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Autore: Postula Sblindo    29/10/2014    2 recensioni
Un giorno ero seduto su una panchina con... Non credo vi interessi tutta la storia, quindi accorcio. Stavo osservando annoiato un ragazzo, che molto probabilmente aspettava che i genitori lo venissero a prendere, così per divertirmi un po' decisi di dire ciò che potesse pensare in base ai suoi movimenti e alle sue espressioni, in pratica ho trasformato un ragazzo di forse dodici anni (già, non conosco la sua età, e non conosco nemmeno quel ragazzo) in un rapinatore al suo primo colpo in una banca. Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate recensendo questo racconto :).
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda giornata di fine agosto in un paesino vicino a Torino e un ragazzo era appena giunto ad una rotonda sperduta sulla quale si trovavano una panchina, due alberi e una fontana. Tony, il giovane appena arrivato in quel luogo, aveva una ventiquattrore in metallo (quelle solite che si usano nei film di gangster, e non solo, per trasportare i soldi, per intenderci), indossava dei pantaloni lunghi neri, una maglietta tamarrissima dello stesso colore, delle Vans verdi e portava un paio di occhiali da sole sulla testa per tenere fermi i capelli biondicci non poco corti. Era appena arrivato e aveva un leggero fiatone, forse aveva camminato molto velocemente, quasi come se volesse correre, oppure il caldo lo stava abbattendo, comunque voleva raggiungere la panchina per riposarsi e aspettare, solo che era occupata da una coppietta intenta a scambiarsi effusioni amorose, perciò decise di rinunciare a sedersi lì per non disturbarli e scelse di rimanere in piedi, tanto avrebbe dovuto aspettare ancora pochi minuti e poi sarebbe scappato via con i suoi complici. Era teso, molto teso, e non riusciva a stare fermo perciò continuava ad andare avanti e indietro, fortunatamente protetto dal sole grazie all'ombra di uno dei due alberi piantati al centro di quella rotonda. Continuava a guardare la sua valigetta e a sorridere, infatti essa era piena di soldi e qualche minuto prima era stata riempita in una banca lì vicino, in pratica era stato il suo primo colpo con i suoi soci e non era stato ancora beccato; nonostante la sua eccitazione fosse molta aveva un brivido che gli correva lungo la schiena: temeva che i bancari se ne accorgessero troppo presto. Questo pensiero diventava sempre più forte a causa del ritardo dei suoi compagni con l'auto per la fuga, visto che l'ora stabilita era appena giunta, allora prese il telefono dalla tasca destra per vedere se lo avessero chiamato, ma niente. Iniziò a sudare freddo dalla preoccupazione, si sedette sul marciapiede con la valigetta alla sua sinistra, si strofinò gli occhi con la mano destra mentre appoggiava l'altra sul bottino, "Dove sono finiti quei due?! Non ci vuole tutto questo tempo dal parcheggio a qui, avevamo anche provato più e più volte!" pensò, "Non possono essere stati catturati, è troppo presto, in più Bobo nonostante sia un idiota è un abile guidatore, dovrebbe essere riuscito a scappare... Poi è insieme a Pino, lui è un genio, dovrebbe aver già trovato un modo per seminare la polizia e venirmi a prendere! Ha anche pianificato tutto nei minimi dettagli, non può aver commesso un errore...". Guardò ancora il telefono -Cazzo!- esclamò tirandosi anche un pugno sulla gamba (attirando così l'attenzione dei due giovani seduti sulla panchina ma che subito dopo ripresero da dove avevano interrotto), Bobo e Pino erano in ritardo ed egli era lì già da quindici minuti, "La banca ormai si sarà accorta del furto, dove sono quei due coglioni?! Basta, io li chiamo!", e così fece. -Dove cazzo siete fottuti idioti?!- urlò parlando con Pino -Al punto di incontro, imbecille...- gli rispose quello molto calmo -Come al punto di incontro? Io sono qui da un quarto d'ora e di voi nemmeno l'ombra!- -Aspetta... Dove sei esattamente?- chiese preoccupato la mente del gruppo  -Alla rotonda davanti alla chiesa- -Sei sempre il solito distratto! lo avevamo cambiato due giorni fa perché era troppo vicino alla caserma! Siamo davanti al monumento ai caduti, sbrigati a venire lì, la banca ha già avvisato gli sbirri!- disse Pino nervoso, talmente nervoso che buttò giù la chiamata. Allora Tony si alzò di scatto dal suolo, prese la valigia e iniziò a correre verso il punto di incontro per la fuga imprecando in tutti i modi possibili e immaginabili, aveva rovinato quel piano perfetto... Ora sperava solo di non essere raggiunto dalla polizia e che quel dannato giorno finisse in fretta.
   
 
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