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Autore: Zuccherina_00    30/10/2014    0 recensioni
Cosa pensa Jacob quando riceve la lettera d'invito al matrimonio di Bella.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billy Black, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Questa è una Bella/Jacob quindi chi lo odiasse non critichi. Recensite pure!:)


Mi alzo a controvoglia da quel letto troppo piccolo per me che ormai è diventato il mio passatempo, rabbrividisco per il freddo del pavimento, ma sono sicuro che è per quello? Do uno sguardo fuggitivo alla finestra, fuori dove il freddo è glaciale ma non lo sento nemmeno, il sole non c’è, è sparito da un bel pezzo nella mia vita. Un ululato proviene dalla foresta per ricordarmi di raggiungerli in ronda, come se ne avessi bisogno. Mi passo una mano nei capelli sospirano affranto e cammino a passi pesanti lungo il corridoio di casa.

-Jake,- mio padre fa capolino dalla cucina con sguardo lugubre e una lettera in mano. -Una...lettera per te.

Inclino la testa di lato scrutando diffidente il pezzo di carta che Billy tiene fra le mani, poi guardo lui. Mai visto uno sguardo così spaventato e irrequieto da parte sua. Era sempre stato un tipo calmo e posato. Mi devo preoccupare?

Mi avvicino lentamente con lo sguardo fisso sulla busta, spero che non sia quello che penso. La afferro con prudenza e mi siedo al tavolo della cucina, rigirandomela fra le mani. Una scritta dorata in corsivo.

Jacob Black e famiglia.

Mio padre si avvicina al tavolo e mi guarda con un sorriso triste e tremolante, sospira.

Apro lentamente la busta estraendo una lettera bianca, piegata accuratamente in due. Ecco. Lo sapevo.

Aggrotto la fronte e irrigidisco la mascella tenendo la bocca serrata, inizio a leggere quel fottuto pezzo di carta.

Isabella Marie Swan

             e

Edward Anthony Masen Cullen

vi invitano al loro matrimonio

 

 

Non vado avanti a leggere, vedo solamente questi due nomi e l’essenziale della lettera.

Così è successo. È fatta. Si sposano. Ha vinto il bastardo.

Non so che cosa pensare, nella mia mente turbinano ricordi bellissimi eppure dolorosi. Non so davvero che cosa pensare. Mi manca quasi l’aria, perché ho un dolore atroce che pulsa nel petto. Non è il lupo, no. È per colpa sua. È soltanto colpa sua.

Non è servito a niente, tutto quello che ho fatto. I miei sforzi non sono valsi nulla. Eppure le avevo dimostrato un milione di volte quanto la amo. Quanto conta per me, come riusciva ad illuminarmi le giornate con un suo sorriso. E ogni volta che le stavo vicino il mio cuore batteva all’impazzata come il suo. Lo sentivo, anche lei mi voleva, mi vuole. Mi ama. Ma il ghiacciolo è tornato, dopo tutto il male che le ha fatto.

E io che le ero restato sempre accanto, ogni momento a partire da quel periodo e nei mesi seguenti. Quando si sentiva triste o sola correva da me perché sapeva che il vecchio Jake la aspettava a braccia aperte come un babbeo, poi quanto tornava il succhiasangue mi trattava come se non avessi fatto niente per lei, come se io non fossi niente per lei. E in quei momenti mi si spezzava il cuore, mi sentivo tradito, un giocattolo usato. E forse aveva davvero giocato con i miei sentimenti.

Poi da quando è tornato lo proteggeva sempre e facevo sempre io la figura del coglione. Del coglione innamorato pazzo della ragazza che mi aveva spezzato il cuore, e Paul continuava a ripetermelo, ero un coglione con la C maiuscola, perché tornavo sempre da lei a gambe levate, mentre mi pugnalava alle spalle. E ogni volta che la abbracciavo aveva il suo odore addosso, una stilettata al cuore. Dio quanto l’amavo, quanto la amo.

La odiavo per il dolore che mi infliggeva e infligge tutt’ora. Se non dormo di notte, se non mangio, se piango di nascosto nelle coperte del letto è colpa sua. Poi dovevo sopportare i commenti acidi di Leah Clearwater, che aveva il cuore di ghiaccio. Forse anche lei aveva provato la stessa cosa di me, ma la sua tortura è finita, la mia no. Continua a ripetersi.

E poi io non la capisco. L’ha abbandonata, lì nel mezzo del bosco, dicendole delle cose orribili, l’ha fatta cadere in depressione, era una viva ma sopravviveva, e lo vedevo, nei suoi occhi non c’era più luce. Poi quando era con me riuscivo a vederla di nuovo, quella luce, ed ero fiero di me stesso perché riuscivo a farla star bene, a farla ridere e apprezzare la vita, poi più il tempo passava e più mi innamoravo di lei, dei suoi occhi color cioccolato, della sua voce che alimentava i miei sogni. E ogni volta che le guardavo quelle labbra rosse a cuore mi veniva voglia di farle mie, di poggiarle sulle sue, di muoverle sulle sue e con le sue. Volevo che quelle sue braccia esili e piccole mi stringessero e che mi dicesse quelle parole che non riusciva a dire. E per fargliele dire avevo provato tutti i sistemi, tutti. Poi finalmente era successo, il suo orgoglio è sparito e me le ha dette. Sì certo me le ha dette, ma quando ero sdraiato su un letto fasciato e dolorante per far pietà a tutti.

E sono stato furbo, sono riuscito a rubarle un bacio, quello che avrebbe dovuto essere il nostro primo bacio, su quella montagna. Ma la sensazione che me lo avesse chiesto solamente per farmi restare e non perché lo aveva voluto seriamente mi rodeva dentro, e ogni volta che pensavo a questa opzione il mio cuore si stringeva.

E il mio orgoglio è andato a farsi friggere per colpa sua. Mi ero messo pure a piangere come un bambino nel mio letto, ma piangevo di notte. Mica volevo farmi vedere in giro con le lacrime agli occhi, già una volta era successo e davanti al branco poi, sempre per colpa sua. Poi rompevano e mi compativano, ma non sapevo che farmene della loro compassione, non volevo essere compatito. Tutta colpa sua.

Socchiudo gli occhi per cercare di frenare le lacrime che minacciano di uscire, del groppo in gola che mi sta corrodendo le corde vocali, sto per esplodere dentro, stringo una mano sul bordo del tavolino creando una crepa.

E poi le torte di fango, quelle sì che me le ricordavo, le battute di pesca, e più tardi eravamo passati a riparare moto e ad uscire regolarmente insieme. E mi dicevo “Ehi Jake, ora è tua, prenditela.”

Quanto ero ottuso.

Non ce la facevo più, mi alzo di scatto dalla sedia rovesciandola per terra e mi dirigo a passi pesanti verso l’uscita di casa. Pioveva? Chi se ne fotte, ancora meglio.

-Jake!

No papà, scusa ma non ce la faccio.

Apro la porta di slancio e camminando velocemente mi dirigo verso la foresta.

Jake, ti voglio bene. Perciò ti prego, non costringermi a scegliere...perché sceglierei lui. Io avrei scelto lui sempre.

Aumento il passo buttando la lettera nel fango, il mio addome brucia, brucia di dolore, di gelosia, di rabbia.

Finché il mio cuore batterà.

Sì perché tra un po’ sarà perfetta, di ghiaccio, con quegli occhi rossi che fanno venire il voltastomaco, sarà forte, agile, non sarà più impacciata e non arrossirà più quando le si farà un complimento, il suo cuore non batterà più, non avrà più quel profumo di fragola, odorerà di succhiasangue. Non sarà più la mia Bells.

Comincio a correre stringendo i denti e respirare forte, mi sfilo la maglietta buttandola per terra come la lettera, i miei piedi nudi affondano nell’erba e nel fango, la foresta mi richiama è l’unico rifugio dove posso nascondermi.

-Jake! Jacob!

No.

Grugnisco aumentando la corsa, i muscoli si gonfiano, e ben presto le zampe prendono il posto delle gambe, ringhio scuotendo la testa e percorro a gran falcate il terreno, la pioggia batte sulla mia pelliccia rossiccia, lunga anche quella, e ben presto si inzuppa di fango, pioggia e foglie secche. Scompaio nel folto della foresta, nel buio degli alberi, dove lì è il mio posto, dove è il posto di tutti noi lupi. Chissà dove sono gli altri, non mi interessa. Sam mi richiama, mi chiede dove sto andando, gli altri si aggiungono alla mia mente e l’ordine Alpha arriva presto, ma io sono il vero Alpha, posso resistere, ignorarlo.

Parto. dico semplicemente, e scollego la mente dalla loro. Ululo all’aria, dove il vento porta via i miei lamenti, e li lascio le lacrime scendere, dove nessuno mi può vedere. Scappo, scappo via da quel mondo e non so se ho voglia di tornare.

 

Perché in fondo, lei era la mia Bells, non la sua.

  
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