Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nat_Matryoshka    30/10/2014    4 recensioni
Dal testo;
"Fin dalla prima volta in cui l’aveva incontrata, Lyanna era sempre stata una ragazza forte, una guerriera più che una lady del Nord. Vinceva tornei (sotto mentite spoglie, è vero, ma un torneo l’aveva vinto), si batteva come un ragazzo, cavalcava, tirava con l’arco… non aveva mai visto né incertezza né paura tenderle i lineamenti, anzi sembrava non esserci posto per quei sentimenti in lei, almeno quando erano insieme. Era la sua lady di Ghiaccio: forte, pura, indomabile.
Fino a quando non aveva scoperto di essere incinta del suo terzo erede."

[What if: e se la Battaglia del Tridente avesse avuto un esito completamente diverso? Se Rhaegar e Lyanna fossero sopravvissuti e avessero avuto la possibilità di incontrarsi di nuovo, insieme ad Aegon e a Jon?]
Storia completamente revisionata!
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XVII
 
 



“Yeah, I might seem so strong
yeah, I might speak so long
I’ve never been so wrong.”
[London Grammar – Strong]

 
 
 
 
 


“Vorrei che non dovessi lasciarci, Rhaegar. Anche se solo per pochi giorni.”

La notte stava per cedere il passo al giorno: nel tepore del letto che condivideva con il marito, Lyanna guardava il cielo colorarsi di azzurro e di rosa, sempre più vivido, brillante come un tessuto appena finito di tingere. Era meraviglioso restarsene lì e dimenticare tutto, le braccia di Rhaegar strette attorno al suo corpo con tanta dolcezza da scaldarla e farla sentire protetta come non le succedeva da tanto, troppo tempo. Fuori potevano esserci tumulti, eserciti nemici pronti ad attaccarli, disastri e pericoli, ma finché lui restava con lei, finché il loro piccolo gruppo familiare era unito, niente poteva andare storto.
Il marito le spostò una ciocca di capelli dall’orecchio, tracciando la linea della mandibola della ragazza con una serie di piccoli baci.

“Lo sai che sono costretto, Lya. Se Sua Maestà ha davvero deciso di farci visita qui a Grande Inverno non ho nessuna intenzione di offrirgli su un piatto d’argento la possibilità di catturarmi e scatenare un’altra guerra… ho deciso di mettere te e i bambini al primo posto, non voglio farmi portare ad Approdo del Re come prigioniero” concluse, spostando la bocca verso i suoi capelli morbidi e affondando il naso tra le ciocche, assaporando quel profumo di freddo e di rose dell’inverno che tanto amava.
Come aveva fatto a sopravvivere senza di lei durante tutti quei mesi di pellegrinaggi senza meta?

Lei si voltò e si fece spazio tra le sue braccia, rabbrividendo al tocco della sua pelle nuda, meravigliosamente tiepida e liscia. Aspettò che Rhaegar la stringesse in un abbraccio per respirare anche lei il suo profumo di casa, di calore e protezione: momenti come quelli erano rari, ma cercava di goderseli il più possibile, senza pensare a nulla. Senza pensare a quando sarebbe arrivato il prossimo.

“Lo so, ma… vorrei che non fosse necessario. Se Robert fosse una persona ragionevole potremmo evitare tutto questo e vivere tranquillamente il nostro rapporto alla luce del sole… e invece devi partire per la Barriera per nasconderti finché non se ne saranno andati tutti e portarti dietro anche Aegon. Ti sembra giusto? Sono stufa di tutti questi inganni, stufa di dovermi sorbire le occhiate della regina e quelle di Robert, di giocare il ruolo della ragazzaccia diffidente che ha rovinato la famiglia e si rifiuta di riprendere una condotta accettabile, stufa di tutto… a volte non so nemmeno come faccio ad andare avanti, Rhaegar. Se non ci foste tu, Jon ed Aegon penso che sarei già finita, da un pezzo.”

Lui non rispose: si limitò a prenderle il viso con dolcezza e a baciarla con più forza, un bacio che sapeva di calore, di desiderio. Un bacio che continuò a lungo, anche mentre le mani del principe le sfioravano la schiena e le gambe nude, le accarezzavano il seno, indugiavano sulla pelle morbida tra la vita e i fianchi.
La ragazza si staccò da lui, accaldata e felice ma allo stesso tempo triste all’idea di doversi già separare dal marito. “È ora di alzarsi. Non possiamo restarcene a letto, qualcuno ci verrebbe a cercare.”

“E se anche fosse?” rispose lui, divertito, uno sguardo fintamente altezzoso che percorreva gli occhi ossidiana. “Sono pur sempre il principe ereditario, è mio diritto restare a letto con la bella fanciulla lupo che ho la fortuna di chiamare moglie. E se Sua Maestà dovesse essere invidioso, fatti suoi!”
Lei sorrise di rimando, dandogli un colpetto affettuoso sulla testa. “I bambini ci verrebbero a cercare. Ti ricordi anche tu quante volte sono già venuti a stanarci, silenziosi come due lupacchiotti a caccia… non perderebbero l’occasione” lo baciò di nuovo sulle labbra, questa volta come a voler chiudere il discorso. “Andiamo, principe drago, la colazione e nuove avventure ci aspettano.”

Lui la guardò negli occhi, tentando di calmare la tempesta che ancora li animava.

“Si tratta solo di pochi giorni, Lya. Io ed Aegon ce la caveremo.”

Poi la prese per mano, scendendo dal letto e cercando gli abiti da indossare per recarsi ai piedi della torre, verso le cucine dove li aspettavano gli altri membri di casa Stark. Appena in tempo per vedere Jon ed Aegon sfrecciargli davanti, vestiti ancora per metà e già pieni di energia, due cuccioli instancabili che percorrevano i corridoi del castello al galoppo.
 
 


***
 

L’idea di separarsi dal fratellastro e dai cugini acquisiti non piaceva per niente ad Aegon, ma si era dovuto piegare. Suo padre si era inginocchiato ai suoi piedi – lui, il principe ereditario Targaryen! – e lo aveva guardato da sotto in su parlandogli come avrebbe fatto ad un adulto e pregandolo di seguirlo senza fare storie: più tardi gli avrebbe spiegato il perché di quella partenza. Il ragazzino inizialmente aveva puntato i piedi e sbuffato, tornando ad essere il piccolo Aegon di undici anni che desiderava vivere come tutti i suoi coetanei meno nobili e importanti, ma vedendo il padre teso e pensieroso aveva finito per capire da solo che quell’atteggiamento non sarebbe servito a nulla e lo aveva seguito senza far storie.

Lyanna era lì nel cortile pronta a salutarli, i begli occhi grigi appena velati di tristezza. Lei e suo padre si erano scambiati un saluto veloce, abbracciandosi e sussurrandosi all’orecchio qualcosa che Aegon non aveva afferrato; dopodiché, sua madre lo aveva aiutato a sistemarsi sulla sella, aggiustando le borse con l’occorrente per il viaggio e arruffandogli i capelli con una carezza affettuosa a mo’ di saluto. Insieme a lei c’erano Jon, la piccola Arya e Ned Stark, un comitato di arrivederci che rappresentava tutti gli abitanti di Grande Inverno.

“Quando tornerà lo zio Rhaegar, zia Lyanna?” aveva chiesto Arya, guardandoli allontanarsi in una nube di polvere e di piccole gocce di pioggia appena accennate, la minaccia di un acquazzone che il cielo stendeva su di loro. “Mi piacciono le sue storie. E mi piace giocare con Aegon ai cavalieri erranti.”
La donna non poté fare a meno di sorridere, l’unica lacrima che le era scesa da uno degli occhi che scivolava all’angolo delle labbra e si fermava lì, asciugata dal movimento della bocca. Accarezzò la testa della bambina e la prese per mano, portando anche Jon dentro: il figlio era triste quanto il fratellastro, ma aveva cercato di contenersi assumendo quell’aria compita e posata che si addiceva ad un vero principe, così simile al contegno di Rhaegar da allargare il sorriso di Lyanna. Ogni volta che lo vedeva studiare e stringere gli occhi davanti ad una riga particolarmente difficile da capire o recitare il ruolo del re del Nord quando giocava con Aegon e i cugini pensava a quanto somigliasse al padre, più di quanto lui stesso potesse rendersene conto. C’era grazia e nobiltà in quei gesti, quella maestosità sottile ma ben percepibile tipica dei Signori dei Draghi che era passata attraverso il sangue forte degli Stark e si era manifestata intatta in suo figlio.

Aegon poteva aver preso da suo padre l’ardore del drago, aveva riflettuto mentre scortava i bambini verso la torre per le loro lezioni, ma Jon ne portava con sé la calma e la malinconia. La tempra di suo padre e di quei re Stark maestosi e antichi, che vegliavano su di loro dalle statue di pietra custodite a Grande Inverno.
 
 


***
 
 


“Ancora non ho capito perché siamo qui, padre. Sua Maestà è arrivato in visita a Grande Inverno, non dovremmo accoglierlo anche noi assieme a Lyanna e zio Ned?”

Rhaegar sospirò, in difficoltà: come avrebbe fatto a raccontare al figlio tutte le questioni irrisolte dietro alla sua nascita e a quella di Jon? Quali parole avrebbe potuto usare, che fossero semplici abbastanza per un bambino di undici anni? Decise di tagliare corto, ma solo per quel momento: prima o poi avrebbe dovuto parlare a suo figlio e raccontargli tutto, spiegargli quello che la guerra aveva portato a tutti loro e quanto invece aveva tolto, cambiandoli. “Sua Maestà non è nostro amico, Aegon. Non lo è mai stato, e se ci viene data la possibilità di evitare una guerra inutile dobbiamo sfruttarla al massimo. Ne approfitteremo per far visita ad una persona che vorrebbe conoscerti, un nostro parente che vive alla Barriera e che non ha mai occasione di incontrarci normalmente… ti va di conoscere il fratello del mio bisnonno?”

Il ragazzino, per fortuna, non fece altre domande: sembrava incuriosito dalla nuova avventura, come lo era sempre quando il padre gli proponeva qualcosa di nuovo. Erano smontati da cavallo e subito il Castello Nero li aveva accolti, assieme alla cortesia degli attendenti e alla curiosità di quelli che non avevano mai visto il principe Rhaegar fare il suo ingresso insieme al figlio: una coppia di stallieri che l’uomo non aveva mai notato prima si sbrigarono a accompagnare i loro cavalli nella stalla e a chiamare Lord Mormont, che li portò immediatamente alla torre di Maestro Aemon.

Era da tanto, troppo tempo che non faceva visita all’anziano saggio: chissà come stava. L’ultima volta che si erano visti Aegon era ancora un bimbetto di pochi anni, troppo piccolo per cavalcare e grande abbastanza da affrontare quel viaggio assieme a lui… ma ora, per la prima volta dopo anni, gli avrebbe portato un’altra parte della famiglia, una che ancora non conosceva.

Sarebbe stata una bella riunione, pensò tra sé e sé.
 
 


***
 

“Io le odio, le visite del re. E odio anche Sansa e le sue chiacchiere sui principi, la corte, i cavalieri e tutte quelle altre stupidaggini!”

Arya scuoteva la testa, caparbia, la gambe a cavalcioni della balconata sulla quale si era seduta in compagnia del cugino. A nessuno dei due interessava granché di intrattenere il re e la regina, che erano arrivati quella mattina insieme a tutto il loro seguito, accolti dagli Stark al completo. Re Robert e sua moglie Cersei erano stanchi per il viaggio, ma ciò non gli aveva impedito di partecipare al banchetto che era stato imbandito in loro onore nel castello, con tantissime portate e altrettanto vino: con loro c’erano i giovani principi Joffrey e Tommen e la piccola Myrcella, la secondogenita, ben diversa nelle maniere e nel contegno da Arya, che aveva trascorso la mattina a tirare con l’arco insieme a Lyanna. Inutile dire che Sansa era raggiante all’idea di poter pranzare accanto al giovane principe, affascinata com’era dalla sua chioma dorata e dai begli abiti porpora e oro che Joffrey indossava: lei e Jeyne Poole avevano trascorso la mattina a ridacchiare e a parlarsi all’orecchio sottovoce, fino a che il padre non aveva assegnato i posti a tavola e aveva sistemato la figlia proprio accanto al principe. La sorella non avrebbe potuto essere più felice.

La bambina sbuffava. Aveva mangiato con la sua solita energia da piccolo lupo, trovando anche il tempo per lanciare qualche briciola di pane sui capelli di Sansa che continuava a definirla “impossibile da portare a corte”, attirandosi una sgridata da parte della madre che l’aveva invitata ad alzarsi da tavola subito dopo il dolce. Non che le fosse dispiaciuto lasciare sua sorella e quell’odiosa atmosfera cerimoniosa che riempiva la sala, ma avrebbe voluto poter dimostrare le sue capacità con l’arco e la spada di legno come avevano fatto i suoi fratelli nel piazzale quella mattina: Robb era stato fantastico, forte come un vero guerriero e altrettanto valoroso, ma anche Jon non era stato da meno… avevano dato del filo da torcere a quella pappamolla del principino Joffrey, che aveva minacciato di trascinarli entrambi in catene ad Approdo del Re ma che, alla fine, si era arreso alla sconfitta. Le sarebbe piaciuto infilzare il cappello ridicolo che indossava con un freccia, ripensò ridendo tra sé, ma zia Lyanna l’aveva fermata appena in tempo.

Jon, seduto lì con lei, era pensieroso come sempre. Forse rifletteva l’umore di sua madre, che quel giorno sembrava tesa e preoccupata, forse anche lui mal sopportava l’atmosfera pesante che accompagnava la visita del re… fatto stava che aveva accolto con gioia l’occasione di staccarsi dal banchetto per ritirarsi in quell’angoletto appartato con Arya, angolo dal quale potevano dominare il cortile e osservare i movimenti di tutti senza essere visti a loro volta. Lui le scompigliò i capelli, sorridendo a quella dichiarazione di odio tanto convinta.

“Invece secondo me le vuoi bene, in realtà. E lei ne vuole a te… è che siete troppo diverse, semplicemente. Lei è una lady, tu sei un lupacchiotto. E stai sicura che io, Robb, Aegon, Bran e Rickon ti vogliamo bene così come sei.”
“Mamma ha sempre detto che dovrei prendere esempio da Sansa ed essere aggraziata e affascinante come lei” aveva sospirato Arya, continuando a far dondolare le gambe. “Secondo me vorrebbero che fossi diversa. Forse tirare con l’arco, cavalcare e lottare con la spada non sono attività adatte a me, come dice sempre la septa…”

“… E tu lasciala parlare. Dicevano le stesse cose a me quando avevo la tua età, ti pare che abbia mai dato loro retta? A volte gli adulti seguono degli schemi troppo rigidi, bambina. Ti do il permesso di non ascoltarli.”

I due si girarono entrambi, gli occhi dilatati dalla sorpresa: Lyanna – non si sapeva come ci fosse riuscita senza farsi sentire – li aveva raggiunti in cima alla torretta e ora si trovava in mezzo a loro, accaldata e sorridente come se avesse cavalcato per miglia e sempre bellissima e selvaggia come entrambi la conoscevano. “Tu sei una bambina meravigliosa e una vera Stark, così come Jon ha preso tanto sia dalla famiglia di suo padre che dalla nostra. A me piaci tanto così come sei, Arya… in fondo, chi ha detto che le vere lady siano solo quelle che sanno cantare e ricamare alla perfezione? Ci sono anche quelle che preferiscono cavalcare, come me e come te. E sono bellissime lo stesso” sorrise, facendo cenno ad entrambi di seguirla di sotto. Sul viso di Arya si allargò un sorriso, che non ci mise molto a passare anche su quello più serio e malinconico del cugino.

“Ora andiamo, lupacchiotti: vi porto con me a fare una passeggiata nel Parco degli Déi, lì staremo decisamente più comodi e tranquilli… e il principe Joffrey non rischierà di ritrovarsi una freccia infilzata nel cappello” soggiunse, scendendo agilmente le scale e facendo strada al suo piccolo seguito. Sapeva che, dietro di lei, Jon stava ridacchiando.
 
 


***
 


Eddard Stark aveva guardato sua sorella allontanarsi seguita da sua figlia e dal nipote, rallegrandosi un po’ per l’espressione di serenità che modellava il bel viso di Lyanna. Quella doveva essere stata una giornata faticosa per la ragazza, fin troppo: non solo aveva dovuto salutare all’alba il marito e il figliastro, ma le era toccato fare buon viso a cattivo gioco e accogliere con un sorriso forzato e i soliti convenevoli che non le appartenevano il re e la famiglia, in visita a Grande Inverno. Robert si era comportato bene, non l’aveva approcciata direttamente né fatta oggetto di frecciatine, limitandosi ad un comportamento cortese e distaccato. Probabilmente voleva evitare i guai con sua moglie, anche se non gli sembrava che tra i due sposi ci fossero particolare affetto o complicità… così come non gli sembrava che Robert fosse attento nei confronti dei bambini, ma forse si comportava in quel modo per il nervosismo di trovarsi accanto ad una donna di cui era ancora innamorato.
Quello che aveva fatto soffrire di più Lyanna – e anche lui, di rimando – era stata la freddezza con la quale tutti sembravano trattare Jon. Era il figlio bastardo della sorella del signore di Grande Inverno, neanche suo, eppure i pettegolezzi sulla donna e sui suoi trascorsi continuavano a passare di bocca in bocca tra i membri della corte reale, cattivi, insinuanti. Nessuno aveva osato mettere alla porta il ragazzino, eppure non si erano risparmiati occhiatacce e chiacchiere sottovoce… era sicuramente quello il motivo per il quale Jon si era alzato da tavola prima e Lyanna aveva disertato le solite chiacchiere alla fine del pranzo, preferendo la calma del Parco degli Déi a quella compagnia.

C’erano cose che non cambiavano, aveva pensato con un sospiro, e una di quelle era la mentalità della gente. D’accordo, non sapevano nulla del matrimonio segreto di Lyanna e Rhaegar, ma sarebbe cambiato qualcosa se anche l’avessero saputo? Jon sarebbe rimasto un figlio nato fuori dal matrimonio da una ragazzina che non sapeva comportarsi secondo l’etichetta e da un principe che non riusciva a tenersi a freno e aveva allungato le mani su ciò che non gli spettava… gli sembrava di sentirle, le chiacchiere che gli avevano riempito le orecchie per mesi e che strisciavano anche tra le mura di Harrenhal, durante quei primi incontri che lui non aveva avuto il coraggio di spezzare, quando sperava che le voci fossero soltanto maldicenze prive di fondamento, spifferi feroci ma facili da contrastare. Sua sorella aveva lottato per la sua felicità, ma quella guerra non era ancora finita.

Il suo umore tetro e pensieroso doveva essere stato evidente: Robert lo raggiunse quasi senza farsi sentire, se non per la pacca amichevole che riservò alle spalle del suo migliore amico, prendendolo di sorpresa.

“Allora, Ned? Dove stavi facendo vagare i tuoi pensieri da algido signore del Nord?”

Tentava di metterla sullo scherzo, ma si vedeva benissimo che anche lui non apprezzava granché il clima che si era creato, altrimenti non avrebbe lasciato la sala per cercare l’amico e rinunciare così ad un altro giro di bevute. Ned decise di essere sincero: “Pensavo a Lyanna, a suo figlio. Al fatto che non saranno mai completamente felici, per quanto il Nord sia la loro casa.”

Toccò a Robert sospirare. Aveva cercato di essere distaccato, di non degnare Lyanna di troppa importanza e allo stesso tempo di trattarla con gentilezza, ma gli sguardi assenti di lei non avevano fatto altro che peggiorare il suo umore.

“Credi che non me ne accorga, Ned? Sta pensando a quel drago, glielo leggo negli occhi. Non ha mai smesso di amarlo, né di sperare che tornasse da lei… poteva avere tutto dalla vita, poteva diventare regina, ma ha preferito seguire il suo istinto e quella feccia in un’avventura che le ha portato solo disgrazia… e un figlio bastardo. Che ti piaccia o no, quel ragazzino è uno Snow e resterà tale, a meno che tua sorella non trovi qualche lord che decida di sposarla e di riconoscerlo.”
Se conoscessi tutta la verità! non poté trattenersi dal pensare Ned, ma cercò di mantenere un’espressione vaga, concentrata sul movimento leggero dell’albero di fronte a loro.
“Non saresti comunque riuscito ad avere il suo cuore, Robert. Lei apparteneva al Nord, è sempre appartenuta a Grande Inverno, a questo castello: portandola con te al Sud l’avresti resa infelice, lo sai anche tu.”
“Ma non ha esitato a seguire quell’uomo dovunque. Non mi ha mai amato davvero, Ned, ed è questo a farmi così male da non poterlo accettare… avrei potuto sposare qualunque donna, ma il mio pensiero sarebbe rimasto sempre a lei. A una donna che invece non mi pensava minimamente” concluse, alzandosi di scatto e iniziando a camminare avanti e indietro, per quanto la grossa mole lo rallentasse. Ormai non era più il giovane prestante che abbatteva cavalieri durante i tornei, quel tempo era decisamente finito.
“Cersei Lannister non sarà, ecco… il massimo della simpatia e della dolcezza”-  Ned sorrise suo malgrado, ricordando le lamentele dell’amico - “ma è pur sempre tua moglie. E avete dei figli, i tuoi eredi… l’amore è un sentimento che può arrivare anche col tempo, credimi: non conoscevo Catelyn quando me l’hanno promessa in sposa alla morte di Brandon, ma adesso non potrei vivere senza di lei. Magari…”
“Cersei è bella da vedere, ma insopportabile da avere vicino” lo interruppe Robert. “Credimi, se fosse tua moglie soppeseresti decisamente la possibilità di mollare tutto per ritirarti alla Barriera… e in quanto ai miei figli, non ho quasi rapporti con loro. La piccola Myrcella è deliziosa, Tommen è un bravo bambino, ma Joffrey… Joffrey è strano, neanche io riesco a capirlo, Ned. Non sai quante volte gliele ho suonate perché aveva fatto qualcosa di male ai ragazzini con cui giocava, o a qualche animale… a vederti così attaccato ai tuoi ragazzi, così sollecito anche nei confronti del tuo nipotino bastardo, un po’ ti invidio e non mi sento un buon padre, ma non so cosa fare. A volte mi sembra di aver sposato mio suocero piuttosto che Cersei, dato che non perde occasione per mettere bocca negli affari della corte. Alla fine, cosa mi resta di bello nella vita, se non le puttane e il vino? Quelli non tradiscono mai!”

Un’altra pacca sulle spalle, meno energica dell’altra ma tipica di Robert. Eddard si voltò e riuscì a sorridergli, contento che la loro confidenza non fosse cambiata in tutti quegli anni.

“Non tradiscono, ma a lungo andare ti rovineranno… l’ultima volta che ti ho visto ancora riuscivi a metterti l’armatura. Ora dubito che ti entrerà…” soggiunse, osservando il ventre dell’uomo, che spingeva in avanti il panciotto di pelle rosso scuro. Per tutta risposta Robert rise ancora, un ruggito gioviale che risuonò chiarissimo nell’aria fredda del cortile.
“Al diavolo l’armatura, Ned! Ora sono un vero re, non mi vedi? Chi ha più bisogno di combattere a destra e a sinistra?”

Con l’eco della risata che ancora tremava nell’aria, si avviarono all’interno.
 
 


***
 
 


Castello Nero
Poche ore dopo
 
 


“Così, tu saresti il piccolo Aegon VI Targaryen, eh? Il nome ti calza a pennello: ti muovi e parli come il tuo omonimo predecessore, Aegon V, mio fratello minore. Era un ragazzino pieno di vita, non stava mai fermo come te…”

L’anziano saggio aveva posato le mani sul viso del trisnipote, accarezzandolo per saggiarne i lineamenti e confrontarli col ricordo di quelli di suo fratello. Il ragazzino, sempre così vivace e dalla lingua lunga, sembrava intimidito: incontrare un altro membro della sua famiglia vivo e vegeto, solenne nei suoi abiti neri e circondato da una quantità di libri e ampolle come non ne aveva viste nemmeno a Grande Inverno lo aveva lasciato senza parole, ma non era riuscito a cancellare del tutto la sua irruenza. Il padre gli teneva una mano sulla testa, sorridendo per quella riunione familiare nella quale non avrebbe mai osato sperare.
“L’ultima volta in cui sei venuto qui eri un bambinetto di qualche anno, ancora piccolo per girare da solo per il Castello” sorrise l’anziano, terminando quel riconoscimento e prendendo la mano che Rhaegar gli offriva per alzarsi. “E ora sei quasi un giovanotto… hai undici anni, più o meno l’età che aveva mio fratello quando si mise a vagare per i Sette Regni al seguito di un giovane cavaliere errante. Il sangue del drago è forte in te come lo era in lui, e in tuo padre.”

Aegon alzò il mento e scosse indietro i capelli biondo argenteo, un gesto che fece sorridere Rhaegar e gli ricordò la baldanza che ogni tanto prendeva anche lui, quando era soltanto un ragazzino pieno di sogni e di speranze e amava trascorrere le giornate a comporre canzoni e studiare le storie del Continente Occidentale. Forse era arrivato davvero il momento di metterli al corrente di ciò che rappresentavano per il regno, sia lui che Jon… ma doveva ancora discutere con il Maestro, e dovevano farlo da soli.

“Aegon, figliolo, vai in cortile da Lord Mormont. Prima mi ha detto che voleva mostrarti qualcosa che ti avrebbe interessato, ti sta aspettando vicino alla postazione degli arcieri… io ho una questione un po’ lunga da discutere, ti annoieresti. Ti raggiungerò tra poco” lo congedò il principe, e con sua grande sorpresa il figlio non fece storie: il Castello Nero era così pieno di sorprese e di novità da non voler perdere un attimo per esplorarlo. Dopo un mezzo inchino – Jon era più composto, l’aveva decisamente ripreso dal padre, ma anche Aegon quando si sforzava diventava un principino modello – si girò e abbandonò la stanza, strappando un altro sorriso ad entrambi gli uomini.
“Sta crescendo bene. Quanti Draghi sono rimasti in giro per il Continente Occidentale?”
“Per ora due, io ed Aegon… ma ho appena mandato un uomo del quale spero di potermi fidare nelle Città Libere, sotto il comando di Varys l’Eunuco e Demeter di Pentos, due uomini che mi hanno aiutato durante la mia convalescenza nella Valle di Arryn: ha il compito di cercare i miei fratelli, Viserys e Daenerys… sperando che stiano bene e che nessuno si sia già accorto della loro presenza. Sono importantissimi per il regno, anche se non sono coinvolti direttamente nella successione.”
“Quel compito toccherà ad Aegon. Pensi che sarà in grado di accettare tutto ciò che ne conseguirà, ragazzo mio? Che abbraccerà il suo ruolo di prossimo re nonostante le guerre che vi troverete a combattere? Re Robert non si allontanerà facilmente dal Trono, e dietro di lui c’è un leone ancora più potente che stringe i suoi artigli su di lui e sui Sette Regni… non sarà facile. Non lo è mai stato, ma pare che i tempi si siano fatti alquanto duri per i draghi” soggiunse, alzandosi per chiudere la porta e risedendosi sulla sua poltrona di fronte agli strumenti di lavoro e ai libri.

Rhaegar mosse la testa nervosamente, riprendendo in maniera perfetta il gesto del figlio. Quel discorso continuava a girare per la sua mente da giorni, mesi, anni, ma non l’aveva mai affrontato seriamente come avrebbe dovuto fare un re, sedendosi a tavolino coi propri alfieri e sviscerandolo parte per parte, con l’attenzione di chi sa di non poter fallire. Avrebbe dovuto prendere da parte Jon ed Aegon e dire loro tutto, comunicargli quei segreti che avevano condizionato le loro esistenze, crescerli non solo come due bambini felici ma anche come due futuri principi, gli eredi al Trono di Spade. Avevano gli stessi identici diritti, erano entrambi suoi figli che amava allo stesso modo, eppure non sarebbero potuti succedergli insieme: uno dei due avrebbe prevalso, ma chi? E come avrebbe riunito a sé i fratelli, ancora piccoli, nascosti tra le Città Libere come dei cittadini qualunque, lontani dalla loro famiglia?

“Hai nel sangue il fuoco del drago, ragazzo. Se non sei in grado tu di sollevare la situazione, chi sarà in grado di farlo? Te l’ho già detto anni fa, e in questi anni la mia opinione non è cambiata.”
Rhaegar si ritrovò a sorridere suo malgrado, avvicinandosi alla finestra per osservare Aegon che trotterellava dietro a Jeor Mormont: suo figlio stava crescendo nel migliore dei modi. Anzi, i suoi figli: un piccolo drago e un lupo silenzioso e tranquillo, il fuoco caldo del Sud e il vento freddo del Nord. Pensò ai suoi fratelli, dovunque si trovassero, a Lyanna e alla sua dolce caparbietà, a Eddard, a sua madre morta da tanti anni, a tutte le persone che aveva incontrato e che avevano posto la sua fiducia in lui, a Elia, a Rhaenys. Pensò a se stesso, e sentì all’improvviso un calore che lambiva il suo cuore e si diffondeva nella testa, lungo gli arti, nei punti più profondi del suo animo.

Sarebbe stato all’altezza del suo compito, questa volta..

Si voltò verso il Maestro, un sorriso decisamente più sicuro scolpito sulle labbra.
“I Draghi torneranno a regnare, ve lo prometto. Anche se dovessero volerci anni.”

 
 








Noticine di Nat
Questa volta non ho nulla da aggiungere al capitolo, se non che dal prossimi avremo un altro time-skip che porterà agli eventi contemporanei con la serie:  finalmente la storia inizia a prendere una piega più movimentata dopo tutte queste macchinazioni e riflessioni, che spero siano state comunque di vostro gradimento <3
Vi ringrazio ancora per tutti i commenti, le aggiunte ai preferiti e alle seguite! E vi auguro un buon Lucca per chi di voi dovesse andarci, un buon Halloween e weekend dei Santi :3
Nat

 
 
 
 
   
 
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