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Autore: Arianna18    29/10/2014    1 recensioni
Henry Baker era un ragazzo di Londra costretto a fuggire in campagna a causa della guerra. Aveva appena compiuto diciassette anni e si era trovato a condividere i suoi spazi con una nuova famiglia in una nuova casa.
Tra il disagio e lo sconforto, Henry, troverà qualcosa di straordinario e affascinante e, senza mai dimenticarsi di scrivere sul suo diario, vivrà le sue avventure farà le sue esperienze e crescerà. Arriverà il momento in cui verrà sottoposto a scelte difficili, dovrà imparare dai propri sbagli e dovrà prendere un'importante decisione alla fine della guerra.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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30 ottobre 1943
Salone
La leggenda di miss Jones mi ha sconvolto, credo. Da quella notte è cambiato qualcosa in me, nella casa, non so, forse ovunque. Il fatto è che non sento un rumore da più di una settimana, la notte prima di addormentarmi è così silenziosa da mettermi a disagio. Mi ero abituato a convivere con i tonfi al piano inferiore e ora il nulla. Non è questo però il motivo del mio sconcerto: ciò che mi turba ora è il sogno che continua a tormentarmi ogni notte. Non è un incubo, ma lascia in me sentimenti forti e assolutamente contrastanti. Una ragazza, così pallida, mi guarda senza dire nulla e io cerco invano di parlare, ma le parole si fermano e lei si dissolve nel buio del bosco.
Ogni volta che apro gli occhi l’unica cosa che vorrei è sapere l’identità di quella ragazza, ogni volta che li chiudo la vedo. Capelli rossi, lineamenti dolci, ma sguardo forte e intimidatorio; ha un aspetto così misterioso e al tempo stesso così ingenuo: non riesco a smettere di pensarci. Di sicuro per essere così ricorrente nei miei sogni e nei miei pensieri non può che essere vera.
•••
3 novembre 1943
Salone
Credo di aver trovato cosa possa distogliere la mia attenzione dal bosco. E’ stata una scoperta casuale non so nemmeno come io abbia fatto.
 Ieri stavo gironzolando per la villa, ormai sono arrivate le brutte giornate e così non posso più uscire, così ho cominciato a ficcanasare un po’. Ad un tratto ho notato che una porta, nel corridoio del piano di sotto, era socchiusa e non chiusa a doppia mandata come quasi tutte le altre. Sono entrato ed era uno spettacolo fantastico: c’erano scaffali pieni di libri e ce n’erano così tanti che non sono riuscito a trovare la fine di quel labirinto di legno e carta.
Leggere mi è sempre piaciuto, i libri mi affascinano e là dentro avevo trovato ciò che stavo cercando ovvero una distrazione.
Mi sono addentrato tra i titoli e gli autori e ad ogni passo ero sempre più rapito, non sapevo più cosa scegliere finché qualcosa ha catturato la mia attenzione. La dinastia Fisher era un quaderno vecchio che probabilmente era stato fatto rilegare dopo averlo scritto, infatti la copertina non era malandata come le pagine al suo interno. Era appoggiato su una scrivania in mezzo a fogli sparsi e suscitava in me lo stesso senso di attrazione che riusciva a trasmettere la ragazza del sogno.
L’ho preso tra le mani come se fosse qualcosa di estremamente delicato, probabilmente era proprio così, e ho cominciato ad osservarlo, ma non potevo più aspettare e l’ho aperto. Non sapevo se avessi il permesso di leggere, ma ormai il danno era fatto.
Più andavo avanti nella lettura più mi accorgevo di non poter smettere, qualsiasi cosa riguardasse i Fisher esercitava su di me un senso di attrazione così forte da farmi perdere la concezione del tempo e dello spazio. Sono passati più di due mesi da quando mi sono trasferito qui e ancora non conosco il padrone di casa né alcun membro della sua famiglia, ammesso che ce ne siano, quindi credo sia giustificata la mia curiosità.
Sono rimasto in biblioteca tutto il pomeriggio e solo per puro caso sono riuscito a distogliere l’attenzione dalla lettura: miss Jones mi stava cercando e andava urlando per tutta la villa in attesa della mia risposta.
Prima di uscire ho cercato di rimettere tutto ciò che avevo preso al posto originale, nel caso la mia presenza non fosse gradita in quella stanza e poi ho raggiunto miss Jones.
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5 novembre 1943
Biblioteca
Sono di nuovo in biblioteca, ma fin ora non ho scoperto nulla d’interessante sul conto dei Fisher a parte che sono nobili e ricchi e possiedono moltissime miniere. Due giorni che mi intrufolo qui e non scopro nulla, sono un po’ deluso. In questo quaderno non cita la villa, o l’attuale padrone... tutto quello che sto leggendo risale agli anni 40 del secolo scorso e sono quasi tutte annotazioni di investimenti e guadagni.
Perché chiamare il quaderno La dinastia Fisher se poi non c’è nulla che la riguardi? Credo che continuerò a leggerla ancora per poco, se non troverò nulla che mi soddisfi cambierò genere di lettura. 
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7 novembre 1943
Biblioteca
Mi sono accorto di una cosa, in questa casa ogni minima cosa finisce per diventare una fissazione: prima i rumori, poi il bosco e ora la biblioteca. Da quando ho cominciato a passarci la maggior parte del tempo i miei sogni sono diventati sempre più realistici. Ogni notte rivedo quella ragazza e ogni notte il suo viso diventa più nitido, ma ovviamente, ad un certo punto, lei si dissolve e io mi sveglio.
Alle prime luci dell’alba io apro gli occhi e il desiderio di sapere chi sia diventa più forte, come ho detto prima, ogni piccola cosa si trasforma in una fissazione e proprio questa non poteva non essere nell’elenco.
•••
9 novembre 1943
Salone
Credevo di non riuscire più a scrivere, ieri sono accadute troppe cose che mi hanno sorpreso, anzi, a dire il vero mi hanno scosso.
Sono andato per l’ennesima volta in biblioteca convinto di lasciar perdere La Dinastia Fisher, ma, non so per quale motivo, non ce l’ho fatta: stavo davanti alla scrivania disordinata e continuavo a osservare quel quaderno ripetendo a me stesso che andare avanti nella lettura non aveva senso, di lasciar perdere, ma una sorta di forza magnetica mi attraeva sempre di più e sempre più intensamente. L’ho sollevato delicatamente e l’ho riaperto nell’ultima pagina che avevo letto, sempre le stesse annotazioni. Ho scosso la testa e mi sono deciso a chiuderlo, ma accidentalmente mi è scivolato dalle mani e aprendosi a metà sul pavimento di legno ha emesso un tonfo secco. Ho quasi imprecato, non volevo che miss Jones mi trovasse e soprattutto temevo che il quaderno si fosse rovinato. Subito mi sono chinato a raccoglierlo e dalle pagine ho notato che qualcosa era svolazzato via, una polaroid. Quando l’ho avvicinata per capire chi fosse il soggetto per poco non mi uscivano gli occhi fuori dalle orbite. Era lei, era esattamente lei così come l’avevo sognata, stesso sguardo stessa espressione, stessi lineamenti. Confesso che mi sono perso in quell’immagine non so nemmeno dire per quanto tempo, tuttavia qualcosa mi ha riportato alla realtà: il cigolio della vecchia porta mentre si apriva. Ho riposto la foto nel quaderno e il quaderno sulla scrivania appena in tempo per scampare a quella che pensavo fosse miss Jones, ma lei non apparve. Mi sono trovato davanti lo stesso uomo che mi aveva impedito di entrare nel bosco, quello che ho creduto fosse il giardiniere.
“Che ci fai qua ragazzo?!” mi ha detto con aria burbera. Ammetto che sul momento mi sono trovato in difficoltà e ho risposto la prima cosa che mi è venuta in mente.
“Mi scusi, io... ho trovato la porta aperta... volevo cercare un libro... per passare il tempo...”
“Calmati ragazzo, ho solo chiesto cosa ci facessi qui” continuava a essere impassibile.
“Sì, signore...” ho risposto sentendomi sempre più mortificato. Mentre uscivo sentivo il suo sguardo addosso, ma non riuscivo a voltarmi finché lui si è rivolto a me.
“Ragazzo, non volevi un libro?”
“Sì signore, ma non voglio disturbarla” Era così, non volevo disturbare ulteriormente.
“Questo ti potrebbe interessare, vista la tua curiosità verso i luoghi più tenebrosi e il tuo poco senso del pericolo” Sapevo a cosa si stesse riferendo.
“Grazie signore, e a proposito volevo scusarmi anche per aver disturbato il suo lavoro in giardino giorni fa...”
“Il mio lavoro in giardino?” Inizialmente non avevo capito il perché di quella domanda.
“Esattamente signore...”
“Ragazzo io non sono il giardiniere” avrei voluto seppellirmi, continuavo a dire stupidaggini una dietro l’altra a causa dell’agitazione, ma con mio grande sollievo ho notato che sul suo viso si era disegnata un’espressione divertita.
“Forse non sono stato un buon padrone di casa, Edward Fisher”
Non ci potevo credere, pensavo non fosse possibile e invece mi sono ritrovato a stringere la mano del signor Fisher, finalmente! Cominciavo a credere che ci fosse solo miss Jones qui in casa, ma no, non è così e mi sento veramente realizzato .
Dopo le presentazioni ho deciso che forse era meglio togliere il disturbo allora ho ringraziato per il libro e mi sono diretto verso la porta, ma appena la sfiorai il signor Fisher si è rivolto a me.
“Ah ragazzo, forse sarebbe meglio che la lettura di quel libro compensasse il tuo desiderio di avventura e ti dissuadesse dall’avvicinarti ancora al bosco, non so se mi sono spiegato abbastanza chiaramente”
Non potevo fare altro che annuire e confermare.
“Sì signore, è stato molto chiaro” Detto ciò sono uscito senza voltarmi e sono tornato qui nel salone con un libro in mano e molte più domande nella testa di quante ne volessi.
Ero così vicino a dare una risposta a tutti i miei quesiti e ora sono così lontano. Per non parlare del signor Fisher che mi proibisce di avvicinarmi al bosco sapendo benissimo che in questo modo può ottenere solo l’effetto contrario. Non voglio disobbedire o mancare di rispetto, ma sono sempre più convinto che ci sia qualche collegamento tra il bosco e la ragazza della foto... la ragazza del sogno. 
•••
30 Novembre 1943
Salone
E’ passato quasi un mese dall’ultima volta che ho scritto, non è successo molto, ma credo non sarei riuscito comunque ad aggiornare il diario. La guerra continua, mi ero ripromesso di non guardare più un giornale, ma giorni fa miss Jones ne ha lasciato uno sul tavolo della cucina e non ho potuto fare a meno di notare il titolo, in prima pagina. “Londra città fantasma: I bombardamenti continuano”
Non ho notizie di mia madre né tanto meno di mio padre ed il soggiorno qui, talvolta, diventa davvero insostenibile. Mi manca la mia casa e la cosa peggiore è che ora come ora non so nemmeno se c’è ancora una casa. La nostalgia mi sta abbattendo giorno per giorno. Ovviamente apprezzo i tentativi di miss Jones di farmi sentire a mio agio nonostante tutto, ma sembrano non funzionare. Inoltre il signor Fisher sembra di nuovo scomparso, da quando l’ho incontrato per la prima volta non l’ho più visto.
Settimane fa decisi di tornare in biblioteca per dare un’occhiata alla foto e al quaderno sperando di trovare tutte le informazioni che stavo cercando. In realtà non sapevo nemmeno io cosa, ma di sicuro qualcosa avrei trovato.
La porta era aperta, la stanza quella mattina aveva un profumo diverso come se qualcuno avesse lasciato lì centinaia di narcisi; anche il modo in cui la luce filtrava attraverso i vetri era cambiato, potevo scorgere ogni granello di polvere volteggiare nell’aria illuminato dai deboli raggi del sole.
In tutta tranquillità andai verso la scrivania pronto per trovare risposte, ma con una rapida occhiata notai che “La Dinastia Fisher” non era lì. Un forte senso di sconforto mi pervase, come quando si perde qualcosa d’importante, qualcosa che non ti appartiene e improvvisamente fu il panico.
Cominciai a guardarmi intorno, dapprima ispezionai la scrivania cassetto per cassetto, ma quando vidi che non era lì mi decisi a controllare ogni angolo di quella biblioteca. Ricordo di aver pensato che forse il signor Fisher l’avesse rimesso al suo posto, era un’ipotesi plausibile, ma il quaderno non c’era tanto meno la foto.
Appoggiai la schiena contro una serie di scaffali e mi sedetti a terra. Non sapevo più dove cercare, ormai avevo guardato in ogni centimetro di quel posto. Sospirai stringendo le ginocchia al petto; volevo trovarlo, ne avevo bisogno in un certo senso. Dopo qualche minuto passato a fissare il vuoto me ne andai via di lì.
Nonostante il forte desiderio di avere il libro, qualche giorno bastò a farmelo dimenticare, se non completamente, almeno in parte. Mi ero rassegnato all’idea di non trovarlo più.
Un mattino mi svegliai presto, non avevo sentito nessun rumore questa volta, ma, forse per abitudine, andai verso una delle finestre e guardai fuori; aveva nevicato quella notte e le prime luci dell’alba contribuivano a creare un’atmosfera incantata. La neve brillava e dai rami degli alberi pendevano delle stalattiti di ghiaccio, tutto era cristallizzato nel silenzio.
Rapito da quello spettacolo, tuttavia, non riuscii a fare a meno di notare qualcosa di dissonante; mi bastò girare la testa verso il bosco per accorgermi che una serie di impronte venivano verso la villa. Non erano impronte di scarpe, questo particolare mi sorprese, erano impronte di piedi nudi troppo esili per essere maschili.
Piedi nudi sulla neve. Per un secondo pensai di aver visto male, ma erano lì davanti ai miei occhi. L’unica donna che fin ora ho visto qui è miss Jones, ma perché dovrebbe addentrarsi nel bosco nel bel mezzo della notte.
Diedi un’ultima rapida occhiata e tornai nella mia stanza facendo attenzione a non far rumore; continuai a pensare a quelle impronte, ero sicuro che fossero di una donna.
Poche ore dopo scesi nella cucina con l’intenzione di fare chiarezza, tuttavia sapevo che se avessi posto una domanda troppo diretta non avrei ottenuto una risposta, era già successo troppe volte. Miss Jones era ai fornelli impegnata a controllare una vecchia teiera, sembrava particolarmente assorta nei suoi pensieri tanto che non mi sentì entrare.
Presi posto in silenzio attendendo il momento giusto per fare la mia domanda. Lei si voltò come se avesse sempre saputo che ero lì ed emise un sospiro.
- Buongiorno Henry – Disse offrendomi una tazza di the. Io continuavo ad osservare ogni sua mossa, sembrava agitata. Non sapevo come fare ad ottenere le informazioni che mi servivano senza destare troppi sospetti finché non mi venne in mente che nella biblioteca c’erano delle vecchie mappe della zona ed improvvisamente l’idea arrivò.
- Miss Jones ieri sono stato in biblioteca – Lei annuì sorridendo. – Ho notato che nelle cartine appese alla parete sul fondo sono segnate tutte le ville storiche della zona –
- Sì beh quelle carte sono molto antiche –
- Volevo sapere se qua vicino ci fosse qualcosa da visitare – L’espressione di miss Jones alla mia domanda cambiò come avevo previsto; sorrisi tra me e me.
- No, nei dintorni non c’è nulla, dovresti andare vicino a Londra, ma è troppo pericoloso –
Feci segno di aver capito, la sua risposta mi diede conferma che probabilmente oltre il bosco ci fosse un’altra tenuta. Ma ora la questione più importante era capire perché dovesse andare da villa Fisher all’altra proprietà, per di più senza le scarpe.
Cambiai discorso, ma ero sempre più convinto che i conti non tornassero e sempre più deciso ad andare in fondo alla faccenda: se nessuno voleva dirmi la verità l’avrei trovata da solo.
Dopo quella mattina trascorsi tutti i giorni a pensare ad un modo per uscire dal confine di questa casa senza che miss Jones o il signor Fisher mi fermassero.
Ora devo trovare solo il momento opportuno per uscire, ma presto andrò in quel bosco, fosse l’ultima cosa che faccio.
   
 
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