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Autore: SandFrost    30/10/2014    1 recensioni
Questa storia narra la vita di cinque persone destinate a vivere insieme e a incontrarsi. La storia di un appartamento che unirà e riunirà queste cinque persone e che sarà partecipe della loro amicizia. Tra chi si conosce da tutta la vita, chi ha vissuto parte della propria infanzia insieme e chi si è appena conosciuto. Questa è la storia di Louis Tomlinson e Harry Styles con Niall Horan, Liam Payne e Zayn Malik.
Una infinita da One Shot (25.388 parole circa) su un appartamento da tre conquilini e cinque amici trovati e ritrovati ancora.
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dediche e Ringraziamenti:
Dedico questa One Shot infinita alla mia Giulia Robin!Louis,
anche se in ritardo di molti mesi, eccola qui
(so di aver promesso di finirla per la conclusione dei i tuoi esami ma anche se - di molto - in ritardo)
è tutta tua. Spero ti piaccia almeno un po’,
ti voglio bene xx
Voglio ringraziare la mia Lidia Niall!Rose in Kurt
per avermi supportata durante la scrittura di questa storia,
per aver sopportato tutti i miei scleri e commenti e per avermi visto dare di matto la metà del tempo.
Grazie anche per avermi riservato il tuo tempo per sistemarla.
Love you!!











 L'appartamento era piccolo ma confortevole. Dalla porta d'ingresso vi era un piccolo corridoio che legava le stanze tra loro. La cucina era la prima stanza e nella porta accanto si aveva accesso al bagno. Entrambe le camere erano abbastanza ampie e moderne, con ogni tipo di confort. Accanto al bagno c'èra una delle tre stanze disponibili con un letto matrimoniale e un enorme armadio che riempieva interamente il muro. La seconda camera era situata di fronte la porta della cucina, leggermente più piccola ma arredata nello stesso modo e l'ultima - proprio quella scelta da Louis - era l'ultima stanza a sinistra.

Louis Tomlinson - un ragazzo che frequentava l’ultimo anno all’università e con solo pochi esami prima di essere laureato - se ne stava al centro del piccolo corridoio, osservando e analizzando. Da lì gli era possibile tenere d’occhio tutte le camere, mentre la padrona di casa, Mrs Hughes, gli spiegava ogni cosa, anche se lui non ascoltava realmente o almeno non con l’attenzione dovuta.

Mrs Hughes raccontava storie su persone che avevano abitato, prima di lui, in quelle stanze. Raccontava che molte di quelle persone tornavano molto spesso a trovarla. Louis non sapeva bene perché quella donna gli stesse raccontando tutte quelle informazioni poco utili, considerato poi che non aveva ancora firmato il contratto d’affitto, ma infondo sapeva già che lo avrebbe fatto senza troppe pretese e comunque era abbastanza piacevole sentire la donna parlare. Indossava una gonna ampia e i capelli acconciati in modo rigido, ricordando a Louis, una signora del ’900.

La donna spiegava inoltre che quell’appartamento era per tre persone, ma che per ora lui era il primo affittuario. Spiegava che essendo un appartamento vicino all’università riceveva sempre molte proposte, che lei doveva esaminare molto attentamente per non avere problemi in futuro. Louis non si sorprese di questo, infondo aveva scelto quell’appartamento proprio perché vicino all’università, anche se non sapeva cosa aspettarsi, quando non sarebbe stato più l’unico ad abitarci.

Comunque proprio per queste ultime informazioni, qualche secondo prima di firmare il contratto come affittuario, Mrs Hughes riservò a Louis una serie di domande, chiedendo cose anche molto irrilevanti. Louis spiegò che era un universitario e che cercava un posto dove poter studiare in tranquillità e senza problemi, cercando di sorridere in modo cordiale e convincendo la donna che non avrebbe organizzato feste in piena notte o nessun tipo di festa in generale.  

Nel giro di una settimana aveva decorato alla meglio la propria stanza, sapendo che ci avrebbe abitato per pochi mesi e per lo più portando alcuni dei suoi vecchi mobili della sua camera del campus. Appena si entrava nella stanza, si notava in fondo alla camera un letto abbastanza spazioso, da una piazza e mezza, tra due comodini molto piccoli e poco fastidiosi. Sul muro destro vi era un mobile sottile. Di lato la porta era situata una piccola libreria, per lo più riempita con libri scolastici. Non molto distante da esso, sempre sul muro destro, c’era una scrivania e ancora un mobile e tre ante sul muro sinistro - quello che hanno tutte le camere. A completare il tutto: una finestra che illuminava l’intera stanza.

In quell’appartamento da solo, era piacevole chiudersi in camera e studiare tutto il giorno. Ogni tanto usciva per andare all’università o fare la spesa, giusto per gli spuntini, dato che molto spesso mangiava solo panini tra una lezione e l’altra. Quando ciò accadeva, Mrs Hughes era sempre sulla porta del suo appartamento pronta a sgridarlo e dirgli che doveva uscire di più da quella stanza e mangiare regolarmente. Alle volte capitava che tornasse nel suo appartamento e trovasse il frigorifero rifornito e sorrideva.

Erano passate tre settimane e ora mai si era abituato alla solitudine, al rumore dei tasti del suo portatile quando era alle prese con una tesina impegnativa o allo strisciare della penna sul foglio. Si era abituato ai rimproveri di Mrs Hughes e al suo stargli a cuore. Non gli era mai piaciuto il silenzio e quando alloggiava ancora al College era sempre in camera dei suoi amici o a qualche festa improvvisata sul momento. Forse per questo suo padre alla fine aveva optato per prendergli quell’appartamento.

Il primo giorno della quarta settimana, dopo una giornata tra lezioni e corsi extra, Louis tornò nel suo appartamento facendo attenzione a non fare rumore. Era stanco e non mentalmente predisposto a un nuovo rimprovero o a sentire parlare Mrs Hughes, per ore e ore, di quello che aveva fatto quel giorno o di cosa aveva provato a cucinare. Cosi aprì in fretta la porta d’ingresso e si nascose all’intero sospirando di sollievo, una volta che la porta fu chiusa e la schiena vi fu appoggiata contro.

Un rumore sordo accompagnato da un’imprecazione sussurrata fece sbarrare subito gli occhi a Louis che si voltò di scatto verso la porta dalla cucina, da dove il suono era arrivato. Da lì, una testa piena di ricci e un sorriso dolce, lo fecero trasalire: “Ciao, tu devi essere l'altro ragazzo, giusto?". Louis lo guardò per alcuni secondi, ma non si soffermò molto, soprattutto quando notò che il ragazzo - che doveva essere il suo possibile coinquilino - gli stava porgendo la mano e gli stava sorridendo ancora dolcemente. "Louis" rispose alla fine, unendo le loro mani.

"Lo so, Io sono Harold, ma quasi tutti mi chiamano Harry ora mai, e a dirla tutta lo preferisco. Onestamente non so perché mi presento con il nome Harold se poi chiedo alla gente di chiamarmi Harry" iniziò a straparlare il ragazzo e sorridendo ancora, tornò in cucina. Louis rimasse immobile nella sua posizione prima di ricordare a se stesso che doveva andare in camera sua a finire quella tesina per il suo esame, o almeno quello era il suo piano iniziale.

Sorrise a se stesso e scosse il capo, quella situazione era assurda e anche un po’ buffa, anche se forse non lo era per niente. Louis lasciò cadere la sua borsa sul pavimento - forza dell’abitudine - e provò a muoversi verso la sua camera, ma non riuscì a camminare poi tanto, giusto tre piccoli passi in avanti, prima di risentire di nuovo quella voce che attirava la sua attenzione.

“Ehi, mi daresti una mano? Ho già fatto cadere di tutto per terra e a quando pare Mrs Hughes è molto devota ai suoi amati pavimenti” rise al ricordo dei rimproveri di poco prima “Quindi mi faresti un grandissimo favore aiutandomi con queste pentole. Non chiedermi perché ho portato queste pentole con me, diciamo che è stata una scommessa persa e la chiudiamo lì”, concluse il ragazzo indicando una pentola, una volta che Louis fu entrato in cucina.

“Certo che tu parli proprio troppo, mh? Vabbè ma facciamo in fretta, ho ancora molto da studiare prima del prossimo esame e non posso perdere tempo con dei tegami o quello che sono” rispose scorbutico Louis, per poi maledirsi per i suoi modi di fare e scusarsi subito dopo. “Scusa, è che sono sotto esame e sono molto nervoso e diciamo che ne va del mio sogno e chiudiamola lì”.

I due ragazzi fecero scontrare i loro sguardi e poi scoppiarono a ridere e per poco Harry non si colpì con una padella in testa. Louis rise ancora più forte e premette una mano sul suo stomaco, per darsi una controllata e cercare di smettere di ridere, ma con poco successo, infatti alla fine si limitò a togliere la padella dalle mani del ragazzo e ridere un’altro po’, prima di aiutarlo a mettere tutto a posto.
 



 
Quando Harry Styles aveva accettato di vivere da solo - o almeno quando aveva trovato il coraggio di comunicarlo a sua madre, approfittando della partenza di sua sorella e della nuova casa che sua madre aveva acquistato con il suo nuovo marito, Robin - si era subito messo alla ricerca di un appartamento decente, non molto lontano dal suo lavoro e dai suoi amici. Harry suonava in un pub i giovedì sera, ma il suo reale lavoro era come esperto in un museo. L'arte lo affascinava molto ed era stato proprio uno dei suoi amici a trovargli quell'impiego, come alla fine quell’appartamento.

Una volta trovato l'appartamento e fatto conoscenza con Mrs Hughes fu molto felice, perché anche se non era questo gran lusso, almeno poteva definirlo suo, prima di scoprire che una delle camere era già occupata da un ragazzo universitario. A detta della padrona di casa, un universitario molto preso dallo studio e che usciva da casa solo per un esame o un corso importante. Molte volte dimenticava anche di mangiare - per questo gli faceva da mamma e anche la spesa - e alle volte addirittura di dormire.

Gli aveva anche rivelato - come se fossero amici di vecchia data - che era felice che un ragazzo giovane e attivo come lui avesse affittato l'altra stanza, così ora avrebbe potuto tenerlo d'occhio lui. Harry, una volta scappato dalla grinfie di Mrs Hughes, aveva notato che l’appartamento era vuoto ma non se ne stupì, considerato tutto quello che Mrs Hughes gli aveva rivelato sul suo coinquilino.   

Con il suo coinquilino fuori, si era fatto dare una mano dai suoi due migliori amici a portare in casa il necessario e quella batteria di pentole, che aveva vinto o meglio perso per via di una scommessa con la barista del pub in cui lavorava, che non sapeva che farsene e gliel’aveva scaricata con la scusa che nel nuovo appartamento non poteva non avere una batteria di pentole nuove.
 



 
L’appartamento era silenzioso ed Harry se ne stava seduto al tavolo della cucina a fissare l’ora pensieroso. Era ormai ora di pranzo e abitava in quell’appartamento da quasi tre giorni, ma aveva visto Louis solo quel primo giorno. Usciva la mattina presto, mentre lui dormiva stanco per le ore di lavoro e le uscite con i suoi amici e rientrava quando lui era già al pub. Ora mai iniziava a credere di aver dimenticato il suo volto e a chiedersi se lo avesse solo immaginato.

Seduto su quella sedia di plastica, nella sua mente tornarono le parole prepotenti di Mrs Hughes, e fu per questo che intorno alle 14:30 Harry bussò alla porta della stanza di Louis, ma senza ricevere nessuna risposta. Cosi fece un respiro profondo e si morse un labbro nervoso, non sapendo bene cosa fare. Alla fine preoccupato entrò nella stanza con un sussurrato: "Louis?" come permesso, che non fu neanche ascoltato dal ragazzo, che era apparentemente troppo impegnato a riportare tutto ciò che c’era scritto su un foglio sul suo computer.

"Louis" provò ancora Harry ma ancora nessuna riposta, almeno finché il ragazzo nel suo stato di trance quasi urlò: "Mi prenderesti il secondo libro sulla destra dalla libreria". Harry trasali. Aveva sentito la sua voce una sola volta, ma in quel momento era molto diversa, più acuta e soprattutto così stanca e frustrata. Quasi spaventato si avvicinò alla piccola libreria e fece quello che gli era stato chiesto.

Era un libro di matematica avanzata, aveva la copertina rovinata dal tempo o dal troppo uso, ed era enorme. Avrebbe potuto essere usato come sasso o come mattone per creare una casa ed Harry non sarebbe stato stupito se avesse funzionato alla grande. Con gesto insicuro lo porse al ragazzo che sembrava ancora ignorarlo. "Louis" provò Harry.

"Mi leggeresti la prima frase di pagina 36?" chiese e ancora una volta Harry obbedì, prima di vederlo tornare a scrivere in fretta sul foglio, come se avesse paura di dimenticare. Harry, dopo due secondi in quella stanza, già era stanco dell’aria che vi si respirava. Tutta la stanza era nella semi oscurità, se si escludeva lo schermo illuminato de pc. Quella volta non si chiese cosa fare, semplicemente afferrò la sedia dove era seduto Louis e ringraziò che avesse le ruote sotto, così non gli fu faticoso trascinarlo fuori dalla stanza e poi portarlo in cucina.

Louis si lamentò per tutto il breve percosso dalla sua camera alla cucina, ripetendo frasi come: "Dove mi stai portando?" o "Ho un esame importante dopo domani, devo studiare", che Harry ignorò fino a fermarsi una volta a destinazione, mettere la sedia del ragazzo sotto il tavolo e dopo sedersi al posto dove prima sedeva, non lontano dalla porta, appoggiando una gamba sulle ruote della sedia per non farlo scappare via.

"Io ho preparato il pranzo per entrambi, quindi ora stai lì e mangi tutto, perché sono stanco di mangiare da solo" disse Harry come giustificazione alle sue azioni, fulminandolo con lo sguardo, già capendo che voleva scappare di nuovo nella sua camera. Louis sbuffò e buttò giù qualche boccone di qualcosa che non ebbe il tempo di capire, mentre non spostava lo sguardo da Harry, che faceva la stessa cosa.

"Chi ti dice che io non possa andarmene?" se ne uscì alla fine Louis, puntandogli contro la forchetta con fare furbo. Harry abbassò lo sguardo invitando Louis a fare lo stesso ed entrambi fissarono la gamba di Harry che bloccava la sedia sotto il tavolo, una volta che tornarono a fissarsi Louis aggiunse, con un ghigno sulle labbra: "Chi ti dice allora che io non possa saltare e arrivare alla porta?".

Poggiò la forchetta al lato del pianto, già pronto a scappare via. Mentalmente si era immaginato tutto lo scenario ed era pronto a tutto. Harry lo sfidò con lo sguardo, dicendo: "Posso sempre chiudere a chiave la porta" con lo stesso ghigno sulle labbra, mentre posava il bicchiere d’acqua che aveva tra le mani e guardava Louis con sguardo sicuro, pronto a non arrendersi.

Il più grande lo fissò per alcuni secondi, poi fissò la porta come ad esaminarla e dopo tornò a fissarlo (infondo Harry sapeva di essere la persona che gli stava impedendo di tornare a completare quella tesina che stava preparava da più di tre settimane e che finalmente stava giungendo alla fine - sempre informazioni ricavate da Mrs Hughes -), prima di dire: "Non oseresti".

Dopo l’ennesimo sguardo di sfida e quel ghigno che si era fatto serio sui loro volti, entrambi i ragazzi scattarono insieme in piedi e poi verso la porta, ma Harry fu più veloce e chiuse in fretta la porta, prima di guardare con un nuovo ghigno soddisfatto la chiave e poi - infilandosela in tasca - il ragazzo dagli occhi azzurri come uno zaffiro, pregustando il sapore della vittoria.

Louis si passò una mano su gli occhi stanchi, prima di tornare a guardare il riccio e ad avvicinarsi a lui facendolo aderire al muro, appoggiando entrambe le sue mani ai lati della sua testa. "Ho un esame molto importate da preparare che mi porterà metà del voto finale, quindi scusa se non resto a giocare con te" sussurrò scandendo ogni parola come se fosse cosa importante, con voce rauca e stanca, in un orecchio del ragazzo prima di infilarli, senza troppe cerimonie, una mano nella tasca dei pantaloni e uscendo poi dalla stanza.
 



 
Il tempo trascorreva troppo velocemente in quell’appartamento e altre due settimane erano volate via. Altre due settimane in cui Harry non aveva visto il suo coinquilino, sempre chiuso nella sua stanza a studiare per un altro nuovo esame. Così Harry tornò a bussare alla porta di Louis senza ricevere risposta, entrò ma non riuscì a dire niente, quando intravide la schiena del ragazzo addormentato sulla tastiera del suo portatile.

Un sorriso si fece largo sul suo viso, prima di entrare nella stanza, prendere una coperta piegata all'estremità del letto e coprirlo con attenzione, ma quella piccola azione fece svegliare il più grande e Harry si scusò in fretta e ad abbassa voce. "Credo di essermi addormentato ancora.” Iniziò Louis “Non ti preoccupare, devo comunque finire questo prima di uscire da casa, quindi è un bene che tu mi abbia svegliato" concluse con voce impastata dal sonno, stropicciandosi gli occhi.

"O magari potresti dormire un po’" obbiettò Harry con sguardo dolce, indicando il letto e avvicinando la mano per poter chiudere il portatile e già pronto a prendere il ragazzo con la forza e metterlo a dormire. Mrs Hughes si preoccupava spesso per quel ragazzo e riponeva in Harry molto speranze. Come poteva lasciarlo studiare quando a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti? Non poteva, ecco la risposta.

"Non posso, devo finire qui" esclamò come ultimo commento, tornando a fissare lo schermo del PC ma la luce era troppo forte e socchiuse gli occhi per poi sbadigliare stanco. Era da due giorni che non dormiva e non poteva andare dormire, anche se lo desiderava tanto, perché aveva una lezione extra da lì a qualche ora e non poteva assolutamente perdersela.

"Andiamo, spostati, ci penso io qui" disse sbuffando Harry, spingendolo di poco per le spalle, invitandolo a lasciargli il posto. Louis sollevò il capo e lo scrutò o almeno ci provò ma anche questa volta non si soffermò molto a fissarlo, forse per via della stanchezza o forse perché Harry aggiunse con più convinzione un "Guarda che ero bravo a scuola" che lo fece sorridere.

Louis, davvero troppo stanco, gli lasciò posto sulla sedia e portò il suo corpo a stendersi sul letto, dicendosi che non avrebbe fatto poi cosi male chiudere gli occhi per qualche istante, mentre sentiva Harry pronunciare: "Okay, devo solo riportare questi calcoli qui e spiegare questo passaggio, giusto? Quanto può essere difficile?" e poi sentirlo dire subito dopo - o forse molte ore dopo, Louis non sapeva per quanto tempo avesse tenuto gli occhi chiusi: "Credo di aver proprio finito ora".

Quando Harry si voltò con un sorriso soddisfatto verso il ragazzo, quel sorriso si addolcì nel vedere Louis sulle coperte, mezzo addormentato e con le labbra semi aperte. Sembrava così piccolo e indifeso, così Harry si alzò e sfilò da sotto il corpo del ragazzo le coperte e avvolse il suo corpo. Lo guardò un ultima volta prima di alzarsi per uscire dalla stanza, quando una mano lo avvolse per il polso e lo riportò indietro: "Louis devo andare" provò Harry.

"Resta qui" sussurrò Louis.

"Lou devo prepararmi per uscire ora" provò ancora Harry, cercando di allentare la presa del ragazzo sul suo polso, ma come risposta ricevette solo un lamento accompagnato da un: "Rimani ancora un po’ qui con me". Harry si arrese alla dolcezza di quella frase e cadde sulle ginocchia al lato del letto, vederlo dormire così beatamente fece venir sonno anche a lui, così appoggiò il capo sul cuscino del ragazzo e lasciò andare i pensieri e preoccupazioni.
 
 


 
Quasi un'ora dopo, Louis sembrò ricordare la mancanza di sonno di quei giorni e scattò a sedere: "Oh mio dio! Perché mi sono addormentato? Non posso dorm-" ma quella frase non vide mai la sua fine, soprattutto quando i suoi occhi si fermarono a contemplare la perfetta creatura che dormiva ai piedi del suo letto e con il viso adorabilmente schiacciato su un lato del cuscino.

"Harry, dovresti svegliarti ora. È tardi e poi non dovevi prepararti per uscire con i tuoi amici?". Harry si mosse di poco e poi sollevò il capo. Non sembrava molto in grado di tenere gli occhi aperti in quel momento ma comunque si alzò in piedi e spinse delicatamente Louis alla fine del letto e si stese al suo fianco per poi coprirsi bene. "Harry?" lo richiamò Louis.

"Ancora dieci minuti LouLou" fu la risposta del riccio, che si schiacciò ancora di più contro il suo corpo, per ricercare del calore e scacciare via il freddo che stava provando in quel momento, per essersi addormentato ai piedi del letto e sul pavimento freddo.

Louis stava per continuare, convincerlo ad aprire gli occhi e che era in ritardo per il suo appuntamento, quando l'occhio gli cadde sulle loro mani unite. La sua mente iniziò a ricordare di aver afferrato il polso di Harry e di averli chiesto di restare, ma non ricordava che durante che quel piccolo lasso di tempo, la sua mano era scesa e che le loro dita si erano intrecciate. Si soffermò anche a riflettere che non aveva osservato mai realmente il più piccolo e ora, cosi vinci a sfiorarsi, le mani intrecciate ben visibili e quella pelle che sembrava dire: "Sfiorami" Louis si rese conto della perfezione di quel ragazzo.

Quel momento di pace fu interrotto dalla sveglia di Harry, che risuonò dall'altra stanza. Louis strinse con forza gli occhi, mentre Harry scattava a sedere, seguito poco dopo da Louis. "Perché mi sono addormentato? Dove sono poi? Oh mio dio è tardi di sicuro Liam mi ucciderà" Harry iniziò il suo monologo, ma non andò molto lontano quando senti Louis pronunciare un flebile e quasi inudibile: "Già, i tuoi amici" e solo in quel momento realizzò che si era addormentato nella camera di Louis e che le loro mani erano intrecciate.

Louis lo fissò per alcuni secondi prima di chiedere: "Cosa?" riferendosi al suo sguardo perso verso il basso e le guance rosse, ma gli bastò abbassare lo sguardo per realizzare e quello li fece ricordare una cosa che prima lo aveva preoccupato di più: "La mia tesi" quasi urlò. Harry a quelle parole sembrò svegliarsi completamente e aggiunse sorridendo: "Ci ho pensato io, ricordi?" e ancora in quell’istante di pace realizzò anche lui che: "Dannazione farò tremendamente tardi se non mi muovo ora". Harry si alzò dal letto, ma non ebbe la forza di sciogliere le loro mani.

Louis lo fissò indeciso e alla fine chiese: "Quando torni?".

Harry gli sorrise dolcemente e mentre faceva scivolare la sua mano via da quella di Louis rispose con un: "Presto, te lo prometto" prima di correre nella sua camera a prepararsi. Louis ne approfittò per alzarsi dal letto e guardare lo schermo del PC.  Il lavoro fatto da Harry non era per niente male, ma fu la nota in basso a farlo ridere: "Vedi che non sono tanto male se m’impegno - Harold". Louis tornò in se, stampo il tutto e uscì in fretta da casa, non prima di una doccia veloce e un cambio d'abiti.
 

Due ore dopo fece ritorno al suo appartamento, o quello che condivideva con Harry ricordò Louis, vedendo le luci della cucina accese e risate a riempire l'aria. Louis iniziò a camminare nel piccolo corridoio sbuffando e passandosi una mano tra i capelli, immaginandosi di buttarsi sul letto e di dormire almeno qualche ora, quando la porta della cucina si spalancò e Harry lo trascinò dentro, presentandolo ai suoi amici: Liam e Zayn.
 
 
 

Seduto alla fine del tavolo, Louis si sentiva osservato ed esaminato, da due sguardi non troppo severi ma sull’attenti. Dopo essere stato trascinato all’intero della stanza da Harry ed essere stato presentato ai due ragazzi - Zayn e Liam - un leggero silenzio li aveva invasi, ogni tanto fermato dalla voce di Harry che cercava di mettere su una conversazioni su argomenti leggeri, ma senza riuscirci e questo diede al più grande il tempo di esaminare i due ragazzi:

Liam aveva gli occhi di un marrone chiaro e limpido, con i capelli castani corti e il viso serio. Tranne quando sorrideva, pensò subito Louis, perché quando sorrideva il suo viso si scioglieva e si addolciva. Ogni cosa nelle vicinanze si illuminava quando sorrideva e i suoi occhi diventavano più caldi.
Zayn, invece, aveva la pelle olivastra, gli occhi scuri e profondi e le labbra sensuali. Aveva l’aspetto di un duro, con il suo giubbotto di pelle, gli infiniti tatuaggi che si poteva scorgere e quello strato leggero di barba, ma i suoi occhi lo tradivano, come il suo sorriso. Aveva i capelli mori e sollevati.
 
“Allora, Louis Tomlinson, possiamo fidarci a lasciare il nostro Harry in questo appartamento? Non è che fai lo spacciatore o ti occupi di prostituzione, vero? Non vorrei mai vedere il mio Hazza in quel giro e se mai accadrà ti riterrò responsabile” disse Liam, serio e con le braccia al petto.

“Certo Liam, perché se mai facesse lo spacciatore o si occupasse di prostituzione, te lo verrebbe a dire, ver0? Ma sono d’accordo con lui su una cosa; se il nostro piccolo finisce in qualche brutto giro per qualche strana influenza da parte tua, farai meglio a cambiare paese Tomlinson” esclamò questa volta Zayn, con sguardo minaccioso e Louis ingoio a vuoto.

“La volete piantare vuoi due? Siete due idioti quando vi ci mettere. Lou non ascoltarli, sono due idioti e alle volte anche troppo protettivi. Mi conoscono da una vita, nel vero senza della parola perché praticamente mi hanno visto crescere, e continuano a pensare che io mi possa lasciar trascinare e cacciare in qualche casino” il riccio sbuffò e spostò il ciuffo in un modo molto buffo e alle stesso tempo affascinante.

“Noi non stiamo dicendo questo, Haz. Sappiamo che sei una persona responsabile, è delle altre persone che non ci fidiamo, vero Zayn?” e il moro mosse il capo come conferma “Quindi dobbiamo assicuraci che tu stia in buone mani, ecco tutto”.

“Certo, certo come dite voi, ma smettetela perché siete alquanto inquietanti quando vi ci mettete e passate ad altro” suggerì loro Harry e i due ragazzi sogghignarono, già sapendo di quale argomento parlare, senza smettere di esaminare Louis, che non aveva ancora spiccato parola.

“Tu sai che Harry canta?” chiese in fretta Liam, mentre Harry gli colpiva un braccio e Zayn rideva senza controllo “Che cosa c’è ora? Ci hai detto di cambiare argomento e non sto dicendo niente di strano. In fondo è vero che tu canti, no?” Liam sbuffò e si massaggiò la parte lesa.

“Sì, dovresti venire con noi a sentirlo cantare” disse assorto Zayn, mentre annuiva prima verso Liam e poi verso Louis, rispondendo a una domanda che non era stata posta. “Giovedì hai detto che canti, no? Perfetto, cosi possiamo incontrarci al pub e potremo conoscerci meglio” disse rivolto verso Louis, che ingoiò ancora a vuoto sentendosi confuso.

“Mi sembra un’ottima idea Zayn, cosi possiamo presentare loro Niall, che ne dici?” chiese Liam, non spostando il suo sguardo da quello di Zayn e dimenticandosi completamente che non erano soli e che stavano prendendo decisioni anche per i due ragazzi, che li guardavano storditi.

“No aspettate un attimo: chi diavolo è questo Niall? E perché dovreste presentarcelo? E, per favore, potreste smettere di parlare tra di voi o prendere decisioni anche per noi? Ve ne sarei immensamente grato” e sbuffando si spostò di nuovo i  capelli, come aveva fatto poco prima.

“Oh si giusto” sorrise Liam e tornò a guardare i due ragazzi prima di riprendere a parlare “Mi hai detto che questo appartamento è per tre affittuari e io e Zayn conosciamo questo ragazzo che cerca un appartamento. E’ una persona molto tranquilla” Zayn rise per l’aggettivo usato, ma tornò subito serio, o almeno ci provò. “Ovviamente non vi stiamo imponendo niente, potrete scegliere tutto giovedì. Lo chiameremo e gli parleremo di questo appartamento e gli chiederemo se è disponibile giovedì sera, cosi possiamo farvelo conoscere, ma lo amerete, vedrete” e cosi dicendo, Zayn sorrise verso Liam, dimenticando di nuovo la loro presenza.

“Non sei obbligato a venire, questi due sono pazzi e sicuro sarà anche un folle questo Niall. So quanto sei impegnato con l’università e gli esami e tutto il resto, quindi sentiti libero di rifiutare, ti posso coprire io con loro” disse Harry, sussurrando troppo vicino al viso di Louis, mentre sorrideva teneramente.

Louis non sapeva cosa dire o cosa fare. Una parte di sé era curiosa di voler ascoltare la voce del più piccolo mentre cantava, ma con gli esami e tutti quei corsi, non era proprio sicuro di avere il tempo per quella distrazione. Infondo aveva preso un appartamento fuori dal campus proprio per avere un po’ di pace e stare lontano dalle distrazioni. Se glielo avessero proposto qualche settimana prima, avrebbe accettato senza esitazione, ma adesso la situazione era diversa e non sapeva come comportarsi.

“Allora è deciso” esclamò ad alta voce Liam, attirando la voce dei due ragazzi e facendo nascere un sorriso sul volto di Zayn “Giovedì sera ci incontriamo tutti al pub, cosi possiamo ascoltare il nostro piccolino cantare e farvi conoscere il vostro nuovo coinquilino. Ovviamente Louis, ora che tutto è deciso, non puoi tirarti indietro e neanche tu Styles. Oh sarà una gran serata” esclamò felice, riportando il silenzio nella stanza.
 
 


 
E il giovedì tanto atteso non tardò molto ad arrivare. Louis aveva passato tutto il giorno precedente a lavorare per i suoi esami, mentre Harry era rimasto in camera sua a scegliere quale canzone cantare il giorno dopo. Si sentiva molto nervoso e non voleva sbagliare niente. Quando la mattina arrivò, si alzò riluttante dal suo letto e si fermò a fissare la porta socchiusa della camera di Louis.

Non l’aveva visto il giorno precedente ma sapeva che se fosse entrato, lo avrebbe trovato addormentato sulla scrivania, ricoperta da fogli e libri. Cosi sospirò e si diresse verso la cucina, per preparare del tè per entrambi. Aveva notato quanto Louis ne bevesse, quando era frustrato e stanco, e quella tazza di tè avrebbe fatto iniziare nel modo giusto la giornata del più grande.

Quando la teiera iniziò a fischiare, in quel modo cosi familiare, prese due tazze e le riempì. Un profumo di tè circondò l’intera casa e Harry sorrise a quel profumo cosi buono e dolce. Appoggiò le due tazze su un piccolo vassoio e tornò nello stretto corridoio. Una volta arrivato di fronte la camera di Louis, aprì lentamente la porta e vi entrò.

Come aveva immaginato, il ragazzo era addormentato con il viso schiacciato contro la scrivania e molti fogli erano sparsi per terra. Non sapeva bene qual era il modo migliore per svegliarlo, cosi appoggiò il vassoio sulla libreria e scuotendolo lentamente iniziò a chiamarlo. Louis si agitò un po’ nel sonno, poi aprì piano un occhio e sorrise alla vista del riccio e a quel profumo di tè. Molto lentamente, come se il suo corpo fosse intorpidito e bloccato, si sollevò e iniziò a stiracchiarsi piano. Una volta completamente sveglio, tornò a fissare il ragazzo che gli stava accanto.

“Che ci fai qui?” chiese con voce impastata dal sonno, bassa e rauca. Non lo aveva sentito entrare ma era bello svegliarsi e come prima immagine perdersi nei suoi occhi cosi verdi. Si raddrizzò sulla sedia e si perse a fissarlo, questa volta con più attenzione. Aveva i capelli scompigliati e i segni del cuscino su una guancia, segno che si era svegliato da poco. Indossava una maglietta troppo larga, sicuro non sua, e dei pantaloni stretti e stava sorridendo. Ai lati delle labbra due fossette adorabili e due occhi di un verde intenso. Era adorabile.

“Ho pensato che avessi passato un’altra notte insonne a studiare e cosi ti ho preparato una tazza di tè. Sai, le giornate iniziano nel modo migliore con l’aiuto di una bella tazza di tè. Cosi ne ho preparato anche per me” disse porgendoli una tazza di tè e sorseggiando l’altra, stando attento a non scottarsi la lingua.

“Sei stato molto gentile, grazie” riuscì a dire, sentendosi intorpidito e assonnato. Addormentarsi sulla scrivania non era stata una delle sue idee più brillanti e ora ne subiva le conseguenze. Tutto sommato, il suo corpo si rilassò quando il tè caldo scese lungo la sua gola, riscaldando tutto il suo corpo.

“Allora” esclamò Harry, mentre faceva girare il cucchiaino nella tazza di tè, che si stava raffreddando “Oggi è giovedì e so che quei due pazzi dei miei amici non ti hanno dato molto scelta, ma volevo sapere se eri d’accordo a venire con noi al pub oggi” disse piano e con un filo di voce, quasi avesse paura di fare rumore.

“Sono riuscito a completare buona parte del lavoro, quindi perché no. E poi come ha detto Liam ‘sarà una grande serata’ e non ho una grande serata da molto tempo” rispose, appoggiando la tazza sulla scrivania, stando ben attento a non macchiare niente. Harry sorrise mentre tornava a fissarlo e Louis continuò a parlare “Ma vedo che non sono l’unico ad aver dormito male questa notte, va tutto bene?” chiese realmente preoccupato.

“Sono rimasto sveglio a provare la mia canzone per questa sera. Sono molto nervoso” ammise, abbassando il capo e guardando il liquido nella sua tazza “Anche se suono ogni sera, non sempre ho la possibilità di cantare. Ma ogni giovedì sì, e sono sempre molto nervoso” concluse, non alzando lo sguardo dalla tazza che stringeva con più forza, tra le sue mani.

“Hai solo bisogno di un bel bagno caldo” sorrise Louis, alzandosi dalla sedia “Vado subito a preparartelo e non guardarmi cosi, sarà il mio grazie per la tazza di tè” sorrise ancora uscendo dalla stanza ed entrando nel bagno, aprendo l’acqua per riempire la vasca. Quando Harry lo raggiunse, l’acqua era calda al punto giusto e Louis ci aggiunse del sapone, muovendo l’acqua e creando delle bolle di sapone “Mia madre mi preparava sempre una bella vasca con acqua tiepida e bolle di sapone quando qualcosa mi preoccupava. Diceva sempre che dopo mi sarei sentito meglio”.

“Non ti ho mai sentito cantare, quindi non posso dare un giudizio, ma andrà tutto bene. Se ti sentirai nervoso e sentirai il panico arrivare, allora guarda dalla mia parte. Non sono un ottima mascotte, ma farò del mio meglio. Ora immergiti nella vasca e stacci dentro, fino a quando tutte le bollicine non saranno sparite. Vedrai che ti sentirai meglio” concluse il più grande, sorridendo ancora e uscendo dalla stanza, chiudendo la porta alla sue spalle e tornando nella propria camera.
 
 


 
Come da programma, Liam e Zayn erano passati dal loro appartamento per dirigersi tutti insieme al pub, dicendo che Niall li avrebbe raggiunti lì. Il viaggio in auto fu molto silenzioso, se non si considera la musica che proveniva dalla radio e le parole sussurrate tra Zayn e Liam. Una volta arrivati al pub, Harry si scusò e si allontanò dal gruppo, per poter andare a parlare con i ragazzi della band e dir loro cosa avrebbe cantato, mentre i tre ragazzi presero posto in un tavolino non molto distante dal palco, assicurandosi di avere piena visione dell’intero palco cosi da non perdersi niente.

Si sedettero intorno al tavolo e Louis si sentiva in trappola. Non sapeva perché alla fine avesse assecondato a quella pazzia, forse era stato il tè di Harry di quella mattina o avergli preparato il bagno, non lo sapeva ma era finito in trappola da solo.

Mentre Liam lo fissava, cercando il modo migliore per riempirlo di domande, Zayn si guardava intorno alla ricerca di qualcosa e sembrò trovarla perché iniziò ad agitare una mano sopra la sua testa e a cercare di attirare l’attenzione di qualcuno. Quando Liam notò quei gesti, voltò il capo e urlò un: “Niall” che sovrastò ogni altro suono nel locale, riuscendo ad attirare finalmente l’attenzione del ragazzo.

Louis di voltò a sua volta, alla ricerca di un volto che non conosceva. Sapeva che quel Niall sarebbe stato il loro nuovo coinquilino e sperò che fosse una persona tranquilla, perché aveva bisogno della calma per studiare e già gli bastava Harry con le sue intrusioni  in camera e quel mangiare insieme. Quando il ragazzo fu abbastanza vicino, iniziò a esaminarlo.

Aveva i capelli di un biondo che non poteva essere naturale, gli occhi azzurri, forse più azzurri dei suoi, un sorriso stampato sul viso e il viso adorabile. Aveva una carnagione molto chiara e la pelle sembrava molto delicata. Aveva con se una custodia di chitarra e una voce molto rumorosa. O forse la sua risata lo era, dato che stava ridendo e non parlando. Più lo sentiva ridere e più aveva voglia di iniziare a ridere a sua volta. Sembrava simpatico, rumoroso, ma simpatico.

“Spero di non essere in ritardo, confesso di essermi perso un paio di volte, ma eccomi qui” sorrise, quel ragazzo finto biondo e la risata contagiosa, prima di voltarsi verso Louis e porgerli la mano gentilmente e sorridendo ancora “Tu sei Louis, giusto? Devi essere Louis, sei identico alla descrizione che mi ha fatto Liam. Io sono Niall e sarò uno spasso vivere insieme” concluse, stringendo la mano di Louis nella sua.

Louis non aprì bocca e non ricambiò il saluto a voce, gli sembrava di non parlare da una vita. Ogni volta che era tra la gente, faticava a parlare e ogni evento correva cosi in fretta intorno a lui, che non riusciva a distinguere più niente. Tranne con Harry, pensò, quel ragazzo riusciva a rallentare ogni cosa, con il suo tono calmo e le sue fossette. Quando Harry ritornò da loro, Niall si ripresentò e il ricco sembrò entusiasta del loro nuovo coinquilino. Parlarono, per un bel po’ di tempo, ma Louis non fu sicuro di cosa.

“Tutto pronto con la band?” chiese Liam, mentre stringeva il riccio in un abbraccio, come se non lo vedesse da anni. Harry annuì e sembrava cosi nervoso all’idea di cantare e si strinse con più forza tra le braccia di Liam. Il castano sembrò capire e sussurrò frasi di conforto che non arrivarono all’orecchio di Louis, ma Harry sorrise e sembrò ritrovare la sua sicurezza.

“Oddio canterai con la band?” chiese esaltato Niall, saltellando sul posto e battendo le mani “Credi che possa cantare anche io? Adoro cantare e mi piacerebbe molto” e iniziò a straparlare di serate svegli a cantare tutta la notte. Louis sapeva che la sua vita sarebbe stata diversa e che avrebbe faticato per avere un po’ di calma, ma vedere quel ragazzo cosi felice rese felice anche lui.

Harry disse lui che avrebbe parlato con la band ma che non ci sarebbero stati problemi. Aggiunse che sarebbe stato un sollievo, a non dover essere l’unico a cantare quella sera e che se avesse fatto schifo, Niall sarebbe stata la sua ancora di salvezza. Dopo di che, si allontanò ancora ma questa volta per salire sul palco. Ogni persona nel locale prese posto, altri si avvicinarono al palco per ascoltare meglio. Liam e Zayn si sedettero con i corpi rivolti verso il palco, Niall si avvicinò al palco urlando qualche parola di incoraggiamento e Louis restò in piedi.

La sua idea era quella di sedersi con i due amici di Harry o seguire Niall vicino al palco, ma quando incrociò lo sguardo del riccio che lo stava cercando, ogni cosa si fermò e faticò anche solo a controllare il suo respiro. “Salve io sono Harry e questa è Cold Coffee” quello che ne segui fu solo suoni lontani e parole cantate. Quasi urlate alla ricerca di attenzione, ma per niente insicure.

 
“She's like cold coffee in the morning
I'm drunk off last night's whisky and coke.0
She'll make me shiver without warning
And make me laugh, as if I'm in on joke”
 
Le parole riempirono la stanza, ma era tutto quello che Louis riusciva a percepire. Non c’era musica, non c’erano persone, non c’erano delle mura. Tutta quello che c’era, erano parole cantate da una voce che stava sussurrando, ma con la forza per distruggere ogni cosa.

E mentre quella voce continuava a risuonare nella sua anima e a colpire ogni singolo organo, due occhi continuavano a guardarlo. Gli aveva consigliato di cercarlo in caso di difficoltà, ma adesso si rendeva conto essere stata una pessima idea perché adesso si trovava lui in difficoltà.

Quel ragazzo dai capelli ricci, stringeva con forza il microfono tra le mani, mentre il suo corpo si muoveva al ritmo lento della chitarra che lo accompagna. Si poteva leggere ogni cosa attraverso i suoi occhi in quel momento, come se la musica lo mettesse a nudo e fosse più vulnerabile. O più forte, ma questo Louis non lo poteva dirlo con certezza.
 
“And you can stay with me forever
Or you could stay with me for now”
 
Cantò ancora quei ragazzo dai capelli ricci e gli occhi che gli stavano mostrando il mondo. Gli stava chiedendo di restare? Perché aveva scelto quella canzone? Pessima canzone. Pensò Louis, mentre ogni cosa di lui gli ordinava di stare zitto e di ascoltare.
 
“And tell me if I'm wrong
And tell me if I'm right
Tell me if you need a loving hand
To help you fall asleep tonight”
 
E quel ragazzo continuò a cantare non curante della confusione che stava procurando. Stava cantando o creando un terremoto? Perché la stanza aveva iniziato a tremare? Era lui a tremare? E continuava a guardarlo, non trovando la forza in corpo per smettere. E mentre cantava e lo guardava, ogni cosa perdeva senso o lo ritrovava. Neanche questo Louis sapeva dire con certezza.
 
“Tell me if I know
Tell me if I do
Tell me how to fall in love
The way you want me to”
 
La canzone continua a seguire la sua melodia, mentre il cuore di Louis non riusciva neanche a seguire i suoi stessi battiti. Un battito rincorreva quello dopo, cercando di trovare un giusto ritmo ma senza successo. E la corsa continuava mentre la canzone giungeva lentamente alla sua conclusione.
 
“Cos I love the way you wake me up
For goodness sake, will my love not be enough?”
 
E il ritornello venne cantato da quella voce che stava sussurrando, ma che poteva urlare molto forte, che aveva voglia di farsi ascoltare, e da quegli occhi che non avevano lasciato mai i suoi. Che stavano cantando al mondo, ma che stavano fissando solo e unicamente lui.

Louis tornò a respirare, dopo quelli che gli erano sembrati secoli ma che forse erano stati solo pochi minuti. Aveva la bocca aperta e sembrava esausto, quasi distrutto. Non si era mosso di un solo millimetro ma sembrava aver corso per chilometri. Aveva un accenno di fiatone e traballò leggermente sul posto.

Mentre il ragazzo dai capelli ricci sorrideva al pubblico e arrossiva a tutti quegli applausi e fischi, uniti a complimenti e urla, una voce sussurrò neanche tanto piano: “Lo so, ti lascia senza fiato” al suo orecchio mentre continuava dicendo: “Ed è una sensazione che si ripete ogni volta, la prossima volta assicurati di essere seduto e di avere un bicchiere d’acqua o ci muori nel mezzo della canzone”, disse quasi ridendo quella che Louis registrò come la voce di Zayn, mentre gli dava una leggera pacca sulla spalla e si dirigeva verso Harry.

Lo strinsero forte e Liam gli urlò che era stato incredibile. Ogni parola smise di essere urlata, perché il ragazzo biondo, rumoroso e dalla risata contagiosa, salì sul palco e si presentò dicendo: “Salve gente, io sono Niall Horan e voglio cantare una canzone” e le prime note di una nuova canzone risuonarono nel locale, accompagnate dalle prime parole.

 
I wanna be drunk when I wake up
On the right side of the wrong bed
And every excuse I made up
Tell you the truth I hate
What didn't kill me
It never made me stronger at all.


Il biondo dagli occhi azzurri, più di un giorno d’estate, riempì la stanza con la sua voce e Louis non si stupì di vedere tutti i presenti con le bocche spalancate, come la sua. La sua voce era un vero incanto e il modo in cui si dimenava sul palco, fece urlare qualche ragazza. Mentre Louis fissava perso il ragazzo sul palco, Harry gli si avvinò e gli sorrise imbarazzato.

“Hey” Louis voltò il capo al suono di quella voce, stordito ancora dalla voce del biondo. Quando si trovò un Harry con le gote rosse e un leggero sorriso imbarazzato sulle labbra, gli venne quasi voglia di correre in tondo e urlare, dimenando le mani in aria, per come si sentiva in quel momento. Per questa ragione non riuscì a formulare nessuna parola e questo spinse il riccio a continuare: “Allora, ehm, Niall sembra molto simpatico, non trovi?”.

Louis non era certo del modo più corretto per rispondere. Poteva annuire semplicemente e tornare a guardare il ragazzo sul palco, che lanciava baci volanti a ogni persona che urlava un nuovo complimento, o dire che quel ragazzo avrebbe creato problemi nel loro appartamento, ma alla fine se ne usci con un: “Ciao” non del tutto sussurrato.

 
Love will scar your make-up lip sticks to me
So now I'll maybe leave back there
I'm sat here wishing I was sober
I know I'll never hold you like I used to.

La musica faceva loro da colonna sonora, mentre si fissavano senza parlare. Di quello che il biondo stava cantando, solo un suono lontano, mentre le urla nel locale, erano completamente sparite. Louis cercò qualche altra parola da dire, maledicendosi per quel suo stupido ciao, mentre Harry, cercava di abbassare lo sguardo o semplicemente spostarlo, ma in quell’istante niente era semplice.

“Ehi piccioncini, vi state perdendo testolina bionda che sta dando il meglio di se sul palco” urlò una voce, che sembrò quella di Zayn. I due ragazzi si voltarono giusto in tempo per vedere Niall che gli indicava e dedicava loro un pezzo della canzone aggiungendo, quasi urlando: “Ai miei nuovi coinquilini” e Louis fu certo che quel ragazzo avrebbe creato problemi.

 
Should I? should I?
Maybe I'll get drunk again
I'll be drunk again
I'll be drunk again
To feel a little love

Zayn si avvicinò loro e avvolse un braccio intorno alle spalle di Louis, passando una mano tra i ricci di Harry facendolo ridere, dopo si spostò e sorridendo al riccio, portò il ragazzo più grande fuori dal piccolo pub. L’aria fuori era gelida, ma piacevole, soprattutto quando ci si sente in apnea. Louis restò stordito da quella azione improvvisa, ma si era lasciato guidare aspettando che il moro dagli occhi che lo tradivano, parlasse e spiegasse.

Zayn non parlò, almeno non a parole. Infilò una mano nella tasca laterale del suo giubbotto di pelle e ne estratte un pacchetto di sigarette, porgendole una a Louis e l’altra se l’appoggiò tra le labbra. Louis esitò qualche secondo, ma poi fece quello che aveva fatto il moro, aspettando che accendesse anche la sua di sigaretta, cosi da fare il primo tiro.

Louis era pronto a chiedere il perché di quei gesti, ma Zayn parlò prima di lui “Stavi boccheggiando e non era un bello spettacolo, fattelo dire” rise piano, tornando alla sua sigaretta. “Liam mi ha chiesto di tenerti d’occhio” esclamò subito dopo. Louis trovava affascinate, il modo in cui quei ragazzi si proteggessero o il modo in cui si davano coraggio a vicenda, come una famiglia. E quando Zayn aggiunse: “Lo ama tanto” ne ebbe la conferma.

Il moro non giustificò quel suo secondo commento e Louis non chiese di chi parlasse dei tre ragazzi. Zayn finiva la sua sigaretta, mentre Louis aveva dimenticato la sua dopo il primo tiro. Alcune persone lasciarono il pub come loro, respirando un po’ di aria fresca, prima di sporcarla con il fumo. Altri erano ubriachi e facevano ritorno verso le loro auto.

“Non fargli del male, okay?” fu l’avvertimento di Zayn, quando tornò a parlare serio “Per noi Harry è molto importante, quindi non fargli del male. E sta attento anche a Niall ora. E’ un tipo molto euforico, ma ha i suoi momenti di malinconia. Di solito ci pensiamo Liam ed io a lui, ma ora che starà da voi, dovrete prestargli attenzione. Harry ci ha detto che passi molto tempo da solo, a studiare in camera, bhe allora sarà utile a tutti un po’ di compagnia. Vedila cosi: siete tre persone solitarie, che fanno i forti per sopravvivere, che si fanno compagnia per provare la vera ebbrezza di vivere”.

Dopo quella frase - una delle frasi più lunghe che avesse sentito pronunciare da quel ragazzo - fece segno di tornare nel pub. Una volta rientrati, ascoltarono il biondo intonare le ultime note della canzone. Louis l’osservò e poi spostò il suo sguardo alla ricerca di Harry. Magari non sarebbe stato un problema quel ragazzo, ma solo un modo per scappare dalla sua realtà. Quella realtà che gli stava cosi stretta e che si era imposto.
 
All by myself
I'm here again
All by myself
You know I'll never change
All by myself
All by myself
I'm just drunk again
I'll be drunk again
I'll be drunk again
To feel a little love.
 
Il biondo applaudì felice ed estasiato, e scese dal palco, lanciandosi tra le braccia di Zayn, che lo fece girare e il biondo iniziò a riempire il locale, silenzioso e privo di musica ora, della sua risata più vera. Louis pensò che si sarebbe potuto abituare a quella risata e che trovava impossibile che quella risata potesse venir spezzata dalla malinconia.

Quando Niall urlò: “Festeggiamo a questa sera” Louis capì che il giorno dopo, il suo risveglio, sarebbe stato più duro e dolorante. Niall ordinò subito da bere e quando tutti strinsero la propria birra, il ragazzo urlò ancora: “Alle vecchie amicizie, a quelle appena trovate e a questa che durerà per sempre”.
 
 


 
“Cosi ho detto lui: no amico ti sbagli e ha iniziato a ridere per ore. Lo dovevate vedere, era troppo buffo il modo in cui cercava di calmarsi. Chissà che fine ha fatto quel tipo strano” terminò alla fine Niall pensieroso, mentre si scollava un'altra bottiglia e la lasciava cadere accanto al suo corpo.

Una volta dopo l’orario di chiusura del pub, Harry aveva avuto la brillante idea di proporre di andare in spiaggia e anche se Liam e Zayn non sembravano molto in vena, Niall fu contento della sua proposta e nel giro di pochi sguardi, eccoli lì a incamminarsi vero la spiaggia, mentre Niall beveva le sue birre - che aveva infilato in una busta e se le spingeva al petto, concedendole solo a Harry - e raccontava strane storie che Louis non riusciva a capire.

Anche se all’inizio era titubate, Liam si divertì un sacco nel guardare i due ragazzi bere e ridere per cose che non avrebbero fatto ridere nessuno. A Zayn non importava molto, era quasi mezzo addormentato e del tutto tra le braccia di Liam e una volta in spiaggia, si isolarono. L’ultima volta che Louis si era soffermato a fissarli, Zayn era steso sulla sabbia, con il capo sulle gambe di Liam, che gli accarezzava teneramente i capelli, mentre gli diceva qualcosa che lo faceva sorride con gli occhi chiusi.

E mentre loro se ne stavano da soli, Harry e Niall erano stesi sulla sabbia a fare quelli che dovrebbero essere angeli. Louis avrebbe dovuto fermali o almeno farli smettere di bere, ma vederli cosi felici mentre muovevano le braccia e le gambe e ridevano cosi forte, rendeva anche lui talmente felice che semplicemente rimase a fissarli, standosene seduto non molto lontano da loro.

“Questa storia non ha senso Niall, lo sai?” disse ad alta voce Harry, come se fosse in un locale affollato e avesse paura che qualcuno non riuscisse ad ascoltarlo. “Non possono esistere persone di questo genere” continuò e dopo tornò a ridere, per qualche altra cosa che Niall aveva detto lui e che Louis non era riuscito ad ascoltare, troppo preso ad ascoltare la risata di Harry.

Passarono cosi altri 20 minuti e anche se si stava facendo tardi e le birre ormai erano finite, nessuno sembrava aver voglia di lasciare quel posto. Era isolato e molto distante dalla strada, non c’erano rumori eccetto quelli provenienti dal mare. Il mare era alquanto agitato ma a nessuno importava, era comunque un rumore piacevole. Quando le risate dei due ragazzi si affievolirono, Louis iniziò a giocare con la sabbia.

C’erano molte pietrolline accanto ai suoi piedi e ne prese alcune abbastanza grandi, quando guardò la sua mano trovò una di quelle pietre modificate dal mare. Era liscia e di un colore spento. Dalla sua tasca estrasse un taglierino e iniziò a intagliarlo come faceva un tempo, cercando di dargli nuova vita.

“Quel tipo, il biondino, Niall..credo sia morto. Prima rideva un sacco e poi booom, ha chiuso gli occhi” Louis sollevò lo sguardo. Due occhi che passano dal grigio al verde lo salutarono. “Detesto l’odore del fumo e tu puzzi di fumo, proprio come Zayn. Non ti si addice come odore quindi credo che dovresti smettere di fumare” disse tutto d’un fiato il ragazzo, annuendo con la testa dandosi ragione da solo.

Harry sembrava molto instabile sulle sue gambe e aveva tutti i capelli scompigliati, che si spostò subito dagli occhi, come faceva sempre. Louis l’osservò prima di rispondere. “Credo che si sia solo addormentato e non c’è da sorprendersi, considerato quanto ha bevuto. Non ti preoccupare, dopo una bella dormita e una doccia starà benissimo” ignorò quel suo secondo commento o quanto avrebbe voluto dirgli che beveva più di lui e lui si ubriacava un sacco. Semplicemente sorrise e chiese: “Tu come ti senti, Harold?”.

“Harry” offrì come risposta, prima si sedergli di fronte a gambe incrociate, toccandosi il naso in modo adorabile “Che cosa stai facendo? Sembra bello” disse con voce da bambino, mentre cercava di vedere cosa Louis stesse stringendo tra le mani e perché aveva bisogno di un taglierino. Louis ipotizzò che era cosi ubriaco da fare molta fatica a far star ferme le immagini di fronte a lui. Ci era passato anche lui e il giorno dopo sarebbe stato molto peggio.

“Cerco di intagliare questa pietrolina. Quando era un bambino guardavo mio padre farlo e mi ha insegnato come fare, anche se non lo faccio da un sacco di tempo. Di solito dopo le regalavano alla mia mamma, per questo ho solo imparato a fare cuori e nient’altro” spiegò, mostrando la forma che stava cercando di dare alla pietrollina, facendola avvicinare al volto di Harry, cosi non dovesse sforzare la vista. Il ragazzo si illuminò una volta capito e Louis non riuscì a trattenere un sorriso.

“E’ cosi bello adesso” batté le mani con entusiasmo e ricordava cosi tutta l’innocenza di un bambino e non era l’alcol, notò Louis, era semplicemente Harry “Quando avrai finito, posso averlo per me?” chiese con quegli occhi che brillavano alla luna e un sorriso speranzoso sulle labbra. Louis rispose con un flebile: “Certo” e tornò a scolpire, con lo sguardo del riccio che seguiva ogni più piccolo movimento delle sue mani.

Una volta terminata, sfilò un filo dal cappuccio della felpa e cercò di infilarci dentro il piccolo cuore, cosi da farne una collana e la porse a Harry, che aveva le mani a coprire la bocca spalancata e gli occhi che quasi lacrimavano dalla meraviglia. Prese la collana dalle mani di Louis e se la infilò esclamando piano: “Il tuo cuore sul mio” Louis non ebbe il tempo di metabolizzare perché Liam li interrupe.

“Credo si sia fatto tardi e ho paura che Niall si possa prendere un accidente, se continua a dormire qui” Zayn annuì facendo notare che era d’accordo con Liam. Louis e Harry guardarono il corpo del ragazzo addormentato e dopo si guardarono e annuirono anche loro. Cosi si alzarono e si avvicinarono al biondino.

“Che cosa ne facciamo di lui?” chiese Louis, mentre si abbassava alla lunghezza del ragazzo ancora addormentato e non trovando il coraggio di svegliarlo. Non ascoltò molto la conversazione tra Zayn e Liam e si limitò ad annuire e suggerire: “Potremmo portarlo da noi, voglio dire: adesso è praticamente il nostro terzo coinquilino ed è giusto che dorma nella sua nuova stanza. Me ne occuperò io domani di parlare con Mrs Hughes. Il letto è già pronto quindi non credo ci saranno molti problemi”.

Il riccio saltellò sul posto e quasi cadde di lato, in suo soccorso arrivò Zayn che lo avvolse con un braccio la vita. Liam fu d’accordo con Louis e con calma prese tra le braccia Niall e si fece aiutare da Zayn per farselo mettere sulle spalle. A Louis quella azione fece sorride, era come vedere un’azione quotidiana, come se finisse sempre cosi il biondino dalla risata rumorosa e si chiese in quanti guai si fosse cacciato prima.

Il ritorno a casa fu tranquillo. Liam camminava con Niall sulle spalle come se lo facesse sempre, dopo una serata di bevute e Zayn gli stava dietro per controllare che il biondino non si muovesse o cadesse. Harry barcollava e ogni tanto si fermava, facendo fermare Louis che era stato incaricato di controllarlo. Verso gli ultimi isolati Harry iniziò a lamentarsi dicendo che era stanco e voleva essere preso sulle spalle come Niall. Non si lamentò molto, prima che Louis lo accontentasse prendendolo in spalle, e arrivarono al loro appartamento.

Cercarono di fare meno rumore possibile. Ci fu qualche problema nel prendere le chiavi dalla tasche di Louis, dato che Harry si era addormentato durante il cammino e una sua gamba era sopra la tasca anteriore dei pantaloni. Alle fine fu aiutato da Zayn, che sollevò di poco la gamba di Harry e Louis riuscì finalmente a prendere la chiave e a entrare in casa.

Louis indicò la camera di Niall accendendo la luce e dopo riprese a camminare nel corridoio fino alla camera di Harry. Non fu molto complicato far stendere Harry sul letto, la parte complicata arrivò quando Louis realizzò che una mano del riccio era stretta alla sua maglietta e che non sembrava volesse lasciarla. Quando Liam e Zayn tornarono da lui trovarono la scena adorabile ma poi lo aiutarono e Louis poté spegnere la luce e socchiudere la porta della stanza.

Dopo aver accompagnato Zayn e Liam alla porta e aver dovuto subire una lunga lista di preoccupazione che includeva controllare Niall ogni ora e farlo ridere in ogni istante della giornata e quella di badare a Harry, Louis poté chiudere a chiave la porta d’ingresso e andare a dormire, lasciando la porta aperta cosi da poter ascoltare il leggero russare di Harry e le parole senza senso che stava blaterando Niall nella stanza accanto. 
 
 


 
Il mattino dopo arrivò come Louis se lo era immaginato. Si strofinò gli occhi stanchi, quando sentì i versi sconnessi del biondo, che si lamentava di quanto gli facesse male la testa e prometteva a se stesso che non avrebbe bevuto più cosi tanto, ma Louis poco ci credeva e tanto meno il biondo. Si stiracchiò ancora tra le coperte, prima di uscire dalla stanza e controllare i due ragazzi, ringraziando di non aver bevuto molto.

Per sua fortuna, Harry dormiva ancora e sembrava un sonno tranquillo il suo, quando entrò nella stanza del suo secondo coinquilino, indugiò un po’ sulla porta, osservando la strana posizione in cui era sdraiato. Aveva la testa fuori dal letto e le gambe distese sul muro e si lamentava, cercando di tornare a dormire. Louis sorrise e poi tornò nella sua stanza per prendere delle compresse.

Una volta che il biondino fu sistemato, riuscì a convincerlo a rimettersi a letto e che al suo risveglio sarebbe andato meglio. E con entrambi i ragazzi addormentati, Louis ne approfittò per farsi una doccia e cercare di finire quella nuova tesina a cui stava lavorando. Quella mattina aveva due lezioni ed era quasi intenzionato ad andarci, ma poi ricordò gli avvertimenti di Liam e lo sguardo serio di Zayn, e optò per restarsene a casa.

Cosi, dopo aver studiato per quasi due ore, uscì dall’appartamento per dirigersi verso l’appartamento di Mrs Hughes, il 3B. Quando bussò alla porta, un sorriso accogliente lo invitò a entrare e accettò subito, anche per non perdere altro tempo. Una volta nel piccolo soggiorno, iniziò a parlare di Niall dicendo che era una persona affidabile e che sarebbe stato perfetto come terzo coinquilino.

Una parte di sè non ne era molto convinta, perché si era abituato alla pace in quelle settimane, ma era meglio che avere la stanza vuota aspettando che qualche persona strana l’affittasse. Mrs Hughes sorrise, dicendo che avrebbe voluto incontrare questo ragazzo, una volta sveglio. per fargli qualche domanda e per firmare il contratto e Louis tornò nell’appartamento, sapendo che la maggior parte del lavoro era fatto.

Quando chiuse la porta alle sue spalle, la suoneria di un telefono stava facendo lamentare i suoi due coinquilini e Louis si affettò a entrare in camera di Harry - perché era da lì che proveniva quella musichetta che stava infastidendo anche lui - iniziando a cercare il telefono incriminato. Ci mise qualche secondo, ma alla fine lo trovò sotto al letto del riccio e rispose, senza guardare lo schermo.

“Oh! Hai già risposto, io contavo di chiamare un ventina di volte prima di attirare la tua attenzione” Louis aggrottò la fronte e spostò il telefono dall’orecchio per leggere il nome sullo schermo. Un ‘Liam’ era illuminato e Louis si colpì la fronte per non aver riconosciuto subito la voce, uscì dalla stanza ed entrò in cucina prima di parlare.

“Ehm, ciao Liam, sono Louis. Harry è ancora del tutto addormentato” disse e quando sentì il ragazzo chiedere notizie di Niall, si affrettò a dire che si era svegliato qualche ora prima ma che ora dormiva di nuovo e dopo aggiunse: “Ah! Ho parlato con Mrs Hughes, la padrona di casa, e per lei va bene, solo che prima vuole conoscere Niall, ovviamente. Appena il biondo sarà presentabile, lo manderò subito da lei”.  Salutò in fretta il ragazzo dagli occhi gentili e chiuse la chiamata.

Stava per tornare nella sua stanza e magari tornare ai suoi libri, quando un ragazzo dai capelli tutti scompigliati e un cipiglio sulle labbra fece il suo ingresso in cucina. Il ragazzo non indossava più la maglietta, ma ancora stretto nei suoi skinny jeans. Era scalzo e si passava una mano sugli occhi, quasi frustrato. Stava per fare una battutina sul suo aspetto quando notò la pietrollina che aveva intagliato la notte precedente, intorno al suo collo, posizionata sul suo cuore.

“’Giorno” farfugliò, passandosi una mano tra i capelli e scuotendoli e poi buttarli all’indietro, come faceva sempre, notò Louis. Il riccio restò in piedi sulla soglia e Louis non riuscì a non sorride e a esclamare: “Sei adorabile, Harold” facendo trasformare il suo cipiglio in un piccolo broncio. Louis si addolcì a quella vista e chiese: “Posso fare qualcosa per te?” e Harry come risposta, allargò le braccia e il cuore di Louis fece una capriola.

Harry voleva essere abbracciato, con quel suo broncio adorabile sulle labbra e gli occhi semi chiusi. Si chiese se era una cosa che capitava spesso al riccio dopo una sbronza e perché il ragazzo dagli occhi gentili non gliene avesse parlato. Tuttavia, scacciò quei pensieri e si avvicinò al più piccolo e, allargando a sua volta le braccia, lo strinse forse a se contro il suo petto.

Il momento di estrema dolcezza, dove Harry muoveva la guancia come a fare le fusa contro la stoffa della maglietta di Louis, terminò con l’arrivo di Niall che urlò - con voce assordante: “Aw! Un abbraccio di gruppo” e si gettò sui loro corpi, tenendoli stretti contro il suo petto. Harry sembrava a suo agio in quello strano abbraccio, Louis provò in tutti i modi a divincolarsi ma alla fine si arrese e aspettò.
 


Si sentiva una babysitter e si chiese quando era stato assunto, mentre preparava la colazione per i due ragazzi che si rifiutavano di toccare cibo e poi preparava loro il  bagno, dicendo che sarebbero stati meglio. Mentre Harry era sotto la doccia e Niall era mezzo steso sul tavolo della cucina, Louis tornò nella sua camera pronto a studiare un po’. Ma quando due braccia lo avvolsero da dietro e gli strinsero il collo, capì che era tempo sprecato.

Niall non lo aveva mollato neanche un secondo, anche mentre era sotto la doccia, continuava a parlargli e raccontargli cose e una volta sistemato propose di guardare un film tutti insieme. Harry esclamò che aveva il film perfetto e corse nella sua camera per prendere il DVD. Una volta tutti seduti sul divano, Harry mise play e Shrek partì sullo schermo.

Louis capì subito che era uno dei film preferiti del più piccolo, perché sapeva ogni battuta a memoria, mentre Niall si addormentò sulle sue gambe neanche a metà film blaterando parole sconnesse nel sonno, facendo sorridere il più grande, che di tanto in tanto gli sfiorava la fronte.

Durante il pomeriggio Niall fu ufficialmente il loro terzo coinquilino e Liam e Zayn passarono da loro per complimentarsi e chiedere come stessero andando le cose. Il biondo iniziò a straparlare - come aveva fatto tutto il giorno, pensò Louis - mentre Harry passò tutto il tempo tra le braccia di Liam e Louis iniziò a metabolizzare che ora quella sarebbe stata la sua nuova vita e non era poi così tanto male.
 
 
 

 
Lentamente piccole cose, gesti e azioni, divennero la loro quotidianità. Quando Louis si svegliava prima degli altri due, si faceva una doccia, studiava per qualche ora e poi preparava la colazione, che svegliava sempre i due addormentati. Non appena vedeva Harry entrare nella cucina con il suo broncio sulle labbra, Louis allargava le braccia e lo stringeva - dopo stringeva anche Niall, che imparò adorava abbracciare.

Quando studiava fino a tardi invece, a svegliarlo era Harry con una tazza di tè fumante o un abbraccio di Niall, che poi rimaneva incollato a lui tutto il giorno. Durante i pomeriggi, dove tutte e tre erano a casa, quando Harry non doveva lavorare e quando Louis e Niall erano liberi da studi e impegni, rimanevano stesi sul divano a guardare Shrek e oramai anche Louis e Niall sapevano le battute a memoria.

La risata di Niall era diventata cura contro i silenzi, la voce di Harry dava senso agli spazi e a Louis - quando doveva frequentare qualche corso supplementare - tutto quello mancava e quando tornava a casa lo faceva sorridendo. Come quel lunedì pomeriggio, che dopo essere stato fuori tutta la mattina ed essere rimasto in biblioteca a studiare per ore e ore con il suo gruppo di studio, era tornato nell’appartamento ed era stato accolto dalla melodia proveniente dalla chitarra di Niall e la voce di Harry che cercava di cantare una canzone, ma alla fine era solo risate quelle che riusciva a produrre. Una volta lasciata cadere la tracolla accanto alla porta, entrò nella camera del biondo.

Harry era completamente spalmato sul pavimento, con le mani che danzavano di fronte al suo viso e gli occhi chiusi mentre Niall gli era seduto accanto, con le gambe incrociate e lo sguardo impegnato a fissare le sue mani sulla chitarra mentre muoveva la testa a ritmo della canzone che stava intonando. Louis non aveva mai sentito prima quelle note, cosi si appoggiò allo stipite della porta e li fisso. Capì presto che era una canzone creata dai due e il suo sguardo si bloccò sui fogli e spartiti sparsi sul letto e sulla scrivania del ragazzo.

“Ehi, Tommo perché non ti unisci a noi” aveva urlato il biondo attirando la sua attenzione e facendo spalancare gli occhi al riccio, che si mise subito a sedere e gli sorrise, facendo cenno di sedersi accanto a lui. Louis sorrise e fece come gli era stato chiesto, mentre vedeva Niall smettere di suonare per potergli dare una pacca amichevole sulla spalla e sorridergli.

“Ho appena scoperto che il nostro Irlandese qui, scrive canzoni” rise Harry raccontando quello che stavano facendo. Dicendo lui che era tornato da lavoro e avevo sorpreso Niall a comporre e che lo aveva stressato per fargli ascoltare qualcosa e di come alla fine il biondo lo aveva convinto a scrivere qualcosa insieme aggiungendo che per lui, era solo una scusa per non fargli ascoltare quello che stava componendo ma che l’idea lo aveva colpito e non aveva potuto rifiutare.

Harry e Niall gli avevano fatto ascoltare quello che avevano scritto e Louis capì perché stavano ridendo cosi tanto, almeno era quello che stava facendo Harry. Quella canzone non aveva nessun senso logico e il più delle volte incomprensibile ma aveva comunque detto loro che avevano fatto un ottimo lavoro e si era unito a loro, mentre cercava di capire la giusta pronuncia di ogni parola o semplicemente cosa diavolo ci fosse scritto sul foglio che gli avevano passato.

“Hai una bella voce, LouLou” aveva esclamato il più piccolo, fissando con un sorriso a trentadue denti sul volto. “Già hai una bella voce amico, raccontaci la tua storia” aveva poi aggiunto Niall, mettendo da parte la chitarra e prestando tutta la sua attenzione al ragazzo.

“Mh, io non so bene da dove iniziare. Ho sempre adorato cantare e molte volte cantavo per le mie sorelle per farle addormentare o quando non stavano bene. Mia mamma mi ripeteva spesso che poteva essere la mia vocazione ma mio padre ci credeva poco, cosi ho smesso di crederci anch’io. Dopo la scomparsa di mia mamma ho sentito che non potevo rinunciare al mio sogno ma quando l’ho comunicato a mio padre, lui mi ha quasi buttato fuori di casa e obbligato a frequentare questa università di cui, onestamente, non mi interessa molto” disse in fretta, mentre giocherellava con la stoffa della sua maglietta.

“Non capisco” iniziò il riccio, spostandosi il ciuffo con quel modo che lo rendeva adorabile e allo stesse tempo sexy, facendo sorridere Louis “E’ da quando ti conosco che ti vedo passare le tue giornate tra libri e preparazioni di esami. A malapena uscivi dalla tua camera per mangiare e unicamente per andare all’università e ora mi dici che non ti interessa? No, non capisco” finì scuotendo il capo e facendo ricadere il ciuffo sui suoi occhi.

“Già amico, il riccio ha ragione” esclamò il biondo, passandosi una mano sul viso e sorridendo a Harry che lo stava fulminando con lo sguardo per il modo in cui si era riferito a lui “Voglio dire se non veniamo da te per farti uscire o ricordarti di respirare, tu sprofonderesti tra i libri e la confusione delle parole”.

“Bhe, questo perché ho detto che non mi interessa ma in qualche modo è il solo modo per raggiungere il mio sogno” vedendo la confusione negli occhi dei due ragazzi continuò “Vedete, quando mio padre ha notato che passavo più tempo tra feste che tra i banchi di scuola, ha deciso che se avessi finito l’università scelta da lui con i pieni dei voti, allora lui mi avrebbe dato una mano con il mio sogno. Ha molti contatti nel mondo musicale quindi l’unica cosa che posso fare era impegnarmi e non fermarmi fino a quel momento”.

“Adesso capisco perché all’inizio eri cosi e ora sei cosi” disse Harry, sorridendo a se stesso come se avesse appena dato risposta al quesito di tutta la sua intera vita e poi ridendo piano aggiunse: “Devo dire che mi piaci molto di più quando sei più gentile e ci sopporti e ci coccoli ma prometto che non ti daremo più cosi fastidio quando avrei bisogno di stare da solo” e Niall stava per controbattere ma poi Harry lo fulmino con un rapido: “Vero Nialler?” e il ragazzo semplicemente annuì.

Restarono a parlare per tutta la serata, scoprendo che Niall era un vecchio amico d’infanzia di Zayn, anche se Harry non aveva mai sentito parlare di lui. Questo fece mettere il broncio al biondo che lo spinse a chiamare Zayn per delle spiegazioni, ma a rispondere fu Liam e la cosa si fece imbarazzante, soprattutto quando il biondo e il riccio iniziarono a fare delle allusioni sessuali e Liam minacciò di andare lì da loro e prenderli a sberle e quando i due non smisero, Louis non si stupì si sentire il campanello suonare.

Quando andò ad aprire la porta ci fu molto baccano, mentre Liam cercava di acchiappare Niall per tutta la casa e Harry parlare a Zayn della canzone che stavano componendo. La calma tornò quando Liam minacciò di distruggergli la chitarra e il biondo implorò di lasciare libera la sua bambina, con mani giunte vicino al viso e mettendosi persino in ginocchio. Dopo risate per quella reazione, i cinque si misero seduti a parlarono un po’.

Zayn raccontò che non aveva parlato a Harry di Niall perché il biondo era partito per l’Irlanda, prima di conoscerlo e che quindi non vedeva come avesse potuto nominare il ragazzo. Niall mise un po’ il broncio ma poi Liam lo consolò tra le sue braccia, dicendo che Zayn parlava sempre di lui quando era andato via e che gli mancava ogni giorno. Dopo fu il turno di Liam di spiegare che era da Zayn per aiutare il moro con la sua moto ma nessuno credette realmente a quella versione. 

E dopo una serie di ricordi sussurrati come: “Ricordo che mia madre mi raccontava spesso di quando Liam era andata da lei per dirle che si sarebbe preso cura di me ed aveva tipo 6 anni e io solo 3” rise al ricordo e Liam con lui “Forse è per questo che mia madre non ha fatto storie quando le ho detto che mi sarei cercato un appartamento dopo la partenza di Gemma e il suo nuovo matrimonio”.

E ancora: “Zayn ricordi quando passavamo la notte alla finestra? Dovete sapere che le nostre case erano molto vicine e allora quando pioveva o ci mettevano in castigo per qualche pasticcio fatto, ci basta affacciarci dalla finestra per poter parlare tutta la notte. Una volta ricordo che Zayn non stava molto bene, aveva la febbre e mia madre non voleva che mi ammalassi anch’io, allora lui sporse tutto il braccio e quasi tutto il suo corpo cercando di afferrare la mia mano”.

E il tempo passò fino a quando Louis chiese “Quindi morale della storia: Zayn e Niall sono amici d’infanzia perché erano vicini di casa, Liam e Harry sono amici ancora prima di nascere perché le loro mamme erano amiche e Zayn e Liam..aspetta, voi come si siete conosciuti che forse mi sono perso qualche passaggio” mentre si strofinava una guancia cercando di ricordare tutto quello che era appena stato detto.

“E’ successo tutto durante una notte fredda di fine Novembre” disse Niall, mentre portava le mani unite al volto e lo inclinava di lato sognate, immergendosi nel suo racconto “Zayn, appena diciassettenne, aveva appena salutato il suo bellissimo e incredibile migliore amico, dai capelli biondi, dagli occhi più belli che avesse mai visto e dalla risata contagiosa, mentre piangeva lacrime di disperazione per l’addio” sospirò sognante.

“E in quella stessa notte di Novembre, un meraviglio ragazzo dai capelli ricci e le fossette, stava correndo per impedire al suo migliore amico di partire e chiedergli di restare lì con lui, anche se non stava partendo ma questa è un’altra storia” si fermò per precisare, prima di aggiungere: “quando è inciampato ed è finito contro un albero” ignorando le risate di Liam e Zayn al ricordo e unendosi a Niall, sospirando al ricordo di quella notte.

“E fu cosi che il dolce e tenebroso Zayn Malik è corso incontro al mal capitato, finendo però contro un giovanotto, che avendo ascoltato i messaggi sul telefono, stava correndo indietro per assicurarsi che quell’imbecille del suo migliore amico..” un “Ehi” fece scoppiare tutti in una risate ma il biondo fece finta di niente e continuò “..non facesse qualche pazzia. E lo scontro ha portato il castano a cadere per terra e schiantare il tuo bel di dietro contro il marmo e Zayn, per scusarsi, l’ha invitato a prendere qualcosa insieme. Ovviamente Liam, non potendo resiste agli occhi del moro cosi penetranti ed eccitanti ha accettato e il resto è storia” concluse, fingendo di asciugarsi una lacrima non caduta dall’occhio destro.

“Non è andata cosi--“ provò Liam, cercando di far calmare i due ragazzi, che iniziavano a delirare ma fu interrotto da Harry che prontamente aggiunse “Certo che è andata cosi, lo ricordo molto bene. Come il fatto che mi hai lasciato lì per terra e sei andato via con Zayn ed è stato cosi che l’ho conosciuto” disse puntando lo sguardo verso di Louis “Per farsi perdonare mi ha portato a pranzo fuori e ha invitato anche Zayn, che si era offerto di aiutarlo a chiarire la situazione”.

“E io so tutto perché durante una delle mie chiamate quotidiane a Zayn su Skype, ho sentito la voce di Liam chiamare Zayn e allora ci ha presentati ma conosciuti realmente è stato quando sono tornato a Londra per frequentare la scuola di musica, dato che sono stato ospitato a casa di Zayn per qualche giorno e Liam passava spesso, dicendo che il suo lavoro era lì vicino ma poco ci ho creduto, così ho preferito trovarmi un posto dove stare ed eccomi qui” disse tutto d’un fiato non spostando lo sguardo dagli occhi di Louis.

“Credo di aver capito tutto” rise piano Louis, passandosi una mano sulla nuca cercando di ricordare ogni cosa detta in quella mezz’ora, o forse e decisamente di più, insieme. Louis sorrise al pensiero che quei quattro ragazzi sembrano destinati a incontrarsi. Le mamme di Liam e Harry che erano come sorelle e quella promessa di Liam a cui portava ancora fede, infatti era stato lui a far trovare un lavoro al riccio e poi quell’appartamento. Zayn e Niall vicini di casa che hanno vissuto tutta la loro infanzia insieme, almeno fino a quando il biondo non si è dovuto trasferite in Irlanda con il padre, ma una volta tornato a Londra, eccolo di nuovo con il moro e con Liam a prendersi cura di lui e adesso tutti in quella stanza a ritrovarsi e conoscersi ancora.

 “Certo che la nostra storia è affascinate” non riuscì a impedirsi di esclamare Louis e con lo sguardo di tutti puntato contro continuò “Voglio dire: Zayn e Liam si sono incontrati per caso, perché Liam non era lì per partire ma sono per scrivere un articolo per il giornale scolastico e Zayn per salutare Niall che partiva. Se Harry non fosse mai inciampato o frainteso o Niall partito proprio quel giorno o Liam non fosse stato lì per il suo articolo, Zayn e Liam non sarebbero qui e i loro migliori amici non si sarebbero mai incontrati. Siete come il destino voi quattro. Come una storia da raccontare prima di andare a dormire”.

“Credo che tu abbia ragione ma credo che tu abbia dimenticato qualcosa” disse Niall. “Già, credo che Niall abbia ragione perché la storia del destino e tutto il resto non è solo questo” continuò Liam e Zayn annuì a quella affermazione ma fu Harry a concludere quella frase condivisa esclamando: “Vedi Louis, quello che siamo cercando di dire è che adesso fai parte anche tu di questa storia. Perché Liam non avrebbe mai preso in considerazione questo appartamento se Mrs Hughes non gli avesse parlato di te e cosi facendo Niall non si sarebbe mai trasferito qui e non ci saremmo incontrati e trovati qui tra ricordi e risate. Quindi fai parte anche tu del nostro destino ora”.

Louis sentì le sue guance farsi sempre più calde e cosi, per spezzare quella situazione fin troppo emozionate chiese: “Quindi tu vivi da solo Zayn” che fece nascere uno sbuffo al biondo con lo giustificò con un: “Per favore, Zayn è ricco da far schifo. La casa gli è stata regalata dai nonni non appena ha compiuto 18 anni e ci vive da allora” quando il moro lo fulmino con lo sguardo aggiunse: “Ovviamente anche se è ricco è uno che ama guadagnarsi le cose e ha fatto ogni lavoro possibile, dico sul serio. Prova a dire un lavoro e lui sicuro l’ha fatto” e partì una gara a citare i lavori più assurdi solo per controllare se le parole del biondo erano veritiere.

“Okay adesso basta voi e lasciate stare Zayn” sbuffò Liam, stringendo Zayn tra le sue braccia e lasciandoli un bacio tra i capelli. Il moro si rilassò nell’abbraccio ma poi alzò lo sguardo e chiese speranzoso: “Quindi ti trasferisci da me?” ma ricevendo quello che sembra il solito no. Tornò a bearsi del calore della braccia di Liam, anche se con un piccolo broncio sulle labbra che lo rendevano estremamente adorabile.

Dopo quel momento di silenzio Niall chiese a Liam e Zayn di restare a dormire da loro ma Liam rifiutò a malincuore, dicendo che aveva un articolo importante da scrivere per il giornale e che aveva lasciato ogni cosa a casa di Zayn e che quindi doveva tornare lì. Quello che Louis aveva potuto capire da quelle parole ancora sconosciute alla sua mente è che Zayn abitava da solo ma quasi tutto il tempo Liam era da lui perché il giornale dove lavorava era poco distante da lì, per questo Zayn gli chiedeva spesso di trasferirsi e lasciare l’appartamento dove stava ma lui rifiutava sempre per una ragione che il biondo non riusciva a capire.

Quando Zayn e Liam salutarono e uscirono dall’appartamento, Harry li salutò dicendo che era stanco e che il giorno dopo aveva il turno di mattina al museo e che non poteva svegliarsi di nuovo tardi e tornò nella sua stanza. Louis fissò per qualche secondo la porta da dove era uscito il riccio prima di voltarsi verso il biondo che stava trattenendo uno sbadiglio ma che continuava a ripetere che non aveva sonno. Preso dalla dolcezza di questa giornata, propose di fare una partita ai video games, anche se sapeva che finiva sempre per perdere contro il biondo, ma almeno lo avrebbe stancato.

Neanche due partite dopo, il biondo crollò e Louis sorridendo lo riportò a letto, prima di spegnere la luce e socchiudere la porta, cosi da poterlo sentire dalla sua camera in caso di necessità. Passò anche dalla camera di Harry per controllare se il riccio fosse a letto, prima di entrare nella sua e mettersi a studiare. Ma non studiò poi molto con i pensieri rivolti a quello che il riccio gli aveva detto sul far parte del loro destino ora, cosi alla fine rinunciò e si mise a letto anche lui, con un sorriso sulle labbra e la testa leggera.
 
 


                                      
 
Le settimane passarono e quella convivenza divenne parte della loro amicizia. Ogni giorno un ricordo da unire a quelli da vivere ancora. Un giorno una nuova confessione e presto Louis conobbe tutto dei due ragazzi e i due ragazzi di lui. E a ogni nuovo ricordo raccontato quella teoria di essere destinati si faceva sempre più reale. Come il fatto di essere andati allo stesso concerto o di amare tutti lo stesso ristorante o di essere stati nello stesso punto della città, nello stesso momento e di non averlo mai saputo.

Harry tornò a casa dopo un turno di prima mattina ma Louis e Niall non vi prestarono molta attenzione presi come erano a finire una gara di corsa al computer. Niall stava vincendo ovviamente mentre Louis cercava di spintonarlo con le spalle per mandarlo fuori pista ma ogni volta era lui che finiva fuori pista perché si distraeva. Harry guardò i due ragazzi dalla porta, sorrise ed entrò nella sua camera per cambiarsi.

Quando tornò nella camera di Niall, rise alla visione di Louis che lanciava, come suo solito, il joystick contro lo schermo del pc facendo imprecare Niall in quel modo incomprensibile ma alla fine finiva sempre per ridere per il non saper perdere del più grande e quel modo di fare cosi teatrale. Ogni volta la stessa storia: Niall vinceva e Louis non riusciva a impedirsi di fare il drammatico. Niall finiva sempre per dire qualcosa sul fatto che la TV o il computer erano sacri e che non doveva far loro del male, ma non riusciva mai a restare serio che scoppiava in una nuova risata.

Louis sbuffò prima di alzarsi e dirigersi verso la porta dicendo che aveva da studiare, quando incrociò gli occhi di Harry sorrise. “Ciao, quando sei rientrato, non ti abbiamo sentito” disse sorridendo ancora. Quelle parole fecero alzare il capo al biondo che sorrise verso di Harry prima di prendere la sua tracolla e la chitarra e uscire, dicendo che aveva iniziato a dare lezioni private a un ragazzo e che si dovevano vedere. Abbracciò stretto Harry e riservo a Louis una linguaccia prima di uscire dall’appartamento e lasciarli soli.

“Tu ne sapevi qualcosa di questo ragazzo a cui ha iniziato a dare ripetizioni? Credi che ci dobbiamo fidare?” aveva chiesto Harry più a se stesso che al ragazzo che gli stava accanto, fissando ancora la porta da dove era appena uscito un raggiante Niall e sentendo quella sensazione di doverli proteggere tutti, anche se era il più piccolo e consapevole che anche gli altri avevano quel senso di protezione.

“Sì, me ne ha parlato prima mentre giocavamo. Ha detto che era un ragazzo del suo corso. Mi ha solo detto che suona la batteria e che ha sempre voluto suonare la chitarra e allora Niall si è offerto di dargli delle lezioni private, ovviamente ricambiando il favore e insegnando lui a suonare la batteria. Per come me l’ha descritto sembra una persona apposto, ma se vuoi dopo possiamo chiamare Zayn e chiederli se sa altro o mandare Liam a fare la spia” rise a quella idea, forse perché sapeva che il castano l’avrebbe fatto sicuramente e sarebbe stato anche bravo.

“No, no magari quando torna gli chiedo altre informazione, sai solo per stare sicuro” e quando Harry tornò a fissare Louis - che nel frattempo non aveva mai smesso di fissare lui - sorrise di nuovo ed esclamo un: “Ciao” che gli ricordò tanto quella volta quando lo aveva sentito cantare e dopo chiese: “Resti a casa la prossima settimana?” forse per togliere quell’imbarazzo che si era creato tra loro. Quando il più grande confermò e gli chiese il perché, Harry semplicemente sollevò le spalle dicendo invece: “Sono stanco, credo che andrò a dormire”.
 


 
 
Il corpo stanco non ne voleva sapere di stare fermo, mentre la mente si perdeva in qualche sogno lontano. Si spostò e si rigirò ancora. Cercò di coprire il suo volto con le mani e poi con il cuscino, la luce del sole era ancora troppo fastidiosa. Voleva maledire se stesso per non aver tirato la tenda ma di alzarsi e farlo non ne aveva voglia. Infilò la testa sotto il cuscino, coprendosi meglio il corpo con il lenzuolo. Passarono cosi venti minuti, cercando di non dar ascolto alla sua mente e trovando una posizione per il suo corpo che non recasse lui dolore, ma alla fine si alzò sbuffando e uscì dalla stanza, maledicendosi ancora e mettendo su un broncio.

Quando entrò nella stanza di Louis, il ragazzo stava studiando come sempre. Era seduto sulla sedia della scrivania con le gambe incrociate e su di essere due libri aperti. Sulla scrivania c’erano diversi fogli e il pc acceso su una pagina di Word. Louis stava giocherellando con la una penna e canticchiando qualcosa e non lo senti entrare o lo vide appoggiato sullo stipite della porta. Harry d’altro canto non emise nessun suono e si limitò a fissare il ragazzo.

Era rilassante guardare il più grande quando non sapeva di essere osservato. Vederlo muoversi tra un libro e l’altro, mentre continuava a canticchiare qualcosa a cui Harry non riuscì a dare un nome ma era bella. Avrebbe voluto starsene lì tutto il giorno, senza far altro che fissare il ragazzo ma il suo corpo lo tradì e starnutì, facendo voltare il ragazzo nella sua direzione. Harry cercò di fare finta di niente mentre Louis gli sorrideva.

“Non riesci a dormire?” aveva subito chiesto, spostando i libri dalle sue gambe sulla scrivania. Harry riuscì solo ad annuire, dato che il suo corpo si sentiva ancora stanco e non riusciva a fare molto. Louis sembrò notarlo e preoccupato chiese: “Hai avuto un brutto sogno?”. Ad Harry sembrò che il suo cuore si sciogliesse per la dolcezza di quella domanda. Non aveva avuto un brutto sogno tuttavia il broncio sulle sue labbra tornò.

Louis sembrava non sapere cosa fare dopo sembrò trovare una idea e gli indicò il suo letto, Harry alzò un sopraciglio e Louis esclamò calmo: “Puoi dormire qui, se vuoi”. Harry non sapeva bene cosa rispondere e Louis continuò dicendo: “Magari non riesci a dormire perché ti senti solo. A me alle volte succede, quindi pensavo che dormire qui, sapendo che sono qui e che quindi non sei solo, poteva essere utile” concluse il più grande, indicando ancora una volta il suo letto.

Harry spostò il suo sguardo dal letto a Louis un paio di volte, prima di strascinare i piedi in direzione del letto. Una volta a destinazione, tornò a fissare il più grande che gli stava sorridendo di nuovo e Harry si infilò sotto le coperte, coprendosi quasi del tutto, lasciando fuori solo i suoi occhi e chiuse il suoi occhi. Con gli occhi chiusi, notò Harry, ignorare il profumo di Louis era impossibile e ancora più impossibile si era rivelato sprofondare il viso nel cuscino e annusarlo meglio.

Senza rendersene contò si addormentò. Non fu sicuro per quanto tempo o se lo aveva fatto realmente, ma avvolto da quella sensazione di calore, non gli importava poi molto. E tutto sembrava andare bene almeno fino a quando i sogno più strani avvolsero la sua mente. Si mosse di poco, cercando di tornare sveglio anche se il suo corpo non sembra averne nessuna voglia e quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi, trovò Louis nella stessa posizione di poco prima, con le labbra socchiuse e la fronte aggrottata.

“Lou?” chiamò, con voce impastava e forse un po’ rauca. Quella sensazione di calore stava andando via e cercò di stringersi meglio le coperte contro il suo corpo, strofinando il naso sul cuscino. Quando tornò ad alzare lo sguardo, Louis lo stava fissando con ancora quelle labbra semi aperte e lo sguardo che stava chiedendo cosa c’era che non andava, senza l’uso di nessuna parola. “Freddo!” esclamò solo Harry, tremando poco “Vieni qui, con me”. Harry si rese conto che quella frase voleva essere posta come una domanda ma alla fine era uscita come richiesta e tornò a nascondersi tra il cuscino e il lenzuolo.

Poté sentire Louis esclamare un: “Adorabile. Cosi adorabile” prima di sentire il rumore di una sedia che veniva spostata e il suono di passi che si avvicinavano, lentamente ma con falcate veloci. Tremò ancora quando le coperte vennero solevate ma smise quando due braccia lo avvolsero. Istintivamente si voltò, nascondendo il volto contro la maglietta del più grande e annusando il suo odore. Sospirò lentamente prima di chiedere: “La canti ancora?”.

Harry non si sorprese quando il più grande chiese lui cosa ma il suo corpo tremò quando la mano del più grande iniziò a lasciare carezze leggere sulla sua schiena e con l’altra, spostò alcuni capelli dalla fronte. Cercò di respirare piano e spostò giusto un po’ il suo viso, solo per potersi farsi sentire meglio e non per poter ammirare il collo dell’altro e disse con semplicità “La canzone che stavi canticchiando prima. Ti ho sentito quando sono entrato ma non sono riuscito a capire di che canzone si trattasse ma era molto bella” concluse con voce flebile, tornando a nascondere il suo volto sul petto del ragazzo e chiedendo ancora: “Me la canti?”.

E bastò solo quella piccola richiesta prima di sentire il più grande iniziare ad intonare: “You look so wonderful in your dress. I love your hair like that. The way it falls on the side of your neck. Down your shoulders and back” con voce calma e calda, vicino al suo orecchio. Harry strofinò lentamente il naso contro la stoffa della maglietta del più grande, stringendola piano quando continuò a cantare. “We are surrounded by all of these lies. And people who talk too much. You got the kind of look in your eyes. As if no one knows anything but us.”.
 
Sentiva gli occhi chiudersi, Harry ma sapeva che non poteva ancora addormentasi, perché non voleva perdersi la meraviglia che era la voce del ragazzo, che lo stringeva e ogni cosa vibrava contro il suo petto - e non era sicuro se fosse per le note cantate o per il suo viso cosi vicino al petto del ragazzo. “And should this be the last thing I see, I want you to know it’s enough for me, ‘cause all that you are is all I’ll ever need” continuò a cantare e sussurrando contro il suo orecchio cantò: “So in love, so in love, so in love, so in love”  facendo sorridere il più piccolo.
 
“You look so beautiful in this light. Your silhouette over me. The way it brings out the blue in your eyes is the Tenerife Sea. And all of the voices surrounding us here they just fade out when you take a breath. Just say the word and they’ll all disappear into the wilderness”  continuò ad intonare Louis, lasciando carezze leggere sulla schiena del più piccolo, tornando a intonare il ritornello di quella canzone, che non conosceva ma a cui si stava facilmente legando.
 
“Lumiere, darlin’. Lumiere over me. Lumiere darlin’. Lumiere over me” cantò il più grande, abbassando di poco il tono della voce, come se stesse cantando una ninna nanna e non volesse urlare. E mentre cantava, il respiro di Harry si tranquillizzava, i suoi movimenti si bloccarono e quando Louis abbassò lo sguardo, Harry stava già dormendo. Sorrise cantando: “You looked so wonderful in your dress. I loved your hair like that. And in the moment I knew you better” chiudendo a sua volta gli occhi e si addormentò..
 
 
 

 
Quando Niall rientrò, era già sera e nell’appartamento regnava la calma, cosa un po’ strana. Si era fermato sul pianerottolo a parlare con Mrs Hughes, ma la donna non aveva accennato al fatto che non ci fosse nessuno in casa, quindi non potevano essere usciti, almeno non senza di lui. Socchiuse gli occhi ed entrò nella sua camera, quasi aspettandosi di vedere i due ragazzi stesi sul pavimento a fissare il soffitto, ma la sua camera era vuota e sospirò. Lasciò cadere la chitarra sul letto e la tracolla sul pavimento, prima di uscire dalla sua stanza e cercare di capire cosa stesse succedendo. Quando si voltò verso l’interno della camera di Louis, ogni cosa fu chiara.

La visione che gli si parò di fronte lo fece sorridere. Entrò piano nella stanza per vedere meglio e sorrise ancora di più. Harry era ben nascosto contro il petto del più grande, che a sua volta lo stringeva forte e ogni tanto lasciava piccole carezze, quasi a volerlo proteggere da qualcosa, più per se stesso che per reale bisogno. Niall restò a fissarli per qualche secondo, prima di notare i libri dimenticati sulla scrivania di Louis e scuotere la testa. Facendo ancora più attenzione, uscì dalla stanza e, prendendo la sua chitarra e il blocco degli appunti, uscì sul balcone della cucina, cosi da poter stare un po’ in pace, senza disturbare nessuno.

Mandò in fretta un messaggio a Zayn dicendo che era rientrato e chiedendo al moro di tranquillizzare Liam da parte sua, tanto lo sapeva che si trovava nel suo appartamento, come ogni singola sera da quando si conoscevano. Davvero non riusciva a capire perché Liam si ostinava a non andare a vivere con Zayn, lui ci aveva abitato per un po’ ed era stato fantastico. Avrebbe dovuto fare due chiacchiere con lui uno di quei giorni, ma per il momento si limitò a sbuffare e a fissare il cielo.

Il sole era tramontato da un bel po’ e iniziava a diventare tutto più blu. C’era la mezza luna e qualche stella. Niall si mise comodo su una delle due sedie a dondolo e iniziò a cullarsi, anche se non aveva sonno e tutto quello che voleva fare era restare sveglio a fissare il cielo cambiare di colore, mentre le ore andavano avanti e un nuovo sole sorgeva. Si voltò verso il blocco dalla copertina blu chiara e lo afferrò. Mentre muoveva le pagina e sorrideva alle parole scritte, si fermò a l’ultima pagina scritta e iniziò a canticchiare, prima di prendere la chitarra e continuare a comporre.

Tutto sembrava tranquillo, in quella notte. Harry e Louis che dormivano nello stesso letto, Zayn e Liam che sicuramente stavano facendo la stessa cosa e lui aveva trovato una nuova musa per le sue composizioni. Felice guardò il foglio tutto pasticciato e sporco d’inchiostro, e sorrise ancora quel giorno. Strappò il foglio e lasciò andare la sua chitarra nella custodia, prima di alzarsi e tornare in casa. Uscì in fretta dalla cucina e una volta nel piccolo corridoio, fece più piano possibile e rientrò nella camera del più grande. La situazione non era cambiata, cosi Niall lasciò in fretta il foglio piegato dentro uno dei tanti quaderni di Louis e tornò in cucina e poi di nuovo fuori dal balcone.

Sospirò felice quando tornò a sedersi sulla sedia a dondolo, e ringraziò se stesso per essere passato dalla sua camera per prendere una coperta e vi ci avvolse dentro, chiudendo per qualche secondo gli occhi e poi tornando a portarli contro il cielo. Le parole di Louis, di qualche settimana prima, tornavano alla mente: “Siete come il destino” aveva detto “Come una storia da raccontare prima di andare a dormire” aveva continuato e con quelle frasi cosi dolci sulla punta della lingua, chiuse gli occhi e si addormentò. Sognando e ricordando i loro incontri e sentendosi felice, ancora una volta.


 
Quando il mattino arrivò, Niall aprì piano i suoi occhi e si stiracchiò. Non era stato male dormire sul balcone e la sedia a dondolo era abbastanza comoda, ma un brivido di freddo lo colpì e si affrettò a rientrare in casa, dove la calma regnava ancora, segno che oltre lui, nessuno era sveglio. Entrò nella sua camera per lasciare la chitarra e il blocco degli appunti e stretto nella coperta entrò nella camera del più grande. Quel giorno non aveva lezioni e si doveva vedere con Josh solo nel pomeriggio cosi, facendo piano, si infilò sotto le coperte e sospirò alla sensazione di calore che lo avvolse.    

Louis si mosse di poco e voltò lentamente il capo, senza lasciare la presa intorno al corpo del più piccolo. Voltò il capo fino a incontrare due occhi azzurri e un viso pallido e sorrise come primo istinto e Niall ricambio subito, tremando e comprendoni meglio. A Louis non sfuggi quel brivido di freddo e, con il braccio sinistro ancora fretto a Harry, spostò quello destro per stringere anche il biondino, che si gettò tra le sue braccia e si addormentò di nuovo sorridendo.

Harry strofinò il naso contro la maglietta di Louis, come aveva fatto per tutta la sera, finendo per nascondere il volto nel incavo del collo del ragazzo e sospirare felice. Niall si strinse al fianco di Louis, con le mani strette al petto e il capo sulla spalla del più grande. Per quando per Louis quella situazione non era comoda e iniziava a provare dolore alle braccia sorrise alla sensazione di calore che lo stava avvolgendo e ignorando il dolore, strinse più a sé i due ragazzi e tornò a dormire anche lui.
 


 
Era un giovedì mattina quando Harry ricevette una chiamata di Liam, dove lo informava che lui e Zayn si sarebbero fermati a pranzo da loro. Informò anche Niall e Louis della chiamata e quando i due ragazzi arrivarono, iniziarono tutti insieme a preparare il pranzo, o meglio Louis, Harry e Liam se ne occupavano, perché Niall e Zayn passarono quasi tutto il tempo a giovare ai videogiochi o starsene stesi sul letto a parlare e cantare. A nessuno dispiaceva quella situazione perché le loro voci suonavano bene insieme, quello che sorprese Louis fu la proposta di Liam di cantare tutti insieme quella sera al locale dove suonava Harry.

Louis cercò di convincere il castano a non includerlo in quel piano suicida ma era impossibile mettersi contro Niall, con il suo sorriso e il suo sapere già che canzone avrebbero potuto cantare. A Harry non sembrava poi una cattiva idea, aveva ascoltato e conosceva le voci di tutti e sembrava funzionare come cosa, anche se Niall vietò loro di provare prima la canzone, puntando tutto sulla improvvisazione, però aveva concesso loro di leggere il testo e di memorizzarlo.

Cosi pranzarono e chiacchierano allegramente e durante il pomeriggio, tutti erano immersi nella preparazione per quella sera. Erano in camera di Niall - come sempre del resto - e stavano cercando di capire quale pezzo avrebbe cantato chi. Niall, che aveva già tutto in mente, suddivise la canzone e imparare la canzone non si rivelò cosi complicato come sembrava, alla fine anche Louis si arrese alla cosa e ripassò il suo pezzo. Quando l’ora di cantare arrivò, tutti erano un po’ nervosi, anche Niall che fino a qualche secondo fa, in auto, non smetteva di parlare di quanto sarebbe stato forte.

Harry andò a parlare con la band ma come sempre non ci furono problemi, o meglio solo uno: il nome del loro gruppo. Niall iniziò a sparare i nomi più assurdi e a far ridere Zayn, Liam cercò di farli smettere mentre Louis fissava il palco in uno stato di trans. Harry lasciò stare i due ragazzi nelle mani di Liam e si avvicinò al più grande dicendogli che sarebbe andato tutto bene e aggiungendo un: “Ricorda che tu fai parte del nostro destino”, il che lo portò quasi a urlare “One Direction”. Tutti i ragazzi lo fissarono perplessi ma alla fine tutti furono d’accordo sul nome e una volta sul palco e con le luci su di loro, iniziarono a cantare.
 
 

“Settle down with me”  la voce di Harry iniziò a farsi spazio tra la gente che parlava e quelli che restavano immobile a fissarli, aspettando l’inizio della magia. “Cover me up. Cuddle me in,”  continuò, spostando lo sguardo per incontrare due occhi color del mare, che lo stavano scrutando e sorridendo. “Lie down with me, Hold me in your arms” concluse il suo pezzo, allontanando la bocca dal microfono ma non spostando lo sguardo dal più grande che iniziò a cantare.
 
“Your heart’s against my chest. Lips pressed to my neck. I’ve fallen for your eyes. But they don’t know me yet. And the feeling I forget. I’m in love now.” La voce di Louis era più dolce del solito mentre intonava il suo pezzo, ed era ancora più dolce il suo sguardo che non lasciava quello di Harry, come a volergli dedicare quelle parole e il più piccolo sorrise istintivamente, prima di ricordarsi che toccava di nuovo a lui cantare.
 
“Kiss me like you wanna be loved” cantò mentre Louis lo accompagnava cantando: “Wanna be loved. Wanna be loved”  Harry sorride ancora e sorridendo cantò: “This feels like I’ve fallen in love” e come per la parte precedente, Louis intonò insieme a lui: “Fallen in love. Fallen in love”. Si chiese se era stato un caso quella suddivisione della canzone o se Niall sapesse qualcosa di più. Tutto sommato non ci pensò troppo e spostò lo sguardo su di Zayn, che iniziò a cantare, prima di tornare a scontrarsi con lo sguardo di Louis.
 
“Settle down with me. And I’ll be your safety. You’ll be my lady” Gli occhi di Zayn si illuminarono cantando quella frase, forse per le parole che aveva pronunciato o per il fatto che le aveva cantate fissando Liam, che gli stava accanto a gli aveva sfiorato il ginocchio con la mano. “I was made to keep your body warm. But I’m cold as, the wind blows. So hold me in your arms” cantò dopo, con la stessa luce negli occhi, mentre allungava l’ultima frase, per dare il tempo a Liam di respirare e iniziare a cantare.
 
“My heart’s against your chest. Your lips pressed to my neck. I’ve fallen for your eyes. But they don’t know me yet. And the feeling I forget. I’m in love now” armonizzò Liam, mentre non smetteva di muovere la mano sul ginocchio sinistro di Zayn e teneva con l’altra mano il microfono, quasi del tutto sporto verso Zayn, per fargli capire quanto sentiva quelle parole che stava cantando.
 
“Kiss me like you wanna be loved” cantò Zayn , chiudendo e aprendo gli occhi, sorridendo in modo dolce incrociando di nuovo gli occhi di Liam, che nel frattempo non aveva mai lasciato i suoi e insieme cantarono: “Wanna be loved. Wanna be loved”  con ancora il sorriso sulle labbra intono: “This feels like I’ve fallen in love”  e di nuovo insieme, con le mani che ora si sfioravano e gli sguardi a contare i battiti del cuore, a cantare il loro amore ” Fallen in love. Fallen in love”.
 
Il suono di una chitarra, che aveva accompagnato tutte quelle parole nel corso della canzone, si fece sentire e mentre suonava indisturbata una voce iniziò a cantare “Yeah I’ve been feeling everything. From hate to love. From love to lust. From lust to truth. I guess that’s how I know you. So hold you close. To help you give it up”. Niall sorrise ai ragazzi che lo stavano fissando e iniziò, insieme a loro, a cantare l’ultimo ritornello della canzone.
 
“So kiss me like you wanna be loved. Wanna be loved. Wanna be loved. This feels like I’ve fallen in love. Fallen in love. Fallen in love.” Le loro voci erano calme e solari, come i loro sorrisi e la luce dei loro occhi “So kiss me like you wanna be loved. Wanna be loved. Wanna be loved. This feels like I’ve fallen in love. Fallen in love. Fallen in love” . Una volta che le ultime parole furono cantate e la musica suonò le sue ultime note, ci fu un breve silenzio dopo i cinque ragazzi si fissarono sorridenti, prima che le persone che occupavano il locale iniziarono ad applaudire e a urlare complimenti, facendo sorridere ancora di più i ragazzi.
 
 

“Dobbiamo assolutamente festeggiare” aveva esclamato Niall, una volta di ritorno a casa. La serata era andata bene e avevano ricevuto un sacco di complimenti e molte persone avevano chiesto loro quando avrebbero potuto sentirli ancora cantare o se cantavano insieme da sempre e Niall, felice della riuscita della serata, aveva costretto tutti a bere o almeno ci aveva provato, finendo per bere da solo.

La cosa era andata fuori controllo quando Liam aveva sussurrato - almeno quello era il suo intento ma aveva finito per urlare e farsi sentire da tutti - a Zayn di voler andare a vivere con lui. Cosi eccoci al presente, con Niall che prendeva più alcol possibile, tra Zayn che non riusciva a smettere di mostrare la sua felicità saltando indosso a Liam di tanto in tanto. Harry e Louis che dopo la canzone, non avevano smesso di guardarsi e di sorridersi un secondo. Niall sembrava troppo felice mentre chiedeva loro di festeggiare con lui la sua felicità.



“Niall se continui cosi domani mattina avrai un brutto risveglio” lo aveva rimproverato Liam, tentando di togliere al biondo la bottiglia che stringeva al petto. “Io ci aggiungerei che poi dovrei prendermi io cura di te per tutto il giorno, come sempre da quando vivi qui” aveva calcato Louis fingendo di sbuffare sconsolato. “Ma dai, lasciatelo stare è solo felice” aveva concluso Zayn, saltando di nuovo in braccio a Liam, che se ne stava mezzo steso sul letto del biondo.

“Amico tu si che mi capisci” aveva esclamato Niall con occhi brillanti mentre avvicinava la bottiglia che stringeva, in direzione di Zayn, stando attento a non avvicinala troppo a Liam che era tutta la sera che gli ricordava che sarebbe stato male e cose di quel genere “Sempre pensato che sei il migliore tra tutti, amico, ecco bevi pure come me ma non passarla a nessuno perché non meritano niente”.

“Ah si?” aveva quasi urlato Harry, dalla sua posizione sul pavimento, con le gambe incrociate e la testa sulla spalla di Louis “Bhe questa me la paghi brutto di un Irlandese. Prima mi dici che lo condividi con me e adesso lo concedi solo con Zayn unicamente perché ti ha difeso quando io non ho detto niente? Bene, questa amicizia è finita. Vero Louis?” si era voltato verso Louis che stava cercando di star dietro a tutti ma alla fine si limitava a guardarli e ridere sotto i baffi.

“Certo, queste cose non si fanno biondo” disse Louis scuotendo la testa divertito, passando una mano tra i capelli di Harry e spostando qualche riccio dalla sua fronte. Niall al suono di quella frase scattò verso di loro, con occhi dolci e un piccolo broncio e mani giunte vicino al muso cercando di fare cambiare loro idea. Louis rise ancora un po’ schiarendosi la voce, era difficile non ridere di fronte la serietà del più piccolo e il broncio del biondo.

“Quindi basta che lui dica che non vuole essere più tuo amico e tu mi abbandoni cosi?” aveva chiesto Zayn, spostando una mano tra i tre ragazzi e spostando lo sguardo tra loro e Liam per poi esclamare: “Vedi quanto sono tutti cattivi” mettendo un piccolo broncio e stringendo Liam aggiungere: “Liam è l’unico che mi vuole bene, andate via tutti, cattivi”. Liam sorride, cercando di non ridere ma più seguiva la scena e più vedeva Louis cercare di non ridere e più gli riusciva difficile e coccolò il moro.

“Adesso basta però” disse Niall rimettendosi in piedi e sedendosi sul piccolo divanetto accanto alla finestra “Tutti che dite che sono cattivo quando io volevo solo festeggiare perché i miei amici sono felici e questo mi rende felice. Siete voi i cattivi che mi ricordate che domani starò male. Voi non mi meritate e adesso berrò tutto da solo” concluse fissandoli e riservando loro una linguaccia, prima di bere senza controllo.

“Non fare cosi piccolo, sai che stanno tutti scherzando” provò Liam prima di essere bloccato da Zayn che iniziò a lamentarsi del il fatto che aveva chiamato Niall piccolo quando a lui non lo aveva mai chiamato in quel modo. Liam impiegò qualche secondo prima di far calmare Zayn e farlo smettere di lamentarsi e quando tornò a fissare il biondo era già mezzo addormentato sulla sedia. “Credo sia il momento di mettere a dormire il bambino e noi di tornare a casa nostra, abbiamo già fatto abbastanza per oggi” disse Liam rimettendosi in piedi e trascinando con se Zayn.

Una volta messo a letto Niall e aver ripulito la sua camera, Liam e Zayn salutarono i due ragazzi e lasciarono l’appartamento, Harry tornò in camera sua dicendo che si doveva cambiare e Louis entrò nella sua cercando di sistemare la sua scrivania, cosa che non si rivelò semplice considerato quanto fosse in disordine e piena di libri. Stava già per arrendersi neanche dopo due secondi quando un foglio toccò terra nel tentativo di spostare alcuni quaderni.

Louis lo raccolse e stava per lasciarlo cadere sulla scrivania quando notò la calligrafia cosi diversa dalla sua. Aprì il foglio con attenzione notando che era un testo ma non riuscì a leggere quasi niente, quando Harry entrò nella sua stanza e appoggiandosi alla stipite della porta gli sorrise felice. Aveva indossato una maglietta nera larga e dei pantaloni della tuta. Era scalzo e aveva le braccia incrociate al petto. Era adorabile.

“Ciao” sorrise a sua volta Louis, dimenticando il foglietto sul tavolo della scrivania e dirigendosi verso il ragazzo.

“Ciao a te” rispose il più piccolo sorridendo ancora un po’, avvicinandosi di poco “Siamo stati incredibili questa sera, non credi? Certo, domani dovremmo prenderci cura di Niall e forse non vedremo per un po’ Liam e Zayn, ma questo non toglie che siamo stati grandi e che le nostre voci si sono armonizzate alle perfezione” aveva blaterato con un po’ Harry, gesticolando piano, non spostando lo sguardo dagli occhi di Louis.

Il più grande aveva annuito mentre la loro distanza diminuiva. Non aveva voglia di parlare o semplicemente aveva paura che non avrebbe detto niente di estremamente interessante. Era d’accordo sul essere stati straordinari e che la mattina dopo avrebbe dovuto passare tutto il giorno con Niall e farlo sentire amato, aspettando che l’effetti del post-sbornia andassero via, ma in quel momento niente di tutto quello aveva importanza, non con gli occhi del più piccolo fissi nei suoi.

“Sono passato da Niall e sta ancora amabilmente dormendo, nessun lamento, cosi ho socchiuso la porta cosi da poterlo sentire sai, in caso si lamenti e sappiamo che lo sarà e io--sì, voglio dire, sono passato dalla sua stanza, cioè non che le nostre stanze siano cosi distanti, ma comunque volevo solo dirti questo e io--forse è meglio che io vada a dormire, si è fatto realmente tardi e domani devo andare a lavoro e non vorrei fare tardi come mio solito”.

Harry sembrava in imbarazzo e divagare era stato impossibile da impedire. Con lo sguardo del più grande che non lo lasciava andare e quel sorriso che non voleva lasciare il suo volto, ogni cosa era risultata difficile da fare o dire, ma era un po’ sempre cosi tra di loro, pensò Harry, quando Louis era realmente troppo vicino a lui e: “Ciao” aveva esclamato alla fine, prima di far incontrare le loro labbra.

Il bacio era stato un semplice sfiorarsi delle labbra, prima che Harry approfondisse e lo rendesse più passionale. Si erano sorrisi un paio di volte durante il bacio e poi lentamente si sono lasciati a una risata, coprendo le rispettive bocche, cercando di non far rumore e rischiando di svegliare Niall, dopo aver riso per un po’, Louis ha passato e bloccato una mano dietro la nuca di Harry e ha ripreso a baciarlo.

“Forse dovremmo andare a letto” ha provato a dire Harry, prima di realizzare quanto sembrasse ambigua quella frase “Non volevo intendere quello, ma solo dormire un po’, voglio dire se non domiamo domani sarà difficile riuscire a stare dietro a Niall e a tutti i suoi bisogni” ha provato a rimediare Harry, ridendo nervoso e abbassando il capo imbarazzato “Forse è meglio che me ne sto zitto”.

“Non ti preoccupare, avevo capito ma devo dire che sei estremamente adorabile quando ti imbarazzi e inizi a straparlare” il più grande sorrise prima di lasciare un altro bacio a fior di labbra al più piccolo e prendendolo per mano trascinarlo verso il letto. Una volta sotto le coperte, Louis strinse il corpo del più piccolo tra le sue braccia e chiuse gli occhi sorridendo.

“E’ bello baciarti, dovremmo farlo più spesso. Sì, dovremmo farlo assolutamente più spesso” aveva sussurrato Harry, prima di nascondere il suo viso, leggermente arrossato, nella stoffa della maglietta del più grande, annusando il suo odore e stronfiando il naso come una azione abituale.

“Si? Allora mi assicurerò di farlo molto più spesso” disse Louis, direttamente nell’orecchio del più piccolo facendolo ridere piano e facendolo arrossire ancora di più. Harry non ne fu sicuro ma gli sembrò di sentire un: “Adorabile” da parte del più grande e con quelle parole e con un sorriso sulle labbra, si lasciò andare nella braccia di Louis e si addormento beatamente.  
 


 
Il mattino iniziò con i piagnucolii di Niall e un Harry indignato che voleva dormire ancora un po’ tra le braccia di Louis. Il più grande sbuffò e decise di alzarsi dal letto e andare nella stanza del biondo, per provare a farlo stare meglio e metterlo di nuovo a letto, considerato quando era presto. Una volta nella stanza, aveva visto Niall, coperto fino alla cima del capelli con il lenzuolo e solo qualche ciuffo biondo a sbucare fuori.

“Niall? Tutto okay?” chiese Louis, avvicinandosi verso il letto del ragazzo “Posso fare qualcosa per te?” aveva chiesto ancora, non ricevendo nessuna riposta dal biondo, neanche un mugugno di protesta. “Sai, se non mi parli non so come farti sentire meglio” aveva insistito, passando una mano sulle coperte e cercando di scostare piano. Una volta spostate, Louis notò che Niall aveva gli occhi chiuse e le labbra strette tra loro, come a trattenere qualcosa.

Sbuffando ancora una volta, sollevò con dolcezza il corpo del ragazzo e prendendolo in braccio come si prende in braccio una sposta, lo condusse fino al bagno, tenendoli la testa mentre vomitava. Gli è stato accanto fino a quando non ha visto il corpo del ragazzo accasciarsi stanco. Nella stessa maniera l’ha riportato a letto, dicendo che sarebbe andato in cucina a preparare del tè e che sarebbe tornato subito.

Prima di entrare in cucina però, era entrato nella sua stanza per controllare che Harry stesse dormendo ancora e vedendolo stretto al suo cuscino, si affrettò ad andare in cucina e preparare del tè per il biondo dalla risata contagiosa e potersene tornare a letto. Quando il tè fu pronto lo portò a Niall e si assicurò che lo bevesse tutto e che tornasse a dormire, prima di tornasse in camera e infilarsi sotto le coperte.

Sorrise, Louis, nel vedere che Harry era ancora stretto al suo cuscino e che ne stava respirando l’odore. Era cosi adorabile che Louis non poté impedirsi di passare una mano tra i ricci del più piccolo, cercando comunque di non farlo svegliare, anche se Harry si mosse nel sonno cercando il contatto della sua mano sul suo viso. Louis sorrise ancora e si morse un labbro.

“Devo dedurne che mi hai sostituito con questo cuscino? No, perché inizio a essere geloso” ha esclamato Louis, cercando di rimanere serio e allo stesso tempo abbassando il tono della sua voce, in modo da essere dolce e gentile, infondo stava per svegliare quella meravigliosa creature che era nel suo letto e che aveva stretto per tutta la notte e che si era stretto a lui per tutta la notte.

“Forse, ma sarebbe impossibile farlo, sostituirti intendo” la voce di Harry era rauca, bassa e profonda, sembra come se fosse impossibile parlare per il ragazzo, come se sforzasse le corde vocali per emettere suoni e dare a quei suoni i giusti significati “Voglio dire, per quanto questo cuscino sia confortevole e caldo e ha il tuo odore, non sei tu e non può stringermi e lasciarmi carezze lungo la schiena. E’ molto deludente sotto questo punto di vista” pronunciato questa frase, sembrava già più sveglio, ma tutto sommato non aprì i suoi occhi.

Louis sogghigno esclamando “Quindi sono autorizzato a fare questo” prima di afferrare il cuscino, ancora stretto tra le braccia di Harry, e lanciarlo infondo al letto. Harry si lamentò per la perdita di calore e Louis, con movimenti veloci, si sostituì al cuscino e si lasciò stringere da Harry, che tornò sereno e mezzo addormentato “Meglio adesso?” Louis riuscì a percepire un piccolo “Molto meglio adesso”, prima di tornare a dormire.
 


 
“Niall smettila di agitarti ho solo la febbre non sto morendo e di certo non posso portarti alla morte” stava provando a urlare Harry, tra un colpo di tosse e l’altro. Era seduto su una della sedia della cucina stringendo una tazza di tè quasi del tutto raffreddato. Si era svegliato più tardi del solito quella mattina e quando i suoi occhi si era aperti, con fatica, era corso verso il bagno per vomitare. Niall, sentendolo lamentarsi di quanto gli facesse male ogni cosa, aveva iniziato a girare per tutto l’appartamento, entrando e uscendo da ogni stanza dando di matto.

Quando Harry si era spostato in cucina, Niall si era offerto di fargli una tazza di tè ma quando aveva portato al ragazzo una coperta per riscaldarsi, dato che sentiva freddo, lo aveva fatto indossando una mascherina ripetendo che era contagioso e non poteva permettersi di ammalarsi anche lui, che aveva impegni quel giorno e che non poteva morire cosi giovane. Harry aveva provato a dirgli che era solo un po’ di febbre ma niente aveva impedito al biondo di prendere in telefono e chiamare Louis che era in università con il suo gruppo di studio.

“Pronto Louis? Devi immediatamente correre a casa. C’è una emergenza con Harry no, non posso prendermene cura. Certo ma non posso, finirò per morire anch’io e non posso. Bhe, quanto pensi di impiegarci per tornare a casa? Sì, Harry sta realmente tanto male. Corri corri”. Harry non sapeva se ridere o preoccuparsi per la voce allarmata di Niall durante la chiamata con Louis ma di certo sorrise nel vedere il ragazzo seduto a due posti da lui, con ancora la mascherina sul viso, che cercava di mettere su una conversazione aspettando l’arrivo di Louis, cosi potesse dargli il cambio e lui potesse raggiunge quel Josh a cui dare lezioni di chitarra.

Il rumore della porta d’ingresso e un ragazzo affannato fece tacere i due ragazzi, che guardarono il più grande con occhi sgranati, non aspettandosi di vederlo entrare in casa con il fiatone e tutto sudato per la corsa. Anche Niall, che aveva convinto il più grande a corre da loro, non si aspettava tutta quella fretta o forse il loro shock era dovuto ai suoi occhi sgranati più dei loro e cosi preoccupati.

Calò il silenzio per qualche second0, nessuno sapeva bene cosa dire o come comportarsi in quella situazione. Louis fu il primo a parlare, avvicinandosi verso Harry, prima di lasciare un sguardo particolarmente eloquente verso di Niall che penso bene di darsela a gambe, prima di subire l’ira del più grande, dicendo che non poteva restare e che aveva un impegno, Harry sorrise e Louis addolcì il suo sguardo “Stai bene?” chiese semplicemente, passando una mano sulla fronte del ragazzo.

“Sì, sto bene. Niall mi ha visto vomitare e ha iniziato a dare i numeri ma io sto bene. Credo di avere solo un po’ di febbre e ho provato a dirgli di non chiamarti ma non mi ha dato ascolto. Mi dispiace che tu abbia dovuto lasciare cosi in fretta l’università per correre da me e scoprire che ho solo qualche linea di febbre. Puoi anche tornare al tuo studio, non ti devi preoccupare per me” ha provato a spiegare Harry, cercando di tenere gli occhi aperti e non addormentarsi sulla sedia.

“Lascia che sia io a giudicare okay? Adesso ti misuro subito la febbre ma prima lascia che ti porti a letto, se resti qui non guarirai più in fretta, anzi credo che non aiuti proprio per niente” disse e prima che il più piccolo potesse lamentarsi e dirgli di nuovo che non doveva preoccuparsi e che stava bene, lo sollevò e avvolgendolo tra le sue braccia e lo condusse fino alla sua camera e lo infilò sotto le coperte.

Lasciò un tenero bacio sulla fronte del ragazzo, notando quanto fosse caldo e cercò un termometro per poter avere la conferma che avesse la febbre alta e che avesse bisogno di riposo. Una volta comunicato al più piccolo che doveva dormire almeno un po’, perché dopo sarebbe stato meglio, Harry iniziò a dimenarsi tra le coperte, deciso ad alzarsi e non addormentarsi.

“Harry non puoi fare cosi, hai bisogno di riposo altrimenti la febbre non scenderà da sola e i medicinali non avranno nessun effetto” disse lentamente e con dolcezza, cercando di tenere il corpo del ragazzo fermo e farlo ragionare “Che cosa posso fare per te, Harold?” chiese alla fine sfinito. Magari avrebbe trovato il modo per farlo addormentare per qualche ora.

“Potresti stringermi e cantarmi qualcosa, come hai fatto quel giorno, quando non riuscivo a dormire” pronunciò Harry, nascondendo il volto sotto le coperte e liberandosi dalla presa del più grande, facendosi più piccolo di quanto sembrasse in quella situazione.

“Ti ho mai detto che sei adorabile? E sentiamo, cosa vorresti che ti cantassi?” chiese, sfilandosi le scarpe e infilandosi sotto le coperte con il ragazzo e stringendolo forse a sé, mentre sentiva il più piccolo strofinare il naso contro la stoffa della maglietta come sua solito e sorride nell’abbraccio. Louis riuscì a percepire un flebile: “Quello che vuoi” prima di ricordare quel foglio trovato nel suo quaderno.

Non ci aveva dato peso in primo momento ma quando il suo sguardo era tornato a fissare la scrivania e Harry e Niall erano in camera del biondo a giocare ai video giochi, niente aveva impedito a Louis di dare un occhiata al contenuto del foglio. Una serie di parole, seguite da note avevano attirato la sua attenzione e le aveva canticchiate fino a memorizzarle, non che fosse difficile farlo era come cantare qualcosa che già conoscesse e sapesse. Forse per questo, in quel momento con il più piccolo stretto a lui iniziò a canticchiare, ricordando un suono che non aveva sentito prima: And I should run you a hot bath and fill it up, with bubbles.

'Cause maybe you're loveable and maybe you're my snowflake, and your eyes turn from green to gray, in the winter I'll hold you in a cold place. And you should never cut your hair, 'cause I love the way you flick it off your shoulder” Era come cantare una di quelle storie, che anche dopo anni, ti sorprende ancora. Vedere la magia anche dove non ce n’era quasi più. “And you will never know, just how beautiful you are to me.” Cantare di un qualcosa che era privato e che un ragazzo dagli occhi più celesti dei suoi e dalla risata contagiosa avevano notato e poi messo in musica. Solo per poi donarlo a loro. Mostrare quello che i loro cuori sapevano e quello che i suoi occhi avevano visto. Come magia in bottiglia. “But maybe I'm just in love, when you wake me up”.

And would you ever feel guilty if you did the same to me? Could you make me a cup of tea, to open my eyes in the right way?” Lo sguardo di Louis si spostò verso la sua scrivania al ricordo di quella mattina che sembrava cosi distante ma alla stesso tempo cosi vicina al suo cuore. “And I know you love Shrek, ‘cause we've watched it twelve times. But, maybe you're hoping for a fairy-tale too, and if your DVD breaks today, you should got a VCR, because I've never owned a blue-ray, true say”.

“And now I've always been shit at computer games, because your brother always beats me. And if I lost, I’d go across and chuck all the controllers at the TV, and then you’d laugh at me, and be asking me, if I'm going to be home next week, and then you lie with me, ‘till I fall asleep, and flutter eyelash on my cheek, between the sheets” Louis sorrise per quei versi cosi veri della canzone. Quella canzone che stava parlando di lui, di quel ragazzo che si stringeva sempre di più tra le sue braccia e della loro storia.

And you will never know, just how beautiful you are to me, but maybe I'm just in love, when you wake me up”.

And I think you hate the smell of smoke, you always try to get me to stop, you drink as much as me, and I get drunk a lot.” E mentre Louis continuava ad armonizzare quelle parole, si chiese quanto ricordasse il biondo di quella notte in spiaggia e se stesse realmente dormendo come loro credevano o se era solo un ottimo osservatore e quella era la canzone a cui stava lavorando, quando Harry aveva scoperto che scriveva e componeva. “So I take you to the beach. And walk along the sand, and I'll make you a heart pendant, with a pebble held in my hand. And I'll carve it like this necklace, so the heart falls where your chest is. And now a piece of me is a piece of the beach, and it falls just where it needs to be, and rests peacefully. So you just need to breathe, to feel my heart, against yours now. Against yours now”.

’Cause maybe I'm just in love when you wake me up or maybe I'm just in love when you wake me up” Louis canticchio le ultime parole vicino l’orecchio del più piccolo, potendo percepire il suo imbarazzo e sorrise. Non aveva bisogno di spiegare da dove era sbucata fuori questa canzone e perché lui la stesse cantando, Louis era più che sicuro di Harry avesse capito già tutto, infondo era un ragazzo intelligente.

“Ti bacerei in questo momento, se solo non fossi sicuro che finiresti per ammalarti anche tu e non possiamo permettercelo con gli esami alle porte, non trovi?” Harry sollevò di poco il capo, il giusto per incrociare gli occhi del più grande, che lo stavano guardando serio, come ad analizzare quella idea e forse alla fine decisi, perché avvicinò il suo viso al più piccolo e lo bacio piano e lentamente, con affetto e delicatezza.

Rimassero cosi per tutto il pomeriggio, stretti in quel letto a scambiarsi carezze e baci candidi. Niall chiamò nel pomeriggio per sapere come stava Harry  per scusarsi con Louis per la telefonata di quella mattina, dicendo che non sarebbe tornato a casa e che sarebbe andato a dormire da Zayn e Liam, con la scusa che non sentiva i due ragazzi da un po’ ma sia Louis e sia Harry sapevano che la vera motivazione era che non voleva ammalarsi anche lui. Dopo aver chiamato Liam per sapere se il biondo dagli occhi più celesti del cielo sarebbe andato realmente a dormire da loro, Louis tornò a coccolare Harry, fino a quando non si addormentò tra le sue braccia. 
 


Due giorni dopo era tornato tutto alla normalità. Harry si era ripreso del tutto, Louis era tornato ai suoi studi, senza ammalarsi  e Niall era tornato a dormire nella sua camera, dopo aver dormito per quei due giorni a casa di Liam e Zayn. La settimana era iniziata al meglio, Harry aveva ancora qualche giorno di malattia e poteva dormire fino a tardi e Niall gli faceva compagnia considerato che non aveva corsi di mattina.

Fu cosi che quella mattina Harry entrò nella stanza di Niall, quasi urlando: “Voglio quella canzone”, facendo saltare dallo spavento l’Irlandese, che stava cercando di finire i suoi compiti o quello che gli era stato assegnato per quel pomeriggio dal suo insegnante - Harry non aveva chiesto cosa esattamente facesse, si era limitato ad annuire e guardarlo suonare tutte quelle note sugli spartiti e alle volte vederlo comporre. 

Il ragazzo dalla risata contagiosa lo guardò cercando di capire le sue parole prima di esclamare: “Non sono sicuro di cosa tu stia parlando, pazzo di un manico che entri nelle camere delle persone senza permesso e facendole spaventare a morte, mentre stanno cercando di finire un lavoro molto importante” sbuffò Niall, tornando a fissare lo spartito che aveva di fronte e tornando a suonare qualche nota.

“Ah, non fare il finto tonto con me Irlandese, sai che non funziona e sai benissimo a quale canzone mi sto riferendo, quindi sarà meglio che tu riacquisti la memoria o farò fare una brutta fine alla tua chitarra e poi voglio vedere come continui a studiare” minacciò Harry, avvicinandosi alla chitarra in questione e prendendola in ostaggio tra le sue braccia e allontanandosi di qualche passo, pizzicando qualche corda.

“Ma che problemi avete? Che cosa vi ha fatto la mia piccola dolce chitarra da essere sempre bersaglio di minaccia” Niall scattò in piedi, quando Harry passò una mano sulle corde facendole suonare, quasi stridere “La senti? Sta soffrendo, lascia lasciare” provò Niall, muovendo qualche passo ma Harry si mosse ancora verso la porta e Niall arrestò il suo avanzare, passandosi entrambe le mani tra i capelli “Perché non la chiedi a Louis? Infondo è sua ora, no?”.   

“Non la posso chiedere a Louis, stupido o capirà subito le mie intenzioni” fece roteare gli occhi alle parole dell’Irlandese “Credi che non ci abbia pensato? Ho anche aspettato che uscisse di casa per cercarla, ma credo che l’abbia portata con se ma dato che ne sei tu l’autore, non credo ti costerà tanto darmela, almeno che tu non voglia vedere la tua piccola soffrire” e cosi dicendo passò ancora una volta mano sulle corde, facendole emettere suoni simili a lamenti.

“Chiedere con gentilezza non avrebbe fatto male, sai?” e rivolgendosi alla chitarra ancora in ostaggio tra le braccia di Harry, esclamò: “Giuro che ti creerò un posto sicuro a costo di creare delle segrete o fare un buco nella parte, ma nessuno più ti prenderà in ostaggio. Magari ti posso nascondere nel secondo bagno di casa di Zayn, tanto nessuno usa quel bagno” continuò a parlare ed esporre idee prima di avere un illuminazione: “Aspetta… capire le tue intenzioni? Che cosa vuoi farne della canzone?”.

“Cantarla, ovvio, che cosa vuoi che ci faccia con una canzone? Portala a cena e poi sposarmela?” pronunciò ovvio Harry, lasciando andare la chitarra tra le mani di Niall e sedersi sul suo letto, accanto all’Irlandese, che iniziò a sbaciucchiare la sua amata chitarra, non prestando più attenzione a Harry e alla sua richiesta “Sai quando ero ammalato e Louis è corso a casa? Ci siamo messi a letto e lui me l’ha cantata. Non poteva essere che opera tua, cosi vorrei cantarla anch’io, ma come faccio se non ho la canzone? Non ne conosco neanche la tonalità giusta” sbuffò, spostandosi il ciuffo e sorridendo a quella azione.

“Capisco” iniziò serio Niall, posando accanto a lui la chitarra e tornando a fissare Harry, passandosi una mano sul mente “Ti darò la canzone e ti aiuterò a provarla solo se potrò esserci quando la canterai a Louis. Voglio dire, mi sono già perso la tua reazione alla canzone, non voglio assolutamente perdermi la sua” continuò il biondo, prima di allungare una mano verso il riccio e: “Siamo d’accordo?” Harry non aspettò un secondo prima di ricambiare la stretta e sorridere.
 


“Sei pronto amico, devi sono scegliere il giorno e convincere Louis a esserci, infondo tra qualche giorno avrà gli esami e non dovrebbe essere più cosi stressato o potresti farlo rilassare tu, voglio dire, volendo potrei lasciarvi casa libera e andare da Za--“ un cuscino lo colpì in piena faccia, lasciando in sospeso la frase. Un: “Smettila Horan” fece ridacchiare il biondo, che lanciò a sua volta il cuscino, prima di correre fuori dalla stanza.

Due leggeri tocchi sulla porta bastarono, prima che Niall si dirigesse ad aprire. Quando la porta fu aperta il sorriso di Liam fece illuminare ogni cosa, con i suoi occhi buoni e le sue braccia spalancate pronto ad abbracciare tutti. Niall si lanciò tra le sue braccia sorridendo, non notando Zayn entrare in casa cercando di non essere coinvolto, ma non fu molto fortunato quando Harry si gettò sulla sua schiena, cingendoli la vita e facendo ridere tutti per la sua faccia sorpresa.

“Come mai da queste parti?” chiese Harry, con il viso premuto contro il petto di Liam, dato che Niall gli aveva dato il cambio e si era fatto prendere in spalla dal moro “Credevamo che non vi avremmo visto più” disse Harry, sbuffando quando il biondo ricordò lui che lui gli aveva visti qualche giorno prima, considerato che era stato da loro quasi per due giorni. Harry lasciò il corpo di Liam, per poter correre in camera e recuperare un cuscino e colpire il biondo, che non poteva difendersi o altrimenti sarebbe caduto.

“Volevamo sapere come stavate. Abbiamo chiamato Louis, ma aveva il telefono spento, cosi Zayn ha pensato di passare per controllare di persona come stavamo i nostri bambini” sorrise Liam rispondendo, facendo sorridere anche Niall ed Harry. Harry spiegò che Louis era alle prese con gli ultimi esami e che quando era fuori casa aveva sempre il telefono spento, considerato l’ultima chiamata di Niall. Niall si scusò ancora per quella chiamata e propose di andare in camera sua a giocare un po’ ai video giochi. Zayn accettò subito e fece strada nella camera, con ancora Niall sulla sue spalle.

La camera di Niall era un disastrò, ma non più del solito. C’erano diversi spartiti sul letto, insieme alla sua chitarra, due tazze di tè sul pavimento e qualche piatto sporco, segno che avevano mangiato in camera in assenza del più grande. Liam sorrise spostando i vari fogli per sedersi sul letto. Il suo occhio cadde sulle parole scritte e: “And you will never know, just how beautiful you are to me, but maybe I'm just in love, when you wake me up” canticchiò, sollevando il capo cercando risposte.

Nel giro di qualche minuto Niall lo aveva messo al corrente di tutto. Di come lui fosse stato colpito da subito dal legame tra Harry e Louis e come era stato impossibile per lui scrivere quella canzone, che dopo aveva infilato in uno dei quaderni di Louis. Aveva ancora raccontato che Louis aveva cantato la canzone a Harry quando aveva le febbre per farlo addormentare e che dopo Harry, era andato da lui a chiederli la canzone in modo da poterla cantare a sua volta a Louis e di come lui avesse dato una mano al riccio per poterla imparare.

“Questo giovedì sera” esclamò di punto in bianco Liam, lasciando tutti confusi “Questo giovedì sera Harry canterà la canzone. Louis avrà già dato tutti i suoi esami e non sarà difficile convincerlo e portalo a fare una bevuta fuori. Infondo avrà di nuovo la mente libera e sarà decisamente più rilassato. Louis non capirà niente, almeno fino a quando Harry salirà sul palco e inizierà a cantare” concluse il castano, prima che i tre ragazzi iniziarono a urlare che era una idea geniale.
 


 
I primi raggi del sole, iniziarono a dare luce a quell’appartamento ancora del tutto addormentato. Solo qualche ora prima, quelle mura erano piene di urla e musica, e neanche Mrs Hughes aveva avuto qualcosa da ridire, soprattutto quando aveva scoperto che Louis aveva dato tutti i suoi esami e che ora era libero da ore di studio stressati e che poteva tornare ad avere una vita normale, anzi, aveva dato loro dei dolci fatti in casa come congratulazioni.

Le luci si erano quasi spente alle prime ore della mattina e Liam e Zayn, considerata la situazione, aveva deciso di restare a dormire da loro. L’idea iniziare era dormire tutti nella stessa stanza ma era stata una cosa impossibile, con Niall che voleva il letto tutto per sé e Louis che voleva dormire almeno sul piccolo divano, dato che era il festeggiato, Niall aveva cacciato tutti dalla sua stanza senza ripensamenti.

Cosi Louis aveva proposto a Harry di dormire con lui, dato che era una cosa che facevano spesso, cosi da lasciare la camera di Harry a Liam e Zayn che avevano accettato subito. Quando le tre porte si furono chiuse e tutti erano nel loro letti, per Harry fu difficile addormentarsi. Il giorno dopo avrebbe dovuto cantare la canzone e si sentiva molto nervoso. Era rimasto per quelle poche ore all’arrivo del giorno dopo a fissare il soffitto, mentre si riscaldava nell’abbraccio del più grande.

Quel giorno iniziò con un Niall troppo eccitato e un Liam che non riusciva a smettere di sorridere. Entrambi si giustificarono dicendo che erano realmente felici per Louis e che i suoi esami fossero andati bene ma né Harry e né Zayn ci credettero ma per loro fortuna, Louis si sentiva cosi libero quella mattina, che faticava a capire ogni cosa, eccetto il fatto che fosse libero e che suo padre fosse fiero di lui e che avrebbe rispettato la sua parte dell’accordo.

La mattina passò lentamente, ma Harry provò a non pensarci e continuò a parlare animatamente con tutti, sperando di non dimenticare le parole una volta sul palco. Liam tirò fuori l’argomento durante il pranzo e Harry iniziò a realizzare che stava per succedere realmente. “Adesso che sei un uomo libero, dobbiamo festeggiare” cercò di dire Liam prima che Louis facesse notare che: “Ma abbiamo festeggiato per tutta la notte, almeno che io non l’abbia sognato” in soccorso a Liam arrivò Niall con: “Certo amico, ma questa nostra convivenza è nata quel giovedì sera, in quel locale di cui non ricorderò mai il nome, quindi è ovvio che se non si festeggia lì, non si è festeggiato affatto”.

Louis sembrò pensieroso, con il capo inclinato verso destra e lo sguardo verso il vuoto. Nessuno dei quattro sapeva cosa il più grande stesse pensando, se quella gli sembrasse una idea geniale o una idea realmente stupida ma fu difficile non mostrare l’entusiasmo quando Louis tornò a fissarli ed esclamò: “Oggi è anche giovedì, come quel giorno, mi sembra perfetto”. Zayn quasi cadde dalla sedia per quella frase e Niall cercò di non piangere come un bambino, già con la mente a quella sera. Liam strinse Harry sorridendogli con affetto.

Per quanto quel giorno sembrasse non essere intenzionato a finire molto presto, la sera arrivò e tutti e cinque si diressero verso il locale. Louis parlò di ogni cosa e ogni tanto si ritrovava a cantare qualche canzone che davano alla radio ma fu l’unico a parlare. Tutti gli altri sembrava troppo nervosi anche solo per respirare e quando entrarono nel locale, la situazione sembrò non cambiare. Harry chiese a Niall di andare a parlare con la band da parte sua, mentre Zayn e Liam trascinarono Louis a sedersi al tavolo più vicino al palco.

Quando Niall tornò da Harry dicendoli che era tutto pronto, il più piccolo si senti mancare. Non c’era più speranza di tornare indietro, certo poteva scappare via ma con Niall, Zayn e Liam pronti a prenderlo e portarlo sul palco le possibilità erano poche. Fissò per qualche secondo il ragazzo seduto alla sedia a fissare il palco sognate prima di spostare anche lui lo sguardo sul palco e facendo un respiro, forse troppo profondo, salendo sul palco attirando l’attenzione di tutti, soprattutto del più grande.

“Salve a tutti” il cuore di Harry batteva forte nel petto e iniziò a chiedersi se anche tutti gli altri potessero sentirlo, dato che batteva realmente con tanta forza “Forse molti di voi mi conosco, considerato che molte volte lavoro qui e quasi ogni giovedì canto, proprio come oggi. Sono un po’ nervoso perché sto per cantare una canzone che non è mia e che mi è stata cantata da una persona importante. Una di quelle persone che non ti aspetti ma che cerchi per tutta la vita. Una di quelle persone, che se sei fortunato come sono stato io, alla fine ti trova. Perché sono più che sicuro che sia stato tu a trovare me. Come dici tu: siamo la storia del destino, come una storia da raccontare prima di dormire”.

Le sue mani iniziarono a sudare leggermente, stringendo il microfono. Anche se posato sull’asta, non riusciva a lasciarlo andare, come protezione alla possibile caduta. Non aveva previsto di parlare, poiché già cantare gli sembra un impresa storica, ma quando i suoi occhi aveva incontrato quel del più grande, dirgli grazie era stato il minimo. Perché era quello che stava facendo, stava ringraziando Louis per quel tempo nel loro appartamento, per i loro piccoli momenti e per il loro incontro e Harry sperò con tutto il cuore che quello stesse arrivando a Louis, perché non sapeva in che altri modi farlo.

Quando le parole sembrava pesare nel suo cuore, iniziò a cantare. Una musica leggera lo accompagnò come se avesse seguito i flusso dei suoi pensieri. Gli occhi di Louis si spalancarono, con la stessa velocità con cui la sua mano destra si posò sulla sua bocca semi aperta. Ovviamente aveva riconosciuto la canzone, anche se non aveva mai sentito la melodia. Quella melodia dava una sensazione di ricordo, di momento bloccato, di attimo nel tempo e allo stesso tempo un nuovo respiro. Dava un emozioni unica, anche a chi non la conosceva ancora e a chi la canterà per sempre.

 
I should ink my skin with your name
And take my passport out again
And just replace it
See I could do without a tan
On my left hand,
Where my fourth finger meets my knuckle

And I should run you a hot bath
And fill it up, with bubbles

E mentre la melodia prendeva il suo ritmo e dalle labbra di Harry la prima strofa risuonò nelle orecchi di chi stava ascoltando, una immagine riempi gli occhi di Harry. Aveva cantato e canticchiato quella canzone per giorni, durante tutte quelle mattine con Niall, cercando di memorizzare la canzone, cosi da non dimenticarsi le parole per l’ansia. Ma forse solo in quel momento aveva realmente realizzato cosa quella canzone rappresentasse. Quanto fosse importante e soprattutto fosse loro. L’immagine di quella mattina, che dopo aver dormito poco e niente, si era ritrovato in camera di Louis, nervoso per quella serata. Doveva cantare e per la prima volta avrebbe cantato con un altro paio di occhi a conoscerlo. Avrebbe cantato sapendo che avrebbe potuto cercare di occhi di un celeste quasi cristallo. E per rilassarsi e mandare via quell’ansia, quello stesso ragazzo dagli occhi cristallo gli aveva preparato un bagno caldo, con tanto di bolle.
 
‘Cause maybe you’re loveable
And maybe you’re my snowflake
And your eyes turn from green to gray
In the winter I’ll hold you in a cold place
And you should never cut your hair
‘Cause I love the way you flick it off your shoulder

Tutte le volte che il più grande aveva commentato ogni suo piccolo gesto con: “Adorabile”, tornarono alla mente di Harry, come frammetti di sogni, che iniziavano a comporsi mostrando il quadro completo. Come la consapevolezza che i suoi occhi non avevano mai un colore definito e avevano sfumature particolari, come quel suo gesto di spostarsi il ciuffo che aveva sempre fatto sorridere il più grande, come il voler restare stretto tra le braccia di Louis, per cacciare via il freddo, come quella prima volta che aveva dormito nel letto del più grande. E sembrava tutto un sogno, ma tutto cosi vero e reale. Cosi sentito.
 
And you will never know
Just how beautiful you are to me
But maybe I’m just in love
When you wake me up

Harry prestò attenzione a ogni parola che cantava, lasciando la mente libera di ricordare ma allo stesso tempo trasmettendo quei ricordi, non per chi lo stava ascoltando ma per la persona che lo stava capendo. Che stava seguendo il corso dei ricordi attraverso la canzone. Che probabilmente in quel momento stava ricordando il primo risveglio insieme, dopo aver chiesto di restare con lui e dopo avergli chiesto quando sarebbe tornato. Quando le loro mani si erano strette in un modo nuovo e cosi famigliare, mentre i loro sguardi parlavano per loro, come stavano facendo in quel momento.
 
And would you ever feel guilty if you did the same to me?
Could you make me a cup of tea
To open my eyes in the right way?

La mente, come spinta da una nuova forza, tornò a quel lontano giovedì. Tornò a prima che Louis preparasse quel bagno caldo, tornò a quella mattina nella sua stanza, a quando cercava il modo migliore per svegliarlo e a quelle due tazze di tè, poi dimenticate. Se si concentrava, Harry riusciva ancora a sentirne l’aroma e mentre cantava, non poteva non percepirne il sapore. Il sorriso di Louis una volta notata la sua presenza, il modo in cui si stiracchiò cercando di mandare via il torpore di aver dormito in un modo cosi scomodo e poi vederlo prendere quella tazza di tè e berlo. Con lentezza assaporando il tempore di quella calda carezza nella sua gola.

And I know you love Shrek
‘Cause we’ve watched it twelve times

But maybe we’re hoping for a fairytale too
And if your DVD breaks today
You should’ve got a VCR
Because I’ve never owned a blue ray,
true say

Harry quasi rise nel cantare quel pezzo della canzone, al ricordo di tutte quelle volte che aveva convito sia Louis sia Niall a guardare con lui Shrek. Le sue labbra si inclinarono in su e suoi occhi si fecero piccoli, quando vide Louis ridere piano, con ancora la mano sulla bocca ma gli occhi non più cosi sgranati, lucidi forse ma non più sorpresi. Di certo non si aspettava di arrivare lì e di guardare Harry cantare, cantare quella canzone che lui stesso aveva cantato, ma sembrava apprezzarlo. Sembrava stesse ricordando insieme a lui. Immagini imprese nel loro cuori mentre passavano attraverso i loro occhi, fermandosi sulle loro labbra e Harry le faceva uscire su note dolci.
 
And now I’ve always been shit at computer games
Because your brother always beats me
And if I lost, I’d go across and chuck all the controllers at the TV
And then you’d laugh at me
And be asking me
If I’m gonna be home next week
And then you lie with me ‘till I fall asleep
And flutter eyelash on my cheek between the sheets

Tutto sembra immobile, tra una parola cantata e una nota suonata. Eppure tutto sembra andare velocemente, tra l’ebbrezza di un ricordo e il frastuono di un sorriso. Come tutte le volte che aveva visto Louis perdere contro Niall e dopo lanciare il joystick contro lo schermo della TV e ridere alle imprecazioni sussurrate di Niall e il broncio sul volto di Louis. E poi tutto rallentava al ricordo di quel pomeriggio, quando aveva chiesto a Louis se ci sarebbe stato a casa la settimana prossima, cosi, senza nessun appartenete motivo, solo per sentirlo vicino, vicino come nell’istante in cui aveva dormito nel letto del più grande, stretto tra le sue braccia, per la prima volta. Lento quanto veloce.
 
And you will never know
Just how beautiful you are to me
But maybe I’m just in love
When you wake me up

E quella canzone gli era stata dedicata ma in quel momento lo stava cantando a sua volta. Cantava quanto quel angelo dagli occhi cristallo fosse bello e all’amore che aveva iniziato a provare, aprendo gli occhi e trovarlo ancora lì, con lui tra le braccia e quelle carezze leggere lungo la schiena, che al ricordo creavano ancora brividi improvvisi. E lo stava cantando quell’amore, stava cantando che si stava svegliando e lui era proprio lì e avrebbe saputo amarlo.
 
And I think you hate the smell of smoke
You always try to get me to stop
You drink as much as me
And I get drunk a lot
 
Ed Harry non sapeva più se le stava cantando tutte quelle cose o semplicemente le stava raccontando a se stesso. Non riusciva a spostare i suoi occhi per cercare quelli di altri, altri occhi che avrebbero potuto dargli quelle risposte, perché anche se non lo stava facendo, negli occhi in cui si stava perdendo lo stavano vivendo. Stavano vivendo insieme a lui ogni momento bloccato in quella canzone, come l’odore impregnato sui vestiti del più grande e lui un po’ ubriaco che gli diceva che come odore non gli si addiceva e che non doveva fumare. Cosi ubriaco, da non sapere che aveva bevuto tanto, più di quanto faceva il più grande e Louis si ubriacava tanto.
 
So I take you to the beach
And walk along the sand
And I’ll make you a heart pendant
With a pebble held in my hand

And I’ll carve it like this necklace
So the heart falls where your chest is
And now a piece of me is a piece of the beach
And it falls just where it needs to be
And rests peacefully
So you just need to breathe to feel my heart
against yours now
Against yours now
 
Quella spiaggia. Harry si passò istintivamente una mano sul petto al suono di quelle parole, che lui stesso stava cantando. La pietrolina intagliata da Louis era ancora lì, contro i suoi battiti del cuore. “Il tuo cuore sul mio” aveva esclamato Harry quella sera, quando aveva indossato quella pietrollina a forma di cuore ed era finita a posarsi sul suo cuore. E forse il cuore di Louis stava battendo quanto il suo in quel momento e stavano battendo insieme, mentre la canzone stava giungendo al termine e le ultime parole veniva scandite dalla voce di Harry, troppo emozionata e sottile.

‘Cause maybe I’m just in love when you wake me up
Or maybe I’m just in love when you wake me up

E proprio come un sogno, si era svegliato rivelando le più belle delle verità: non era mai stato addormentato ma innamorato. Aveva sognato un angelo dagli occhi cristallo, che passava le sue giornate chiuso in camera a studiare per qualche esame. Aveva sognato di dover trascinare quel ragazzo fuori da quella camera, per poter mangiare insieme qualche volta. Aveva sognato di entrare in quella stanza e trovarlo addormentato e aveva sognato di dormire con lui, con le loro mani strette e i loro corpi a riscaldarsi. Aveva sognato sorrisi, tocchi, sguardi, bocche e dopo aveva aperto gli occhi e non aveva sognato, si era solo innamorato. Innamorato di quel meraviglioso ragazzo che lo stava osservando, in quel luogo che era solo riservato a loro due. E mentre tutto andava via e solo l’ultima frase da cantare, quel ragazzo si alzò dal suo posto, percorse quel pochi passi verso di lui e con il sorriso sulle labbra cantò e tutto tornò a rallentare.
 


 
Maybe I fell in love when you woke me up.













Note:

Salve a tutti *----* dopo diversi mesi in cui scrivevo e non scrivevo, sono riuscita finalmente a concludere questa os. Devo dire che è stato un percorso molto particolare in cui mi sono divertita un sacco anche per il modo in cui è stata creata questa storia.
Molti mesi fa, tipo Marzo/Aprile ho sognato il primo pezzo di questa storia e ricordo di essermi svegliata intorno alle 06:00 solo per poter mettere il tutto a parole, dato che non mi andava di alzarmi dal letto e considerata l’ora, mi sono ritrovata a scrivere il tutto sul telefono. Ora immaginate la scena di una persona che si sveglia alle sei del mattino dopo un sogno Larry e si ritrova a scrivere due mila parole sul telefono, penso che sarà una cosa che non dimenticherò mai ahah, quando molte ore dopo ho accesso il pc per trascrivere il tutto, l’ho fatto ascoltando Wake me Up di Ed Sheeran ed è per questo che ho deciso di chiamare cosi questa storia.
Mentre scrivevo però, ho realizzato che non potevo chiamarla cosi solo perché era la canzone che ascoltavo di più mentre la scrivevo, per questo ho finito per lasciare molti piccoli riferimenti della canzone nel testo e infine farla cantare sia a Harry sia a Louis.
I vari pezzi della storia sono stati scritti in diversi momenti della mia vita, con diversi stati d’animo, in vari orari del giorno e della notte e molte canzoni lol. Una cosa che mi fa sorridere guardando questa storia è il modo in cui tutti i personaggi hanno preso possesso, cosi facilmente, dello spazio sul foglio. Ogni volta che rileggevo ero tipo: “E QUESTO QUANDO L’HO SCRITTO? CHE STA SUCCEDENDO QUI?” e finivo per ridere.
Non ho mai scritto cosi tante parole per una singola storia (25.388 e passa parole, ohmamma) e inizialmente dovevano essere solo 10.000 ma con tutto quello che dovevo scrivere, non bastavano mai lol e tra l’altro questa è la mia prima Larry e prima storia con tutti e cinque i ragazzi, che ansia ahah.
E’ stato divertente trovarmi a suddividere la storia o avere la scrivania piena di fogli con appunti e tutte quelle ore ad analizzare la canzone, un po’ tutto questo mi mancherà. Una delle mie parti preferite è stata creare le storie dei singoli personaggi e restare a guardare come lentamente si univano.
Okay credo di aver parlato troppo ma ci tenevo tantissimo a raccontare come è nata questa storia e il percorso fino a questo momento. Spero piaccia, quanto è piaciuto a me scriverla e se vi va, lasciate pure una recensione per dirmi le vostre opinioni e cose cosi.
A presto xx

--SandFrost
  
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