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Autore: aturiel    01/11/2014    2 recensioni
Colleziona ciglia finte.
Ha un vocabolario infinito di parolacce e insulti.
Ha diciassette anni.
Ha la capacità di farsi graffietti, bruciature e lividi con ogni movimento.
Sa camminare perfettamente su tacchi anche oltre i 12 cm.
Ha un guardaroba pieno di vestiti, gonne, pantaloni e maglie che ogni ragazza su questa terra vorrebbe avere.
Usa spessissimo il rossetto rosso.
Ha una cotta per Nicola.
E... già, è un ragazzo.
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Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sfigati si nasce, non si diventa

 

 

Andrea era in ritardo. Sì, era di nuovo in ritardo.

In realtà lo era sempre, ma solitamente, quando proprio doveva essere puntuale come in occasione di test, interrogazioni o cose particolarmente importanti – in questo caso una visita medica -, si limitava a qualche minuto. Purtroppo i suoi piani arditi di arrivare in orario andarono a farsi benedire grazie alla sveglia che, data la sua spiccata propensione a donargli ulteriori motivi per farlo tardare, quel mattino decise di non suonare, e quindi si ritrovò a correre come un forsennato giù per le scale e, di conseguenza, a rischiare di inciampare svariate volte per poi essere costretto a gettarsi in mezzo alla strada davanti all’autobus per implorare l’autista di farlo salire.

Ma, nonostante tutto, riuscì ad arrivare nello studio medico: era accaldato e ansimante, aveva una scarpa slacciata e i lunghi capelli biondi spettinati decorati con qualche fogliolina, ma era vivo. Doveva solo prendere l’ascensore e poi tutto sarebbe finito.

Però, ovviamente, la sua predisposizione alla sfiga fece sì che, al secondo piano, salisse una coppietta particolarmente affiatata con nessuna intenzione di smettere di baciarsi. Non che avesse qualche odio nei confronti degli innamorati, ma, data la sua situazione sentimentale, trovava la maggior parte delle effusioni in pubblico particolarmente fastidiose; per fortuna però, poco dopo - ovvero abbastanza in fretta perché Andrea non iniziasse a fissarli con aria omicida con l’intento di farli sentire in imbarazzo -, scesero e lo lasciarono solo.

Stava per tirare un sospiro di sollievo quando, al loro posto, entrò un altro duo di piccioncini, ma che questa volta si trattava di una ragazza-pertica dalla lunga chioma rosso fuoco e della sua cotta segreta da oltre due mesi: Nicola. Era indeciso se limitarsi a sperare con tutte le sue forze che lui lo avesse riconosciuto – ma d’altronde gli si era mostrato sempre e solo vestito da donna, mentre alla visita medica aveva deciso di non gettarsi su gonne e camicette e ripiegare invece su dei semplici jeans unisex che, quindi, non mettevano molto in mostra il suo lato femminile – o iniziare coraggiosamente una conversazione anche solo per farli smettere di amoreggiare, quando una scarpa da ginnastica si infilò, come un’ancora di salvezza, in mezzo alle porte dell’ascensore poco prima che queste si chiudessero e, subito dietro, entrò un ragazzo dall’aria anonima, con vestiti anonimi, fisico anonimo, postura anonima, ma con invece due occhi di un azzurro tendente al verde per nulla anonimi, anzi, profondi come due pozze oceaniche e a dir poco spettacolari. Eppure non era solamente il colore a renderli speciali, avevano qualcosa che catturava: forse era la consapevolezza che – se lo sentiva - custodivano, forse il fuoco di un contrasto interno che li animava, forse la loro intensità, non riusciva a capirlo, eppure li trovava estremamente magnetici.

La mente allenata di Andrea iniziò ad immaginare come quel ragazzo – probabilmente della sua età – potesse apparire con un paio di jeans un pochino più attillati e una maglietta più colorata e vivace, ma il filo dei suoi pensieri venne interrotto da uno sfrigolio sospetto. Tutti e quattro i ragazzi alzarono il capo verso la luce sopra di loro che aveva incominciato improvvisamente ad andare ad intermittenza, osservandola con aria preoccupata, finché quella si spense del tutto e venne sostituita da una luce rossa d’emergenza degna dei migliori film horror.

Fu Nicola ad interrompere con una constatazione – banale per significato, ma resa stuzzicante all’udito per il timbro scuro e mascolino della sua voce - il silenzio teso che si era creato: «Deve essere un blackout.»

L’unica ragazza presente allora si sedette per terra, per niente spaventata, e, con aria annoiata, prese il cellulare dalla tasca e incominciò a scrivere a ritmo super-sonico sulla tastiera; Nicola dunque fece lo stesso, seguito poi dagli altri due.

Passarono circa dieci minuti senza che nessuno parlasse, poi di nuovo la voce profonda del più bello e sexy del gruppetto – e Andrea aveva le idee molto chiare su chi fosse – risuonò: «A chi stai scrivendo, Sara?»

«A una mia amica.»

«Da quando “Marco” è un nome femminile?»

Ma guarda, i due piccioncini litigano…

Lei allora alzò lo sguardo dallo schermo e disse:

«Senti, mi lasci vivere? Parlo con chi mi pare e piace.»

«Sì, ma almeno mi dici chi è questo Marco?»

«Un amico.»

Nicola contrasse la mandibola, creando una dura linea diagonale sulla sua guancia leggermente coperta da una peluria biondiccia che, tanto per cambiare, lo faceva apparire ancora più affascinante, e, nonostante fosse palesemente in tensione, non rispose.

No, dovevano continuare. Sarebbe stato divertente e poi, magari, si sarebbero lasciati e…

Ad un tratto il telefono di Sara squillò, lei quindi rispose e iniziò a parlare fitto fitto, probabilmente con una sua amica, interrompendo bruscamente il flusso dei suoi pensieri.

Per un’altra decina di minuti nessuno fiatò, poi Andrea, infastidito dalla situazione, cercò di attaccare bottone con lo sconosciuto affianco, sperando ardentemente che fosse una compagnia più interessante della ragazza-pertica e, al contempo, che lo distraesse meno di quanto faceva il suo amore segreto:

«Visto che probabilmente resteremo rinchiusi qui per un po’, che ne dici di dirmi il tuo nome?»

Non udendo risposta si avvicinò un po’ a lui e, stupito, si accorse che quello che sarebbe potuto diventare il suo compagno di disavventure si era addormentato.

Si può essere più sfigati? Ci saranno due persone su diecimila capaci di addormentarsi in ascensore durante un blackout, e io mi sono subito beccato quello giusto, fantastico! Adesso è come se fossimo solo io e…

Nicola distolse lo sguardo dalla sua ragazza, che ancora chiacchierava e ridacchiava al telefono, e lo portò, come attirato dai suoi pensieri, su di lui. Lo osservò per un attimo, poi chiese:

«Ma io e te ci conosciamo? Mi sembra di averti già visto da qualche parte.»

Con il cuore che faceva le capriole dalla gioia, rispose:

«Può darsi,» disse, dissimulando la sua felicità, «ieri sera ero alla festa di Anna e, se non sbaglio, c’eri anche tu.»

«Sì, certo! Però non mi ricordo bene di te, ci siamo mai parlati?»

«In effetti no…»

«Ah, ora è tutto chiaro. Come ti chiami?»

«Andrea, mi chiamo Andrea» quasi sussurrò, improvvisamente in imbarazzo.

«Piacere, io sono Nicola.»

Cazzo, lo so, lo so.

«Piacere mio.»

Restarono qualche secondo in silenzio, poi Andrea cercò di sfuggire allo sguardo di Nicola, osservando ancora una volta il ragazzo addormentato accanto a lui. Un istinto quasi fraterno lo pervase così, senza un vero motivo, tanto che ne restò disturbato. Allora alzò gli occhi e, vedendo che quelli di Nicola erano ancora fissi su di lui, quasi gli prese un colpo al cuore; si sentiva una ragazzina alle prese del primo amore, cosa che, riguardando anche solo un poco la sua vita passata e, in particolare, l’anno precedente, non si poteva proprio dire: aveva stretto relazioni con decine di ragazzi – e con un paio di ragazze con voglia di sperimentare – diversi, e ogni storia non era mai durata più di una settimana, quindi perché aveva dovuto proprio prendersi una sbandata spaventosa per un eterosessuale super-sexy quando avrebbe potuto avere praticamente ogni ragazzo disponibile del suo giro? E, soprattutto, per quale motivo continuava a osservarlo?

Notando che l’oggetto dei suoi sguardi indagatori si stava muovendo a disagio, Nicola gli disse:

«Scusa se ti osservo così ma… mi è sorto un dubbio.»

Oddio, cosa sarà mai? Forse è venuto a sapere di quelle voci?

«Dimmi pure!» disse, dissimulando la preoccupazione.

«Non voglio offenderti in alcun modo, sia chiaro… ma sei un ragazzo o una ragazza?»

Andrea, in quel momento, non aveva la più pallida idea di come sentirsi, se lusingato che lui si fosse reso conto della sua parte più femminile o se, al contrario, terrorizzato dal fatto che, appurato che fosse proprio quel travestito di cui tutti parlavano, avrebbe visto in lui un abominio o chissà cosa. Gli sarebbe piaciuto che semplicemente Nicola si innamorasse di lui per com’era sia dentro che fuori, a prescindere dal suo sesso – pensiero che riconosceva come vera utopia -, o che, per lo meno, potesse riuscire a baciarlo sotto le fattezze di bellissima e affascinante ragazza quale realmente si sentiva, illudendolo sì, ma comunque riuscendo almeno a sfiorarlo.

Stava per rispondergli, quando improvvisamente le luci si accesero, provocando un gridolino felice da parte di Sara e, di contro, un grugnito insoddisfatto da parte del ragazzo accanto a lui che, infastidito dall’improvviso cambio di luminosità, si era svegliato spalancando i suoi incantevoli occhi blu.
L’attimo era perduto e Andrea non avrebbe più potuto rivelare chi veramente fosse a Nicola. Preso dallo sconforto e cercando di sfuggire alle iridi scure che continuavano, invadenti, a cercare una risposta nel suo aspetto, spostò lo sguardo verso la persona ancora mezzo-addormentata vicino a lui e, ormai passata l’ingiustificata rabbia nei suoi confronti per non essere riuscito a iniziare una conversazione, si accorse quanto fosse in realtà carino, quasi dispiacendosi di non aver conosciuto il suo nome.

L’ascensore intanto aveva ripreso il suo corso e finalmente, dopo quasi un’ora rinchiuso in quella scatola di metallo, Andrea scese al terzo piano, pronto per la visita medica e con gli occhi di Nicola ancora piantati sulla schiena.

 


Note Autrice: 
Ed eccomi finalmente di nuovo ad aggiornare questa fic! Siamo al secondo turno del contest White teeth teens e spero di non essere "sbattuta fuori" dopo questo capitolo, un po' perché ho paura di essere un po' uscita fuori tema, un po' perché potrei aver snaturato un po' Andrea. MA io non mi arrendo U_U
Comunque sia, in questo turno mi si chiedeva di far incontrare questo personaggio (il cui autore sa perfettamente di questo contest e ha acconsentito al suo utilizzo) con il mio. Ho trovato qualche difficoltà a farlo a causa della mancanza di descrizioni fisiche (e infatti me lo sono inventato di sana pianta... spero di non aver scritto stupidaggini!), un po' perché non era presente neanche il nome del personaggio e quindi, se per l'aspetto mi sono auto-data la licenza di descriverlo come immagino che sia, il nome ho deciso di non inserirlo per rispetto dell'autore. E niente, grazie se siete arrivati fin qui a leggere! Al prossimo capitolo (a prescindere dall'avanzare del contest: infatti continuerò certamente questa long dedicata ad Andrea, visto che è un personaggio di cui mi diverte sempre moltissimo scrivere)!
Aturiel

 

   
 
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