come se fosse la cosa più naturale possibile. La massa nera che è appena scesa si affretta ad entrare nel palazzo, e Bam! Eccoli dentro, più sorridenti che mai e facendo un tale casino, da far borbottare i Candidi indispettiti.
-Sheena! Andiamo dai, i Pacifici ormai sono tutti dentro. Muoviti ad entrare!- mi intima mio padre
-Ecco sto arrivando, Daddy- gli rispondo guardando una massa di camice rosse e gialle fare il loro ingresso nella stanza delle coppe.


***

Una volta dentro la confusione è tale che riesco a riconoscere il posto dove dovrei sedermi, solo perché ci sono altri ragazzi sui sedici anni che si avviano alle gradinate, e poi perché, con  alcuni di loro frequentavo la stessa scuola. L'unico momento in cui le fazioni si univano avveniva soltanto durante il periodo scolastico, poi ognuno vive la propria vita nel posto in cui era stato destinato.
Mi siedo tra una pacifica e un abnegante che gentilmente mi ha lasciato sedere vicino ad esso.
La cerimonia comincia e a turno i capifazione di ogni fazione (ovviamente) fanno il loro discorso.
La scelta che farete non potrà essere cambiata, chi decide di abbandonare diventa un escluso e che LA FAZIONE VIENE PRIMA DEL SANGUE.
Quando  il capofazione degli intrepidi esordisce con queste ultime parole, i miei occhi si girano automaticamente a mio fratello, che è seduto a pochi metri da me e lui fa incontrare i nostri occhi azzurri in uno sguardo indagatore ma allo stesso tempo comprensivo, come se volesse dirmi che qualsiasi scelta io avessi fatto, lui e papà sarebbero stati d’accordo, e che non dovevo preoccuparmi, ma seguire il mio cuore.
Il mio cuore che mi diceva di essere intrepida, coraggiosa e libera.
E il suo di cuore?
Ho sempre pensato che Trav sarebbe rimasto per sempre un pacifico, ma i suoi modi di fare non mi convincono del tutto, qualcosa mi dice che anche il mio fratellino frikketone Trav nasconda qualcosa e che ha dei segreti mai rivelati prima.
Gli rivolgo lo stesso sguardo e nel frattempo il primo ragazzo viene chiamato.
-Mason Aby
Un ragazzo vestito di azzurro si alza e con aria sicura arriva davanti alle coppe delle fazioni, prende il coltello che gli viene dato e facendosi un taglio lascia scivolare il sangue nell’acqua, che simboleggia gli Euriditi.
Dopo che alcuni ragazzi Euriditi e Candidi hanno fatto la loro scelta adesso è il turno dei Pacifici.
-Judy Angel
La ragazza dai capelli biondo grano si alza e fa la sua scelta: Candidi.
Perfetto, già con la prima chiamata hanno perso una ragazza.
Poi è il turno di altri quattro ragazzi che scelgono di rimanere Pacifici e altri 10 che scelgono di essere trasfazione.
-Travis Torn- il mio cuore perde un battito e faccio scorrere gli occhi su una camminata titubante di mio fratello al viso teso di mio padre.
Travis prende il coltello e fa scorrere la lama sulla sua pelle bianca, e lascia cadere poche gocce di sangue nella coppa dei pacifici. Mi accorgo solo ora che stavo trattenendo il respiro, e buttando tutto il fiato che avevo trattenuto mi sento stranamente felice, perché nostro padre non sarebbe stato più solo, perché aveva il piccolo Trav con lui, mentre io, beh io….
-Sheena Torn
Cavolo, il momento tanto atteso  è arrivato.Mi alzo sembrando sicura e lancio un sorriso a mio fratello e porto lo sguardo in direzione delle coppe. So qual è la mia scelta, in fondo lo sempre saputa.
Prendo il coltello, faccio scivolare la lama sul palmo della mano, che si colora subito di un rosso vermiglio, come il chiodo di pelle che ho indossato oggi, e faccio scorrere la mano sui carboni ardenti. Il sangue tocca i carboni che subito si accendono facendo partire una piccola fiamma che si spegne sul nascere.
-Sheena Torn, ha scelto gli intrepidi- dice il funzionario Abnegante rivolto al pubblico.
Subito si alza un boato mentre vengo accolta calorosamente dagli intrepidi.
Giro il viso nella direzione di mio padre credendo di vedere sul suo volto stupore e delusione, invece mi sta sorridendo e mi mima con le labbra
 “l’ho sempre saputo che eri destinata a fare grandi cose, S.” 
Si hai ragiona Daddy, da ora la Sheena che tutti conoscevano, quella melodrammatica non ci sarà più.
Little Girl sta per diventare sicura, impavida e INTREPIDA.
   
 
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