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Autore: lulubellula    31/10/2014    2 recensioni
Nemily ambientata nel futuro.
La trama si discosta per alcuni particolari da quella seguita nel telefilm.
Un giorno, forse lontano, forse vicino, mi sveglierò senza pensare alla vendetta.
Mi sveglierò pensando a te e a lei.
A noi.
Buona lettura
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emily Thorne, Nolan Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il lieto fine è la miglior vendetta
A Alice che mi ha fatto scoprire "Revenge",
perchè è grazie a te che ho iniziato a shippare Nemily

Non la vedeva da mesi ormai, sei per l’esattezza, da quella notte.
Stramaledetta.
Stramaledettissima.
La situazione era sfuggita di mano ad entrambi, avevano bevuto un bicchiere di troppo, ma non era stato quello a condurli a un tale sfacelo.
Era da tempo che le cose erano cambiate tra di loro, certi sguardi di sottecchi, certe battutine, piccole accortezze, attenzioni, il confine tra amicizia e amore che stava diventando sempre più sfocato e labile.
Stavano camminando sul filo di un rasoio, anzi, Emily ci stava proprio correndo contro come era solita fare.
Il fatto è che Nolan desiderava le sue labbra da tempo, nemmeno sapeva da quanto.
Il fatto è che Emily non poteva rimanere più di una manciata di ore senza vedere, sentire, sgridare il suo migliore amico.
E quella sera i loro volti si erano fatti troppo vicini, i loro occhi troppo brillanti e lucidi, le loro vesti troppo d’intralcio.
Forse era tutta colpa del camino e della legna che scoppiettava, di quella bottiglia di Chianti d’annata che giaceva ormai vuota, poche gocce a macchiare un tappeto immacolato.
Doveva essere stato il sushi o forse il vento là fuori a creare l’atmosfera giusta, magari il tintinnio di un acchiappasogni che frusciava in lontananza.
Il dondolo sul quale si erano seduti e baciati per la prima volta e una seconda e una terza …
Il divano del soggiorno e poi il letto nel quale si erano amati.
La notte più lunga e perfetta della loro vita, durata più o meno un infinito.
Sarebbe stato tutto assolutamente perfetto la mattina seguente, l’inizio di un sogno che Nolan assaporava nella mente e nel cuore ormai da tempo.
Ma come tutti i sogni che si rispettino era stato infranto, andato in mille pezzi, come tanti frammenti di uno specchio, come era ridotto lo stesso Nolan la mattina seguente.
Era l’ultimo giorno d’estate la notte che l’aveva vista, l’ultimo giorno d’estate quando si era baciati e amati.
Il primo giorno d’autunno il vento più fresco e frizzante aveva accolto un felice e soddisfatto, nonché estremamente spettinato Nolan.
Felice ancora per poco.
Il sorriso gli morì sulle labbra quando constatò che la casa di Emily era più vuota che mai e che quel giorno non aveva detto addio solo all’estate ma anche e soprattutto a lei.
Nessuna valigia, nessun vestito, nessun biglietto.
Solo lui, il suo cuore spezzato e il dondolo vuoto della veranda che si spostava sospinto dal vento.
Sei mesi era trascorsi da quel giorno, sei mesi eppure soffriva ancora come il primo giorno.
Sei mesi e come ogni mattina Nolan si stava recando alla casa al mare della donna.
Anche se quella mattina di marzo le cose gli apparvero sin da subito un po’ diverse.
Non sapeva come e perché ma se lo sentiva.
Si incamminò e attraversò la spiaggia a piedi finché non la vide.
Aveva desiderato questo momento da un’infinità di settimane, il momento del chiarimento e delle spiegazioni.
Ma rivedendola non gli importavano più le ragioni della sua scomparsa, sentiva solo e soltanto un’irrefrenabile voglia di baciarla e abbracciarla.
Si mise a correre anche se non era da lui e a piangere e non certo per colpa del vento.
Lei indossava un abito leggero con un motivo floreale e un gilet lavorato a maglia che le ricadeva addosso.
Era di spalle, lui l’aveva notata, ma lei non aveva notato lui.
Probabilmente era meglio così.
La donna si voltò di scatto quando sentì i passi dell’uomo alle sue spalle.
“Nolan”.
“Emily”.
Nolan aveva desiderato a lungo quell’istante, così a lungo che la loro separazione gli era sembrata infinita.
“Emily?”.
L’uomo la fissò con aria interrogativa.
Era sconvolto.
Scioccato.
Basito.
Emily era tornata ma non era sola.
Il suo ventre pronunciato parlò prima che potesse spiegare lei.
Era incinta.
A giudicare dalla sua pancia doveva essere più o meno di sei mesi.
Sei mesi.
Emily era incinta.
Le orecchie di Nolan Ross cominciarono a ronzargli e le gambe a farsi molli.
Dovette aggrapparsi al dondolo e sedersi.
Emily si avvicinò a lui e poi corse in cucina a prendergli un bicchiere d’acqua.
Nolan la bevve avidamente e poi si schiarì la gola.
“Emily, quella –indicando il ventre della donna – quella è ciò che penso io?”.
La donna annuì e disse: “Non potevo continuare a scappare, quando mi sona accorta di essere incinta ero a Boston, a miglia da qui, avrei voluto dirtelo ma non sapevo come, dopotutto me n’ero fuggita via e avevo paura di averti perso per sempre con quel mio gesto. Allora ho aspettato, finché semplicemente la situazione mi è sfuggita di mano”.
“Emily …”.
“Lasciami finire Nolan. Io non voglio che questa bambina cresca come me, senza un padre. Io non ho potuto conoscere il mio quanto avrei voluto, ero poco più che una bambina quando l’hanno messo in prigione. Voglio lei stia con suo padre e cresca con lui, voglio che voi due passiate tutto il tempo possibile insieme. Lo vuoi anche tu?”.
Nolan in quell’istante non avrebbe potuto essere più felice.
“E me lo chiedi, Emily? Certo che lo voglio. Voglio tutto il tempo di questo mondo da trascorrere con questa bambina e con sua madre. Voglio stare con loro per sempre”.
“Per un infinito moltiplicato per infinito, Nolan?” domandò Emily non riuscendo a smettere di sorridere.
“No, Emily, io voglio stare con voi molto di più”.
Si baciarono seduti sul dondolo della veranda, le loro mani intrecciate e i loro occhi socchiusi.
“Aspetta solo un secondo!”.
“Che c’è Emily?”.
La donna gli prese la mano sinistra e la portò sulla sua pancia.
“La senti? Si è mossa!”.
“No, niente” disse lui quasi deluso.
“Aspetta un secondo, non essere impaziente” lo ammonì teneramente la donna.
Trascorsero alcuni istanti che all’uomo sembrarono interminabili.
“Ecco, oddio, ecco, si è mossa, si è mossa!” esclamò un Nolan parecchio su di giri.
“La mia piccola hacker si è mossa!”.
“Hacker?” chiese Emily divertita.
“Certo, la piccola Amanda Ross diventerà un genio del computer e supererà addirittura il suo paparino. Non è vero, Amanda?” domandò Nolan iniziando a parlottare teneramente al pancione.
“Amanda? Pensi davvero che la dovremmo chiamare così?”.
Nolan annuì, le sorrise e la baciò teneramente sulle labbra.
“Credo che questa bambina non potrebbe avere un nome più bello, bello come la sua mamma”.



NdA:
Eccomi qui ad esordire nel fandom di Revenge con questa OS.
Ho adorato scriverla, ma non sono completamente soddisfatta del risultato.
Prometto che cercherò di fare di meglio la prossima volta, sempre che vogliate leggere altre mie Nemily.
La OS ovviamente tralascia il piccolo particolare che Emily non potrà mai avere figli *piange e odia Daniel* e che David Clarke in realtà si ancora vivo.
Ora lascio a chi ha letto la storia lo spazio per lasciarmi un'opinione, anche piccina.
Alla prossima
Lu
 
 
 
 
   
 
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