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Autore: Rowan936    01/11/2014    3 recensioni
Raccolta su Vegeta e Gohan, all'interno di un what if che li vede trascorrere un anno insieme nella Stanza dello Spirito e del Tempo. In quasi tutta la raccolta non ci sarà il pairing (Gohan ha undici anni), comparirà forse alla fine.
***
Gohan si ritrovò nuovamente a terra, il naso sanguinante e il fiato mozzo.
Strinse i denti, cercando di far leva sulle braccia doloranti per potersi rialzare, ma ricadde a terra con un tonfo.
Ansimò, serrando gli occhi come se avesse potuto guadagnare qualche minuto in più di riposo con quel gesto, eludere le ore che sembravano non passare mai, mentre sentiva i suoi passi sul terreno e avvertiva il suo odore sempre più vicino.
« Allora? Tutto qui, moccioso? Sai benissimo che non possa perdere tempo con te, vedi d’impegnarti seriamente. »
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Vegeta
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice
Ed eccoci alla fine. L’intenzione iniziale era quella di scrivere un bel discorso commovente, ma sono… Mmh… Negata, già. Ogni storia che scrivo per me, chi scrive penso possa capire, ha la sua importanza, perché ogni volta che mi calo nei panni di un personaggio metto un po’ di me nelle sue parole, nei suoi gesti, ed per questo che amo tanto scrivere, perché è come vivere cento vite, è parlare di me senza mai fare il mio nome *e anche perché mi piace avere il pooootere, ma dettagli*. Questa raccolta è stata una storia importante quanto le altre, conclusasi prima del previsto ma nella quale ho messo molto impegno, e sebbene scrivere sia, appunto, un mio piacere personale, sarebbe stupido negare che il supporto dato dai lettori abbia grande importanza. Vorrei quindi ringraziare infinitamente tutti coloro che hanno preferito/ricordato/seguito/recensito/semplicemente letto questa raccolta e in particolare chi ha recensito lo scorso capitolo, ovvero ka93, Silver Saiyan e virginbell. Mi dispiace di essere arrivata alla fine e ho la folle paura di aver scritto una gran scemenza come conclusione, visto che di solito i finali sono il mio tallone d’Achille. L’ho riletto fino alla nausea, ma con tutta probabilità qualcosa mi è comunque sfuggito, dunque non esitate a farmelo notare :) Niente, ringrazio ancora tutti quanti, spero che l’epilogo non deluda nessuno :)
 
 
 
Disclaimer » Dragon Ball © Akira Toriyama.
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30. Pace
 
« Allora, tesoro, domani è il tuo compleanno, cosa vuoi fare? » domandò Chichi, sorridendo con affetto al proprio figlio mentre si muoveva con maestria nella cucina.
« Niente di che, vorrei solo far venire qui Junior, Crilin e agli altri… » disse Gohan e a tradire un certo disappunto in sua madre fu solo una veloce smorfia.
Il bambino esitò, sapeva che la sua prossima richiesta, per lui molto importante, non sarebbe stata ben accolta, ma doveva assolutamente tentare: « Mamma… » cominciò, incerto. « Sai, domani è anche il compleanno di… Ehm… Un’altra persona… Potrebbe festeggiare con noi? »
« Dipende da chi è l’altra persona. » replicò Chichi, lungi dal farsi intortare.
« Ehm… Uhm… Vegeta. » sussurrò il bambino, pianissimo.
« Cosa?! » sbottò la donna, con tutt’altro tono di voce.
Quello era il primo compleanno di Gohan dallo scontro con Cell e per tutto quel tempo il principe lo aveva allenato tre ore ogni giorno, nonostante le proteste di sua madre, che alla fine però lo aveva accettato, dopo la promessa del bambino di continuare comunque a impegnarsi nello studio.
Ma chiederle di festeggiare con quell’assassino… Era troppo.
« Non se ne parla nemmeno. » disse, in tono fermo.
« Per favore, mamma! » esclamò il bambino, supplichevole. « Nessuno a parte me lo sa, è una cosa che abbiamo deciso nella Stanza dello Spirito e del Tempo e gli ho detto che avremmo festeggiato insieme! Non è così cattivo come sembra, e poi nemmeno Junior ti piaceva all’inizio! »
Chichi sbuffò.
Con il tempo, soprattutto dopo la morte di Goku, aveva cominciato ad apprezzare il Namecciano, che si comportava come un padre responsabile con il suo bambino e che ogni tanto si presentava davanti alla porta di casa sua con qualche vincita di un torneo in un luogo a caso del mondo, per aiutarla ora che era rimasta sola.
Il fatto che avesse rivalutato quell’alieno, però, non significava che avrebbe fatto lo stesso con l’uomo che aveva ridotto suo figlio e suo marito in fin di vita e che aveva costretto il suo bambino ad affrontare Cell dopo averlo aiutato a raggiungere la sua forma più potente.
« Non se ne parla. » ribadì, severa. « Va bene per Junior e se proprio vuoi anche gli altri teppisti, ma quello non mette piede in casa mia. »
« Per favore, mamma, è davvero importante per me! » la supplicò Gohan, e Chichi, voltandosi verso di lui con l’intenzione di confermare la propria posizione e mandarlo a studiare, rimase colpita dagli occhi lucidi del bambino e in essi lesse una frase sottintesa: Papà non c’è, lascia che ci sia almeno lui, fammi contento, ti prego.
Sospirò, annuendo.
« Va bene. » disse, sconfitta « Può venire. E farò una torta anche per lui. »
« Grazie mille, mamma, sei la migliore! » esclamò Gohan, stampandole un bacio sulla guancia.
 
 
* * *
 
 
Il giorno dopo, Gohan si presentò all’alba davanti alla porta della Capsule Corporation, come al solito, attendendo che Vegeta lo raggiungesse per l’allenamento senza suonare il campanello, così da non svegliare Bulma e il piccolo Trunks.
« Buongiorno. » esclamò allegramente il bambino, non appena gli si parò davanti la figura austera del principe. « Lo sai che giorno è oggi? »
« Dovrei? » sbuffò Vegeta, indifferente, avviandosi verso la Gravity Room per non vedere l’espressione delusa del suo allievo. Sapeva benissimo che giorno fosse, ma sarebbe morto di nuovo piuttosto che ammetterlo.
« Uff, non te lo ricordi? » sbuffò Gohan, deluso, seguendolo.
« No. »
« È il mio compleanno. E anche il tuo. » gli spiegò Gohan, chiudendosi la porta della stanza degli allenamenti alle spalle.
« Ah, quella sciocchezza terrestre. » borbottò il principe, senza dimostrare il minimo interesse.
« Oggi a casa mia c’è la festa. » lo informò il bambino, guardandolo armeggiare con il pannello che regolava la gravità.
« E perché dovrebbe importarmi della tua festa? »
« La nostra festa. » puntualizzò Gohan, sorridendo quando il principe si voltò di scatto.
« E questo cosa vorrebbe dire? »
« Avevo detto che avremmo festeggiato insieme, no? Ci saranno due torte, la mamma mi ha dato il permesso di farti venire e– »
« Non ci penso nemmeno. » lo bloccò subito Vegeta, infastidito. « Io non sono un insulso terrestre, perché mai dovrei ridurmi a tanto? »
Gohan non rispose, abbassando tristemente lo sguardo. Si era aspettato qualche rispostaccia del genere, però in fondo aveva nutrito il barlume di speranza che il principe avrebbe accettato.
Senza più una parola, tranne i consigli e le sgridate di Vegeta quando commetteva qualche errore o imprecisione, si erano allenati per le successive tre ore, finché Gohan non aveva salutato e, con aria abbattuta, aveva lasciato la Gravity Room sotto lo sguardo attento del principe.
 
 
* * *
 
 
« Ho preparato le torte, sono uscite benissimo! » esclamò Chichi, non appena Gohan mise piede in casa.
Il bambino le sorrise. Avrebbe voluto dirle che Vegeta non sarebbe venuto, ma non voleva dare voce a quella verità. A dispetto della propria preparazione mentale agli eventuali insulti, una parte di lui ci aveva sperato davvero, aveva davvero creduto che sarebbe venuto.
Chichi, comunque, lo conosceva troppo bene per farsi ingannare da quel mesto e amaro sorriso, così domandò: « Che è successo, tesoro? »
Mentre sua madre si avvicinava per stringerlo in un abbraccio, Gohan mormorò: « Vegeta non vuole venire… Mi dispiace di averti fatto preparare una torta in più… »
Chichi masticò tra i denti qualche insulto indirizzato a quello stupido scimmione che faceva soffrire il suo bambino, poi disse dolcemente: « Non preoccuparti, la mettiamo in frigo e la mangiamo un po’ per volta, ok? »
Se ci fosse Goku, se la mangerebbe tutta da solo.
Scacciò via quel pensiero, ricomponendosi e mandando Gohan nella sua camera, a fare un paio di compiti prima dell’arrivo degli ospiti nel pomeriggio.
 
 
* * *
 
 
« Maledizione. » borbottò Vegeta, disattivando la gravità con una mano e asciugandosi il sangue che colava dal labbro spaccato con l’altra.
Dopo che Gohan se n’era andato, aveva continuato imperterrito ad allenarsi, ma ben presto si era accorto che la sua concentrazione fosse andata a farsi un giro, tanto che continuava a essere colpito dai robot realizzati dal padre di Bulma.
La mente continuava a riproporgli l’espressione delusa del bambino e le parole che gli aveva rivolto nella Stanza dello Spirito e del Tempo: « Facciamo finta che anche il tuo compleanno sia oggi! Così la prossima volta lo festeggiamo insieme! Buon compleanno, Vegeta! »
Uscì dalla stanza, dirigendosi dritto verso camera sua, ignorando la signora Brief che tentava di rimpinzarlo di pasticcini come al solito. Chiuse la porta a chiave e si buttò sul letto, senza nemmeno medicarsi il labbro o infilarsi dei vestiti puliti.
Perché mai quel moccioso si era aspettato che andasse a festeggiare con lui e, soprattutto, i suoi amici idioti? Non si sarebbe mai messo in ridicolo davanti a quei patetici guerrieri solo per far felice un mezzosangue. Mai.
« Però ora vivi sulla Terra! Quindi hai bisogno di un compleanno! »
Non esisteva che andasse lì e si fingesse amico di tutta quella gente che lo disprezzava – non che lui fosse da meno, ben inteso. Forse l’unico che potesse tollerale era il Namecciano, per la sua tendenza a tenere la bocca chiusa e il fatto che avesse smesso da tempo di fissarlo male per la sua decisione di continuare ad allenare Gohan.
« Facciamo finta che anche il tuo compleanno sia oggi! Così la prossima volta lo festeggiamo insieme! Buon compleanno, Vegeta! »
Con un ringhio si frustrazione, scattò a sedere e lo sguardo cadde su un pacchetto a terra, mezzo infilato sotto il comodino. Lo sollevò, mentre il volto si piegava in una smorfia: il giorno prima, Bulma lo aveva obbligato ad andare a fare spese con lei e Trunks, minacciando di distruggere la Gravity Room pezzo per pezzo e proibire a suo padre di ricostruirla. A un certo punto era sparita in un negozio di vestiti e lo sguardo del principe era caduto su una libreria. Ricordandosi di quello stupido compleanno, era entrato dentro senza quasi pensarci, e aveva finito per comprare un tomo di astronomia, quello di cui Gohan gli aveva parlato e che sua madre non poteva comprargli perché estraneo al suo programma di studi e dunque una spesa in più. Aveva usato una delle carte di credito di Bulma, che lei gli aveva dato in custodia, e la commessa aveva chiesto: “È un regalo?” Lui aveva annuito, ritrovandosi poi con un pacchetto azzurro che aveva fatto abilmente sparire tra gli innumerevoli sacchetti che doveva portare per Bulma.
E ora eccolo lì, a contemplare il risultato di un istante di follia, lo stomaco stretto da quello che si rifiutava categoricamente di riconoscere come senso di colpa.
Non m’interessa nulla di quel marmocchio, non andrò a quella stupida festa. Pensò, gettando il libro a terra.
 
 
* * *
 
 
Gohan sospirò, allontanando leggermente la sedia dalla scrivania e puntando lo sguardo al soffitto, le braccia dietro la testa.
Non aveva voglia di studiare, quel giorno.
Da una parte per l’eccitazione della festa con i suoi amici, dall’altra per la delusione data dall’assenza di Vegeta. Ma davvero, cosa si era aspettato? Che il principe saltellasse di gioia dicendo: “Oh, sì, che bello, non vedevo l’ora!”?
Ma se nemmeno si era ricordato che fosse il suo, il loro, compleanno!
Perché doveva essere sempre così chiuso e scostante? Gli sarebbe piaciuto averlo lì con i suoi amici, magari sarebbe stata l’occasione buona perché gli altri si accorgessero di quanto fosse diverso da come appariva e cominciassero a legare un po’.
Con l’ennesimo sospiro, si avvicinò alla finestra aperta, per controllare se sua madre avesse già cominciato a sistemare i tavoli in giardino, però non appena si fu avvicinato al davanzale si ritrovò davanti al volto corrucciato di Vegeta.
« Ah! » urlò, colto di sorpresa.
« Vegeta… » mormorò dopo qualche istante, ripresosi. « Mi hai fatto prendere un infarto. »
Fece qualche passo indietro, per permettere al principe di entrare in camera attraverso la finestra, poi notò gli abiti da allenamento e il labbro spaccato. Aveva appena finito di allenarsi, probabilmente. Ma che ci faceva lì? Possibile che avesse cambiato idea? Suo malgrado, quella speranza cominciò a farsi strada dentro di lui.
« Come… Come mai sei qui? » domandò, quasi timoroso della risposta.
« Non farti strane idee. » mise subito le mani avanti Vegeta. « Non voglio partecipare a quella stupida festa. Ma non mi piace sprecare il mio tempo. »
Detto questo, gli porse un pacchetto che fino ad allora aveva tenuto nascosto dietro la schiena e che il bambino non aveva notato, troppo concentrato ad autoimporsi di non farsi illusioni su quella visita.
« Per… Per me? » domandò Gohan, incredulo, alzando lo sguardo sul Saiyan, che roteò gli occhi con esasperazione.
« E per chi, scusa? »
Il bambino gli regalò il più luminoso sorriso che gli uscì e cominciò a scartare il pacchetto, lanciando occhiate furtive al principe, che guardava un punto a caso del muro con le gote leggermente imporporate e le braccia rigorosamente incrociate.
Quando trovò il libro di cui una volta gli aveva parlato, si trattenne a stento dalla tentazione di urlare di gioia e saltargli al collo.
« Grazie mille. » gli disse semplicemente, con un enorme sorriso.
Non appena il principe, borbottando qualcosa, fece per andarsene, esclamò: « Aspetta! – Vegeta si fermò, voltandosi verso di lui – Anche io ho qualcosa per te! »
Il principe lo fissò, inespressivo, mentre frugava in un cassetto fino a estrarre un oggetto rettangolare impacchettato con cura e porgerglielo.
« Spero che ti piaccia. »
Vegeta lo afferrò, cominciando a squadrarlo con sospetto, poi, evitando accuratamente di alzare lo sguardo sul bambino e cercando di imporre alle proprie guance di non assumere tonalità sconvenienti, cominciò a scartare il proprio regalo.
Trovò una foto, risalente a qualche settimana dopo lo scontro con Cell, probabilmente, in cui Gohan si trovava sulla sua schiena, le braccia attorno alle sue spalle e le gambe sorrette dalle braccia del principe. Avevano esagerato con un allenamento, a giudicare dalle ferite di entrambi. Se non ricordava male, il moccioso si era slogato una caviglia in quell’occasione e per quello lo stava trasportando. In quello scatto, il bambino rideva dicendo qualcosa e il principe, credendo di non essere visto da nessuno, accennava un mezzo sorriso.
La foto si trovava infilata in una cornice semplice, di legno, e vi era la dedica in pennarello nero: “Al Principe dei Saiyan, buon compleanno, Gohan”.
Vegeta rimase zitto per qualche istante, poi borbottò: « Sentimentale come al solito… » Il bambino lo interpretò come un grazie.
In quel momento, la porta si spalancò e Chichi fece il suo ingresso, assottigliando lo sguardo non appena riconobbe il Saiyan.
« Sei venuto alla fine. » constatò.
Vegeta non rispose e Gohan intervenne: « Stavo pensando che potremmo festeggiare prima con Vegeta e poi con gli altri, che ne dite? – Si volse verso il Saiyan – Così non dovrai partecipare a una vera e propria festa, ma avrai il tuo compleanno. »
Il Saiyan avrebbe voluto rifiutare, per dimostrare al bambino e a se stesso di non essere cambiato, ma si ritrovò a emettere un grugnito vagamente somigliante a un “Come vuoi”.
E, quando vide il sorrisone di Gohan che lo invitava a lasciare il suo regalo sul letto per riprenderlo dopo, non riuscì a pentirsene.
 
 
* * *
 
 
Fu una giornata splendida quanto bizzarra: Chichi si fece aiutare a sistemare i tavoli fuori per quando sarebbero arrivati gli altri, mentre loro tre mangiarono dentro, gustandosi la torta preparata per il principe, con tanto di scritta: “Buon compleanno, Vegeta” sopra.
Ovviamente, con due stomaci Saiyan riuscirono a finirla tutta e dopo decisero di guardare un film, tanto nessuno sarebbe arrivato prima delle quattro.
Accendendo la televisione si trovarono davanti “Titanic”, dunque Chichi, che lo aveva già visto più volte, preparò i fazzoletti. Tuttavia, la cosa si rivelò esilarante: Vegeta riusciva a smontare qualsiasi scena con appena un paio di parole, dunque ben presto Gohan e Chichi si ritrovarono più coinvolti dai suoi commenti che dal film stesso e le lacrime furono causate solo dalle troppe risate.
Verso le tre e mezza, a film ormai concluso, Chichi si alzò per sistemare il cibo sui tavoli fuori e Vegeta e Gohan rimasero da soli sul divano.
« Grazie per essere venuto. » disse a un certo punto il bambino, per rompere il silenzio.
Il principe tacque qualche istante prima di borbottare: « Io non avrei saputo che farmene di quello stupido libro. »
Gohan ridacchiò, ormai avvezzo alle varie scuse del Saiyan, quando questi si alzò.
« Me ne vado. » annunciò.
Il bambino annuì e lo precedette fino alla sua stanza, dove si trovavano i regali.
« Tieni. » disse, porgendogli la foto.
Vegeta la prese in mano e parve esitare qualche istante, indeciso se andarsene senza salutare o fare qualcosa, poi, sotto lo sguardo interrogativo di Gohan, gli posò una mano sulla testa, scompigliandogli goffamente i capelli.
Il bambino rimase senza parole per qualche istante, poi gli disse: « L’anno prossimo lo rifacciamo, vero? »
Vegeta ritrasse di scatto la mano e si precipitò fuori, non prima di aver biascicato un “Vedremo” che mal celava il suo assenso.
 
 
* * *
 
 
[SHONEN-AI WARNING]
[Se non vi piace il genere, potete fermarvi qui e prendere la parte sopra come finale]


 
Sdraiato su un fianco, Gohan fissava l’orologio con sguardo attento, ascoltando il rumore del respiro regolare di Vegeta alle sue spalle.
23.58 diceva la sveglia elettronica, mancavano solo due minuti a mezzanotte.
Attese pazientemente, sorridendo tra sé e sé, e quando scattarono le 00.00 si mise velocemente seduto, saltando addosso al principe addormentato accanto a lui e ignaro di tutto.
« Buon compleanno! » urlò Gohan, dopo avergli depositato un bacio sulle labbra.
Vegeta, automaticamente, rotolò su un fianco ribaltando le posizioni e caricando un attacco energetico con la mano destra, mentre la sinistra stringeva leggermente la gola del suo assalitore.
Assalitore che, per nulla intimorito, scoppiò a ridere.
Intanto, Vegeta aveva messo a fuoco il ragazzo e, dopo aver battuto le palpebre un paio di volte, gli si tolse di dosso, sedendosi nella sua metà di letto e stropicciandosi gli occhi.
« Ma si può sapere che ti salta in quella zucca vuota che ti ritrovi?! » sbottò.
Gohan gli sorrise allegramente.
« Oggi è il nostro compleanno. »
« E c’era bisogno di ricordarmelo a mezzanotte precisa? » borbottò il principe, stendendosi nuovamente e chiudendo gli occhi come per sottolineare quanto fosse intenzionato a dormire. Chiunque altro sarebbe stato polverizzato dopo un gesto del genere. Pensò, seccato. Sto diventando troppo sentimentale.
La causa del suo essere diventato “troppo sentimentale” e della brusca interruzione del suo sonno decise di accoccolarsi contro il suo petto, sollevandogli un braccio e portandoselo attorno alle spalle nella riproduzione di un abbraccio, chiudendo poi gli occhi.
« Buonanotte. » disse Gohan, stringendolo con un sorriso beato sulle labbra.
Vegeta sospirò debolmente, serrando la presa attorno alle sue spalle.
« Buonanotte… » borbottò « E buon compleanno. »
 
 
  
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