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Autore: Woland Mephisto    01/11/2014    2 recensioni
La morte spaventa tutti ed è una prova difficile a cui andare incontro.
Un ragazzino di quattordici anni si ritrova a fare i conti con essa, ma in realtà ciò che più lo spaventa è lasciare sola la persona che più ama al mondo, perderla e farla sentire abbandonata.
Una breve lettera per spiegare i pensieri di un ragazzo che presto verrà strappato via da questo mondo per andare incontro all'ignoto di cui tutti hanno timore.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Sono pallido e il mio volto è scavato dalla sofferenza. Il dolore di questo morbo non accenna a diminuire e io sono anche stanco di combattere ora che so che non ce la farò mai a guarire. E' tutto inutile e non ho più alcuna speranza.
Quando il dottore me l'ha detto ho pensato subito a lui, il mio fratellino Ioria, e non sono riuscito a proferire parola; riuscivo solo a piangere.
Non ho paura di morire, ma di abbandonare l'unica persona a me cara, l'unico che mi è stato sempre accanto e che mi vuole bene veramente. Che cosa penserà di me quando sarò morto senza nemmeno dirgli che sono affetto da una malattia che mi ha logorato fino alla morte? Si sentirà abbandonato, solo, sconfortato, dimenticato. E allora chi penserà a farlo sentire meglio e a sorridere? Chi baderà a lui quando io non esisterò più?
Eppure...come potevo dirgli tutto questo adesso che è ancora un bambino? Gli avrei rovinato l'infanzia! Anche se forse gliela rovinerò comunque con la mia morte. E' possibile che io debba morire con questo peso che mi opprime il petto? Davvero devo sentirmi responsabile dell'infelicità di mio fratello?
Che cosa posso fare per stargli accanto anche dopo essere scomparso?
Forse...un video? Sì, girerò un nastro! Non ho una bella cera, è vero, ma credo che a lui non importerà. Magari starà meglio vedendolo, un giorno.
Devo alzarmi da questo letto e prendere la mia videocamera. Mi sento così debole! Ma devo farlo per mio fratello, perché senza un ricordo di me soffrirà di più per la mia scomparsa.
Dove avrò messo la mia videocamera? Ah, eccola, nell'armadio. Ora la imposto e...
"Hey, piccolo Ioria! se stai guardando questo nastro vuol dire che io non ci sono più e che tu sei molto triste. Adesso ti dirò quello che non ti avevo mai detto prima: sono malato di leucemia linfoide. I dottori me la diagnosticarono due anni fa. E' per questo che sono andato spesso in ospedale negli ultimi due anni. Ho provato a fare molte terapie, ho cercato di farmi curare in tutti i modi, ma non è bastato. Sei giorni fa a partire dalla data in cui sto incidendo questo nastro, ovvero il 19 Settembre 1991, quegli stessi medici mi hanno detto che avrei avuto solo un'altra settimana di vita, il che vuol dire che probabilmente da domani io dormirò per sempre. Non buttarti giù, fratellino! Io sono sempre con te. Ogni volta che avrai voglia di vedermi e di parlarmi io ti ascolterò. Basta che tu metta su questo nastro e che poi chiuda gli occhi e mi dica tutto quello che ti passa per la testa. Andrà tutto bene, te lo prometto. Ti voglio bene, fratellino mio. Non dimenticartelo mai!"
Ecco fatto, non riesco a stare di più di fronte a questo apparecchio. Mi sento stanchissimo e mi sa che dovrei tornare a letto. Ma io non riesco a stare a letto, ho troppi pensieri nella testa! Perché il mio corpo è così pesante e mi impedisce di reagire? Ho faticato perfino a sorridere nella registrazione per mio fratello. Ma d'altronde come farei a sorridere sapendo che è il mio ultimo giorno?
Mi sembra essere stato ieri quando ero solo un bambino spensierato come tutti gli altri bambini, quando potevo correre, giocare, saltare e ridere, senza dover soffrire o lottare. E' così ingiusto che io debba morire in questo modo così meschino domani! Perché devo morire proprio io, quando in questo mondo ci sono delle persone che non meritano la possibilità che hanno di essere qui e che a differenza mia potranno respirare ancora a lungo l'aria di questo immenso pianeta?
Mi sento così fragile di fronte alla mia condizione. Ho soltanto quattordici anni e domani smetterò di respirare.
Ho voglia di uscire ed affacciarmi al balcone. Ho voglia di respirare ancora l'aria fresca che c'è fuori, anche perché da domani non potrò più.
Che bello il vento che mi accarezza il viso, il sole che mi bacia la pelle, i capelli che danzano con questo soffio incantevole. La vita è una cosa così meravigliosa! Non posso crederci che ci sono persone che se ne privano spontaneamente. Varrebbe la pena di vivere già soltanto per questa brezza gentile e leggera che porta lontano i respiri di tutti gli esseri viventi. Le sento tutte qui, le vite delle persone, degli animali e perfino degli alberi che popolano queste terre splendide.
Chissà cosa proverò, invece, quando morirò. Non credo di avere paura. Forse che non provi più niente già adesso?
"Glauco! Glauco, sono quaggiù!"
Ecco il mio fratellino che mi chiama. E' sotto il mio balcone, e mi saluta con la sua bella e piccola mano. E' così dolce che quasi mi viene da piangere! Vorrei poter andare giù ad abbracciarlo e dirgli che senza di lui non avrei potuto vivere felice questi pochi anni che ho vissuto!
Mi gira la testa, forse dovrei rientrare. Ah, ecco il medico che mi chiama!
Dovrei stare a letto tutto il tempo, fino a domani? Non posso più uscire fuori al balcone, potrei cadere. Ma che senso ha salvaguardare le ultime ore di vita se ormai è già finita comunque?
Beh, se devo restare qui almeno farò qualcosa di utile: scriverò una lettera al mio fratellino, e chiederò alla direttrice di dargliela quando avrà l'età giusta per capire. Devo trovare le parole giuste...
 
 
"Ciao Ioria, fratellino mio,
o forse dovrei dire "addio". Ma gli addii non mi piacciono, anche perché, nonostante tutto, io sarò sempre con te.
Se stai leggendo queste righe, allora vuol dire che io ho concluso il mio tempo. Che cosa strana è il tempo, non è vero? Pensi sempre che sia tanto, mentre invece non ce n'è mai abbastanza.
Non te l'ho mai detto, Ioria, ma io sono malato. O magari, per il momento in cui leggerai, sarebbe meglio scrivere "ero" malato. E' strano scrivere di me al passato!
Ti scongiuro, fratellino, perdonami se non ti ho mai detto della mia leucemia. Sei così piccolo, innocente e spensierato e non avrei mai voluto che tu soffrissi o crescessi prima del previsto, anche se, con la mia scomparsa, purtroppo dovrai farlo. L'unica cosa che rimpiango è il fatto di doverti lasciare da solo, a soli sette anni.
Viviamo in un orfanotrofio da quando tu avevi appena un anno di vita, mentre io ne avevo già otto. Quanto somigli al me di allora, fratellino, ora che hai sette anni! Io sono cresciuto presto, a causa della perdita dei nostri genitori, a causa di questa malattia incurabile e, purtroppo, ora dovrai crescere anche tu troppo presto e perfino solo! Io almeno ho avuto te, che sei stato sempre una gioia immensa e un sostegno alla mia vita, anche nella malattia di cui ignori ancora ora l'esistenza.
Sappi che io sarò sempre al tuo fianco anche quando non ci sarò più! Vedi, ti lascio una videocassetta, lì potrai vedere il mio volto e sentire la mia voce ogni volta che ti senti solo, ogni volta che hai bisogno di aiuto o consiglio, ogni volta che pensi di non potercela fare… ogni volta che avrai bisogno di me e io non ci sarò!
Sai, a volte ho paura, ma non della morte, anzi, del tempo piuttosto! È così sfuggente, sento che non avrò mai abbastanza tempo per vivere. Forse non ne ho abbastanza nemmeno per finire questa lettera.
Ho lottato tanto contro questo male, ma la Morte è più forte. Eppure credo che non sia così crudele e orribile come pensa la gente. A volte desidero solo che mi colga subito, per porre fine a questa lunga agonia, a quest’attesa snervante, ma poi penso a te e mi pento subito di quel desiderio. Tu sei un bambino e non ci hai mai pensato, e non avrei dovuto pensarci nemmeno io, in effetti, perché sono solo un adolescente, ma sono costretto a farci i conti ogni giorno, con questo pensiero. Io credo che sarà come avere un sonno senza sogni e che la Morte sia una donna che viene a prenderti dolcemente come una mamma e ti accompagna in qualche posto meraviglioso. Sì, dev'essere così, perché altrimenti non ha alcun senso tutta questa sofferenza che dobbiamo patire fin da bambini.
Ioria, piccino, spero che tu non debba mai affrontare tutto questo, non perché penso che tu non sia forte, ma perché voglio che tu sia felice. Sono sicuro che troverai qualcuno che ti amerà e accetterà di crescerti nella propria famiglia. Vorrei tanto non doverti mancare, fratellino.
Cresci e diventa forte, sono sicuro che tu vivrai bene! Io sono stato felice, finora, pur essendo malato e pur soffrendo per il fatto di doverti lasciare. Morirò felice, perché so che tu mi vuoi bene e me ne vorrai sempre. Anche io te ne voglio e te ne vorrò, ovunque io possa andare in un futuro non ancora precisato.
So che queste parole non sono molto comprensibili per un bambino di sette anni. Leggerai questa lettera solo quando sarai in grado di capire, la signorina Irene mi ha promesso che te la darà solo allora. Ma avrai con te la videocassetta, nel momento in cui io non ci sarò più potrai tenere quel nastro, perché è allora che avrai più bisogno della mia voce.
Bene, sono contento: sono riuscito a terminare questa lettera prima della fine! Il dottore è appena entrato in camera e mi ha detto di stare a riposo fino all'ultimo, così sarà meno doloroso per me.
Ti voglio bene, Ioria. Mi mancherai
Il tuo fratellone
 
Glauco"

 

   
 
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