C'era una leggenda che girava quando andava al seminario, una storia per spaventare i fifoni che gli iniziati si raccontavano e su cui scherzavano. Shiro la sentì una sera e, anche se non rimase per nulla intimorito, per qualche motivo gli rimase ben impressa nella mente. In effetti si sa che ogni storia ha un fondo di verità.

Narrava di un demone con un ombrello rosa che non poteva essere ferito da nessun arma né scacciato recitando salmi o preghiere. La particolarità di questa stupida leggenda infantile però era che il demone invincibile non aveva come scopo distruggere intere città o sterminare miliardi di persone, ma in maniera molto più subdola perseguitava l'uomo più valoroso e ammirato da tutti e gli rendeva la vita impossibile fino a spingerlo sull'orlo del baratro.

Era una storia come tante altre, per questo Shiro si meraviglia di ricordarsela chiaramente, nonostante siano passati anni dall'ultima volta in cui ci ha pensato, appena Mephisto gli domanda: “Consci la storia del demone con l'ombrello rosa?” mentre fa dondolare il suo distrattamente.

Sono soli nella stanza, coincidenza che capita un po' troppo spesso ultimamente. Il sorriso di Mephisto gli dà brividi che non sono solo dovuti alla paura.

“Non m'incanti con storielle che probabilmente hai messo in circolo tu stesso” risponde secco l'esorcista.

Il demone fa un'espressione indignata.

“Io? E perché mai dovrei farlo?!” domanda con falsa ingenuità.

Shiro sta per ribattere nuovamente, ma all'ultimo cambia idea ed emette uno sbuffo spazientito.

“Non mi coinvolgerai in questa stupida discussione”

“Giusto, Shiro” sorride mellifluo Mephisto avvicinandosi “Non farti tentare”

Sono vicini. Più vicini di quanto sarebbe consigliato, ma non così vicini da sfiorarsi. È quel tipo di vicinanza che risulta degna di nota solo a chi la vede con secondi fini.

Fa paura ed eccita allo stesso tempo. Ed è proibita.

Shiro lo sa, lui è l'uomo più valoroso, il Paladino, e sa che non può concedersi errori.

Anche se, in fondo alla sua mente – o forse al suo cuore? – non crede che sarebbe giusto chiamarlo errore.

Fa un passo indietro, ora sente impellente il bisogno di scappare.

“Non te ne starai andando?” gli domanda Mephisto “Tanto dovresti sapere che il demone con l'ombrello perseguita per sempre la sua vittima”

Shiro si ferma “Non mi fai paura” e detto da lui e detto così suona quasi come un complimento.

Poi se ne va cercando di scappare via dal demone e dai suoi stessi pensieri.

“Non hai capito niente” dice Maphisto alla stanza vuota “Io parlavo dell'Amore”

La tomba di marmo bianco trabocca di regalità ed eroicità. Tutto sommato lo rispecchia bene, esprime la straordinarietà nascosta dietro al suo apparire esternamente ordinario.

Mephisto dondola lievemente sul posto, si sente un po' a disagio in mezzo al cimitero deserto. Sapeva che prima o poi sarebbe dovuto succedere, erano troppo diversi. Lui è diverso, a forza di vivere nel mondo degli umani a volte tende a dimenticare che non è uno di essi.

Il demone sorride amaro, mentre un venticello leggero crea delle piccole onde facendo ondeggiare l'erba del camposanto.

“Sai,” sussurra a quel misero pezzo di pietra “spesso mi chiedo chi fosse veramente il demone fra noi due”









Autrice:
Allora, il personaggio di Maphisto è indescrivibilmente fantastico. Così ambiguo e divertente e originale e ironico.
In realtà la coppia Shiro/Mephisto non mi convince a pieno, ma sentivo il bisogno di shipparlo con qualcuno. La scena di lui sulla tomba dell'esorcista non è per nient eoriginale, ma volevo tanto dare un finale drammatico.