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Autore: A_Typing_Heart    30/10/2014    1 recensioni
Ryohei Sasagawa è un vero Uomo, uno che segue la via del pugilato, che fa della "Nobile Arte" il motivo e la regola della sua vita. Ha pochi pensieri e nessun problema, almeno finchè non inizia a dubitare della boxe per via di una donna che non vede alcuna traccia di nobiltà nel suo stile di vita.
Dov'è la nobiltà nell'arte di chi usa i pugni contro un altro essere umano?
Sta a Ryohei trovare una risposta che possa mettere d'accordo il suo essere Uomo e il suo stesso cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ryohei Sasagawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ryohei Sasagawa era uno di quei ragazzi giapponesi convinti che ogni persona avesse dei diritti e dei doveri imprescindibili, e nel caso specifico che ogni uomo avesse il diritto di praticare la boxe e il dovere di comportarsi da uomo. Le ragazze avevano il diritto di essere ragazze, di farsi proteggere dagli uomini quando necessario e anche qualche dovere che non stava a lui precisare. Per quanto dotato di una spiccata fisicità Ryohei non brillava per il suo acume o per il suo intelletto fino. Soleva allenarsi tutto il giorno imponendosi sempre più del giorno precedente e il suo morale era sempre alle stelle, non importa che cosa gli accadesse, che fossero compiti in classe, esami o qualsiasi ostacolo. Con il "cammino di un uomo" da seguire attraverso la boxe si sentiva sempre una persona di valore. Non aveva mai dubitato di se stesso e di quello che faceva in tutta la sua vita. La sua via era il pugilato, il suo sostegno era sua sorella minore Kyoko. Non aveva bisogno di niente finchè avesse avuto queste due cose.
Un martedì mattina Ryohei non si svegliò all'alba, ma prima ancora per allenarsi. Erano le quattro appena quando uscì di casa per una lunga ed estenuante corsa che avrebbe stremato anche il più resistente atleta della scuola Namimori. Il suo entusiasmo per la prova di forza lo portò a correre più del previsto e finì per mettere piede nel cortile scolastico molto più tardi del solito, all'orario d'ingresso di tutti gli altri studenti. Era molto seccato per questo, non aveva potuto esercitarsi al sacco prima delle lezioni e si ripropose di lavorare il doppio nel pomeriggio.
«Nii-chan!»
Ryohei si fermò quasi oltre il cancello appena si sentì chiamare. Sua sorella stava arrivando in quel momento, riparata sotto l'ombrello giallo, in compagnia di una sua amica dall'aria seria. La guardò con appena un po' di curiosità poichè non gli pareva di averla mai vista. La sorella intercettò lo sguardo e sorrise più ampiamente.
«Nii-chan, conosci già Hana-chan?» disse lei. «Hana chan, questo è il mio fratellone!»
Hana si limitò a fare un cenno di saluto con la testa senza proferire motto, mettendosi piuttosto a osservare il fratello dell'amica, con gli occhi scuri che saettavano dalla cicatrice sul sopracciglio al cerotto sul naso. Ryohei non ne aveva idea e se l'avesse saputo non se ne sarebbe curato in quanto Uomo, ma il suo aspetto era eccessivamente trasandato per attirare la gran parte delle ragazze coetanee, e per le poche restanti bastava esibire il suo estremo carattere per scoraggiarle.
«Yoroshiku!» rispose lui al suo saluto, a un livello di voce un po' troppo alto.
«Sei uscito presto stamattina, nii-chan... dove sei stato?»
«Ho seguito un nuovo percorso di allenamento e ci ho messo troppo tempo! Domani lo coprirò molto più velocemente e potrò fare gli esercizi al sacco prima della campanella!»
Al solo citarla quella suonò l'entrata e gli studenti iniziarono a confluire dentro l'edificio lentamente, rallentati dalla pioggia e dalla chiusura degli ombrelli nell'ingresso. La sorellina di Ryohei lo salutò allegramente augurandogli un buon allenamento nel pomeriggio, mentre l'amica replicò lo stesso cenno di saluto di prima avviandosi con lei alla porta. Ryohei non pensava a nessuna delle due in particolare in quel momento e gettò un'occhiata desiderosa alla porta della stanza del club di boxe, rammaricandosi che ci fossero ancora molte ore di lezione a separarli.


Ryohei, da pessimo studente che era, non era in grado di ricordare praticamente nulla che non potesse essere ricordato con il corpo, pertanto dell'amica di sua sorella gli rimase in mente poco o niente. Ne ricordava il nome perchè l'aveva sentito altre volte a casa, ma del suo aspetto non ricordava altro che capelli lunghi e occhi neri. Non conservava alcun ricordo di come lo aveva guardato la prima volta, a malapena il cenno di saluto che gli aveva fatto, l'averla incontrata non aveva lasciato apparentemente nessun segno nella sua vita. Al punto che, quando andò nella classe di Kyoko a cercarla, neanche notò la sua amica.
«Oh, il fratellone di Kyoko.»
Ryohei si voltò verso di lei e dopo qualche secondo la riconobbe. Dove poi riuscì a pescare nella memoria il suo cognome è un mistero tutt'oggi.
«Oh, Kurokawa!» esclamò, avvicinandosi a lei. «Dov'è Kyoko?»
«Ha accompagnato Misuzu in infermeria.» rispose lei, posando di nuovo lo sguardo sul libro. «Perchè la cercavi?»
«Dovevo dirle che resterò fino a tardi per il recupero!»
«Cavolo, ma lo sai che hanno inventato le e-mail per queste cose?»
Quello che ovviamente Hana Kurokawa non poteva sapere era che non solo Ryohei non aveva mai mandato una e-mail in vita sua, ma nemmeno possedeva un cellulare. Sarebbe stato solo una perdita di tempo: per lui un messaggio poteva essere recapitato a voce, se doveva parlare a qualcuno bastava andare a cercarlo e dirglielo, incurante del fatto che potesse trovarsi anche fuori casa in qualsiasi luogo della città. Nulla era impossibile per Ryohei Sasagawa, niente tranne fare le cose come una mente più aperta e forse pigra concepirebbe.
«Ah, aspetta, Sasagawa... Kyoko doveva portarti una cosa.»
Ryohei si fermò e tornò indietro di un passo di fronte al suo banco. Restò a osservarla mentre abbandonava un libro dalla copertina rigida di tessuto rosso e lettere dorate stampate per chinarsi alla ricerca di qualcosa nella borsa di sua sorella. Ovviamente non gli passò neanche per l'anticamera del cervello di aprire quel libro, di chiederle cosa stava leggendo o anche solo di sforzarsi di leggere al contrario un titolo in alfabeto occidentale: che un uomo leggesse o si interessasse alle letture di una ragazza non era contemplato nel suo codice personale, poteva essere un Uomo anche senza leggere alcunché.
«Ecco.»
Hana Kurokawa riemerse dal banco con in mano un bento avvolto in un furoshiki dall'aria familiare, ma Ryohei dovette afferrarlo prima di rendersi conto di essersi dimenticato per l'ennesima volta il bento sul tavolo della cucina. Dette in un improvviso urlo che fece sussultare Hana e anche qualche altro studente intorno.
«L'ho dimenticato alla grande!!»
«Sì, beh...» fece Hana dopo essersi ripresa dallo spavento. «Come ogni volta Kyoko te lo ha portato.»
«Lo mangerò in meno di nove minuti... mentre corro a ringraziare Kyoko!»
Ryohei corse fuori dalla classe rischiando di investire due studenti che stavano entrando, sempre con un urlo estremamente carico di energia motivazionale. Naturalmente i due entrarono chiedendosi chi fosse quel pazzo e che diavolo avesse da urlare. Al suo banco Hana riaprì il libro, scuotendo la testa con un sorriso esasperato.
«Ci vediamo, fratellone di Kyoko.»


Fino all'ultimo momento Ryohei fu combattuto, tentato dall'idea di marinare il recupero pomeridiano che facevano lui e altri tre o quattro sbandati con dei voti disastrosi. Avrebbe preferito passare tutto il giorno nella stanza del club di boxe, era anche ritornato un membro che aveva di recente lasciato perdere. Alla fine però si convinse che sarebbe stato solo peggio evitare le lezioni e ci andò controvoglia.
Forse se Ryohei Sasagawa non fosse mai andato a quella lezione nulla di ciò che ho già narrato avrebbe avuto un senso e non avrebbe mai avuto un seguito. Non lo sapremo mai, perchè lui ci andò, come ho già detto.
La lezione di inglese era estremamente noiosa per Ryohei, che a malapena in quella lingua sapeva presentarsi e i termini tecnici del proprio sport preferito. I pugili non avevano bisogno di parlare molto, i loro pugni parlavano la stessa lingua in tutti i ring di tutti i paesi del mondo, quindi era facile capire quanto il nostro protagonista ritenesse futile la materia e tutto il tempo che era costretto a dedicarle. Ben presto abbandonò la testa sul palmo della mano mentre faceva rullare la gomma tra le nocche scorticate come unica espressione della sua impazienza. Fissava la lavagna e l'insegnante senza avere la minima idea del senso che avessero quelle parole e fantasticava su che cosa stessero facendo al club, su che cosa avesse convinto Sumaru Inoue a ritornare sui suoi passi e approfittando nel tempo morto per pensare a che cosa avrebbe dovuto dire alla presentazione dei club da lì a un mese.
Uscì completamente dallo stato catatonico all'improvviso non appena l'insegnante sollevò dalla cattedra un libro dalla copertina rossa con il titolo stampato in lettere dorate. Stavolta a prima vista aveva riconosciuto il libro che aveva degnato appena di uno sguardo sul banco di Hana e che gli era scivolato via senza suscitare il minimo interesse. Si sforzò di ascoltare e a quanto ne aveva capito era una raccolta di poesie in lingua inglese di un qualche scrittore famoso dell'Europa. Quando l'insegnante sollevò un altro libro il suo cervello si scollegò dall'aula e dalla lezione, ma continuò a pensare al libro e ad Hana Kurokawa. Kyoko era una ragazza semplice, studiava per avere dei voti alti, ma non era mai stata nella graduatoria più alta della scuola, leggeva solo qualche romanzo da ragazzine al di fuori dei libri scolastici, le piaceva fare cose da ragazze come andare a fare shopping o assaggiare i dolci delle pasticcerie più rinomate della città. Era sinceramente sorpreso che la sua migliore amica fosse così diversa da lei. Era seria e non sorrideva, leggeva libri difficili... che altro faceva nel suo tempo libero? Aveva un qualche club? Che cosa le piaceva fare? Accompagnava Kyoko nelle sue uscite ogni volta? Si rese conto di non sapere assolutamente nulla di lei, ma questo lo sapeva anche prima. La cosa che lo sorprendeva era scoprire che lo infastidiva non avere nessuna risposta alle sue domande su di lei.
Continuò a scervellarsi inutilmente alla ricerca di stralci di quello che Kyoko potesse aver detto di lei a casa, ma la sua memoria da pesce rosso non lo aiutò. Alla fine della lezione schizzò via dalla classe, ma non prima di essersi accaparrato il libro rosso per il compito assegnato dalla professoressa.

Non credo di sorprendervi dicendo che con quel libro Ryohei ci fece poco o niente, se non avere conferma del fatto che Hana doveva essere estremamente intelligente, mostruosamente più di lui per cavare un senso da tutte quelle parole strane che andavano a capo in modo insolito. Seppure con la traduzione a fronte non comprese il significato di nessuna delle poesie nè a che cosa si riferissero in maniera così criptica.
Modificò i suoi allenamenti in modo da potersi trovare nel cortile quando la gran parte degli studenti entravano a scuola e con loro sua sorella e la sua amica, che fissava maniacalmente, convinto che mantenere il contatto visivo lo rendesse un osservatore più attento. Tuttavia qualcosa la notò comunque, come il fatto che Hana portava sempre il cardigan invece del gilet, che aveva una gonna che era più lunga delle altre e ormai riusciva quasi ogni mattina a notare se si era arricciata i capelli oppure no.
Non era riuscito a scoprire molto sui suoi impegni e sulle cose che le piacevano, dato che continuava a seguire gli allenamenti assiduamente. L'aveva vista uscire ogni volta da scuola insieme a Kyoko, e la comparsa di una gang sconosciuta di ragazzi che picchiavano e rapinavano gli studenti che si avventuravano soli in certe zone gli dava una valida scusante per chiedere alla sorella dove fosse stata, con chi e a che ora. Dagli interrogatori serali scopriva che per quella settimana Hana e altre amiche erano sempre state insieme, in qualche negozio (tra cui una libreria) e a studiare alternativamente a casa di una o dell'altra. Ryohei arrossì da solo come un idiota al solo pensiero di dire a Kyoko di portare le sue amiche a studiare a casa, ma dato che lui non ci sarebbe stato non aveva alcun senso e saltare un allenamento solo per vedere una ragazza sarebbe stato tradire la sua arte e la sua via. Se si fosse trattato di vedersi con lei da solo sarebbe stata un'altra faccenda, una cosa virile che forse avrebbe meritato di togliere tempo a qualcos'altro.
Hana Kurokawa era un pallino nel suo cervello, lo tenne sveglio più di una notte in cui trovò anche il tempo di fare il compito d'inglese, per quanto fosse in suo potere fare. Nella sua testa era una buona occasione, poteva semplicemente dirle che si ricordava di averle visto in mano il libro e di aver bisogno di un aiuto con quel compito. Poteva essere una splendida occasione per parlare con lei.
Il mattino di lunedì andò a scuola senza fare jogging per la prima volta da quando aveva memoria, probabilmente dall'epoca della terza elementare. Si era premurato di mettersi persino la cravatta, anche se un po' allentata. Non riuscì a liberarsi delle bende sulle mani, però. Erano come medaglie sulla giacca di un militare, un distintivo sul petto di un poliziotto, il suo orgoglio e il suo tratto distintivo, per cui decise di tenerle. Sarebbe stato capace di masticare una per una ogni matita e penna della sua classe per l'impazienza che arrivasse l'intervallo e finalmente la campanella gli permise di arraffare il libro e fiondarsi nel corridoio in direzione dell'aula della sorella. Sarebbe andato tutto liscio se poco prima di arrivare non avesse sentito due studenti parlare vicino alla finestra.
«Ti prego, Mitsuo! Fammelo copiare, che figura ci faccio se non so nemmeno fare un'espressione?!»
«Un votaccio come sempre, che cambia?»
«Ma non posso fare la figura dello stupido davanti a lei!!»
Ryohei si bloccò nel corridoio come se fosse diventato di marmo. Molto lentamente alzò il libro e lo guardò, realizzando che il suo piano per parlare con Hana Kurokawa era probabilmente il suicidio sentimentale più elaborato della storia (ovviamente non con questi termini, ma è la conclusione a cui arrivò). Aveva davvero intenzione di andare da lei e mostrarle quanto impedito fosse in inglese? Voleva davvero farle sapere che non era capace di leggere i suoi stessi libri anche se aveva un anno in più? Probabilmente ad Hana avrebbe fatto piacere attirare l'attenzione di qualcuno che condividesse i suoi gusti, o almeno che fosse in grado di spiegarle il perchè non li condivideva. Perchè aveva deciso di fare una cosa tanto stupida?
«Ah, Sasagawa... hai di nuovo dimenticato il bento?»
Ryohei alzò gli occhi scoprendo che Hana Kurokawa stava uscendo dalla sua classe e l'aveva visto. Si affrettò a nascondere il libro dietro la schiena e per liberarsi dall'imbarazzo scoppiò in una risata fragorosa.
«Assolutamente no, stavolta l'ho ricordato!»
«Ah... bene... cerchi Kyoko?»
«Uhm, in realtà io volevo solo... solo... s-sa... uhm...»
«Salutarla?» completò lei, guardandolo in modo strano.
«Ehm, certo! Certamente! Io non so stare tanto tempo senza vedere Kyoko, sono venuto a salutarla!»
«Allora te la chiamo.»
Hana sparì nella classe lasciando a Ryohei il tempo di prendere un sospiro e chiedersi che cosa diavolo stesse facendo. Era davvero così difficile parlare con una ragazza? Non era riuscito nemmeno a dire che era passato a salutarle entrambe e non ebbe più modo di correggere il tiro, perchè Kyoko lo raggiunse senza la sua migliore amica, che rimase seduta al banco a fare chissà cosa con un giornaletto che sfogliava avanti e indietro più volte. Sebbene si fosse ostinato a parlare a voce alta e a sostare davanti alla porta lei non alzò più lo sguardo verso di lui finchè non la campanella non lo costrinse a battere in ritirata.


 

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