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Autore: Ita rb    29/10/2014    2 recensioni
Nei bassifondi della città, si vocifera che la malavita abbia approdato in un campo molto ostico: gli scontri clandestini. Un giro di scommesse sta dilagando da un lato all’altro del Paese, attirando quanti più stranieri possibile in quella che sembra una speranza avida, ma la Pantera non ha intenzione di chinare il capo e, arrancando nel sangue, si aggrappa al titolo di campione della fantomatica Cage per sbaragliare i suoi avversari e guadagnarsi da vivere; eppure, la routine sembra spezzarsi con l’arrivo di una Tigre dalle unghie affilate e la parlantina schietta.
[AoKaga | AkaKuro | ImaHana]
[Partecipa all’iniziativa : “Fan fiction interattiva” – maggiori info nelle note del prologo]
Rating, pairing e personaggi presenti possono cambiare nel corso della storia.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Makoto Hanamiya, Seijuro Akashi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Note: Salve a tutti! Ammetto con mio rammarico che sto aggiornando molto di rado, soprattutto le storie ancora non concluse, ed è causa del famigerato blocco dello scrittore. Nonostante tutto, a fatica, ho intenzione di portare avanti ciò che ho d'incompiuto – e giuro che mi sto impegnando molto per riuscirci! Questa storia era leggerme in sospeso, tra l'altro, proprio perché si tratta di qualcosa di complesso (?) che vede un'ispirazione momentanea; ma sono riuscita a scrivere il capitolo e spero vivamente che non ci siano troppi errori di dislessia – odio questa cosa, perché tali errori mi evaporano da davanti nonostante continui a rileggere più e più volte.
Al momento, come sempre, ringrazio chi ha commentato e chi si è interessato alla storia, sperando di non deludere nessuno con questo capitolo focus on.
Grazie anche a chi legge e non commenta, perché so che ci siete ♥

Maggiori info sul progetto della fan fiction interattiva sono nel prologo!


Ci era voluto un po’ affinché riprendesse i sensi, forse anche troppo per i suoi gusti, ma non aveva avuto neppure il tempo di capire cosa gli stesse accadendo attorno quando la vista gli era venuta meno. L’unica cosa che gli sembrava di avere bene in testa era il tono preoccupato di qualcuno – una voce non propriamente sconosciuta.
Nella penombra dello sgabuzzino in cui si trovava, Taiga ci mise un po’ a capire di non essere più solo: il lieve bagliore che proveniva dalla porta schiusa era stato un debole e accecante flash, qualcosa che avrebbe potuto confondere facilmente nella miriade di pensieri che gli affollavano la mente, e il suono leggero delle sneakers sembrava più che altro un sussulto di coscienza; perciò rimase attonito quando qualcuno gli sollevò la testa dal mento per vederlo bene in viso e calibrare il daffare.
«Ehi», rantolò appena, prima di ritrovarsi un blocco ghiacciato all’altezza delle sopracciglia.
«Hai perso molto sangue sul ring», spiegò semplicemente il ragazzo che si era seduto accanto a lui, osservandolo di sguincio e con le labbra leggermente corrucciate. Sentendolo grugnire, allora, sospirò appena e premette con più forza il ghiaccio sintetico sulla parte lesa.
«Sei quel piccoletto che ho incontrato in strada…» bofonchiò, riconoscendo il timbro di voce e guardandolo con le palpebre un po’ abbassate. «Ahi, cazzo!» Si lamentò d’un tratto, battendo un pugno sul pavimento e sentendosi ghiacciare il cervello, mentre un asciugamano sporco di sangue gli veniva premuto sotto le narici.
«Bisogna tamponare il più possibile e frenare l’emorragia senza mandare indietro la testa», disse automaticamente l’altro, cercando di non badare troppo alle proteste del rosso che, dal canto suo, serrò le dita di entrambe le mani per lasciarlo fare.
«Ne sai molto, vedo», disse spicciolo, lasciandosi andare a un piccolo ghigno sardonico che, dopotutto, era solo un modo per mascherare il dolore che stava provando.
«Ti sconsiglio di andare in ospedale, Tigre», borbottò a quel punto, tagliando il discorso sul nascere e dando prova che l’altro non si fosse sbagliato sul suo conto.
«Ovviamente: non ho intenzione di finire nei guai con la legge per questo postaccio», schioccò irritato, sollevando una mano per afferrare l’asciugamano.
«Il capo crede che tu abbia delle buone potenzialità per succedere alla Pantera», mormorò sottotono. Aveva avuto giusto il tempo di dare una controllata veloce al combattente e poi era stato costretto a seguire i suoi incarichi alle dipendenze di Akashi, ma al momento non c’era alcun compito da svolgere e poteva tranquillamente controllare il suo stato di salute.
«Non ne dubito neanch’io: questa volta mi ha rotto il naso e ha vinto, ma la prossima…»
«La prossima non ci sarà», intervenne subito, lapidario, senza neppure guardarlo in volto; allorché si sentì strappare di mano il ghiaccio sintetico e lo vide meglio nella penombra, perché il suo sguardo corrucciato gli si era posato contro come se fosse una minaccia.
«Come sarebbe a dire?»
«Intendo dire esattamente ciò che ho detto: non ci sarà una prossima volta, non ci sarà nessuno scontro tra voi due.» Non aveva motivo di mentire a quel tipo, meno che mai di alleggerirgli la pillola, ma in qualche modo voleva che si rendesse conto della situazione e, malgrado Seijuro avrebbe avuto da ridire sul suo comportamento, non si era fatto scrupoli ad andare fin lì per avvisarlo – oh, era fin troppo palese che avesse un motivo per trovarsi alla Cage! Non era solo la brama di denaro, era qualcosa di più grande, forse paragonabile a quello che aveva spinto la Pantera a diventare il campione.
«Mi ha messo al tappeto e non ho neppure il diritto di controbattere?» Gracchiò indignato, improvvisamente dimentico del dolore al setto; tuttavia era debole e, come suggerito da Tetsuya, aveva perso molto sangue. Non riusciva a mantenersi arrabbiato come avrebbe voluto, ma anche se ci fosse riuscito non era certamente con quel ragazzo che avrebbe dovuto prendersela.
«No», disse, scuotendo il capo per incentivare la sua risposta atona. «Puoi lavorare qui, volendo, ma prima dovrai battere qualcuno della Cage.» Fece spallucce, provando per un istante uno strano moto di ribellione: avrebbe voluto avvisarlo che quel posto e quel genere di cose non erano mai la soluzione più giusta, eppure non era riuscito a farlo. «E questo qualcuno, che ti sia chiaro, non è lo sfidante che hai puntato sin dall’inizio», lo avvisò a mezza bocca, sentendosi afferrare all’improvviso per una spalla e strabuzzando gli occhi con confusione.
«Continuo a non capire», fece la Tigre, lasciando cadere l’asciugamano sporco sul pavimento.
«Non combatterà più alla Cage, tutto qui.» Rispose automaticamente, quasi come se in quelle parole non ci fosse un vero e proprio sentimento, ma la verità era ben altra: gli dispiaceva per Aomine, per la situazione che Akashi aveva creato molto teatralmente e per quella ragazza che, suo malgrado, si era ritrovata ad assumere il ruolo di una mera pedina nelle mani del capo della Cage.
«Cosa?» Sbottò, serrando la sua presa sulla spalla dell’altro. «Io voglio fronteggiarlo ancora: devo farlo!»
«Non qui», negò lui, aggrottando le sopracciglia di rimando e serrando i denti per il fastidio che quel contatto gli stava procurando – ah, se solo gli fosse rimasto qualche segno, probabilmente Akashi avrebbe avuto di che lamentarsi.
«Dove?» Le domande iniziavano a farsi più opprimenti, più impellenti e terribilmente pesanti per le orecchie di Kuroko che, dal canto suo, poteva solo osservare lo straniero con sguardo inquieto.
«Non lo so…» soffiò «… non sono io il capo ed è con lui che ha preso degli accordi.» Forse aveva parlato troppo, se ne rendeva conto da solo, ma non era riuscito a trattenersi e forse era colpa dello sguardo deciso del rosso.
«Sai troppe cose», sentenziò infatti, cogliendolo in flagrante. «Non vorrai che io mi beva una stronzata come questa? Lo sai!» E lo sapeva almeno quanto Kagami stesso era a conoscenza della sua implicazione. Non era un caso se l’aveva incontrato durante il suo allenamento mattutino, non era un caso se si ricordava del suo vociare quando ancora era frastornato a fine del round con la Pantera e, soprattutto, non era un caso il fatto che stesse mentendo così palesemente.
«Se anche fosse?» La domanda retorica di Tetsuya gli arrivò alle orecchie come una grandissima provocazione: sfrontata, saccente.
Restrinse lo sguardo con fare minaccioso, puntandoglielo contro con maggiore convinzione e, dopo averlo strattonato per la giacca, se lo tirò vicino per rendersi più convincente.
«Devo saperlo», sibilò, incurante del cigolio alle sue spalle. «Che tipo di accordi ha preso?»
«Non è con me che dovresti parlarne», disse tranquillamente, percependo nella stanza il suono leggero di una suola in cuoio che, senza ombra di dubbio, apparteneva ad Akashi.
«È con me, infatti…» sibilò la voce alle spalle del rosso, facendolo trasalire. «Togli le mani di dosso a Tetsuya, per favore.» Ma non era una vera richiesta, quella, perché il suono che aveva seguito quelle parole era senz’altro quello di una pistola appena caricata e pronta all’uso. «Una Tigre, per quanto possa avere artigli affilati, rimane pur sempre un animale da cacciare per i grandi imprenditori…» soffiò, osservando lo straniero in viso dopo averlo spinto a voltarsi con le mani in alto «… non vorrei cedere all’istinto di premere il grilletto.»
«Dov’è?» Domandò di slancio, capendo subito con chi avesse a che fare in quel momento.
Il sangue scendeva ancora dalle narici contornate di rosso vivo, gli bagnava le labbra e gli faceva girare la testa; nonostante ciò, la sua attenzione era massima e lo sguardo, benché un po’ assente, non lasciava nulla d’intentato dinanzi al capo della Cage. Era lui il tipo che poteva dargli delle risposte, perciò voleva averle prima di rischiare un nuovo, dannatissimo, svenimento a causa del setto deviato.
«Sta tornando a casa, ma non dovrebbe interessarti», rispose vago, continuando a tenerlo sottotiro per fare in modo che Kuroko si allontanasse di lì alla svelta. «Piuttosto, come ha detto Tetsuya, potresti prendere in considerazione l’idea di non essere più uno straniero», accennò a malincuore. Era in gamba, doveva ammetterlo, perciò non sarebbe stato così male averlo nelle file di combattenti clandestini – pur ammesso che si fosse ripreso alla svelta, ovviamente.
«L’hai fatto fuori?» Chiese istintivamente, non facendo caso alla spiegazione iniziale di Seijuro – d'altronde, dopo essersi visto una pistola puntata contro, come avrebbe potuto credere che la Pantera fosse davvero sana e salva?
«Tutt’altro», fece semplicemente, allungando una mano in direzione dell’informatore per avvicinarselo e portarlo alle sue spalle.
«Perché non combatterà più nella Cage, allora?» Era davvero quello che gli premeva più di ogni altra cosa: era testardo e terribilmente convinto di potercela fare nonostante si trovasse bocconi al suolo; perciò non mancò di suscitare un po’ d’ilarità in Seijuro che, dal canto suo, poté solo sollevare un sopracciglio con fare interessato.
«Ha ricevuto una promozione…» spiegò alla svelta, senza aggiungere troppi dettagli. «Tu non hai ancora un capo su cui fare affidamento, perciò non dovresti neppure porti con tanta sfrontatezza a me», disse serio, sollevando il mento con fare sprezzante. «Sei così interessato alla Pantera da farmi venire voglia di dirti tutto quanto», ammise in un soffio, parlando tra sé e sé. «Se lo facessi, però, sarebbe come barare – e io non ho intenzione di farlo.» Batté le palpebre una sola volta, concentrandosi nella penombra su di lui e cercando di capire in che condizioni fosse; allora, mettendo la sicura alla pistola, smise di tenerlo sottotiro. «Devi farti notare da qualcuno se vuoi davvero una promozione…» Fece tranquillamente, sistemando la pistola nella cintura dei pantaloni.
«Devo farmi notare da te? È questo che vuoi dire?» Chiese confuso e, paradossalmente, sicuro al contempo.
«No.» Akashi scosse il capo come se nulla fosse, negandogli quella che in un primo momento era sembrata un’ovvietà. «Io ho già una punta di diamante», disse «e non sei tu.» Non doveva dirgli altro, dopotutto, perciò fece un cenno con il capo in direzione della porta, lasciando che a precederlo fosse Tetsuya – non prima di aver lanciato un’ultima occhiata al ferito, ovviamente: era troppo incuriosito dalla Tigre per ignorarla. «Fatti notare se vuoi rivederlo sul ring», disse infine, uscendo di lì e lasciando la porta aperta come se nulla fosse, facendo in modo che il caos della Cage lo investisse in pieno nel suo disperato tentativo di alzarsi in piedi per fermarlo.
«Aspetta!» Gridò nella sua direzione, cercando in qualche modo di farsi ascoltare per ottenere maggiori informazioni o indizi su ciò che avrebbe dovuto fare a quel punto; eppure, Akashi non si voltò nella sua direzione e l’unico suono che arrivò alle sue orecchie fu un’imprecazione lontana che, dal ring, sembrava echeggiare i suoi pensieri:
«Dannazione…»
 
Lo sguardo di ghiaccio sembrava pressoché languido in quel frangente: era carico, deciso e sadicamente contorto quasi come le sue labbra – oh, sembrava che stesse ridendo di gusto, ma uno sguardo non può farlo perché privo di voce.
«Mi stavo annoiando», ammise in un soffio, scrutando il suo avversario senza abbassare la guardia «e adesso continuo ad annoiarmi.» Concluse con uno strano borbottio: una provocazione più che palese, la quale non venne però percepita come tale dalle orecchie dello straniero che era sul ring.
Scattò contro di lui come se avesse voluto strangolarlo con entrambe le mani e, per un istante, la Tarantola si chiese quanta preparazione avesse per arrivare al punto di sfidarlo in modo tanto blando – più che uno scontro clandestino, ai suoi occhi sembrava una pantomima del wrestling.
Nel fermarlo, il combattente della Cage si lasciò andare a un debole ghigno di soddisfazione e, abbassandosi, mandò a vuoto il tentativo del tale con un’innata eleganza – per quanto un combattimento potesse essere elegante, ovviamente.
«Bastardo!» Sibilò lo straniero, voltandosi a guardarlo con il volto travolto dall’ira. «Invece di scappare, perché non combatti?» Era vero che i primi colpi fossero andati a segno nel suo stomaco con una naturalezza inquietante, ma era pur vero che dopo quelli non ne era seguito nessuno.
«È il gioco della Tarantola…» soffiò con soddisfazione il barman, prendendosi una piccola pausa e mettendosi a sedere s’uno sgabello vicino alla botticella. «Possibile che abbia deciso di sfidarlo senza averlo capito?» Fece spallucce, continuando a osservare da lontano il modus operando di Hanamiya che, dal canto suo, sembrava più che attento – per lo meno ai suoi occhi, visto e considerato quanto tempo era passato dal loro primo incontro: si conoscevano e, se solo ne fosse stato in grado, probabilmente sarebbe stato lui stesso a sfidarlo. Sapeva a memoria tutti i suoi attacchi, li aveva imparati nel corso degli anni e non solo nei mesi che l’aveva visto lavorare alla Cage; dopotutto, c’era pur sempre da ricordare che era stato lui ad allenarlo e a spianargli la strada della malavita.
«Ma io sto combattendo», replicò spicciola la Tarantola, non prendendo molto bene quelle parole. «E il difetto di chi ha tanti muscoli, purtroppo, è proprio qui…» disse, saettando nella sua direzione per afferrarlo alla giugulare e sbilanciarlo contro la grata del ring «… nella testa.» Serrò la sua presa sulla nuca dello straniero, scostandosi un po’ da lui per tirarlo verso il basso e fargli sbattere la faccia sul ginocchio.
Un sonoro crack arrivò alle orecchie degli spettatori, nonché a quelle ancora volubili della Tigre che, poco distante dal ring, osservò l’altro straniero cadere in terra con il naso ridotto in poltiglia – e molto peggio del suo!
«Il punto debole: tipico…» si lasciò sfuggire Imayoshi, facendo spallucce e tornando a versare della birra in una pinta vicina.
L’esito dello scontro era ormai chiaro, in fondo, e non aveva bisogno di sentire il conteggio dell’arbitro: quel tipo non si sarebbe rialzato e per un bel po’.
«Il prossimo sei tu», disse Hanamiya in un soffio, muovendo appena le labbra nella direzione della Tigre per farsi notare da lui. «Ricordatelo.»

 
つづ

La situazione con Taiga e Tetsuya era rimasta in sospeso, ma adesso la carne è stata messa sulla brace (?)
Il capitolo è ancora di transizione, ma già dal prossimo verranno svelati nuovi risvolti!
Le domande sono sempre le stesse al momento *suspense* ma cosa ne pensate della Tarantola? ♥

xoxo
   
 
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