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Autore: Switch    31/10/2014    7 recensioni
Un capitolo inedito della fanfiction SITR, sul tema di Halloween. Mi è piaciuto rispolverarla e pubblicarla esattamente oggi, presentandola come one-shot.
Buon Halloween e non fate come Raph: se una strega vi dice di non farvi vedere per il 31 Ottobre, ascoltate il suo consiglio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Note: questo è un capitolo cestinato della fanfiction September in the rain. Lo tolsi insieme ad altri in fase di correzione, perché non lo so. Forse la storia sarebbe risultata troppo lunga e pesante, forse non era davvero importante.

Comunque oggi cercavo tra i file qualcosa per Halloween e mi è capitata sott'occhio, così ve la propongo. Si colloca tra i capitoli 4 e 5, orientativamente, ma può essere presa per quello che è, anche senza inquadrature.

E niente, non è niente di che, giusto un po' di Halloween nel fandom.

E Raph dovrebbe davvero imparare ad ascoltare quello che gli viene detto, una volta tanto.

Abbraccio alla zucca e cioccolato!

Happy Halloween.





Il 30 di Ottobre, Isabel gli fece una strana richiesta. Aveva appena finito di eseguire una sequenza di calci e pugni alternati contro il sacco da boxe e si stava asciugando la fronte con un asciugamano.

Domani non posso proprio allenarmi. E sarebbe meglio che tu non venissi.”

Raph si allontanò dal sacco, che aveva tenuto fermo perché lei trovasse resistenza mentre colpiva, e la guardò sorpreso.

Spiegami” soffiò fuori, conciso. Perché la metà delle cose che Isabel diceva non aveva senso per lui e aveva capito che non valeva la pena di arrabbiarsi prima di capire di cosa diamine stesse parlando.

Domani è il 31 di Ottobre” disse semplicemente lei, come se non dovesse aggiungere altro.

Ah, già... Halloween. L'unica notte dell'anno in cui lui e i suoi fratelli potevano uscire e gironzolare per la città senza problemi, perché gli sciocchi umani pensavano che fossero in costume. Da una parte era liberatorio potersi mischiare alla folla senza venire indicati da persone urlanti, dall'altra era degradante, perché succedeva solo a causa di tutti gli altri idioti vestiti da Spongebob o Hello Kitty.

Insomma, non era bello dover essere paragonato a costumi del genere.

E devi preparare un costume per andare a qualche festa?” domandò sarcastico, cedendo all'ironia, giusto per scacciare il senso di fastidio.

Isabel però non sorrise, ma anzi, lo sguardo divenne molto serio. Affilato.

Domani è Samhain, il capodanno delle streghe. È una notte in cui il confine tra questo posto e l'aldilà diventa sottile, mischiando i due mondi. Devo prepararmi per un rituale notturno.”

Raph rimase un secondo attonito, boccheggiante. Magia... Halloween... aldilà... rituale... era troppo per lui.

Un rituale di che genere? Non stai progettando di sacrificare qualche animale a dei demoni oscuri, vero?”

Isabel si avvicinò con calma, sollevò una mano e gli diede uno scappellotto sulla nuca, che risuonò con uno schiocco secco per la camera.

Non dire mai più stupidaggini del genere. Sono stufa di tutta questa disinformazione sulle streghe. E la colpa è di Hollywood e dei suoi film travianti!” lo minacciò con la mano ancora alzata. Lui si stava passando la mano sulla testa, più imbarazzato che arrabbiato.

Le streghe, quelle vere, non fanno del male agli animali e non sacrificano niente agli Dei. Devo prepararmi per un rito per comunicare con l'altro mondo. Adesso che sono qui posso... voglio parlare coi miei genitori... anche se per pochi istanti.”

La sua voce si era incrinata, per un secondo. Era passata da una tonalità concitata ad una lieve inflessione soffocata, come se stesse reprimendo dentro di sé l'agitazione al pensiero di rivedere e parlare con i suoi genitori, anche se sotto forma di spirito.

Rimase sconvolto all'idea che potesse addirittura fare una cosa del genere.

Allora in cosa consiste il rituale? Se posso chiedere” chiese, anche se non lo voleva sapere davvero, al cento per cento. Sperò quasi che lei non glielo dicesse, per un qualche codice segreto dei maghi.

Lei piegò la testa, arrossendo appena.

Devo... cantare e ballare” sussurrò in imbarazzo.

Lui sorrise, colpito dall'immagine che era passata nella sua mente. Era una cosa molto carina. Ma non lo disse, perché sapeva che Isabel l'avrebbe fulminato senza pietà se avesse osato.

Allora non me lo perderò per niente al mondo” disse, con un ghigno malefico.

Lei rialzò il capo, minacciosa, aggrottando le sopracciglia tanto che divennero quasi una linea unica di disapprovazione.

Non ci provare. Stai alla larga da questa casa per le prossime quarantotto ore! È una cosa seria e molto più pericolosa di quello che pensi!”

Dopo averlo minacciato di morte almeno una dozzina di volte, lo gettò fuori di casa. Isabel non aveva ancora capito che più gli diceva di non fare una cosa, più a lui veniva voglia di farla. Se lei avesse semplicemente detto di sì, lui non avrebbe desiderato andarci con la stessa smania che aveva addosso al pensiero di trasgredire.

Quando arrivò al rifugio trovò Mikey in uno stato di profonda euforia. Stava quasi saltellando di qua e di là, cantando una canzoncina scema. Sapeva cosa aveva e non voleva parlare con lui o gli avrebbe mangiato via il cervello coi suoi vaneggiamenti. Ma il fratello lo vide arrivare e per lui fu la fine.

Raph! Raph! Sai che giorno è domani?” gli domandò entusiasta, correndogli incontro.

Samhain, a quanto pare” rispose laconico lui.

Mikey aggrottò per un secondo le sopracciglia poi, capito di non aver capito, sorrise di nuovo.

È Halloween! Possiamo andare in giro! Possiamo chiedere i dolcetti!” strillò fuori di sé dalla contentezza. I suoi occhi stavano letteralmente brillando di gioia, poteva vederlo anche attraverso la maschera.

Quanti anni abbiamo, Mikey?” lo rimproverò lui con tono burbero.

Oh, andiamo! Siamo sempre usciti ad Halloween! E abbiamo solo un anno in più dell'anno scorso! Perché a diciannove sì e a venti no?” si intromise Donnie, prendendo le difese di Mikey.

Anche io adoravo Halloween! Ma poi ogni volta che siamo usciti a festeggiarlo, ogni dannato anno, ci è capitato qualcosa di strano! Quest'anno sono già a posto con le cose fuori dall'ordinario! Rimango a casa, grazie!”

Non fare il guastafeste! Perfino Leo ha lasciato perdere la sua aria seria e ha promesso che uscirà con noi! Adesso fai un bel sorrisone al tuo adorato fratellino e prometti che verrai!” lo canzonò Mikey con una vocina scema, tirandogli le guance.

I suoi occhi, al di sopra del ghigno folle che l'altro aveva dato alla sua bocca, lo stavano fulminando.

She non mi lashi andare ti sgiuro che ti ushcido, Mihei!”

Dai, Raph! Non vorrai startene tutto il giorno nel rifugio da solo, domani!”

No che non voleva. Non ne aveva proprio l'intenzione. Stava piuttosto pensando a svicolare indisturbato dentro al villino di Isabel e di assistere al famoso rito senza essere visto. D'altronde era un ninja, non c'era nessuna possibilità che lei potesse vederlo, se decideva di rendersi invisibile. Ma poi incontrò gli occhioni speranzosi di Mikey e quelli di rimprovero di Don e sapeva già che avrebbe ceduto.

Ha bene. Ma lashami le guanshe!”



L'indomani, ricordando la promessa fatta, non andò da Isabel, anche se si era svegliato alla solita ora. Rimase sdraiato sul letto, a fissare il soffitto nella semi oscurità, pensieroso. Come cavolo poteva occupare la giornata? Era praticamente un mese che ogni dannata mattina si alzava per andare a insegnarle il ninjtsu; era strano non doverlo fare, per una volta.

Si era abituato decisamente in fretta a quel ritmo di vita, a quella routine rassicurante, e gli dava un po' fastidio doverla interrompere. O era il fatto di non vedere Isabel per un giorno a disturbarlo in quel modo? Sciocchezze.

Si alzò dal letto, sbuffando e grattandosi una spalla, deciso a prendersi una giornata per sé. Avrebbe fatto una doccia, una abbondante colazione, poi allenamento da solo, finalmente.

Nemmeno dieci minuti dopo si stava già annoiando. Dopo la doccia aveva deciso che non gli andava di fare nulla di ciò che aveva preventivato.

Voleva invece contravvenire alle regole e andare a quel maledetto villino e sbirciare ciò che gli era stato proibito.

Santo cielo, sto sognando o quello è Raph? Sveglio? Di primo mattino?” strillò Mikey sconvolto quando arrivò in cucina, tenendosi una mano sul cuore con fare melodrammatico.

Divertente. Davvero. Non vedi come mi contorco per non scoppiare a ridere?” gli rispose atono, con un'occhiataccia.

Beh, devi ammettere che è parecchio strano vederti sveglio prima di mezzogiorno. L'una. Le tre” rincarò la dose Don, che stava preparando i pancake per tutti.

Io lo so perché si è alzato presto! Non vede l'ora che sia il tramonto e poter così uscire a festeggiare Halloween!”

Oh, sì, Mikey! Non vedo proprio l'ora!”

Sollevò gli occhi al cielo, già stufo di quella giornata.

Aveva sempre amato Halloween, in passato. La libertà di poter uscire e passeggiare tranquillamente per le strade era un richiamo fortissimo per chi come loro era stato costretto ad osservare il mondo dalla grata di un tombino o solo tramite lo schermo di un televisore. Ma ogni Halloween, quando si stavano per godere le feste e i dolciumi, succedeva immancabilmente qualcosa. Un pazzo che cercava di aprire l'inferno con una statuetta o un altro che voleva stipulare un patto con un demone o quell'altro ancora che aveva cercato di resuscitare i morti, riuscendo quasi a creare un'armata di zombie. Era un po' preoccupato ormai, ogni volta che si avvicinava quel periodo dell'anno, già sul chi vive almeno dal giorno prima. E quell'anno aveva paura che sarebbe stata Isabel a creare dei guai, con la sua magia e i suoi incantesimi.

Avrebbe dovuto controllare che non si mettesse nei guai?

Passò la giornata ad annoiarsi terribilmente, con quella domanda che andava e veniva dai suoi pensieri, sempre senza risposta.

Quando arrivò il tramonto, finalmente e purtroppo, Mikey iniziò a correre da una parte all'altra per il rifugio, come un ossesso, chiamandoli tutti a gran voce perché si sbrigassero. Correva da Don per cercare di farlo uscire dal laboratorio, poi da Leo, per convincerlo a lasciare la meditazione per l'indomani, poi si fiondava su Raph, trascinandolo fino alla porta prima di correre di nuovo da Don e ripetere tutto il giro, di nuovo.

Andiamo!” strillò impazientemente, saltellando su e giù dall'agitazione. I tre fratelli si guardarono con rassegnazione, preparandosi a seguirlo.

Davvero. Dovremmo parlare del fatto che facciamo andare un idiota in giro armato. Ad Halloween. Tra una folla di gente. Siamo forse impazziti?” chiese ironico, uscendo dalla porta del rifugio per ultimo.

Se lo permettiamo ad un collerico senza controllo come te, Raph, non possiamo certo vietarlo a Mikey” gli rispose Leo, con un sorrisetto compiaciuto, facendo finta di interessarsi al soffitto.

Uscirono dalle fogne in un vicolo senza uscita, in silenzio. Quando Mikey vide la moltitudine di persone vestite a festa sfilare per le strade, sorrise come un matto. La sfilata di Halloween di New York era iniziata da pochi minuti, ma era già così gremita da non poter quasi camminare senza sbattere contro qualcuno.

Guardate lì, il pallone a forma di Freddy Krueger!” strillò Mikey, indicando l'enorme pallone che volava su di loro, gettando una grossa ombra sul corteo in movimento.

E li c'è Dracula” continuò, estasiato.

Uh, e li c'è un Furby!”

Posarono gli occhi sulla versione gigantesca e in plastica del celebre gioco, con i suoi occhi folli e pazzoidi.

Ecco! Quello sì che fa paura!” commentò Raph, spostandosi con i suoi fratelli lungo la via, facendosi largo a spallate. Mikey si fermò praticamente ad ogni bancarella, comprando dolciumi e cianfrusaglie in grosse quantità, con un sorriso contento, la bocca piena di schifezze e le braccia cariche di buste di altri dolci che avrebbe mangiato strada facendo.

Avevo detto a Casey di non darti dei soldi!” esclamò con rimprovero Raph, scuotendo la testa.

Non è stato lui. Me li ha dati April” rispose il fratello, masticando a bocca piena la sua mela caramellata.

È lo stesso, sono sposati. E non dovrebbero darti soldi per strafogarti con i dolci. Se vogliono qualcuno da viziare che si facciano un figlio!”

Oh, sì! Così posso portarlo in giro ad Halloween!”

Eh, certo, Mikey! Due fanno sacrifici e sforzi per mettere al mondo un figlio per poi metterlo in mano a te. Che sei notoriamente affidabile!” commentò sarcastico, senza nasconderlo nemmeno.

Io sarei uno zio fantastico!” si difese indignato Mikey, con un broncio risentito per le sue accuse.

Allora ringrazio il cielo che non avrò mai dei figli!” sbottò Raph, crudele.

Si allontanò dagli altri, seccato. Non avrebbe voluto dire quelle parole, se n'era già pentito, ma ormai erano uscite dalla sua bocca e Mikey le aveva sentite. Non pensava davvero che Mikey non sarebbe stato un buon zio, anzi, avrebbe scommesso che qualsiasi bambino sarebbe stato felicissimo di giocare con lui e di averlo dalla sua parte. E sapeva che sarebbe stato un buon padre, se avesse mai potuto avere dei figli. Ma loro non potevano, dovevano farsene una ragione. Niente figli. Niente feste. Niente Halloween con dei cuccioli al seguito.

Soli, per sempre, loro quattro. Fino alla fine.

Perché diamine continuava a pensarci, dato che sapeva benissimo che quell'argomento lo faceva solo arrabbiare e deprimere?

Scivolò tra la folla, mollemente, seguendo la corrente più che forzare per andare da una parte in particolare.

Quando aveva perso la gioia di festeggiare Halloween? Quando era stato il momento esatto in cui quella giornata era cambiata da essere la sua festa preferita ad una seccatura che non vedeva l'ora che passasse in fretta?

Svoltò a destra, superando il carretto di biscotti di zucca e cioccolato, infilandosi dentro al vicolo proprio dietro, allontanandosi più possibile dalla folla e dal rumore. Si appoggiò al muretto con un sospiro sollevato, poi camminò lentamente, sempre più lontano.

Si fermò qualche ora dopo, davanti alla porta della barriera del villino, senza essersene ancora accorto, apparentemente. Era stato così perso nei suoi pensieri, da non essersi reso conto di dove stesse andando, pensando anzi di stare vagando senza senso.

E invece il suo corpo o la sua mente lo aveva portato da Isabel.

Rimase a fissare il legno per qualche minuto, indeciso. Entrare o non entrare? Di certo dentro non poteva esserci niente di peggio di ciò che c'era lì fuori.

Afferrò la maniglia, con un po' di titubanza che scacciò in fretta, poi, con un passo deciso entrò all'interno del giardino.

La prima impressione fu di calore. Un calore avvolgente, che faceva il solletico. Il giardino era immerso nella notte, come tutta la città, ma lì la luce della luna splendeva con forza, illuminando dolcemente la piccola figura al centro. Isabel era immobile, col viso paonazzo, come se avesse appena smesso di ballare e parlava al niente, con gli occhi che splendevano di gioia e un sorriso disarmante. Parlava velocemente e gesticolava, come sempre quando era nervosa, sventolando di qua e di là il lungo foulard rosso che teneva nelle mani, identico ai veli che componevano il suo vestito dall'aria leggera e orientale.

Non l'aveva mai vista più emozionata o felice. Anche se lui non poteva vedere per cosa. Riusciva solo a percepire che Isabel era in qualche modo lì e nello stesso tempo in una sorta di altra dimensione, delimitata da quella eterea aura che le aleggiava attorno, quasi come polvere dorata.

Si perse a guardarla. Mentre piegava la testa, ascoltando qualcosa, o mentre sorrideva, abbassando il capo imbarazzata, o mentre allungava inconsciamente le mani, cercando di toccare qualcuno che non poteva.

Stava davvero vedendo e parlando con i suoi genitori?

Un rivolo di aria fredda lo sfiorò sulla nuca, mandandogli i brividi, rompendo parte di quella magia. Sollevò lo sguardo e spalancò gli occhi, allarmato; una densa nube nera svolacchiava in circolo sopra la casa, fredda e oscura. E c'erano volti, bocche spalancate e occhi maligni e mani, in quella nube, che si agitavano, che urlavano senza voce, che maledivano con lo sguardo. E pareva che si fossero accorti della sua presenza.

Le mani corsero verso i Sai, automaticamente. Non sapeva se poteva combattere contro quella cosa, ma non per quello non ci avrebbe provato.

Venne avvolto da quella cosa, venne aggredito da quella cosa, che sembrava riuscire a toccarlo e colpirlo e graffiarlo mentre a lui non era permesso: ogni suo fendente andava a vuoto, colpiva l'aria e sembrava solo farlo arrabbiare. La sua mente si riempì di voci e urla e maledizioni sputate fuori con rabbia e il suo petto di dolore, paura, disperazione. Forse urlò, preso alla sprovvista.

Finché il calore di prima non lo riavvolse, accogliente e protettivo, amorevole e avvolgente.

Isabel?”

La ragazza stava ritta di fronte a lui, dandogli la schiena, con il foulard rosso tra le mani alte contro quella cosa oscura, che adesso si teneva alla larga, pur continuando a occhieggiarli.

Sei sempre il solito cocciuto! Non puoi fare come ti viene chiesto, vero? Oh no, le regole non fanno per il fantastico Raphael!” lo sgridò, più esasperata che davvero arrabbiata.

Che cosa... che cosa è?” Forse la sua voce aveva tremato nel chiederlo, ma non lo volle sapere davvero.

Non ci sono solo cose cattive nel mondo. Ma non ci sono nemmeno solo quelle buone. Ci sono spiriti che aiutano, che comprendono, che vogliono aiutare, ma ci sono anche quelli confusi, arrabbiati, che fanno fatica ad accettare il loro fato. In questa notte hanno tutti la possibilità di vagare per la terra, in bene o in male. Ma non sono una minaccia. A meno che tu non decida di saltare in uno spazio in cui una strega sta eseguendo una magia!”

Continuava a sventolare il lungo fazzoletto, con leggerezza, tenendo alla larga quella massa informe con una facilità che gli diede un po' sui nervi, data invece la fatica che lui ci aveva messo senza effettivamente riuscirci. Poi si voltò, facendo passare il foulard oltre la sua testa, avvolgendoglielo attorno.

Cosa...”

Ascoltami e fai come ti dico: vedi quello spiazzo vicino alla casa, tra l'albero di melo e quello di ciliegio? Voglio che tu corra verso quel punto, stringendo il mio scialle, e che ti fermi solo quando lo avrai raggiunto. E non ti muoverai da lì se io non te lo dico, chiaro?”

Aveva voglia di ribattere, ma lo sguardo omicida di Isabel glielo sconsigliò fortemente. Annuì, rinfoderando i Sai. Lei si voltò ancora, le mani in alto, aperte e vibranti.

Vai!” gli ordinò Isabel, d'un tratto.

Corse con tutta la velocità possibile, tenendo sott'occhio la sua meta, con la sgradevole sensazione che quella cosa fredda e oscura lo stesse seguendo: si lanciò letteralmente sullo spiazzo, atterrando dopo un salto prodigioso. L'aria era calda e profumava di lavanda, l'odore di Isabel, e molto più luminosa. Era familiare e rassicurante. Respirò a fondo, improvvisamente calmo.

Poi si ricordò che lei era ancora lì fuori e si voltò per assicurarsi che stesse bene.

Non preoccuparti, ragazzo. È molto più in gamba di quanto lei stessa pensi” disse una voce profonda, di un uomo, sorprendendolo.

Voltò il capo, lentamente, finché non li vide. Era sempre stato convinto che i fantasmi o spiriti o come diamine si chiamassero fossero incorporei, bianchicci e trasparenti. E senza le gambe, ma con una sorta di ricciolo alla fine. Come Casper insegnava.

Ma i due... spiriti che lo guardavano, non erano niente di tutto quello. Erano sì, incorporei, ma anche piuttosto colorati: la donna aveva i capelli scuri che incorniciavano il bel viso, illuminato dagli occhi castani, così simili a quelli della figlia, mentre l'uomo aveva i capelli biondi e vivaci occhi azzurri. Non erano affatto trasparenti e le loro gambe non terminavano in un ricciolo. In effetti, se solo non fossero stati... eterei, avrebbe potuto giurare che quelle persone fossero vive.

Entrambi lo guardavano, in silenzio. Così come faceva lui, perché non sapeva che diamine fare o dire. Era autorizzato a parlare con loro? E se rispondendogli gli avesse dato l'autorizzazione a possederlo?

Tu devi essere Raphael. Isabel non ha fatto che parlare di te” disse la donna, con un sorriso caldo e amorevole nel pronunciare il nome della figlia.

Annuì, al rallentatore, sorpreso e imbarazzato. Annuire non era vietato nel comportamento base umani-spiriti, no? O meglio mutanti-spiriti. E forse era più sconvolto lui da loro che loro da lui, e si chiese come fosse possibile.

Com'è nostra figlia?” domandò l'uomo all'improvviso, con malcelata curiosità.

Raph strinse più forte lo scialle di Isabel, poi prese un grosso respiro.

Lei è... testarda. Sfuggente. Non ascolta mai e io non capisco mai quello che dice. Mi fa arrabbiare spesso e una volta mi ha fulminato a morte. Però... è anche appassionata, quando si mette in testa una cosa, e si impegna con tutta sé stessa, anche se non è facile. È in gamba” rispose con sicurezza, una volta preso il via, con sincerità.

I due genitori si scambiarono un sorriso compiaciuto.

Grazie per quello che fai per Isabel. È stata fortunata ad averti incontrato” esclamò la donna, sorridendogli con riconoscenza.

Raphael arrossì, sconvolto da quella affermazione. Prima di poter rispondere, tuttavia, sentì uno strattone al collo e vide Isabel che tirava l'altra estremità del foulard, rischiando di strozzarlo, furiosa in volto.

Ti avevo detto di stare alla larga da qui, oggi, ma tu no, devi fare di testa tua! Devi sempre ficcare il naso nei miei affari e impicciarti quando ti pare! Oh, Raphael Hamato, non puoi nemmeno immaginare come io sia arrabbiata con te in questo momento!” lo sgridò, puntandogli un dito contro dal quale scaturì una piccola scintilla.

Lui cercava di tirarsi indietro, terrorizzato. Perché lo sapeva che lei era arrabbiata, lo aveva perfino chiamato per nome intero, e non voleva essere fulminato, ma Isabel continuava a tirare l'estremità dello scialle che gli stringeva la gola, impedendogli di scappare.

Una grossa risata composta da due voci diverse li riscosse. Isabel si voltò imbarazzata verso i suoi genitori, lasciando andare il foulard, mandando Raph a sbattere al suolo.

Mi dispiace così tanto dell'interruzione e...” iniziò a dire, guardandoli con infinito amore.

Isa, non hai nulla di cui scusarti. Si aiutano sempre gli amici in difficoltà. Siamo fieri di te” mormorò sua madre interrompendola, utilizzando il diminutivo che usava quando era piccola.

Però adesso dobbiamo andare, bambina mia. Non possiamo rimanere ancora a lungo e sarà meglio guidare quegli spiriti confusi dall'altra parte” le disse suo padre, abbracciandola virtualmente con lo sguardo.

Di già? Ma io ho ancora tante cose da dirvi, da chiedervi, di cui parlare” urlò la ragazza tendendo le mani verso di loro, desiderando di poterli toccare.

Noi ti ascoltiamo sempre, Isa, anche se tu non riesci a vederci. E sai che ti rispondiamo, anche se non riesci a sentirci. Siamo sempre con te, piccola mia.”

Anche se le parole erano incoraggianti lo spirito piangeva, lacrime incorporee ed evanescenti, ma non per quello meno vere e dolorose.

Ricorda ciò che ti abbiamo detto. Ricordati chi è, cosa ha fatto e cosa sta cercando di ottenere. Ricordati sempre di quanto sia malvagio e di cosa è capace. Ma anche che noi crediamo in te. Puoi farcela, Isa. Sei più forte di quanto tu creda” le disse suo padre con fierezza, con un sorriso incoraggiante e affettuoso.

Isabel annuì, anche se titubante, gli occhi che trattenevano le lacrime. I due spiriti la osservarono ancora con affetto, poi iniziarono a indietreggiare, lentamente: sollevarono le mani e qualcosa di luminoso e abbagliante apparve alle loro spalle, come un portale di pura luce.

Ti vogliamo bene, Isa” dissero in coro, iniziando a sparire nel vortice, trascinando con sé anche l'ombra oscura.

E ragazzo... grazie” aggiunse la voce dell'uomo prima che il portale si chiudesse.

Raphael rimase immobile a fissare il punto in cui erano spariti, ancora a terra. Isabel non si mosse per minuti interi, col viso rivolto al nulla, assorta. Gli parve di vederla passare la mano sul viso, forse per detergere lacrime che non voleva che lui vedesse.

Quando alla fine si riscosse e si voltò verso di lui, comunque, non c'erano segni di pianto sul suo viso. Solo di rabbia e rimprovero.

Allora, vediamo come punire il testardo mutante che ha osato entrare nel cerchio di una strega, adesso” attestò solenne, avvicinandosi a grandi passi verso di lui. I veli rossi della sua gonna ondeggiavano leggiadri ad ogni passo, affascinanti ma anche ipnotici.

Indietreggiò impercettibilmente, cercando inconsciamente di scappare. La punizione per un reato del genere era legale e poco dolorosa? Poteva sperarci?

Isabel era ad un passo, e si inchinò repentinamente, come un rapace sulla sua preda.

Chiudi gli occhi e accetta la punizione da uomo” sussurrò seria, afferrando un lembo del suo scialle e tirandolo verso di sé.

Raph lo sentì scivolare sulla pelle, leggero e in qualche modo minaccioso.

Deglutì e fece come ordinato, chiudendo gli occhi, deciso a non farla arrabbiare ulteriormente; rimase in attesa, strizzando appena le palpebre mentre i secondi scorrevano, con la prospettiva di un dolore che poteva arrivare in qualsiasi istante.

Avrebbe fatto male come la scarica elettrica? Isabel non aveva davvero intenzione di fulminarlo ancora, di certo. Sperava.

Un dito lo colpì alla fronte improvvisamente, schioccando.

Spalancò gli occhi sorpreso e incontrò lo sguardo semi esasperato di lei. Eppure sembrava divertita.

Andiamo, ho fatto dei biscotti per oggi con forme mostruose. I bambini non busseranno qui, ma ciò non mi impedisce di festeggiare comunque” sospirò, ritirandosi su e facendo strada verso casa.

Raph si alzò e scosse con vigore la tuta per togliere i fili d'erba rimasti impigliati, ancora un po' scombussolato.

Che forme mostruose?” domandò trotterellandole dietro insolitamente remissivo.

Tartarughe mutanti impiccione” rispose Isabel con un'occhiatina pungente, prima di entrare in casa.

Raph sorrise tra sé e si affrettò a seguirla, attirato da un buon profumo di cioccolato e vaniglia. Avrebbe passato qualche ora con Isabel e poi avrebbe raggiunto i suoi fratelli. E forse si sarebbe anche scusato con Mikey. Meglio festeggiare con un fratello minore sovreccitato dagli zuccheri, che avere a che fare con una nube magica di spiriti arrabbiati, in fin dei conti. O con una strega esasperata.

In fondo Halloween non era davvero male.

  
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